I TRANSFORMERS

“Transformers” è il nome di una linea di giocattoli popolarizzati negli anni Ottanta dalla Hasbro, nota ditta americana specializzata in giochi per bambini, in seguito divenuta oggetto di numerosi adattamenti nei vari media, dal fumetti ai cartoni al cinema.

Tutto ha inizio sul finire degli anni Settanta. In quel periodo la grande quantità di serie animate robotiche giapponesi spinse molte ditte a creare linee di giocattoli trasformabili: la Takara fu tra queste e inserì nella linea “Microman” dei veicoli o robot trasformabili. Dopo il successo avuto dai “Microman” prima e successivamente dai “New Microman / Microchange”, la Takara decise di introdurre una seconda linea, in cui era ancora più importante il concetto della trasformazione, ma non collegata alla prima a livello di “trama”: nacquero così i modelli “Diaclone” che, al pari di alcuni prodotti “Microman”, avevano dei piloti, ma in scala molto minore (alti circa 3 centimetri, chiamati “Dianauti” nella versione italiana). Inizialmente i giocattoli della serie “Diaclone” furono importati in Italia sotto il marchio “Diaclone” stesso, ma le ultime versioni (la linea car-robot, che costituirà la base per molti dei “Transformers” appartenenti agli Autobot) vennero già importate con il marchio “Trasformer” (senza la “n” né la “s”): le primissime confezioni includevano ancora i “Dianauti”, poi rimossi, e riferimenti alla serie “Diaclone” sulle loro confezioni, ma nella maggior parte dei casi avevano già i colori e gli adesivi della serie “Transformers” (con il nome giusto stavolta). Inoltre, a differenza degli originali giapponesi, i missili sparanti erano sostituiti, secondo le norme per i giocattoli dell’epoca, con grossi proiettili dalla testa in gomma, detti a fungo.

In America la collezione attirò una nota ditta, la Hasbro (già in ascesa dopo la produzione della linea dei “G.I. Joe”) e le due società si misero d’accordo anche stavolta. Va infatti ricordato che le due società erano già in collaborazione, dato che proprio “Microman” derivava dalla licenza Hasbro dei “G.I. Joe”. Ognuna avrebbe avuto l’esclusiva dei prodotti dell’altra nei rispettivi mercati (Asia e America-Europa): vennero scelti un grosso numero di modelli, moltissimi da “Diaclone”, diversi da “Microman” e qualcuno da altre piccole ditte inglobate dal colosso giapponese. I piloti umani sparirono lasciando l’idea dei robot senzienti: vennero create due fazioni di buoni e cattivi e il nome viene cambiato definitvamente in “Transformers”. Era il 1984: nacque così la collezione poi ribattezzata GENERATION 1 o G1.

Inoltre ai giapponesi venne affidata la serie animata, sotto sceneggiatura però degli americani. Questi ultimi si occuparono anche della versione a fumetti, tramite la Marvel. In base proprio alle idee degli sceneggiatori, molti modellini subirono cambiamenti di colore rispetto alle preesistenti versioni pre-Transformers.

Dal 1985 anche la Takara cessò la produzione e vendita dei “Diaclone”, continuandola solo con il marchio “Transformers”.

Nei primi Transformers erano presenti sia modelli della linea Diaclone (soprattutto il sottogruppo “Car Robots”, che diverrà il primo gruppo di Autobot), sia di Microman (erano per esempio dei Microman la versione G1 di Megatron, di Soundwave/Memor e le sue cassette trasformabili e Perceptor/Supervista), sia alcuni prodotti di aziende differenti dalla Takara. Tra i prodotti non Takara vi erano due robot trasformabili (divenuti poi i Deluxe Autobot) provenienti dalla serie “Dorvack”, Ovelon Gazzette divenuto Whirl e Mugen Calibur divenuto Roadbuster, entrambi con il design studiato da Shoji Kawamori; quattro robot-insetti della serie Kikō Chūtai Beetras, che diverranno i Deluxe Insecticons; il caccia VF-1S Valkyrie con armatura della serie “Macross/Robotech” che diverrà Jetfire, sempre con il mecha-design di Shoji Kawamori. Per evitare problemi legali e non fare pubblicità alla Bandai, che nel frattempo stava commercializzando i giocattoli relativi a “Robotech”, la Hasbro cambiò sia la forma che il nome del personaggio nel cartone animato (il nome divenne Skyfire, Aquila nella versione italiana) e lo stesso non fu più presente negli episodi successivi alla prima stagione della serie animata. La Takara d’altro canto, al contrario della Hasbro con gli USA, non poteva commercializzare il giocattolo sul territorio giapponese, non avendone i diritti, per cui la presenza del personaggio nella serie animata non aveva senso da un punto di vista “pubblicitario”; il modello di Shockwave (Brutal nella versione italiana) derivava da una pistola spaziale trasformabile chiamata Astromagnum; il modello di Omega Supreme (Megarobot nella versione italiana) derivava da Mechabot-1 della Toybox, mentre il modello di Skylynx, pur non avendo avuto apparentemente altre commercializzazioni oltre a quella come Tranformers, è prodotto dalla Toybox (nel 1986) e non dalla Takara.

I Transformers sono stati protagonisti di varie serie generazionali. La prima è, come dicevamo, la GENERATION 1 o G1 (1984 – 1991). Creata in America, venne importata in Giappone ed Europa, ma ne fanno parte anche personaggi esclusivi nipponici legati alle serie TV “Headmasters”, “Masterforce” (“Pretenders” in Italia), “Victory” e “Zone”, oltre alle serie, mai prodotte ed esistenti solo tramite poche tavole uscite nei fumetti giapponesi, “Battlestars” e “Operation Combination”. Fanno parte di questa collezioni gli Headmaster, i Targetmaster, i Micromaster, i Decoy (piccoli modellini non trasformabili e non dipinti), gli Actionmaster (non trasformabili ma dotati di armi che lo erano), mentre gli Autobot e Maximal sono chiamati Cybertron e Decepticon e Predacon invece sono ribattezzati Destron. Come se non bastasse, a tutti questi personaggi vennero affiancati come spin-off anche i Transformer Beast Formers, action figures prodotti in Giappone dalla Takara e importati in Italia dalla statunitense Hasbro nel 1984, che finiscono poi per vivere di vita propria.

Dal 1992 al 1994 arriva la GENERATION 2 o G2, nata per tentare di dare uno scossone al mercato: la Hasbro in pratica riprese i primi esemplari di G1 e li modificò ricolorandoli; oltre ai vecchi giocattoli ne apparvero alcuni nuovi, come un prototipo di Ironhide trasformabile in un hummer, Stunticon, Protectobot e un Megatron in versione tank (un M1 Abrahams). Ma il successo ormai era sparito e la produzione venne interrotta nel 1994.

Dopo il parziale fallimento di GENERATION 2, la Hasbro decise di rinnovarsi e puntò dal 1994 sulle trasformazioni animali: nacque così la linea BEAST WARS (in Italia BIOCOMBAT), con le sottocollezioni Transmetals, Fuzors e Mutants. Nel 1997, all’apice del successo di Beast Wars, la Hasbro tentò di reintrodurre autoveicoli e velivoli con la collezione MACHINE WARS, che i fan però snobbarono quasi del tutto, mentre nel 1998 fu lanciata BEAST MACHINES, che invece ebbe un buon successo, anche se non eccezionale.

Negli ultimi anni i personaggi hanno conosciuto nuova fama grazie ai due film con personaggi in carne e ossa (e il terzo è in arrivo nel 2011) diretti da Michael Bay.

I Transformers non sono ancora morti! Lunga vita ai Transformers!

Davide Longoni