“Sopravvivere senza varcare il limite
della propria e dell’altrui umanità,
in contesti entro cui agli umani
viene chiesto di rendersi totalmente disponibili
alla valorizzazione del capitale
mettendo da parte ogni altra considerazione
etica e morale,
è una grande impresa”
(Renato Curcio, “Il dominio flessibile”)
INCIPIT
L’alba del grande centro commerciale… Il suo sonno senza sonni offerto in sconto a (quasi) chiunque/ovunque… L’alba al neon sui prodotti… Le distese vuote dei corridoi oliatissimi… Oliatissime, gelide, corsie di prodotti, tutt’attorno carrelli incatenati senza monetine, spiccioli, euro… E’ la merce che ha un’anima, che sorride cristallina oltre il bianco… L’alba al neon sempre acceso, anche di esterno notte… E le casse che aspettano di assorbire, di affrettarsi… Presto arriveremo ad occupare gli spazi vuoti, a incanalarci, chi pelle e ossa, chi grasso affaticato, tutti con la lingua penzoloni… Ritorniamo sempre qui, per divorare la merce, divorare, consumare… Ritorniamo qui, lì, nel grande ventre del gelo per pattinare sul nostro destino, perché vogliamo la merce, vogliamo stare tra i prodotti, riconoscerci per mezzo della roba… Epifaniche reclame come ombre magiche, ombre di bisogni, qui nel grande ventre gelido, nel grande sogno commerciale sognato da tutti e nessuno e quindi da nessuno… Qui a respirare la gomma satellite che brucia, gomme di copertone, orbita, asteroide… Qui ancora alba al neon, quiete centrifuga prima dello start di inizio… La luce bianca piove direttamente sull’anima…
(1 – continua)