L’organo dei morti è uno dei Dracula più famosi, uscito nel novembre del 1965, scritto sempre da quel Frank Graegorius alias Libero Samale.
L’organo è un romanzo per frammenti, costruito (forse) attorno alle suggestioni di Danza macabra di Margheriti e più probabilmente amalgamato con le leggende sul vampirismo folklorico dell’Europa Orientale; tutto ruota intorno ai suoni di un organo oltretombale, possente e dissonante (strumento non a caso adatto per le colonne sonore infernali del gotico anni ’60, penso soprattutto a quella di Ennio Morricone per Amanti d’Oltretomba di Mario Caiano), che induce al suicidio e all’omicidio, tanto che la prima metà del libro (la più bella) è una sorta di carrellata di figure che entrano in scena e muoiono quasi subito.
Graegorius ha la prosa tipica dei Dracula, su cui già tanto abbiamo detto, insistendo sul carattere automatico di questi romanzetti, di questa paraletteratura per pendolari distratti e annoiati, con poco tempo e poca cultura. L’organo è un apice di fantastico carnevalesco in cui la componente realista è azzerata del tutto, in favore di un senso arcaico, un trionfo dei processi primari e distruttivi della paraletteratura interessata soltanto al bisogno di produrre effetti senza scopo se non quello di sollazzare (e forse nemmeno quello, si tratta pur sempre di narrativa di consumo, quindi fatta per essere venduta più che letta e consumata) il lettore alla buona con proiezioni casuali della cultura di massa ibridata con quella folklorica, con quello che rimane di quei segni e di quelle introiezioni popolari.
(10 – continua)