Fra i tanti studi dedicati alle innovazioni del futuro, non ci sono solamente tecnologia, medicina, armi, veicoli, astronomia, edilizia e chi più ne ha più ne metta: anche la moda sta pensando a come affrontare i prossimi decenni. Così, partendo dal presupposto che intorno al 2100 le coste saranno sommerse e noi dovremo respirare sott’acqua, si sta pensando a un vestito in 3D e che permetta di respirare sott’acqua, una soluzione che ha l’intento di essere eco-sostenibile e che ha l’obiettivo di migliorare il nostro futuro.
La possibile inondazione delle città costiere, secondo alcuni studi sulle variazioni climatiche e sul conseguente scioglimento dei ghiacchi, porterebbe miliardi di persone verso le aree interne dei continenti e probabilmente ci si dovrà adattare a vivere tutti quanti, o comunque buona parte della popolazione, in un ambiente differente. Per rispondere a questo problema, è nato un progetto incentrato proprio sul surriscaldamento globale e l’innalzamento del livello dei mari.
Alla guida di questo progetto troviamo lo scienziato dei materiali e designer biochimico Jun Kamei che grazie alla collaborazione con l’RCA-IIS Tokyo Design Lab ha creato una maglia in grado di respirare sott’acqua. Questo nuovo indumento è stato battezzato Amphibio ed è una rivoluzione cera e propria nel campo della moda: è stampato in 3D e funziona esattamente come se fosse una grande branchia. Questo tipo di maglia, infatti, consente a chi la indossa di ottenere ossigeno in un ambiente acquoso e utilizzarlo poi per la respirazione, proprio come fanno gli animali acquatici e i pesci.
La progettazione e il disegno di Amphibio sono stati creati da Kamei grazie principalmente allo studio dei corpi degli insetti subacquei. Questi possiedono infatti un tipo di pelle che è superidrofobica, cioè che respinge una grande quantità d’acqua creando nel frattempo una piccola barriera di ossigeno tra l’insetto e l’acqua. La barriera che si viene a formare con questo tipo di meccanismo naturale mantiene gli insetti asciutti e nel contempo agisce anche effettuando uno scambio di gas: permette infatti all’ossigeno presente nell’acqua di essere filtrato e respirato.
Da qui nasce la volontà da parte di Jun Kamei di progettare Amphibio con un innovativo materiale idrofobo poroso, in attesa di un brevetto. Kamei ha spiegato in merito: “Le molecole di ossigeno si disciolgono nell’acqua di mare a causa della costante miscelazione delle onde. La branchia è in grado di rigenerarsi con l’ossigeno ogni volta quello presente nella branchia viene consumato grazie alla porosità che lascia che le molecole di ossigeno nell’acqua attraversino la sua membrana. Allo stesso modo, l’anidride carbonica che si accumula nel sistema può essere dissipata nell’acqua circostante, usando lo stesso meccanismo”.
Attualmente, la maglia per respirare sott’acqua di Jun Kamei non ha ancora superato i test di utilizzo: non è infatti ancora sufficiente per soddisfare i bisogni respiratori di un essere umano. Alla loro attuale efficienza per ora le branchie necessiterebbero di una superficie di più di 30 metri quadrati per poter fornire l’ossigeno necessario a una persona. Tuttavia secondo Kamei, presto si potrà arrivare a una soluzione, creando un materiale regolato per migliorare le proprietà di assunzione dell’ossigeno.
Siamo solo agli inizi ovviamente, il 2100 è relativamente lontano e i prossimi sviluppi saranno determinanti per l’evolversi del progetto… li vedremo sicuramente sotto acqua!