Titolo originale: Dark Star
Anno: 1974
Regia: John Carpenter
Soggetto: John Carpenter e Dan O’Bannon
Sceneggiatura: John Carpenter e Dan O’Bannon
Direttore della fotografia: Douglas Knapp
Montaggio: Dan O’Bannon
Musica: John Carpenter
Effetti speciali: Ron Cobb, Bob Greenberg, Gregory Jein, Dan O’Bannon, Harry Walton e John C. Walsh
Produzione: John Carpenter
Origine: Usa
Durata: 1h e 23’
CAST
Dan O’Bannon, Brian Narelle, Cal Kuniholm, Dre Pahich, Joe Saunders, Adam Beckenbaugh, Nick Castle, John Carpenter, Cookie Knapp, Alan Sheretz, Miles Watkins
TRAMA
La Dark Star – nave spaziale con il compito di distruggere le stelle e i pianeti instabili, evidentemente astri di un altro sistema solare – annovera un equipaggio piuttosto particolare: i membri infatti sembrano degli schizofrenici che si prendono cura di una creatura aliena in maniera quasi morbosa, discorrono su temi che passano dalla morte al campionato di baseball con il loro capitano ormai morto e si divertono a praticare surf a gravità minima.
NOTE
“Dark Star” è stato il film d’esordio di John Carpenter e riprende molti elementi del celebre “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, in senso surreale e parodistico. Nella pellicola infatti ci sono senza dubbio riferimenti e influenze di Kubrick, sia a “Il dottor Stranamore” che al già citato “2001: Odissea nello spazio”. Carpenter ironizza sulla missione spaziale, sulla volontà di conquistare che caratterizza l’uomo e soprattutto sulla distruzione. Il film affronta anche il tema dell’intelligenza artificiale, ma in modo decisamente più sdrammatizzante rispetto a Kubrick.
Tra l’equipaggio tutto è grottesco e irriverente, così come il problema assurdo che gli astronauti devono affrontare in seguito a un guasto: la bomba 20, già più volte innescata e convinta dal computer di bordo a tornare a posto, esprime il desiderio di esplodere. Nel film la bomba sembra essere dotata di una coscienza e di un obiettivo: esplodere. Il problema nasce però da un malfunzionamento al meccanismo che la dovrebbe sganciare. L’equipaggio dovrà convincere la bomba a tornare indietro sui suoi passi. L’unico modo è “parlare” alla bomba, convincendola che non può essere sicura di esplodere. Assistiamo così a un dialogo surreale tra tenente e bomba, ognuno con le proprie motivazioni. La bomba fa notare come una macchina sia in realtà anche un essere intelligente («Penso, dunque sono» — dice a un tratto) e alla fine decide di farsi esplodere, paragonandosi a Dio («In principio era il buio e io venni dopo il buio. E luce sia!»). Attraverso il concetto della bomba, Carpenter fantastica e compone una satira contro il potere, che – troppo – nuoce alla testa e una riflessione sulle armi che possono sempre essere riposte e non uccidere più nessuno. A 10 anni esatti da “Il Dottor Stranamore”, Carpenter continua a parlare con acuto cinismo di questa surreale invenzione umana.
Tra gli interpreti citiamo: Dan O’Bannon (attore in “Il ritorno dei morti viventi” da lui stesso diretto; soggettista e sceneggiatore di capolavori come “Alien”, “Morti e sepolti”, “Heavy Metal”, “Space vampires”, “Invaders from Mars”, “Atto di forza” “Screamers”, “Hemoglobin”; che si è occupato anche del montaggio e di alcuni effetti speciali del film), Nick Castle (attore in “Halloween – La notte delle streghe”, “1997: Fuga da New York” e il recente nuovo remake di “Halloween” nel ruolo di Michael Myers, mentre come regista ha diretto un episodio di “Amazing Stories” e il film “Giochi stellari”), lo stesso John Carpenter che dà semplicemente la voce a Talby, Cookie Knapp (“The Cellar”) e Miles Watkins (che poi si è dato alla regia, soprattutto per serial televisivi, tra cui citiamo “90210, Beverly Hills”).