Continua più che volentieri la nostra partnership con l’ottimo blog “Nocturnia” del bravissimo Nick Parisi, grazie a questa collaborazione, che rientra in un più ampio progetto denominato inizialmente “Pax Sf” e che ora si è tramutato in “Cosmolinea B-Log”, sulla Zona Morta pubblichiamo un altro interessante articolo del blog di Parisi che poi ci ricambierà prossimamente nell’ottica di una lunga, efficace e proficua collaborazione tra veri appassionati e tra siti che si rispettano, animati da quella “Passione” con la “P” maiuscola che da sempre alimentiamo e che fa da motore a ogni nostra iniziativa.
Per cui mettetevi comodi, allacciate le cinture di sicurezza e cominciate a leggere… per continuare questo lungo viaggio di fratellanza, parleremo stavolta della rivista Nocturno Cinema, con l’intervista a Davide Pulici.
L’ospite di oggi è Davide Pulici (1964), critico cinematografico e autore di numerosi saggi dedicati al grande schermo. Assieme a Manlio Gomarasca è tra i fondatori della splendida rivista “Nocturno Cinema“, all’interno della quale attualmente ricopre il ruolo di vice-caporedattore. L’occasione è ghiotta per un blog come Nocturnia che si occupa spesso anche di cinema di genere per avviare una informale (e speriamo piacevole) chiacchierata sul Cinema,sulla passione e sulle scelte di una vita vissuta sempre con estrema sincerità. Ringrazio Davide per la sua gentilezza e per la sua disponibilità (ed anche della pazienza che ha avuto con il sottoscritto) e lunga vita sia a Nocturnia che a Nocturno!
Nick: Benvenuto Davide, è un piacere averti ospite di Nocturnia. Se sei d’accordo vorrei dividere l’intervista in due versanti diversi: vorrei partire con il Davide Pulici appassionato e poi continuare parlando di quella grande rivista che corrisponde al nome di “Nocturno Cinema”. Cominciamo con l’appassionato. Mi piacerebbe sapere quando è nata in te l’ more per la cinematografia e cosa ti ha avvicinato in particolare al cinema bis (espressione che peraltro voi di Nocturno avete creato e contribuito a diffondere)?
Davide Pulici: Sai che non so dire quando sia nata la mia passione per il cinema? Forse c’è sempre stata. Anzi, levo il forse. Perché ho imparato a leggere, a cinque anni o forse anche prima, è possibile, grazie alla pagina dei film sui quotidiani. Mi ricordo che volevo sapere che cosa dicevano le scritte sui flani e quindi la necessità mi ha aguzzato l’ingegno. La cosa strana è che io non arrivo da una famiglia di cinefili, neppure in senso lato, comprendendo zii o altro parentado. Quindi, davvero non so da dove mi sia entrata questa ossessione. Non parlo di passione ma di ossessione, perché tale il cinema è stato e continua ad essere nella mia vita. Ossessione assecondata dai miei, specie da mio padre che mi portava fin da piccolo a vedere i film che volevo. L’ordine di preferenza deve essere stato, se ben ricordo: western, film di mostri giapponesi, fantascienza. E da lì sono scivolato inevitabilmente dentro l’horror. Ma questo succedeva quando già avevo superato i dieci anni – sono nato nel 1964. Prima ero attratto dall’avventura in senso lato e dai mostroni, i Kaijū. Uno dei primi film che mi ha formato era Katango, visto da piccolissimo, mentre covavo il morbillo. Un sabato pomeriggio. Mi aveva sconvolto.
Il primo numero versione fanzine uscito nel 1994. |
Nick: Innanzitutto cosa intendete quando parlate di “Cinema Bis“? Spieghiamolo ai profani.
Pulici: Cinema bis non è una nostra invenzione, ma la definizione che danno i francesi al cinema commerciale o di genere o come diavolo vogliamo chiamarlo. Viene da lì la definizione che poi noi in Italia abbiamo diffuso. Da qualche parte, in una introduzione a un dossier di Nocturno celebrativo di qualcosa – forse il numero del decennale 1994-2004 –, cercavamo di spiegare che cosa fosse per noi il bis e sostenevamo che l’avverbio latino che significa “due volte”, per noi allude al valore in qualche doppio che questo cinema possiede rispetto al resto. Di solito bis sta per “di seconda linea, di seconda scelta”, dovrebbe essere un peggiorativo. Mentre noi lo interpretiamo invece come un magnificativo. Applicandolo al cinema che amiamo, intendiamo dire che vale doppio. Che è più prezioso. Per scendere al piano terra, per i profani, posso dire che il cinema dei generi è cinema bis. Ma non solo. Molti autori hanno fatto cinema bis. E se dico che Lucio Fulci, per fare un esempio, è un autore di bis, non gli levo nulla e anzi intendo fargli un complimento, coccolarlo e vezzeggiarlo come si deve fare con le persone che si amano. Bis potrei arrivare a dire che è il cinema che si ama profondamente, ma rischierei di dare una definizione troppo metafisica. In effetti, bis è amore. Nello stesso modo sottile in cui Pasolini, a proposito di Salò, diceva che comunismo è amore. Comunque, diciamo che è il cinema di genere che amiamo, semplificando e banalizzando.
Il numero 1 versione rivista del 2002 il primo stampato sotto l’egida della Cinema Bis Communication Srl |
Nick: Quali sono i registi, gli attori, i film ed i generi (o settori o cinematografie) che ti hanno maggiormente formato come spettatore ed appassionato?
Pulici: Nelle diverse fasi della vita, ho avuto diversi punti di riferimento. Da piccolo, il nome del regista che ripetevo più spesso era Ishiro o Inoshiro Honda, perché ero in paranoia con i kaiju. Poi, dopo, sono arrivati tutti i maestri della sci-fi americana, da Jack Arnold in giù o in su, come si preferisca. Gli italiani sono cominciati ad entrarmi nel cervello verso i dieci anni: primo film scioccante e ossessionante La corta notte delle bambole di vetro, visto in tv, in bianco e nero, nel 1976, un giorno che ero rimasto a casa da scuola perché avevo mal di stomaco. Da lì in poi si è rotta la diga. Argento l’ho scoperto nel 1979 con Inferno e mi sconvolse. Poi venne Fulci, subito dopo. Intanto mi ero fatto una cultura totale sul bis italiano grazie alle visioni compulsive sulle tv private che trasmettevano solo film italiani degli anni Settanta. Ho visto praticamente tutto. La scoperta di Fernando di Leo data a quegli anni. Anche di Cavallone, del quale nel 1980 vedevo in tv Blue Movie in una versione che non ho più ritrovato in giro. Il tizio parlava del suo periodo di studio matto e disperato: ecco, io gli anni che vanno dal 1977 al 1980 li considero quelli che mi hanno veramente formato il gusto. Mai stato in un cineforum, mai discusso con cinefili di Antonioni e compagnia cantando. I nostri argomenti caldi erano, appunto, Blue movie, Chi l’ha vista morire?, Il profumo della signora in nero, i gialli italiani, gli erotici più strambi. Ho studiato a questa scuola. E in questa decina di righe, se ci aggiungo Tony Arzenta e Il grande racket di Castellari, ti ho citato quello che per me esaurirebbe il novero di film e di autori italiani da portarmi sulla Luna… Attori idoli, dico la verità, non ne avevo. I protagonisti dei film che ho appena citato, magari con l’aggiunta di Richard Johnson di Chi sei?, altro film essenziale per capire la mia psiche e non certo in quanto rip-off dell’ Esorcista, ma per tutto il resto: il Diavolo, Dimitri, il protagonista appunto interpretato da Johnson. Poi Tony Musante nel quale mi sono identificato in maniera impressionante vedendo il film di Damiani Goodbye & Amen. Ma qui entreremmo nei miei labirinti mentali più tortuosi da percorrere e da illuminare. Comunque, all’inizio erano più gli attori delle attrici. Poi, le cose sono cambiate. Credo con Inferno di Argento, dove il personaggio di Irene Miracle aveva esercitato su di me uno strano incantesimo ed era come se avessi una sorta di co-incarnazione con questa donna. Roba da mescalina, penserete. Eppure è così. Le attrici belle ho cominciato ad apprezzarle tardi. La mia ossessione regina dei primordi di Nocturno per Antonia Santillirisaliva appunto a quegli anni. Adesso sono invece nella condizione per cui mi interessano solo le attrici. Come tutti quelli che mi leggono sanno…
Nick: Quando poi ti è capitato di incontrare e di conoscere personalmente (magari in veste di professionista) alcuni dei registi o degli attori che avevi apprezzato da appassionato a livello umano quali sono state le maggiori sorprese? (sia in senso positivo che negativo)
Pulici: Non ho mai fatto delle scoperte sconcertanti da questo punto di vista, credendo di trovare oro e scoprendo invece che c’era piombo. In genere la conoscenza è stata gratificante, per usare un termine banale. Di alcuni dei miei miti sono diventato amico, e questo non capita a molti. Non faccio nomi, perché dimenticherei qualcuno Non faccio nomi, perché dimenticherei qualcuno e non voglio. Non è un mistero che Fernando di Leo è stata una persona a me molto vicina e continua ad esserlo anche a molti anni dalla sua scomparsa fisica. Idem per Alberto Cavallone. Ma sono davvero tanti quelli che ho conosciuto e ai quali ho voluto bene. Ho continuato a volergliene artisticamente e ho imparato a volergliene umanamente. Poi, vabbè, qualche stronzo c’è stato pure, ma lasciamoli riposare in pace.
Nick: Il momento in cui hai scoperto l’esistenza di un mondo fatto di altri appassionati come te?
Pulici: Ho scoperto che esisteva un mondo di persone a me simili – oddio, egocentrico come sono non ho mai pensato a dei miei simili, a dire la verità – fin da quando frequentavo le rassegne cinematografiche sulla fantascienza che a Milano venivano organizzate a partire dalla metà degli anni Settanta in alcuni cinema specializzati, come l’ Argentina e il Vox. Lì capii che altra gente si poneva domande su film come Frogs e La notte della lunga paura, quello dei coniglioni giganti – e ti cito altri due titoli fondamentali nella mia testa, insieme agli Uccelli di Hitchcock, scoperto proprio in una di queste rassegne. Per quanto riguarda gli italiani, invece, la scoperta fu molto più tardi. Il bis italiano, come ossessione da condividere, venne fuori solo poco tempo prima che iniziassimo a fare Nocturno. Facevo scambi di copie di vhs con alcuni tizi, conosciuti tramite il mercatino di una rivista che si chiamava Video o qualcosa del genere. Questo giro di carbonari, peraltro, mi auspicò la conoscenza con Manlio Gomarasca.
Manlio Gomarasca, l’altro padre di Nocturno |
Nick: Veniamo ora un attimo a “Nocturno Cinema”. Nel 1994 tu e Manlio Gomarasca create la prima versione della vostra creatura, inizialmente si tratta di una fanzine tirata in un centinaio di copie, il vostro obiettivo è parlare del Cinema di genere italiano.Vorrei che tu andassi indietro con la memoria alle iniziali intuizioni riguardo a quello di cui volevate parlare e al momento in cui vi siete trovati davanti alle prime copie pronte. Immaginavate che quella fanzine avrebbe avuto così tanto successo e che avrebbe impegnato una così grande parte delle vostre vite?
Pulici: La fanzine nacque per caso. Nel senso che dopo avere conosciuto Manlio Gomarasca, che già scriveva per alcune fanzine milanesi, tipo Dropout, decidemmo di divertirci a provare a fare anche noi un giornaletto in cui sfogare la nostra ossessione legata al bis italiano. Gomarasca quando lo conobbi, capii che era uno squilibrato come me. Quindi chi assomiglia si piglia. Facemmo il primo numero in 100 copie, ma così, per scherzo. Poi, quando lo mandammo in giro un minimo e avemmo risposte incredibili e fummo subissati di richieste, capimmo che non poteva essere uno schermo. E difatti, uno scherzo non lo è stato. Lo avevamo scritto, ad ogni modo, con la stessa attitudine con la quale abbiamo poi dato corpo alle nostre opere e operazioni maggiori. Nocturno, come Minerva, è saltato fuori (o saltata. Si dibatte se sia di genere maschile o femminile) già armato di tutto punto dalla nostra testa. Ovviamente allora non ci potevamo aspettare che Nocturno sarebbe diventato quello che è diventato. Quindi anche un mestiere. Però, già l’anno dopo il primo numero fanzine, parliamo del 1995, facevamo sostanzialmente solo quello, per cui era facile prevedere, a quel punto, che la cosa non si sarebbe esaurita nella semplice passione o in un passatempo.
Nick: Sin dall’inizio vi siete concentrati in particolare su alcune direttrici: da un lato vi siete concentrati sulle figure dei vari registi italiani dall’altra avete fatto parlare in prima persona i protagonisti della nostra cinematografia, affidandogli varie rubriche ad attori, registi o sceneggiatori. Si è trattato di scelte volute o sono nate per caso? E quali sono state le personalità che hanno aderito con maggiore entusiasmo?
Pulici: Il fatto di dare voce, come abbiamo cominciato a fare dal 2000, da quando cioè Nocturno fece il balzo nelle edicole, direttamente ai protagonisti del cinema di genere italiano, con rubriche gestite dagli stessi, è stata una naturale conseguenza dell’amicizia che ci legava alle persone che conoscevamo. Io adesso non ricordo bene chi fu il primo a proporci di scrivere sulla rivista, tenendo una rubrica fissa, ma credo fosse Fernando di Leo. Fernando scriveva in quella fase della sua vita, era diventato un romanziere, e quindi gli venne naturale proporsi come rubrichista. O glielo chiedemmo noi, a un certo punto, perché era nelle cose. Davvero non ricordo e bisognerebbe chiedere a Gomarasca che ha la memoria migliore della mia – su certe cose. Comunque, su Nocturno hanno scritto moltissimi, tra registi e sceneggiatori: da Dardano Sacchetti a Lamberto Bava, da Tinto Brass ad Aldo Lado, dal caro Corrado Farina a Francesco Barilli a Ruggero Deodato e Wolfango Soldati – i quali ultimi tre ancora scrivono. Per loro, abbiamo coniato il termine Nocturniani, sotto il quale vanno le loro rubriche mensili. Con questo materiale enorme, accumulatosi nel corso del tempo, sarebbe possibile scrivere un libro che sarebbe una meravigliosa, iridescente e divertente storia del cinema bis.
Nick: L’anno successivo vi trasformate in associazione culturale, nasce così l’Associazione Nocturno Cinema e cominciano anche tutta una serie di attività parallele che andranno avanti fino ad oggi. Anche in questo caso ti chiedo di raccontarci i momenti della nascita dell’associazione (e magari qualche piccolo retroscena delle quali finora non avete mai parlato). A questo proposito sono incuriosito riguardo ai vari festival che avete organizzato o ai quali avete partecipato. Tutto comincia col primo Nocturno Film Festival del 1999. A quella edizione, se non ricordo male, furono ospiti una sempre splendida Zora Kerowa ed Umberto Lenzi. A quale dei festival siete più legati e perché?
Pulici: Il Nocturno Film Festival del quale mi chiedi ebbe una sola edizione, nel dicembre del 1999, a Bologna. Il grosso se non l’intero merito di questa operazione fu di Giorgio Pulini, la persona che insieme a Manlio e a me ha creato la struttura di Nocturno delle origini. Anzi, direi che noi eravamo gli artisti mentre Giorgio era il manager e l’imprenditore. Era un uomo molto valido, Pulini, e mi tocca purtroppo usare il passato perché se ne è andato di recente da questa Terra. Lui aveva una visione davvero completa di ciò che Nocturno poteva essere e di cosa poteva diventare. Purtroppo, fu la persona giusta capitata nel momento sbagliato, perché ancora la rivista e tutto quello che le gravitava intorno non aveva ancora quel minimo di stabilità che le avrebbe permesso di spiccare il volo. Giorgio era, per così dire, un pilota di Formula uno costretto a guidare una utilitaria. Tornando al Festival, è stata la prima e unica edizione. Fu un’esperienza indimenticabile, con proiezioni in pellicola di film come Antropophagus, Milano Calibro 9 e Blue Movie. Oltre agli ospiti che tu citi, vorrei ricordare Barbara Bouchet, che accettò di intervenire alla nostra manifestazione per pura amicizia. Bevve un po’ troppo champagne, ma glielo perdonammo…
Il grandissimo regista Ferdinando Di Leo (1932-2003) |
Nick : Un altro anno decisivo è il 2000, “Nocturno rivista” diventa mensile e grazie alla collaborazione con l’editore Shendene & Moizzi curate diverse collane in VHS (io stesso ne conservo ancora parecchie nella mia collezione) all’interno delle quali presentate o ri-presentate numerosi capolavori o film dimenticati della cinematografia attuale. Quali sono stati i film più belli da curare e che vi hanno dato maggiori soddisfazioni (immagino che tra questi ci sia l’”Antropophagus” di Joe D’Amato) ? Quali invece vi hanno creato maggiori problemi o vi hanno procurato più critiche e per quali motivazioni (immagino sempre “Antropophagus” o sbaglio?)
Pulici: La Joint venture con la Shendene come giustamente ricordi, fu foriera, oltre che della distribuzione di Nocturno nelle edicole, di quella serie di collane dedicate al cinema di genere che spaziavano dai decamerotici ai gialli, dai sexy-morbosi ai western, fino agli horror e gotici più e meno famosi. Ricordiamo a coloro che oggi possono procurarsi qualsiasi film alla velocità della luce, che allora riuscire a vedere, faccio per dire, Nove ospiti per un delitto o La gemella erotica di Cavallone era impresa che andava dal livello di difficoltà più alto all’aperta impossibilità. Per cui quella mole impressionante di film che rendemmo disponibili sul mercato, tramite Shendene, fu una vera e propria rivoluzione. Io non ricordo di edizioni particolarmente complesse da pubblicare, non eravamo ancora nell’epoca dei dvd/Blu-ray e su nastro qualunque cosa uscisse, in quel contesto di penuria totale di titoli, andava bene. Ricordo che allegammo anche delle vhs a quell’epoca e fu l’unica circostanza in tutta la nostra storia in cui tentammo l’abbonamento editoriale. Se alzo la testa ho di fronte a me sullo scaffale in redazione tutte quelle uscite. E fanno ancora impressione, devo dire. Il 90% erano titoli inesistenti.
Nick: Un paio di anni dopo, arriva l’ultima evoluzione, con la registrazione in tribunale “Nocturno Cinema” si trasforma in una vera e propria rivista,aumentando ulteriormente il parco collaboratori. Le nuove linee comportano da un lato l’ampliamento della sfera d’azione dal solo Cinema di genere italiano a quello internazionale e la presenza dei dossier tematici (prima separati e poi all’interno della rivista.) Quali sono state le motivazioni di queste scelte?
Pulici: Nocturno evolvette dopo il 2000 verso una formula che allargava gli interessi al cinema bis cioè di genere internazionale. E fui uno sbocco inevitabile, nella misura in cui avvitarsi sul solo bis italiano avrebbe comportato l’estinzione. Devo però dire che una componente fondamentale della rivista rimaneva concentra su quei temi che ci erano cari e che avevano presieduto alla nascita di Nocturno. Diciamo che abbiamo cercato di trovare e penso che abbiamo trovato in quegli anni l’equilibrio giusto al proseguimento dell’avventura nocturniana. I dossier, che all’inizio si chiamavano book, furono la formula messa appunto in questo periodo, che va dal 2000 al 2002, cioè alla fase di contiguità con la Shendene. Dopodichè ci siamo resi indipendenti, iniziando la fase terza, che è quella attuale e che è arrivata a 190 numeri. Ancora dieci e siamo a 200. Mi fa impressione pensarlo. Perché è una storia imponente alle spalle. L’anno prossimo sono 25 anni. E sono tanti, perché la vita delle riviste si misura sullo stesso metro di quella di certi animali. Per dare una risposta sintetica alla domanda, le scelte furono di carattere commerciale, economico ma anche culturale, se mi si passa il termine. Perché volevamo esplorare con i nostri strumenti altre cinematografie. Penso ci siamo in parte riusciti, se è vero come è vero che diversi dossier di Nocturno hanno fatto e continuano a fare storia. Un esempio? L’Eros France, sul cinema erotico francese, quello con la passera tricolore in copertina (idea mia, tra l’altro, che sono notoriamente un maniaco sessuale). Non credo che niente di simile fosse stato o sarebbe stato fatto. Non per gettarci i fiori addosso, ma per dire la verità. Eravamo e siamo forti sul bis italiano. Ma siamo forti anche su altro. Mentre scrivo, stiamo per produrre un dossier sugli Halloween, tutti i film della saga. Operazioni del genere, in un dossier, in Italia non li fa nessuno, né su carta né online. E nemmeno fuori dall’Italia vedo operazioni simili. Magari sono poco informato io, ma non credo…
Immagini dal perduto Maldoror Per altre info (Obsploitation) |
Nick: Una delle vostre iniziative consiste nella ricerca di alcuni film scomparsi, in particolare in questi ultimi anni vi siete concentrati su “Maldoror” girato da Alberto Cavallone in Turchia, nel 1975. Come mai vi affascina tanto quella pellicola? E a che punto è la ricerca?
Pulici: Su Maldoror io non posso che rimandare a quello che ho scritto nel corso degli anni su Nocturno. E’ una storia molto complessa. Stiamo parlando della quintessenza dei misteri italiani, di un sacro Graal che non usurpa affatto la definizione, essendosi caricato nel corso del tempo di significati, di simboli, di un aura indefinibile che io stesso non so dire quanto sia rispondente a ciò che il film è o meglio potrebbe essere, visto che parliamo di qualcosa che nessuno di noi ha visto. Posso solo dire che allo stato attuale sappiamo dove si trova il girato del film, il girato grezzo, quindi non montato. Per poterlo visionare bisognerebbe compiere operazioni complesse, bisognerebbe avere il tempo e le risorse economiche da dedicare a questa impresa. Che non so, peraltro, a cosa potrebbe condurre, visto che il film come era stato montato da Alberto Cavallone non credo esista più nel mondo dei vivi. Certi misteri, come ceti miti, forse vanno conservati e venerati come tali. Non è una frase di resa, la mia, ma una considerazione obiettiva che faccio davanti al muro che il tempo e il destino hanno eretto intorno a Maldoror.
Alberto Cavallone (1938-1997) |
Nick: Parliamo un poco del cinema italiano con qualche considerazione più generale. Un poco tutta la nostra produzione è nata grazie all’impegno di registi che erano davvero dei grandi artigiani, gente che suppliva alle carenze economiche con una grande dose di creatività e che spesso anticipava tendenze oggi ancora vitali o creava veri e propri filoni. Stiamo parlando di cineasti come Mario Bava (che lasciò sorpreso il produttore Dino de Laurentiis quando gli restituì parte del budget assegnatogli per girare il film “Diabolik”); Lucio Fulci (con la sua personale estetica dell’ horror ma anche con la sua leggendaria cattiveria nei confronti delle attrici che lavoravano con lui), Riccardo Freda, Fernando Di Leo, Antonio Margheriti, Camillo Mastrocinque, Elio Petri e molti altri. Quali sono stati secondo te i film più rappresentativi e perchè di questa cinematografia?
Pulici: Ammazza, mi getti addosso una domanda macigno: quali sono stati i film più significativi, e gli autori, anche, della tradizione gotico-orrorifica italiana. E quale il loro peso? Avevamo fatto un bellissimo dossier, il numero 80 della terza serie, dedicato all’esplorazione del gotico italiano ed è giocoforza che io ad esso rimandi tutti coloro che vogliono immergersi in una trattazione nocturniana dell’argomento. Là c’è il punto della situazione più completo e chiaro. Io, per conto mio – e parlo a nome di Davide Pulici adesso e non di Nocturno – amo in maniera viscerale e totale un certo horror italiano, che non è tanto quello delle origini, di Freda e Bava, classici indiscussi e immortali ma che mi sono sempre parsi troppo perfetti nella loro stilizzazione. Parlo al plurale ma è ovvio che mi riferisco a Bava, sostanzialmente. Io vado più, come indole e come emotività, verso l’horror che ha fatto Lucio Fulci e mi piace moltissimo la sua fase sacchettiana, e intendo la fase dei film Fulvia che Dardano Sacchetti ha scritto e Fabrizio De Angelis ha prodotto. Sono forse noioso e monomaniacale in questo, ma secondo me in quel pugno di film c’è il telos, cioè destino finale di Fulci, quello che doveva arrivare ad essere e a fare. Ma sono cose che chi mi legge sa che ripeto e ripeterò fino alla nausea. Quei film toccano qualcosa cui nessuno degli altri autori che hanno fatto grande la tradizione horror italiani ha mai nemmeno sfiorato. Sono film con un background che mette i brividi, proprio perché non lo si riesce a individuare con certezza. Si avverte che c’è ma non cos’è. Queste cose in Bava non si percepiscono, o perlomeno io non le percepisco. Bava non credeva a quello che raccontava. Fulci, pure lui, era un cinico ma penso che girando cose come L’aldilà o Paura nella città dei morti viventi abbia sentito che stava toccando una sfera diversa, che stava costeggiando l’abisso. Il senso dell’abisso nessuno dei registi horror italiani è mai riuscito a trasmetterlo come Fulci. Forse suo malgrado, ma tant’è. Ciò detto, la tradizione del cinema fantastico italiano ha influenzato e influenza tutti, ancora oggi. Hai idea di quanti furti fanno gli americani da quei nostri vecchi film? E se dapprima sembra impossibile che The Conjuring rubi da l’Aldilà o da Manhattan Baby, poi se vai a grattare scopri che le connessioni, anche le più impensabili, dietro esistono. D’altronde è inevitabile: molti film italiani del genere sono capolavori e i capolavori ispirano sempre e comunque.
Nick: In particolare il genere gotico prima ed horror poi hanno creato un’altra innovazione grazie ad interpreti come Gianna Maria Canale o Barbara Steele, cioè la caratterizzazione della figura femminile non più come semplice vittima ma come mostro. Quanto è stata importante questa caratterizzazione ai fini dello sviluppo del cinema di genere mondiale?
Pulici: Sulla donna come motore immobile degli orrori nel cinema italiano, mi pare che sia sotto gli occhi di tutti l’importanza di questo elemento. Il peso specifico del nostro gotico è la donna e l’immagine che meglio compendia tutto questo è la Steele angelo e demonio del film di Bava. Lì c’è la sintesi iniziale e finale di tutto, dalla Gianna Maria Canale de I Vampiri ai capezzoli insanguinati e duri come chiodi di Rosalba Neri che esce dal sepolcro nel Plenilunio delle vergini. Ne hanno scritto tutti in tutte le salse di questo. C’è della letteratura preziosa sull’argomento.
Nick: Questa domanda una sorta di continuazione della precedente: il nostro, oltre che di grandi artigiani è stato un cinema di grandi caratteristi Difficile nominarli e citarli tutti, ne ricordo qualcuno a caso, da Mimmo Palmara nei peplum a Nino Terzo nelle commedie, da Franco Ressel a Luciano Pigozzi, senza considerare i vari talenti stranieri che venivano a lavorare ben volentieri nel nostro paese (cito sempre a caso gli spagnoli Fernando Sancho ed Aldo Sambrell, i francesi come Marc Porel, Juliett Maynel e Raymond Pellegrin, gli anglosassoni come Catriona McCall e Richard Johnson o i vari americani calati a Roma per vedere lanciare -Thomas Miliam – o rilanciare -Lee Van Cleef-l a loro carriera. Erano loro stessi una testimonianza della grande forza attrattiva del nostro cinema Ti chiedo quindi una tua personale classifica degli attori e delle attrici che ritieni più emblematici e\o rappresentativi del nostro cinema bis e, se ti va,qualche tuo ricordo personale in proposito.
Pulici: Una classifica davvero non riesco a fartela, è impossibile. Troppa gente, davvero e se ne cito dieci ne dimentico cento. Se ne cito cento, ne dimentico mille. Prendiamo tre uomini e tre donne, tre attori e tre attrici – tre è numero perfetto e divino. Come attori, dico Tomas Milian che hai citato, non solo perché era formidabile come interprete ma anche perché è stato un nostro amico e quindi consentimi questa scelta anche affettiva. Poi, già al numero due ho delle esitazioni: potrei dire Franco Nero, oppure Luc Merenda che a me è molto simpatico. Oppure, affettivamente Maurizio Merli. Ma non so, sono in serissima difficoltà a fare tre nomi. Posso dirti che non sceglierei dei comici ma degli attori di film d’azione, polizieschi, perché erano quelli con i quali mi identificavo più facilmente. Come attrici, dico per forza di cose la Fenech, anche se non è mai stata una delle mie preferite e a questo punto, le preferisco la bionda Bouchet. Ma poi, se seguo il mio solo istinto, dico Catriona MacColl per i film di Fulci e aggiungo come terza la Santilli, Antonia Santilli, che è un mio vecchio ma mai sopito amore e secondo me incarna bene l’ipostasi della starlettina anni Sessanta e Settanta che di un certo bis italiano era l’essenza.
Antonia Santilli, “La Bella Antonia” |
Nick: Ad un certo punto però tutto finisce, negli ultimi decenni in Italia praticamente si smettono di produrre film di genere. Quali ne sono stati, secondo te, i motivi? Perché non siamo stati più capaci di continuare una tradizione ultra-decennale?
Pulici: Guarda, trovare la chiave che spieghi il crollo del cinema di genere italiano è davvero come cercare la pietra filosofale. Un sistema produttivo e distributivo crollato sotto il peso dello strapotere della televisione, spiega questa apocalittica fine dei tempi. Ma è anche vero che la vena dei registi, a un certo punto, cominciava ad estinguersi e ai vecchi maestri non si sono sostituiti degni eredi. Soavi, che ha ereditato il regno horror italiano, si è messo a fare la televisione, perché lì si faceva e si guadagnava. Ci ha pure tentato, Michele, di tornare al genere, con Arrivederci amore ciao!, ma non ha portato a casa nemmeno i soldi per ripagare le brochure del film. Dario Argento, che pure era dio in Terra, da un certo punto in poi ha fatto solo film morigerati e brutti, perché anche lui si uniformava alle esigenze della tv. Non lo so, non ho la formula che spieghi perché il cinema di genere è morto – parlo di un cinema degno di questo nome, non dei prodotti più o meno underground, che bordeggiano l’invisibilità. Mi viene quasi da dire che la morte sia avvenuta per consunzione, perché un’epoca storica si chiudeva, per molte ragioni, e perché le cose hanno un inizio e una fine. Ma in ultima analisi sono solo giochi di parole. C’è sempre bisogno di trovare un colpevole, ma spesso un colpevole non c’è.
Nick: In diversi paesi la maggior parte delle produzioni avvengono a livello televisivo (e più recentemente tramite realtà online come Netflix; Hulu ed Amazon) eppure in Italia, nonostante il successo di prodotti sia pur diversissimi tra loro come Coliandro; Gomorra e pochi altri pare che non si riesca o non si voglia uscire dai soliti binari: polizieschi loffi e buonisti, vite di santi, preti e suore. Cosa manca secondo te perché si arrivi a produrre ottimi prodotti di genere ? O mancano proprio il coraggio e la volontà di arrivarci?
Pulici: Anche spiegare come mai il genere non decolli più è difficile. Poi non è nemmeno vero che il genere non decolla. In fondo, i grandi successi degli ultimi anni, nella serialità televisiva italiana, sono tutti di genere. Tu citi Gomorra, io mi spingo fino al recente Il Miracolo, su Sky. Si tratta di genere, noir, poliziesco, malavitoso-camorristico, chiamiamolo un po’ come vogliamo, ma genere è. Sono prodotti che si vedono bene, che sono, per usare un aggettivo di merda, godibili. Non puoi dire quando guardi Il Miracolo che non ti coinvolga. Il problema nasce quando, vedendo cose del genere, ti domandi perché in Italia non si facciano più film come negli anni Ottanta; perché non ci sia qualcuno che ti fa vedere una donna con la faccia bruciata dalla fiamma ossidrica come ha fatto Fulci in Luca il Contrabbandiere con Ofelia Mayer. Ma se ci mettiamo per questa strada non ne usciamo più: perché nessuno ci mostra qualcosa come i primi quindici minuti del Suspiria di Argento, con tutto che il remake di Guadagnino sia un bellissimo film. Capisci che all’interno della nostra comunità, ragioniamo su cose che non hanno senso. Di Suspiria – dico quello per dire un titolo miticizzato – ne è stato fatto uno, così come la Divina Commedia è stata scritta una sola volta. Dobbiamo accettare, anche noi ossessionati, fanatici, maniaci, chiamiamoci come vogliamo, che alcuni fenomeni si sono prodotti e non si ripeteranno. Argento è stato. Fulci è stato. Bava è stato. Di Leo è stato. Forse ne arriveranno altri. Forse. Stefano Sollima è andato in America a girare un bellissimo film come Soldado, ma è un gioco e una misura diversa rispetto, faccio per dire, a Revolver che diresse suo padre quaranta anni fa. Oggi ci sono altre cose, oggi ci sono altri valori cinematografici. Dobbiamo anche storicizzare questo cambiamento. Ma è ovvio che se l’occhio è fisso a Suspiria o a l’Aldilà, esasperando il concetto, l’oggi appare il Nulla.
Nick: Quali sono adesso le tendenze più importanti nella cinematografia mondiale di settore?
Pulici: Sulle nuove tendenze di settore, come dici tu, non so cosa potrei dire di preciso. Mi pare che un dato evidente sia il predominio dell’ horror come “genere”. Ovunque, l’horror domina e proprio in questi giorni registriamo gli incassi stratosferici di un film come The Nun, che indipendentemente dal fatto che sia un buon prodotto o meno, ribadisce che il genere funziona. Anche la fantascienza che qualche anno fa era declinante, ha ripreso forza e quattro film su cinque distribuiti da Netflix ormai sono produzioni sci-fi. Registro, invece, il progressivo e preoccupante calo delle tematiche erotiche in senso lato. Anche nei film mainstream le scene sexy si fanno sempre più rare e castigate. Qui ci dovremmo addentrare nei meandri del #metoo eccetera, ma la tendenza obbedisce a una più generale eclisse dell’erotismo cinematografico che ha spiegazioni eterogenee. Peccato. I film d’azione tengono bene e il sopracitato Soldado di Sollima depone a favore della possibilità di fare cose originali anche in quest’ambito.
Nick: Torniamo un attimo al Davide Pulici autore di libri e di documentari. In particolare sono molto incuriosito da opere come “Calibro 9: il cinema di Fernando Di Leo” (2003) e da ” Le porte sul buio: il cinema, la vita, le opere di Dario Argento”(2004) scritte con Manlio Gomarasca e dai vari “Misteri d’Italia”. Altrimenti scegli tu le opere delle quali preferisci parlare. Inoltre a cosa stai lavorando adesso e cosa dobbiamo aspettarci sia da Davide Pulici singolarmente sia da Nocturno Cinema nel prossimo futuro?
Pulici: Più che di quello che ho scritto, che è il passato, ti accenno brevemente al futuro. Ho in canna, pronto a essere sparata, la biografia di Alberto Cavallone, dal titolo http://www.gambala.com/ (1) Sono quattro o cinque anni che mi sono accinto all’impresa impossibile di raccontare Cavallone, i suoi incredibili film e la sua ancora più incredibile vita. Avevo scritto una specie di enciclopedia che sono ansato nel tempo limando e accorciando. Ora ha la forma e la dimensione giuste. Spero entro la prossima primavera di poterlo pubblicare. Poi ho un altro libro in produzione, a tempi brevissimi, su Milano calibro 9 di Fernando di Leo. E poi, naturalmente, ci sono i dossier di Nocturno che al ritmo di uno al mese vanno ormai da decenni scrivendo la storia segreta del cinema bis mondiale. Quanto ai Misteri d’Italia, l’ultimo mi pare fosse l’ottavo e l’anno prossimo ci sarà il nono. La materia per riempirli non manca mai. Come Nocturno, posso dire che ci saranno in tempi brevissimi novità per quanto riguarda la nostra attività on line con il sito, che da qui a un paio di mesi andrà incontro a uno sviluppo esponenziale grazie a una serie di ampliamenti importanti. Ma non voglio anticipare nulla…
Nick: Una piccola curiosità personale: cosa avete (cosa hai ) pensato scoprendo che esiste in rete un piccolo blog col nome come “Nocturnia” molto simile a quello della vostra rivista e che parla (anche ) di argomenti relativi al Cinema? Avete pensato cose del tipo: “Oddio eccone un altro!” oppure “Ma che vuole questo qui?”(risata)
Pulici: Allora, quando scoprii l’esistenza di Nocturnia, pensai fosse uno scherzo. Poi ho visto la tua attività e l’ho apprezzata – e dico sul serio. Mi resta la curiosità di capire da dove nasca il nome. Il nostro, come molti sanno, deriva dal titolo del film di Giorgio Bontempi, con Maurizio Merli protagonista, Notturno. (2)
Nick: Bene, Davide, è tutto. Ti ringrazio per la tua disponibilità, nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda alla quale avresti risposto volentieri, una questione di cui avresti parlato senza problemi e che io invece non ti ho rivolto?
Pulici: Siamo arrivati a 25.000 battute di risposte, che sono tante. Dieci pagine o forse di più, di un Nocturno. Un articolone importante. Credo di avere risposto a tutto e se non l’ho fatto, perdonatemi perché sono diventato da qualche giorno più vecchio e anche più rincoglionito. Non c’è una che avrei voluto mi venisse fatta più di quelle che mi avete sottoposto. Sto scrivendo da quattro ore, di getto e senza freni. Direi che va bene così. Grazie e in bocca al lupo alla sorella figa di Nocturno, Nocturnia…
Nick Parisi
INFO UTILI
-SITO NOCTURNO
-NOCTURNO SHOP (Per i numeri arretrati. Per quelli correnti la rivista -e mai acquisto sarebbe più meritato- esce in edicola tutti i mesi)
NOTE
(1) In rete troverete un sito russo con lo stesso nome e le stesse coordinate online, le due cose (sito russo e biografia cavalloniana) ovviamente non c’entrano niente l’una con l’altra.
(2) Un giorno o l’altro racconterò l’origine del nome Nocturnia, per adesso vi anticipo la versione breve, diciamo che c’entra molto il Notturno di Chopin, una delle mie prime passioni musicali. Quella fu l’ispirazione iniziale, da lì nel momento in cui cominciai a pensare ad una rivista-contenitore che inserisse tutte le mie passioni (film, telefilm, libri e fumetti ad orgomento fantastico) venne normale pensare ad una cosa come “Nocturnia”.