Il terzo capitolo della saga del capitano dei carabinieri Ultimo lo firma ancora Michele Soavi, ormai uno specialista della fiction televisiva. Si parla di mafia e della indomita squadra speciale di Ultimo che combatte contro la famiglia De Rosa, dedita al narcotraffico. Una volta costruito il personaggio questo comincia a vivere di vita propria e nel terzo episodio non serve una storia vera, ne basta una verosimile. Lo spettatore del cinema di genere deve accontentarsi del piccolo schermo, dopo la morte decretata dei vari filoni cinematografici in voga negli anni Settanta. Però quella di Soavi resta fiction di grande livello.
Il racconto televisivo nasce dalla storia di un ribelle che lotta contro la mediocrità e che è realmente passato agli onori della cronaca per aver incastrato con la sua squadra il boss latitante Totò Riina. Tutto quello che è invenzione letteraria invece lo dobbiamo a Maurizio Torrealta che dell’uomo e del carabiniere ha scritto la vera storia.
Il film è prodotto da Taodue per R.T.I. Vediamo la scheda tecnica.
Soggetto: Pietro Valsecchi. Sceneggiatura: Massimo Bavastro e Leonardo Fassoli, con la collaborazione di Michele Soavi e Carlo Bonini. Scenografia: Sonia Peng. Costumi: Francesco Panni. Casting: Francesco Vedovati. Suono in presa diretta: Andrea Petrucci. Montaggio: Anna Napoli. Direttore della fotografia: Giovanni Manolotti. Organizzatore di produzione: Antonio Stefanucci. Musiche: Ennio e Andrea Morricone. Story editor: Stefano Rulli. Regia: Michele Soavi.
Interpreti principali: Raoul Bova, Marcello Mazzarella, Tony Sperandeo, Francesco Benigno, Paolo Seganti, Gualtiero Burzi, Taiyo Yamanouchi, Michele De Virgilio, Lucio Allocca, Sebastiano Rizzo, Costantino Carrozza, Giorgi Tirabassi e Kasia Smutniak.
La pellicola inizia subito alla grande con una spettacolare sequenza dell’atterraggio di un elicottero a Chimel in Guatemala. Ultimo è in America Latina per indagare su di un traffico di droga e assiste a uno spettacolo orribile: un villaggio popolato da pacifici contadini e padri comboniani è stato distrutto e molti abitanti sono stati trucidati. Le sequenze sono molto forti e la violenza la fa da padrone. Nel gruppo dei morti c’è pure il siciliano Simone Giarre, un pregiudicato transfuga in Guatemala per lottare contro il regime. Ultimo salva il bambino Nicolas, miracolosamente illeso, che una volta in Italia adotterà come figlio.
Lo spunto del Guatemala è un omaggio alla realtà del vero capitano, ora promosso colonnello, impegnato in un progetto di sviluppo e sostegno del Guatemala, chiamato “Vento e sole”, al quale collabora pure Rigoberta Menchù, il premio Nobel per la pace sopravvissuta allo sterminio del proprio villaggio.
La scena si sposta a Palermo ma è ancora la violenza delle immagini a impressionare. Viene massacrato un carabiniere della squadra speciale di Ultimo (Ombra, interpretato da Giorgio Tirabassi) mentre spia le azioni della famiglia De Rosa. Le violente scene iniziali che si soffermano sulla strage degli innocenti al villaggio e sulla tragica fine del carabiniere danno un tocco di realismo alla fiction. C’è subito molto sangue e Soavi non si tira indietro davanti alla rappresentazione della morte e del dolore, dimostrando di aver appreso la lezione di maestri come Lucio Fulci e Dario Argento.
Ultimo si occupa di Nicolas, lo affida a un collegio comboniano, ricorda il passato (ottimi alcuni flashback) e infine ricostruisce la sua vecchia squadra antimafia. Ci sono nuovi boss da combattere e la mafia è cambiata nel corso degli anni, adesso è più tecnologica, più computerizzata, più spietata. Dominano la piazza il boss Catalano e la famiglia De Rosa, successori di Partanna (che sta per Totò Riina).
Il capitano Ultimo propone al generale dei carabinieri un’idea temeraria: vuole farsi arrestare e quindi incarcerare per conquistare la fiducia del vecchio De Rosa. Ultimo vuole agire da infiltrato nella famiglia mafiosa per scardinarne la struttura dall’interno. Il generale dopo qualche titubanza accetta, però avverte Ultimo che con la nuova mafia non servono eroi ma tecnici.
Ultimo assume l’identità di Simone Giarre, il pregiudicato ucciso in Guatemala che soltanto lui ha visto cadavere. Poi studia il personaggio De Rosa, il pupillo di Catalano, si procura falsi documenti e mette in scena il suo arresto. Ultimo viene messo in cella con un ispanico che è colto da una malore improvviso, lui conosce bene lo spagnolo e sa farsi capire, quindi dopo un rapido dialogo lo salva chiamando le guardie.
Le sequenze in carcere sono lente ma al tempo stesso ben realizzate e Soavi ci mostra uno spaccato realistico della vita in galera. Ultimo si guarda intorno e studia i comportamenti del vecchio De Rosa, fino al giorno che assiste all’esecuzione di un carcerato da parte della banda del boss. Ultimo non denuncia a nessuno la terribile scena che ha visto e De Rosa lo invita a bere un caffè nella sua cella. De Rosa capisce che può fidarsi di lui e poi nella sua famiglia serve uno che parli bene lo spagnolo per trattare un affare di droga con un colombiano. Ultimo rischia di finire accoltellato dal nuovo compagno di cella che lo riteneva colpevole della morte del suo amico, ma riesce a liberarsi e a chiamare le guardie.
Il capitano decide che è il momento di uscire di galera e, grazie a un uomo del suo gruppo che lavora in infermeria, manda un messaggio via internet alla sua squadra. Il contatto con De Rosa è avvenuto in maniera così positiva che Ultimo viene subito avvicinato dagli scagnozzi del vecchio boss che lo portano alla villa della famiglia mafiosa.
Da segnalare in questa parte del film la bella ripresa di Capaci e del guard-rail dipinto di rosso che ricorda la tragica strage di mafia che vide la morte del giudice Falcone. Una sorta di omaggio.
Ultimo incontra Don Nicola, il figlio maggiore del vecchio boss, entra a far parte della sua famiglia e deve subito risolvere una situazione difficile. I suoi uomini si trovano proprio fuori dall’abitazione dei De Rosa e stanno spiando le loro mosse da un camper parcheggiato, la cosa suscita i sospetti dei mafiosi e Ultimo si incarica di mandarli via. A cena il capitano conosce Anna, la figlia del boss che non sa niente delle attività mafiose del padre. La ragazza zoppica a una gamba.
Si entra nel vivo della suspense con Ultimo che piazza un microfono sotto al tavolo di cucina per ascoltare i mafiosi dalla sua camera. Il microfono cade e lui lo recupera con una scusa, però rischia molto. Segnaliamo pure alcune suggestive riprese dall’alto: molto bella quella della scalinata che porta alle camere, ripetuta più volte nel corso della pellicola. Subito dopo ha inizio un’altra parte notevole del film caratterizzata da azione e violenza esplicita. La famiglia De Rosa cade in un’imboscata e si scatena un conflitto a fuoco con una banda rivale. La scena è realistica e per contrasto il regista indugia su alcune suggestive riprese del mare e dei gabbiani in volo. Ultimo partecipa al conflitto a fuoco e i De Rosa ne escono vincitori uccidendo i componenti della famiglia rivale. Il capitano evita pure che Toni, il violento e rissoso fratello minore di Nicola, uccida un bambino che ha assistito alla terribile scena. Così facendo entra in aperto conflitto con Toni, soprattutto perché per dissuaderlo dalla sua intenzione gli punta un coltello alla gola. Toni lo accusa di insubordinazione davanti a Don Nicola, quindi lo minaccia con la pistola, ma Ultimo dimostra di avere fegato e sferra un colpo di coltello sulla mano di Toni tagliandosi anche la propria. Don Nicola apprezza il coraggio del nuovo accolito ma gli ricorda che Toni è suo fratello e soltanto per quel motivo va rispettato.
Si entra nel vivo del film. Ultimo, che come abbiamo visto conosce bene lo spagnolo, viene incaricato di trattare la droga dal colombiano. Il capitano escogita lo stratagemma dei materassi riempiti di cocaina per far arrivare a De Rosa una grossa partita di droga. Il colombiano pare fidarsi solo di lui e accetta. Ultimo entra in confidenza pure con la figlia del boss che sembra sensibile al suo fascino e comprende pure che due mafiosi della famiglia De Rosa hanno ucciso il suo amico Ombra. Lo capisce perché vede tra le mani di uno di loro l’accendino del carabiniere. Soavi dispensa pennellate di realismo riprendendo la disperazione del capitano che vomita nel bagno. Ultimo ha intuito che la cocaina è merce di scambio per un affare più grosso, adesso deve soltanto capire di che cosa si tratta e soprattutto è importante che riesca a escogitare una trappola per prendere in flagrante i mafiosi. Ultimo organizza l’arrivo dei materassi pieni di cocaina all’aeroporto di Palermo, dove Don Nicola lo ha fatto assumere come inserviente, poi assicura la collaborazione del capitano della guardia di finanza che corromperà. All’aeroporto i suoi compagni di squadra fingono di fermarlo per accertamenti ma in realtà vogliono istruzioni e riferiscono sull’andamento dell’operazione. Lo avvicinano con una scusa e organizzano la trappola nella zona di transito dei passeggeri. Riescono pure a impossessarsi di un importante compact disk di colore blu, bloccando il nastro trasportatore delle valige.
La prima parte del film si chiude con grande suspense.
Toni ha spedito una foto della famiglia riunita per una festa di battesimo a Domenico, un parente mafioso che vive a Latina, e subito riceve da lui una risposta che lo sconvolge. Nella foto c’è uno sbirro.
La seconda parte della pellicola inizia con la camera che insiste sulla mail che denuncia Ultimo. Toni stampa la foto e si reca da Don Nicola per accusare l’infiltrato, ma il boss non crede alla denuncia di Domenico e sostiene che Simone sta facendo un ottimo lavoro. Ultimo intanto si sta dando da fare per copiare informazioni dal computer di Toni e per decifrare il misterioso compact disk che è alla base delle operazioni segrete. Ci sono ancora delle belle scene di suspense con diverse riprese dall’alto e con la camera che insiste sui particolari. Tutto molto alla Dario Argento prima maniera. Ultimo riesce a farla franca e a copiare i dati ma rischia grosso. Subito dopo assistiamo a un’altra bella scena realistica con l’esecuzione di un membro della famiglia che si era comportato da infame. Ultimo assiste alla uccisione dell’uomo che viene scaraventato giù da un dirupo. Toni si accorge che Simone stava sudando freddo perché temeva di essere lui “l’infame” e pensa ancora di più di trovarsi di fronte a uno sbirro. Nicola invece è scettico e chiede prove perché sa che Domenico è un personaggio poco affidabile.
Il film si dipana lungo il filo sottile della possibile scoperta della identità di Ultimo. Toni marca stretto il capitano e spesso è sul punto di smascherarlo ma non ci riesce. Emblematica la scena della corruzione nei confronti del capitano della guardia di finanza, nella quale Ultimo deve eludere un microfono inserito da Toni nella valigetta con i soldi.
La suspense è il punto forte del film e sono notevoli i momenti di tensione che il regista riesce a creare. Don Nicola in un faccia a faccia con Ultimo pare essere sul punto di scoprire la ricetrasmittente che ha in tasca, ma alla fine il carabiniere riesce a salvarsi estraendo le sigarette che Anna fuma di nascosto dal padre. Però pure Anna comincia a nutrire qualche sospetto su Simone, che a una festa l’ha lasciata sola e al ritorno si è inventato strane scuse con Toni. Tra Anna e Simone nasce qualcosa che sembra amore ma il regista non dà troppa importanza a questa parte della vicenda e si limita a fare rapidi accenni sul sentimento che lega i due ragazzi. La storia è costruita soprattutto come action movie pure se resta il tempo per una bella parte romantica che serve a stemperare la tensione. Ultimo racconta ad Anna la sua fanciullezza, le dice che sua madre da piccolo gli narrava tante storie sulla luna. Soavi si sofferma a inquadrare la luna appena velata da qualche nube nera e alla fine un rapido bacio tra Ultimo e Anna conclude il dialogo.
Si torna all’azione con Toni che a sorpresa decide di andare a Latina da Domenico per sapere la verità sul presunto sbirro. Toni ha la conferma che Simone è un carabiniere e che suo figlio si trova dai padri comboniani di Latina. Toni rapisce Nicolas e torna in Sicilia con il bambino. Nel frattempo la scena passa alla stazione dei carabinieri, dove comprendiamo che la famiglia De Rosa vuole raggranellare cinquanta milioni di euro per acquistare una ditta e partecipare a future gare di appalto. Ultimo torna alla villa dei De Rosa e viene portato in un casolare abbandonato dove subisce una specie di terzo grado, una vera e propria messa in stato di accusa. Questa parte del film è notevole ed è un capolavoro di tensione realizzato con sequenze dure e realistiche. Ultimo e Nicolas comunicano tra loro con gesti segreti che tempo prima avevano inventato per gioco e negano di conoscersi. Toni allora punta la pistola sul bambino e minaccia di ucciderlo, poi cambia idea e intima a Ultimo di uccidere lui Nicolas, se davvero non è suo figlio. Ultimo risolve la difficile situazione e dissuade i mafiosi dall’uccidere il figlio di un carabiniere. Al punto in cui sono arrivati può essere soltanto controproducente. Don Nicola pare credere alle parole di Ultimo e lo difende da Toni, però poi lo prende da parte e gli confessa che molto tempo fa fece uno sgarbo a un potente mafioso e per quel motivo venne uccisa sua moglie e fu azzoppata la figlia. Don Nicola si sente ancora in colpa per quel che è accaduto e ogni volta che vede la figlia zoppicare gli si stringe il cuore. Tutto questo per dire che ha intenzione di lasciare il bambino al casolare e che se qualcosa dovesse andare male Toni lo ucciderà. “Tu sarai condannato a vivere con il rimorso” dice a Ultimo.
Intanto i carabinieri hanno scoperto che il compact disk contiene dei numeri in codice che nascondono altrettante partite rubate di uranio arricchito. L’affare della mafia è quello di vendere bombe sporche ai terroristi. La scena si sposta di nuovo su Ultimo che è sconvolto per la possibile brutta fine di Nicolas, ma sa pure che non può tirarsi indietro. Il capitano si reca dalla figlia del boss e le confessa la verità sulla sua famiglia. Confida ad Anna che i suoi parenti sono pericolosi delinquenti mafiosi e la supplica di salvare il bambino che hanno rapito. Ultimo non può contattare neppure i compagni perché deve dormire insieme ai mafiosi e non può usare il cellulare. Tutto sembra molto difficile. Anna trova le armi dei boss nello studio, capisce che Ultimo le ha detto la verità e prende l’auto per andare al casolare e salvare Nicolas.
Le scene successive alternano le azioni di Anna al casolare a quello che accade all’aeroporto e soprattutto le ultime sono di notevole suspense. Citiamo tra tutte la sequenza di una pistola che cade dentro al bar e la cameriera che rischia grosso mentre la consegna a Ultimo. Intanto al casolare Anna viene catturata mentre cerca di scappare con il bambino e i mafiosi rinchiudono entrambi nello scantinato. All’aeroporto arriva l’aereo con i materassi carichi di droga, quindi i carabinieri fermano il colombiano e subito dopo lo scambio tra la droga e le valigette di uranio intervengono per arrestare i mafiosi in flagrante.
La scena è davvero spettacolare e ben realizzata. Scatta la trappola perfetta costruita dalle forze speciali dei carabinieri e Don Nicola rivolto a Ultimo esclama: “Mettimi le manette, sbirro!”. Ultimo risponde che non c’è bisogno e lo supplica di salvare il bambino. Don Nicola pare accettare la richiesta del capitano e telefona a Toni, ma all’improvviso estrae la pistola e minaccia Ultimo. Un carabiniere vede la scena e uccide il mafioso, però Toni era al telefono e ha capito tutto. Nicolas rischia di essere ucciso dal folle fratello minore. Ultimo si dirige al casolare dove Nicolas è prigioniero e sta ascoltando dalla voce di Anna le storie di Ultimo sulla luna e i racconti di sua madre.
Il finale è un capolavoro di suspense. Toni impugna la pistola e affronta Ultimo minacciando il bambino, lo sta per uccidere ma è Anna che si inserisce sulla traiettoria del colpo e muore al posto di Nicolas. Anna in fin di vita sussurra a Ultimo di parlarle ancora della luna.
L’epilogo della storia è forse un po’ troppo retorico e segnaliamo pure un dialogo forzato tra Ultimo e Nicolas. Il carabiniere dice al bambino che se non troveranno la strada di casa seguiranno le stelle e che adesso pure Anna è una stella. Infine la camera stacca sul cimitero e dà il via al secondo finale che vede protagonista la squadra speciale di Ultimo.
I carabinieri sono riuniti per rendere omaggio a Ombra, l’amico ucciso dalla mafia che hanno vendicato, e depositano sul sepolcro l’accendino del carabiniere. A questo punto c’è un primissimo piano sull’accendino che si accende da solo. Il finale trasuda retorica ma si può perdonare vista la bellezza del film e soprattutto il crudo realismo di cui sono intrise la maggior parte delle scene. La missione è finita, la squadra speciale si
scioglie e ognuno torna al lavoro quotidiano. E il capitano Ultimo? La domanda resta senza risposta.
In definitiva un ottimo lavoro di Soavi, costruito come thriller all’americana e secondo la lezione appresa nel laboratorio di Dario Argento. Un film realistico che descrive un nuovo tipo di mafia tecnologica in una storia senza punti deboli, ben sceneggiata e credibile. Ottimo Raoul Bova nella parte del capitano Ultimo. Bova pare un attore ormai capace di interpretare senza difficoltà ruoli diversi, passando da un ispirato San Francesco a un coraggioso capitano dei carabinieri. E non scordiamo che ha lavorato anche a Hollywood sul set del film di Paul W.S. Anderson intitolato Alien vs Predator. Marcello Mazzarella (Toni) e Tony Sperandeo (Don Nicola) sono due ottimi mafiosi che si calano nella parte dei De Rosa con bravura e professionalità. Lo spettatore è addirittura portato a provare simpatia per Don Nicola che Sperandeo caratterizza in modo superlativo, realizzando la tipica figura del mafioso – uomo d’onore. Kasia Smutniak, la bella modella polacca resa celebre dagli spot sui telefonini, è l’unica presenza femminile del cast e dimostra di essere piuttosto brava e ben calata nella parte di Anna, la figlia del boss.
Il film ha una bella fotografia e un’ottima colonna sonora firmata dai Morricone che sono sempre una garanzia. La pellicola è girata in Sicilia, tra Palermo, Punta Raisi e Capaci con alcune sequenze realizzate nella foresta guatemalteca e alla periferia di Latina.
“Ultimo piace perché è un eroe positivo” ha detto Soavi nella conferenza stampa di presentazione “che naviga controcorrente. E il film, che dedichiamo ai caduti di Nassirya, agli emarginati e a Giovanni Falcone, perché non venga mai dimenticato, si conclude con Ultimo che lascia la sua sciarpa sul luogo dell’attentato al giudice, come simbolo di guerriglia permanente all’illegalità”.
(8 – continua)