L’abbiamo apprezzata su LA ZONA MORTA grazie ai suoi racconti su “Clelia & Willelm” ed ora in libreria possiamo trovare il suo primo romanzo edito da “Il Filo, “La sesta era”: Simona Gervasone, classe 1975, è però soprattutto un’amica ed è giunto il momento di farla conoscere meglio anche a voi.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È SIMONA GERVASONE?
Una persona con tanti sogni. Forse troppi.
Il primo in assoluto è una famiglia numerosa che però si scontra con i problemi economici che ci si trova ad affrontare.
Amo la natura oltre l’immaginabile. Tutta. Nel bene e nel male. Faccio tutto quello che è in mio potere per salvaguardarla e mi ferisce vedere persone della mia età che invece non hanno alcun interesse a farlo. Credo nell’amicizia e nell’amore e spesso il mondo di oggi mi fa paura perché vedo poco sia l’una che l’altro. Amo viaggiare, sia realmente che con la fantasia.
Amo dipingere e infatti le copertine dei miei due libri le ho fatte io.
Lavoro come impiegata e pur ringraziando di aver trovato questo lavoro, devo ammettere che non mi da le soddisfazioni che vorrei.
Scrivere mi rilassa, mi completa in qualche modo.
VUOI PARLARCI DELLE TUE ATTUALI PRODUZIONI LETTERARIE, SIA I RACCONTI SIA I ROMANZI?
Il mio primo romanzo (quello scritto prima di “La sesta era”) uscirà a breve, edito da Giraldi e ha come titolo “Il trafficante di destini”. A questo romanzo in particolare sono molto affezionata. È la storia di tre persone che cercano qualcosa di più dalla vita, che non riescono più ad accontentarsi di quello che sono e di quello che fanno. Riusciranno a trovare quello che cercano e che va al di là delle loro aspettative rispondendo ad un annuncio di lavoro.
Un lavoro che cambierà loro la vita… e non solo la loro. Il tutto si svolge su più piani temporali.
Il secondo è “La sesta era” che spero possa incontrare il favore di chi lo vorrà leggere.
“Clelia & Willelm” nasce dalla richiesta del direttore di “Cuneo cronaca” di avere un racconto fantasy da inserire nel giornale online (che potete trovare anche su queste pagine, ndr). Dopo aver pensato e ripensato a cosa scrivere è nata Clelia che si muove nella provincia di Cuneo per scoprirne i misteri (leggende e misteri reali) che ho cercato di mescolare con la fantasia e arricchito con personaggi riconducibili alla cultura celtica.
Ho scritto poi altri tre romanzi che per ora sono in cerca di editore.
DICIAMO CHE PRINCIPALMENTE SEI UN’AUTRICE FANTASY, COME NASCE LA TUA PASSIONE PER QUESTO GENERE?
A differenza di molti miei amici che hanno scoperto l’amore per questo genere con “Il signore degli anelli”, io sono rimasta affascinata da “La storia infinita”. Forse perché anche io, come il protagonista, “vivo” i libri che leggo. E’ come se fossero mondi paralleli in cui posso muovermi e in cui tutto accade indipendentemente dalla volontà di chi li scrive e chi li legge. E anche perché ritengo che il fantomatico “nulla” che distrugge tutto sia un pericolo reale. Un pericolo che si corre perché il libri non trovano il giusto spazio nella vita delle persone. Perché sono ritenuti troppo poco rispetto a quello che sono e che possono dare. La fantasia di ognuno va coltivata e custodita gelosamente.
E CHE SIGNIFICATO HA PER TE IL FANTASY?
Significa potersi muovere senza schemi rigidi. Significa poter immaginare qualsiasi cosa. Non avere limiti. Riuscire a stupirsi da soli.
IN QUALI ALTRI CAMPI TI SEI CIMENTATA O TI VORRESTI CIMENTARE?
Ho scritto un horror che sto concludendo. Un horror/storico che è in cerca di editore. Mi piacerebbe saper scrivere un buon thriller, ma pur avendoci provato non credo di esserne in grado. Non ho la mente lineare e precisa e forse mi mancano troppe conoscenze. Quelle che sicuramente ha Robin Cook per esempio (medical thriller) o quelle di Patricia Cornwell.
VENIAMO AD UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI IN GENERALE ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Non lo so di preciso. So che ad un certo punto mi viene in mente un’immagine…
All’inizio c’è solo quella, solitaria e senza senso. Sono come gomitoli di lana… c’è il primo giro di lana e poi lentamente il filo si avvolge su se stesso con altre immagini fino a formare l’intero gomitolo.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Progetti ne ho tanti e sogni anche. Mi piacerebbe potermi permettere una casetta circondata da prati. Poter avere tutti i figli che desidero e dedicarmi a loro senza dover essere costretta a lasciarli a baby sitter e co. Mi piacerebbe lavorare nell’editoria e continuare a scrivere. Ma prima di tutto sogno che i libri che ho scritto fino ad ora piacciano.
E su quest’ultima frase di Simona non possiamo non esprimerci: piacciono, eccome!
05/02/2008, Davide Longoni