GAETANO CAPPELLI… L’IRONIA E L’ACTION THRILLER “FLOPPY DISK”

A distanza di qualche tempo proseguiamo, dopo le interviste a Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro, Giovanni Caserta, Mimmo Sammartino, Giovanni De Matteo, Dora Albanese e Oreste Lo Pomo, il viaggio nella letteratura lucana partendo dal fantastico, passando per il  noir, senza disdegnare il cosiddetto mainstream. Questa volta parliamo di Gaetano Cappelli, autore potentino, abile e ironico, che spazia dalle spy story a testi dalla comicità brillante ma anche con il senso del tragico. Recentemente è andato in onda il documentario di Francesco Zippel “Terre d’autore”, serie prodotta da Rai Italia, nel quale lo scrittore parla di sé, del suo rapporto con la letteratura e della sua regione, la Basilicata, che definisce “dagli scenari orridi e romantici”. Qui ci stanno benissimo i racconti fantastici che egli scrisse per la Tv di Stato quando iniziava a cimentarsi con la narrativa sollecitato dall’amico regista e attore Nanni Tamma. Cominciò così la sua carriera che lo ha portato a essere pubblicato dalle più importanti case editrici italiane da Mondadori a De Agostini, da Marsilio a Frassinelli, a vincere i Premi John Fante ed Hemingway, a essere per ben tre volte tra i dodici semifinalisti allo Strega e a collaborazioni con “Il Corriere della Sera”, “Il Messaggero”, “Panorama” e “Class”.

HAI RECENTEMENTE RIPUBBLICATO, PER L’EDITRICE MARSILIO, “FLOPPY DISK”, IL TUO PRIMO ROMANZO RISALENTE AL 1988, CUI FU ASSEGNATO IL PREMIO LETTERARIO BASILICATA, AMBIENTATO A ROMA. SI TRATTA DI UN AVVINCENTE ACTION THRILLER, UNA STORIA DI SPIONAGGIO INTERNAZIONALE, CON BELLE DONNE E LA PRESENZA DI UN GIOVANE CHE SI TROVA INVISCHIATO IN UNA PERICOLOSA TRAMA. AL CONTEMPO SI PARLA DEL DISAGIO GENERAZIONALE DOPO LA COSIDDETTA STAGIONE DEL RIFLUSSO. A DISTANZA DI OLTRE TRE DECENNI COME VEDI QUEL PASSAGGIO STORICO NEL NOSTRO PAESE?

La data di pubblicazione, come hai ricordato, è il 1988 e il riflusso s’era più che compiuto. C’era nell’aria una specie di nuova Dolce vita. Dopo gli anni di Piombo, erano ritornati i locali notturni, il gusto per il vestire e il ben vivere. D’altra parte, certo, il protagonista era un giovane che stava, come tanti allora, per non dire adesso, lottando per un proprio posto nella società. Il romanzo è così, oltre a una spy-story, un Bildungsroman, un romanzo di formazione. Dal punto di vista letterario, era assai forte l’esigenza di tornare a raccontare storie, con una lingua meno paludata, più vicina al linguaggio parlato, cosa che feci partendo dal romanzo di genere. Una tendenza che poi si è rivelata vincente. E pensare che una nota giornalista di cui non farò il nome – Natalia Aspesi ahahah – rubricando negativamente questa nuova tendenza scrisse: non c’è niente da fare, gli italiani non hanno il giallo nel dna. Be’, che dire? Davvero profetica, dal momento che oggi in Italia non si pubblicano che gialli.

IL TUO PERCORSO E’ POI PROSEGUITO CON IL NOIR “FEBBRE” PUBBLICATO NELLA COLLANA NERO ITALIANO DI MONDADORI (FURONO PUBBLICATI ROMANZI DI AUTORI DEL CALIBRO DI SERGIO ALTIERI) CHE SI SVOLGEVA IN UNA NAPOLI TRA COCAINA, SESSO E LOTTE TRA BANDE RIVALI. PER POI GIUNGERE ALL’IPERREALISMO DI TITOLI COME “MESTIERI SENTIMENTALI”, “VOLARE BASSO” ED “ERRORI”, STORIE DI AVVENTURE E DISILLUSIONI AMBIENTATE NELLA PROVINCIA MERIDIONALE…

Il fatto è che io volevo scrivere romanzi a trama. La prima cosa che feci fu quella di riferirmi dunque al romanzo di genere, che di trame vive. Ma poi non essendone io stesso un appassionato, finii per rendermi conto che la provincia era una favolosa generatrice di storie, e con “Mestieri sentimentali” iniziai a raccontarle, partendo dalle avventure sentimentali, ma anche di semplice sesso, che nascono sul posto di lavoro; in particolare, del primo lavoro, in un Sud felicemente aggredito dalla modernità. La qual cosa fece sclerare le vedove del meridionalismo.

E POI SONO VENUTI TANTI ALTRI ROMANZI FORTUNATI E IRRIVERENTI TRA CUI “PARENTI LONTANI”, “IL PRIMO”, OPPURE “IL ROMANZO IRRESISTIBILE DELLA MIA VITA VERA”…

Con “Il romanzo irresistibile della mia vita vera” entrai, nel 2012, per la terza volta tra i primi dodici del Premio Strega. E feci male a ripresentarmi. All’epoca lo Strega era il premio più importante ma anche il più manipolato d’Italia. Adesso, con l’ampliamento a dismisura della giuria – ben 660 votanti – mi sembra che le cose siano finalmente cambiate. Ma mai più nella vita!

“UNA MEDIUM, DUE BOVARY E IL MISTERO DI BOCCA DI LUPO”, DEL 2016, IN CUI SI PRENDE SPUNTO DALLA MEDIUM DI MINERVINO MURGE, EUSAPIA PALLADINO, LA SENSITIVA ITALIANA PIU’ CELEBRE AL MONDO (DELLA QUALE LO SCORSO ANNO RICORREVANO I 100 ANNI DALLA MORTE), E’ UNA COMMEDIA TRA ARCANI, SEDUCENTI DARK LADIES E GLI SCONFINATI ORIZZONTI DELLA CAMPAGNA PUGLIESE, NELLA QUALE FA CAPOLINO FINANCHE D’ANNUNZIO. COME NASCE LA STORIA?

Mi fu commissionata dalla famiglia Palumbo, i produttori del magnifico Aglianico Bocca di Lupo, che volevano però un piccolo racconto da regalare agli ospiti della loro tenuta omonima. Io ci andai e mi apparve la Palladino. Oddio, mi poteva capitare una femmina migliore – essendo stata, da viva, effettivamente una gran racchia. Ma la sua vita, i suoi incontri, tra i quali quello che tu citi, con D’Annunzio, mi ispirarono invece un intero romanzo.

VORREI CHIUDERE FACENDO RIFERIMENTO AL TUO MEMORABILE E SCANZONATO ROMANZO “VOLARE BASSO”, CHE NEL 1996 PRESENTAMMO IN UNA SERATA ESTIVA A MATERA AL CAFFE’ HEMINGWAY: COSA RIMANE OGGI DI QUEI SOGNI GIOVANILI LETTERARI E NON?

E il tempo passa! Cosa rimane di allora? Be’, visto che hai ricordato quella serata all’Hemingway, per esempio l’amore per il Martini cocktail; ben secco, mi raccomando! Eppoi… eppoi, come dice il poeta, abbiamo vissuto contessa! E i sogni, eccoli riapparire ogni volta che mi rimetto a scrivere, o lascio vagare libera la mente!

Filippo Radogna