Lutetia. Anno Domini 700. Un monaco benedettino, il venerabile Mèderic, sceglie di trascorrere la sua esistenza in preghiera e meditazione in una piccola cappella nei boschi che all’epoca circondavano il fiume, la Senna, lambente le case assiepate lungo la sua riva sinistra, accanto a quell’agglomerato urbano che i primi conquistatori romani – nel lontano 52 a.C. – chiamarono appunto Lutetia.
Parigi. Anno Domini 1500. Su ciò che rimane della antica cappella edificata sulla tomba dell’anacoreta benedettino fervono i lavori per la costruzione di una chiesa in stile gotico fiammeggiante. Dal nome del santo eremita deriverà il nome del tempio, Saint Merry.
Parigi. Anno Domini 1789. I tempi sono cambiati dopo la presa della Bastiglia. Le chiese vengono chiuse al culto. Non diversa sorte capita alla chiesa di Saint Merry, che diviene addirittura una fabbrica di salnitro!
Arriva l’epoca del Direttorio, qualcosa cambia, la chiesa viene denominata Tempio del Commercio e diviene sede di una strana setta autodenominatosi teofilantropica.
Solo con l’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte il tempio dedicato al Signore riacquista la sua antica funzione.
O forse no…
Parigi. Oltre due secoli più tardi. L’autore di questo note si aggira tra le vie della Ville Lumière alla ricerca di antichi misteri, sapendo che strane voci circolavano da tempo immemore su quella strana chiesa, sulle sue strane decorazioni del portale, su strani simboli e figure che incombono tuttora dalle vetrate…
Magia Nera, riti satanici, sedute spiritiche: tutto si mormorò, fino al secolo appena trascorso, riguardo a ciò che sarebbe avvenuto nella sacrestia, negli angoli più nascosti di questa bella, ma inquietante, chiesa neogotica poco distante dall’avveniristico Beaoburg, il Centre George Pompidou.
Ma perché tutto questo? Cosa c’è di vero, di oggettivo, di reale nelle leggende che circolavano intorno a quella che dovrebbe essere la Casa di Dio e non un tempio dedicato a sulfuree presenze?
Beh, non è difficile capirlo. Almeno non dovrebbe esserlo per i curiosi visitatori non digiuni di conoscenze esoteriche, avvezzi ad interpretare con la giusta chiave di lettura i simboli caratteristici di un universo in cui immanente e trascendente si mescolano indissolubilmente dando vita a riti, cerimonie, dottrine capaci di condizionare anche il presente, la vita di tutti i giorni.
Giunti in Rue Saint Martin, davanti alla chiesa di Saint Merry, ai curiosi turisti e al volenteroso lettore di queste nostre note, basta guardare in alto, proprio al centro dell’ogiva del portale principale, per ammirare – attorniato da un innocente volo di angeli in preghiera e di venerabili figure di Santi e Beati – quello che viene ritenuto essere il Baphomet.
Ma quali sono le sembianze del Baphomet di Saint Merry?
Esso consiste in un diavolo barbuto, munito di corna, ali e artigli, per di più ermafrodito. Insomma, un vero e proprio concentrato di simboli alchemici. Questa rappresentazione, seppur molto suggestiva, risulta però essere molto posteriore alla soppressione dell’Ordine del Tempio, essendo stata realizzata nel 1842. E presenta una certa somiglianza con il XV arcano maggiore dei tarocchi di Wirth.
Nell’immaginario collettivo, la raffigurazione più comune del misterioso Baphomet è quella visibile al centro dell’ogiva del portale principale della chiesa di Saint Merry, a Parigi (sotto). Questa rappresentazione è molto simile al XV arcano maggiore dei tarocchi di Wirth e rappresenta un demoniaco androgino munito di ali.
Ma anche un altro simbolo – ben di più in odor di zolfo ! – attrae l’attenzione di chi non disdegna di esplorare universi proibiti: una bella e imponente vetrata policroma fa bella mostra di sè nel transetto nord, ma su di essa campeggia una stella a cinque punte, con una punta rivolta in basso, il Pentalfa.
Un caso? Innocenti e originali motivi decorativi, dettati solo da – diciamo così – esigenze di carattere estetico? Sarebbe rassicurante il crederlo, ma – come insegna un vecchio adagio – a pensar male si va all’Inferno, ma qualche volta…
Ebbene sì, forse mi sono guadagnato qualche giorno di permanenza in più in qualche torrida e sulfurea bolgia, forse non dovrei prestar fede all’antica leggenda che ammoniva il fedele che avesse accesa la millesima candela in questa sinistra casa del Signore poichè il Demonio in persona si sarebbe impadronito della sua anima, ma ho potuto appurare che per un lungo periodo di tempo – fino ai primi decenni del XX secolo – fu interdetto l’accesso alla cripta ove riposano (o dovrebbero!) le spoglie mortale del venerabile Méderic.
Perchè?
Riti satanici?
Perchè, forse, nella penombra della vecchia sacrestia, tra le statue di impassibili Santi, mentre l’evanescente luce dei lampioni a gas filtrava tra le policrome vetrate, qualcuno celebrava riti non proprio di stretta osservanza, tracciava sui marmi del pavimento circoli e figure geometriche che altri pii parroci avrebbero stentato a riconoscere, pronunciava parole e salmodiava litanie più adatte ad una Messa Nera che ad un tempio dedicato al Salvatore!
Appena uscito l’ultimo e ignaro fedele, appena chiuso il pesante portale mediano, ultraterrene presenze, forze oscure sembra siano state evocate nella chiesa di Saint Merry, a pochi passi dagli allegri parigini che passeggiavano lungo la rive droite, a pochi metri dagli affollati bistrot in cui si discuteva di arte, di politica, di cultura, di vita.
Ma torniamo ai due strani, esoterici, simboli che non depongono certamente a favore della santità del luogo.
È abbastanza plausibile credere che il Baphomet che accoglie ora i fedeli e i curiosi turisti sia stato scolpito intorno al 1842 dai Compagnons du Devoir de Liberté che continuavano la tradizione iniziata dagli Enfants de Salomon con lo scolpire simboli legati alle conoscenze esoteriche.
Ma perchè scolpire un mostruoso demone – con il corpo di donna, barbuto, munito di vampiresche ali e di zampe degne del sulfureo Pan – proprio tra due angeliche figure, in quello che di diritto sarebbe stato il posto del Grande Architetto dell’Universo?
La chiesa di Saint Merry fu veramente una sorta di Tempio di Satana?
Vide, forse, una breve rinascita di una sorta di nero neognosticismo di matrice templare ad opera degli ottocenteschi ed esoterici eredi degli Enfants de Salomon?
La teratologica immagine, che accoglie pii fedeli e curiosi turisti alla ricerca delle tracce più oscure della Conoscenza, rappresenta veramente il Baphomet che stiamo cercando?
E qual è il significato della presenza di una Stella a cinque punte capovolta nella vetrata del transetto nord?
Cosa si celebrava sotto questo inequivocabile Pentalfa magico?
Il Pentalfa che nella tradizione medievale vede l’origine del proprio potere legato alle cinque ferite – le mani, i piedi, il costato – del corpo di Cristo sulla croce, anche se la sua origine è storicamente ben anteriore.
Strana cerimonia in onore del Capro di Mendes in una stampa ottocentesca.
Il Pentalfa, la cui figura geometrica – nelle tradizioni occultistiche – rappresenta sia la Divinità assoluta, sia l’Uomo (il numero Uno; una delle cinque punte; la testa, le braccia, le gambe, insomma un Pentagramma vivente) insieme all’Universo fisico (il numero Quattro; la stabilità dei quattro elementi primari, cioè Aria, Acqua, Terra, Fuoco; le altre quattro punte), simbolo quindi del potere divino che l’Uomo stesso può esercitare sulla materia, sull’Universo.
Il magico Pentalfa
Nel Bene e nel Male… “ … Il Pentagramma – o anche Pentalfa, N.d.A. – che nelle scuole gnostiche si chiama la Stella Fiammeggiante, è il segno dell’onnipotenza e dell’autocrazia intellettuale, esso è la stella dei Magi, il simbolo del Verbo fatto carne e, a seconda della direzione dei suoi raggi, questo simbolo assoluto in magia rappresenta il Bene o il Male, l’ordine o il disordine, l’agnello benedetto di Ormuz e di San Giovanni o il maledetto Capro di Mendes; esso è l’iniziazione o la profanazione, Vespero o Lucifero, la stella del mattino o della sera; è Maria o Lilith, la vittoria o la morte, la luce o la notte…”.
Il Capro di Mendes con un’inquietante abito femminile…
Così si esprime infatti il cabalista ottocentesco Eliphas Levi nel suo trattato Il Dogma e il Rituale dell’Alta Magia e poco più avanti si affretta a far un po’ di luce, un po’ di chiarezza sui dubbi – se mai ce ne sono stati – riguardo l’interpretazione della stella, del Pentagramma, o Pentacolo, nella chiesa di Saint Merry, che … “… che innalza nell’aria due delle sue punte rappresenta Satana o il Becco del Sabba…”.
Ebbene l’orientamento della stella a cinque punte della vetrata non può non farci immaginare come sotto di essa siano stati celebrati riti volti ad evocare presenze ben poco in sintonia con l’ambiente nel quale si sperimentava un contatto con una possibile realtà trascendente.
Forse proprio come operò lo stesso Eliphas Levi in una memorabile notte londinese del 24 luglio 1854…“…Sul marmo bianco era inciso e dorato il segno del Pentagramma… il medesimo segno era tracciato a diversi colori, su una pelle Dopo reiterate invocazioni e operazioni magiche, l’occultista francese afferma che qualcosa avvenne… “...vidi allora rischiararsi a poco a poco il fondo dello specchio di faccia a me, dietro l’altare, e una forma biancastra [il mago Apollonio di Tiana. N.d.A.] vi si disegnò… misi allora la mano sul pentagramma, diressi verso di lui la punta della spada, ordinandogli mentalmente, con questo segno di non spaventarmi e obbedirmi…”.
Tenebrose suggestioni causate dalla particolare atmosfera creatasi con l’impiego di specchi magici, altari, catene di ferro magnetizzato, incensi e dal recitare in modo iterativo – quasi una sorta di mantra – particolari invocazioni?
Oggettive manifestazioni di forze psichiche non ancora del tutto conosciute?
Tutto ciò non ha, almeno in questa sede, particolare importanza: ciò che più ci interessa è constatare come l’uso della Stella a cinque punte – del Pentalfa – nella particolare configurazione che vediamo rappresentata anche a Saint Merry, sia caratteristico della cosiddetta Magia Cerimoniale e sia volto soprattutto a tentativi di entrare in contatto con il lato oscuro di una possibile realtà trascendente o quello, a volte ancor più oscuro, della nostra psiche.
Era, dunque, la chiesa di Saint Merry, un vero e proprio Tempio di Satana?
Ma perchè la Stella a cinque punte?
Cosa lega il magico Pentalfa alla tenebrosa figura del Capro?
Il caprone è presente, nella cultura pagana, sotto forma di Satiro, mezzo uomo e mezzo animale, caratterizzato da irrefrenabili pulsioni sessuali, lascivo, violento, istintivo, selvaggio ma – proprio per queste ragioni – in intimo contatto con la Natura, identificato quindi come genio delle selve, delle acque, dei monti.
Satiri – letteralmente quelli pieni, in un dialetto usato nel Peloponneso – erano denominati i partecipanti ai rituali in onore della Grande Dea, nei culti matriarcali, compagni itifallici della Dea, in perenne stato di eccitazione priapistica.
Furono collegati al culto di Pan raffigurato con la barba, la coda e le zampe caprine.
Oltre, naturalmente, alle inevitabili corna.
Inevitabili – negli aspetti deviati di molte religioni pagane, ma anche nella comune e ortodossa iconografia cristiana – del Demonio.
Tutto apparirebbe – diciamo così – più normale se consideriamo che nella Tradizione Occulta il dio Pan, il Satiro dalle zampe e corna demoniache, il Capro, viene raffigurato come una Stella a cinque punte: due punte coincidono con le corna, due con le orecchie, una con la barba.
Nulla di strano, dunque, nel ritrovarlo – nelle sue infinite varianti iconografiche – in tutti quei rituali volti ad invocare divinità in odor di zolfo. Nulla di strano, salvo trovare – in una chiesa cristiana come avrebbe dovuto essere Saint Merry – il Baphomet caprino legato anche alla presenza di un Pentacolo magico nella sua versione demoniaca!
Ma fu un caso isolato?
No, altri sacri luoghi di culto, consacrati all’Onnipotente e al Signore, furono adibiti all’evocazione di entità, ctonie, baruntiche, quali le definirebbe un occultista ottocentesco come l’abate Alphonse Louis Constant che prima abbiamo conosciuto con il nome di Eliphas Levi. Altre inquietanti e cruente cerimonie avvennero nella Parigi dell’Ottocento ad opera di ispirati profeti quali Eugéne Vintras o dell’ex sacerdote Boullan.
Cerimonie certamente non legate al Baphomet né alla possibile rinascita di gruppi neotemplari, ma ispiratisi ad una sorta di neopaganesimo che cercava nelle pieghe più sulfuree della conoscenza una via di scampo al grigiore dell’esistenza.
Come se di “stranezze” non ce ne fossero già abbastanza, nella Chiesa di Saint Merry fa bella mostra di se anche una grande barca di legno”
Forse in varie Case del Signore vennero profanati i simboli della religione cristiana come ad esempio nella mai troppo studiata chiesa di Rennes-le-Château in cui il l’abate Saunière compiva, probabilmente, anche riti legati a culti del tutto estranei alla religione di cui avrebbe dovuto essere Ministro.
Come la parigina chiesa di Saint Merry?
Roberto Volterri
Non perdetevi “Baphomet – Sulle tracce del misterioso idolo dei Templari” di Roberto Volterri e Alessandro Piana, Edizioni SugarCo.
Un’analisi completa dell’enigmatico idolo che i mitici Cavalieri Templari avrebbero venerato. Cosa si nasconde dietro l’etimologia di questo nome? Dietro la sua possibile iconografia, che secondo alcune fonti, potrebbe essere ricondotta a quella effigiata sul Sacro Lino, cioè la Sindone?
Un’apposita appendice suggerisce come tentare di riprodurre artificialmente una “impronta sindonica”…
Un libro che non mancherà di suscitare interesse e scatenare discussioni su vari temi ancor oggi tra i più dibattuti della storia, ancorandosi al fascino leggendario del nostro Medioevo.