AI MARGINI DEL CAOS (1995) – PARTE 02
…5 miliardi di persone periranno a causa di un virus mortale nel 1997…
…I sopravvissuti abbandoneranno la superficie del pianeta…
…ancora una volta gli animali domineranno il mondo…
Estratto di un’intervista con un paranoide schizofrenico clinico.
12 aprile 1990 – Baltimora County Hospital.
L’ESERCITO DELLE DODICI SCIMMIE (Twelve monkeys)
Una scena confusa vista da un bambino (Joseph Melito) che vede della gente che si butta per terra. James Cole (Bruce Willis) apre gli occhi nella sua cella, sono venuti a prenderlo per una missione per la quale, dicono, si sarebbe offerto volontario. Ciò non è vero ma l’uomo accetta lo stesso di indossare una tuta pressurizzata e sterilizzata mentre ascolta le istruzioni all’altoparlante.
Voce: “Queste sono le istruzioni per la vostra prima missione. Ascoltate attentamente, dovrete seguirle alla lettera. Tutte le aperture del vostro vestiario devono essere completamente sigillate. Se dovesse essere compromessa in qualche modo l’integrità dell’abito, se la stoffa si strappasse o una chiusura lampo si aprisse, vi sarebbe negata una riammissione.”
Dopo aver subito un ulteriore processo di sterilizzazione l’uomo esce da una paratia stagna, sale su un ascensore e percorre dei corridoi irti di tubi e grondanti acqua. Da una botola esce all’aperto in una città deserta e ammantata di neve. Tra gli edifici bui e deserti, Cole prende dei campioni di insetti, poi un ruggito lo fa voltare e, alle sue spalle, vede un grosso orso che lo fa indietreggiare precipitosamente; l’animale lo ignora e s’inoltra per le vie deserte.
L’uomo percorre i deserti e semidistrutti banconi di un grande magazzino, cammina tra i grattacieli, sui tetti e sui terrazzi, coperta tra la neve una scritta ormai semicancellata dal tempo: L’abbiamo fatto.
Alza gli occhi e vede un grande leone ruggire dalla cima di un edificio.
Dopo essere stato sottoposto a una accurata decontaminazione ed essersi autosottoposto ai prelievi necessari, Cole viene condotto davanti ad un’équipe di scienziati governanti che, apprezzando le sue qualità esplorative, gli propongono un nuovo progetto per il quale, se si offrirà volontario, gli saranno concessi ulteriori sconti di pena che, altrimenti, sarebbe l’ergastolo.
Baltimora, aprile 1990.
La Dottoressa Kathryn Railly (Madeleine Stowe) viene urgentemente chiamata per esaminare un uomo che è stato trovato per le strade della città in uno stato confusionale e vestito con un impermeabile trasparente. Kathryn cerca di parlare con il fermato che altri non è che James Cole e poi lo fa condurre all’Ospedale Psichiatrico dove Cole fa la conoscenza con Jeffrey Goines (Brad Pitt) uno psicolabile dalla parlantina sciolta; poi l’uomo si presenta davanti alla commissione medica.
Cole: “Questo è un posto per gente pazza. Io non sono pazzo.”
Dr. Casey: “Noi non usiamo il termine pazzo, signor Cole…”
Cole: “Comunque qui c’è gente malata. Io so cose che voi non sapete e sarà molto difficile che voi le comprendiate…”
Si alza dalla sedia posta davanti alla Commissione e subito uno degli infermieri sta per afferrarlo, poi, su ordine del Dr. Casey (Rick Warner), lo lasciano andare. Cole si mette a scarabocchiare qualcosa su un foglio.
Cole: “Sentite, qualcuno di voi conosce l’esercito delle dodici scimmie? …Ecco, questo è il loro simbolo, lasciano questo graffito sui muri, sui palazzi, qualcuno di voi l’ha visto… lei l’ha visto?”
Dr. Fletcher: “Signor Cole, la prego cerchi di restare calmo e di spiegarci bene tutta la faccenda dall’inizio.”
Cole: “D’accordo, d’accordo, almeno ci ho provato… okay… è logico, non sono ancora entrati in azione, è giusto…OKAY! (Lo urla rivolto al guardiano che lo stava mettendo a sedere e si siede di sua volontà) Cinque miliardi di persone sono morte tra il 1996 e ‘97, quasi l’intera popolazione mondiale. Solo l’uno per cento è sopravvissuto…”
Dr. Goodin: “Lei è qui per salvarci signor Cole?”
Cole: “Come posso salvarvi? È già accaduto. Nessuno può salvarvi, neanch’io. Sto semplicemente raccogliendo informazioni per aiutare la gente del presente a capire lo sviluppo del virus.”
Dr. Fletcher: “Ma que… questo non è il presente, signor Cole?”
Cole: “No. Il 1990 è il passato, è già stato ormai, è quello che sto cercando…”
Dr. Goodin: “Signor Cole… signor Cole… lei crede che il 1996 sia il presente, è così?”
Cole: “Anche il 1996 è il passato. Statemi a sentire, io… io devo fare assolutamente una telefonata. Se non faccio una telefonata le cose non si sistemeranno.”
Dr. Casey: “E chi dovrebbe chiamare? Chi è che dovrebbe sistemare tutto?”
Cole: “Gli scienziati.”
Dr. Casey: “Ah…”
Cole: “Devono sapere che mi hanno mandato nell’anno sbagliato… Posso lasciare un messaggio nella casella vocale che controllano dal presente… devo fare soltanto una telefonata, vi prego, per favore…”
Tutti si voltano a guardare Kathryn che annuisce. Chi risponde al telefono non è certo colui o coloro che Cole cercava.
Kathryn: “Non era chi ti aspettavi?”
Cole: “No.… era una donna… non sapeva niente…”
Kathryn: “Avrai fatto il numero sbagliato.”
Cole: “No.… mi hanno scelto perché io ho una buona memoria.”
Kathryn: “James, dimmi dove sei cresciuto…”
Dr. Casey: “Dottor Railly…”
Kathryn: “Ho la sensazione di averti già incontrato…”
Cole: “Aspetti, questo è il 1990, io devo lasciare messaggi nel 1996. È chiaro: quello non è ancora il numero giusto!”
Kathryn: “James…”
Ancora quella stessa scena, quel bambino, uno sparo, una donna, una mano insanguinata. Cole si sveglia nel dormitorio e, dalla finestra, guarda fuori. Jeffrey interviene dicendogli che non può forzare la grata poi, mentre il ragazzo continua a blaterare e gli promette aiuto per uscire, Cole vede un ragno, lo prende e se lo mangia. Jeffrey comincia a fare chiasso ad alta voce nel dormitorio e gli infermieri lo vengono a prendere. Il giorno dopo Cole lo rivede e continua a blaterare mentre gli infermieri portano loro le medicine. Mentre Cole sta guardando la tv, Jeffrey gli si avvicina nuovamente mettendogli in mano una chiave e continuando a chiacchierare e a dare nuovamente in escandescenze per attirare su di sé l’attenzione. Cole, intontito dai farmaci, si dirige lentamente verso il cancello che gli infermieri, attirati dal bailamme di Jeffrey, hanno lasciato aperto.
Grazie alla chiave che gli ha fornito Jeffrey, Cole riesce ad arrivare fino al piano sottostante della clinica poi viene fermato dagli infermieri e viene messo, saldamente legato a una branda, dentro una camera isolata. Mentre i medici stanno discutendo sul da farsi, misteriosamente e inspiegabilmente, Cole scompare. Il Dottor Casey esamina la stanza dall’alto soffitto e le robuste cinghie che tenevano legato il paziente e ancora chiuse.
Casey: “Vorreste farmi credere che un paziente riempito di sedativi, completamente legato, è riuscito a sgattaiolare attraverso quella ventola, ha rimesso a posto quella griglia dietro di sé e si è dileguato nel sistema di aerazione?”
Di nuovo quel sogno, un rumore di aerei, uomini armati e Jeffrey con in mano una valigia. Cole si sveglia dentro a una cella nella sua epoca e una voce misteriosa gli parla, poi viene convocato dagli scienziati che gli fanno ascoltare una registrazione deteriorata dal tempo e gli mostrano delle fotografie e, in una di queste, Cole riconosce Jeffrey.
L’équipe medica gli propone una seconda possibilità e Cole l’accetta così viene preparato e rispedito in un altro tempo ma, ancora una volta, non è l’epoca prevista ma un campo di battaglia che poi si scopre essere durante la Prima Guerra Mondiale nel 1917, lì viene ferito a una gamba e fa appena in tempo a vedere il suo ex vicino di cella, José, che viene portato via, ferito, su una barella.
Kathryn Railly sta tenendo una conferenza, per presentare il suo libro, illustrandola con delle diapositive.
Kathryn: “In un periodo di grandi calamità vi sono presagi e divinazioni. “Allora uno dei quattro viventi diede ai sette angeli sette coppe dorate ricolme dell’ira di Dio che vive nei secoli dei secoli”. Apocalisse. Nel quattordicesimo secolo, secondo i resoconti ufficiali dell’epoca, quest’uomo apparve all’improvviso nel villaggio di Whili, vicino a Stonehenge, nell’aprile del 1362. Usando un linguaggio sconosciuto e con uno strano accento, l’uomo fece delle infauste previsioni a proposito di una pestilenza che, stando alle sue parole, avrebbe spazzato via l’umanità dopo seicento anni. Ovviamente queste immagini del giorno del giudizio sono decisamente più suggestive della realtà che accompagna un’epidemia virale, sia che si tratti di peste bubbonica che di AIDS. Non dimentichiamo gli orrori tecnologici, come la guerra chimica che mostrò il suo volto terribile negli attacchi con il gas tossico nel primo conflitto mondiale. Durante uno di questi attacchi nelle trincee francesi, nell’ottobre del 1917, abbiamo l’esperienza di un soldato che, rimasto ferito da una scheggia, fu trasportato in ospedale in un apparente stato d’isteria. I dottori gli rilevarono l’incapacità di comprendere il francese, un’inspiegabile conoscenza dell’inglese, sebbene parlasse con un accento che essi non riconobbero. Quest’uomo (la diapositiva ci mostra José), anche se fisicamente non colpito dal gas, era in un enorme stato confusionale. Sosteneva di essere venuto dal futuro per cercare di isolare un certo germe che avrebbe dovuto spazzare via il genere umano dalla faccia della Terra a partire dal 1996. Sebbene ferito il giovane soldato scomparve dall’ospedale, sicuramente per portare a termine la sua missione, sostituendo l’angoscia che gli procurava la guerra con un’angoscia autoinflitta che noi chiamiamo Complesso di Cassandra. Cassandra, lo ricorderete dalla Mitologia Greca, era condannata a conoscere il futuro ma anche a non essere creduta, di conseguenza all’angoscia della preveggenza si aggiungeva l’impotenza di fronte agli eventi…”
La conferenza è finita e Kathryn, dopo aver firmato autografi sul suo libro, si avvia verso la propria auto ma qui viene assalita da un uomo che la costringe a entrare in macchina mentre questi si mette nel sedile posteriore. Le ordina di partire con voce concitata, vuole andare a Philadelphia. Kathryn dopo un poco lo riconosce.
Kathryn: “Cole… James Cole… Lei è scappato dall’ospedale sei anni fa…”
Cole: “Sei anni sono passati per te. Girati. Cammina!”
Kathryn: “Non posso credere che si tratti di una coincidenza, signor Cole, mi seguiva…”
Cole: “Volevi aiutarmi? Lo so che non dicevi sul serio ma… ma non avevo soldi… Ho una gamba ferita… Ho dormito in mezzo alla strada… dovevo avere un modo… C’è qualcosa da mangiare in questa macchina?”
Kathryn (facendo un cenno di diniego): “Mi ha seguito, lo dica, non è vero?”
Cole: “No.… no… io ho visto questo nella vetrina di un negozio (le fa vedere il foglio dell’annuncio della conferenza) … So leggerli i fogli.”
Kathryn: “Perché vuole andare a Philadelphia?”
Cole: “Ho controllato l’informazione su Baltimora, niente. È a Philadelphia. È lì che stanno quelli che lo hanno fatto… le dodici scimmie… Quella è una radio?”
Kathryn: “Sì…”
Cole: “Accendila… Accendila! (Ascolta la pubblicità di una vacanza sull’oceano) Non ho mai visto un oceano…”
Kathryn: “È una pubblicità, signor Cole… È.… è una pubblicità… Capisce che cosa significa? Non si rivolge personalmente a lei.”
Cole: “Signor Cole… Una volta mi chiamavi James.”
Kathryn: “Lo preferisce? James… tu non hai una pistola, vero?”
Cole: “Si può… si può alzare il volume? Si può sentire più forte?”
La musica che la radio trasmette lo rende estatico.
Cole: “Aaaahh… Adoro la musica del Ventesimo Secolo! Adoro quest’aria! Adoro respirare quest’ariaaaa! (Ride, felice come un bimbo e si sporge dal finestrino respirando a pieni polmoni).”
I programmi musicali vengono interrotti da un notiziario che annuncia come un bambino sia caduto in un pozzo profondo.
Cole: “Non gridare al lupo, al lupo…”
Kathryn: “Come?”
Cole: “Mio padre me lo diceva sempre: non gridare al lupo, al lupo perché la gente non ti crederà quando qualcosa accadrà veramente.”
Kathryn: “Che cos’è che deve accadere laggiù che sia l’inizio…”
Cole: “Qualcosa di brutto. Si può sentire un po’ di musica? Questa roba mi ha stufato… metti un po’ di musica…”
Degli amici di Kathryn denunciano la sua scomparsa alla polizia e temono che la ragazza sia stata rapita proprio da un suo vecchio paziente, Cole, che l’aveva cercata telefonicamente. I due si sono fermati per la notte al Motel Oasis. Il sogno ricorrente di Cole continua aumentando nei particolari. Vede Jeffrey colpito e una donna bionda che gli corre incontro. Si sveglia nella sua camera e vede nel letto accanto al suo Kathryn ancora legata come l’aveva lasciata la sera precedente. Le si avvicina.
Cole: “Ti ho vista nel mio sogno… I capelli erano diversi… Era diverso il colore, sono sicuro che eri tu.”
Kathryn: “E dove ci trovavamo?”
Cole: “C’era un aeroporto… prima che accadesse tutto. Sempre lo stesso sogno da quando ero bambino.”
Kathryn: “È c’ero anch’io? Che cosa facevo?”
Cole: “Eri sconvolta… Sei sempre molto sconvolta nel sogno. Non sapevo che fossi tu.”
Kathryn: “È chiaro che prima non ero io, James, ma adesso il mio volto è entrato nei tuoi sogni e sai perché… Puoi slegarmi, per favore?”
Cole: “No. Sei sempre stata tu. È molto strano…”
Kathryn: “Sei tutto rosso, ti sei lamentato, devi avere la febbre.”
Invece di slegarla lui le svuota la borsa e prende la carta di credito con la quale va al distributore nel corridoio. Mentre cerca inutilmente di liberarsi, dalla televisione Kathryn vede che la stanno cercando. Dopo averla liberata i due ripartono.
Cole: “Adoro questa musica… Noi non ce l’abbiamo, non esiste niente del genere.”
Kathryn: “Che cosa sono quelli?”
Cole: “Questi?”
Kathryn: “Eh…”
Cole: “I miei appunti… indizi…”
Kathryn: “Indizi su che cosa?”
Cole: “Sull’esercito segreto. L’esercito delle dodici scimmie. Loro hanno diffuso il virus, per questo sono qui. Trovarli è il mio compito, la mia missione. Hanno il virus allo stato puro… li devo localizzare prima che si trasformi. Quando li avrò individuati, uno scienziato verrà mandato qui e quello scienziato studierà il virus, poi, quando farà ritorno al presente, lui e gli altri scienziati troveranno la cura…”
Mentre il viaggio continua vengono diramate le notizie sui tentativi per recuperare il bambino caduto nel pozzo. Cole spiega alla ragazza che si tratta di un trucco e che il piccolo è nascosto nel fienile, Kathryn scuote la testa, rassegnata e incredula.
I due arrivano a Philadelphia.
Cole: “Non penserai che sono pazzo quando, dal prossimo mese, la gente comincerà a morire. All’inizio la prenderanno per una strana febbre, poi capiranno… Si renderanno conto… Aspetta, aspetta! Ferma la macchina, fermati! Fermati qui!”
Appena sceso, lei blocca la portiera, poi lo vede agitarsi e si decide a scendere a sua volta mentre Cole, sotto un cavalcavia, sta staccando dei manifesti dal muro rivelando, sotto di essi, dei segni.
Cole: “Avevo ragione, eccoli qui! Vedi, lo vedi? Le dodici scimmie, le dodici scimmie! Ci credi adesso? Vieni a vedere, guarda! Sono loro, lo vedi? Le dodici scimmie, le dodici scimmie! Vieni, ecco vedi? Le dodici scimmie… Aspetta… aspetta, guarda qui! Ci credi adesso, ci credi?”
Kathryn: “Vedo solo della vernice rossa, dei segni.”
Cole: “Segni, segni! Tu credi?”
Mentre cerca altrove delle altre tracce, un vecchio si avvicina loro e gli blatera di microspie nascoste tra i denti, poi Cole trascina la ragazza a forza dentro a un androne sporco e pieno di cartacce dentro al quale vedono due delinquenti che stanno assalendo una persona. Subito i due si rivoltano contro di loro ma Cole riesce a fermarli poi, nuovamente, prende la ragazza per un braccio, e la riporta fuori. Cole vede vicino a un edificio una delle immagini che l’équipe degli scienziati del suo tempo gli aveva fatto vedere. Entra in una specie di stamberga dove ci sono tre giovani, una ragazza e due ragazzi, e chiede loro notizie dell’esercito delle dodici scimmie. I tre dicono di non saperne nulla, allora Cole li minaccia con una pistola presa a uno dei due criminali e immobilizza i tre e, mentre lui fruga dappertutto, questi si decidono a dire quello che sanno.
Sono al servizio di Jeffrey Goines contro suo padre. Lui e altri undici si sono messi assieme per formare l’esercito clandestino delle dodici scimmie.
Ragazza: “Dopo un po’ mollò tutti i suoi accoliti e fece il colpaccio.”
Cole: “Quale colpaccio?”
I Ragazzo: “Andò in televisione e fece una conferenza stampa, disse al mondo intero di aver compreso che gli esperimenti del paparino erano vitali per l’umanità e che l’uso degli animali era assolutamente necessario. Da ora in poi lui, Jeffrey Goines, avrebbe personalmente supervisionato gli esperimenti per assicurarsi che gli animaletti non avrebbero sofferto.”
Tramite un classificatore Cole scopre l’indirizzo di Jeffrey, ruba un’auto e si fa accompagnare da Kathryn nelle vicinanze della casa mentre la radio annuncia che l’uomo è ricercato. Kathryn ferma la macchina per estrargli il proiettile dalla gamba, gli fascia la ferita e gli consiglia di arrendersi. Poi Cole sembra assalirla, anche se dispiaciuto del fatto. Avvicinatosi di nascosto alla casa di Goines mentre è in corso una cena sontuosa e il Dr. Goines (Christopher Plummer) sta tenendo un discorso, Cole chiede di vedere Jeffrey, il quale dapprima fa finta di non conoscerlo poi quando l’uomo nomina l’esercito delle dodici scimmie, lo porta con sé nel salone dove ha luogo il ricevimento quindi trascina Cole al piano di sopra.
Il giovane si dichiara in possesso del virus.
Cole: “…Virus? Per il bene dell’umanità devo sapere dove si trova e che cosa…”
Jeffrey: “Ah, stupendo. Comprendo di che cosa parli. È il tuo vecchio piano, non è vero?”
Cole: “Quale piano?”
Jeffrey: “Lo conosco il tuo piano, ricordi?”
Cole: “Di che stai parlando? Quale piano?”
Jeffrey: “Sì che lo sai. Stavamo insieme nella sala dove c’è la televisione e tu eri molto arrabbiato per il degrado del pianeta, cosa di cui sono d’accordo, e tu mi hai detto: non sarebbe favoloso se ci fosse un germe o un virus che spazzasse via il genere umano e rimanessero solo animali e alberi…”
Cole: “No.… no tu cerchi di confondermi…”
Jeffrey: “È stato divertente, molto divertente… allora ti ho risposto che mio padre era un famoso virologo e tu hai detto: ehi, lui fabbrica il germe e noi lo rubiamo… (ride) …Cuccuruccu… te lo ricordi adesso?”
Cole lo afferra per la gola e lo spinge verso la balaustra.
Cole: “Il virus si è mutato. Ora viviamo sottoterra. Il mondo appartiene ai gatti, ai cani, viviamo come dei vermi! Ho bisogno di quella informazione!”
Le guardie di sorveglianza afferrano Cole che si divincola mentre Jeffrey continua a blaterare come un demente. Cominciano a cercarlo per tutta la villa mentre il telegiornale annuncia che è stato trovato, assassinato nel parco, il corpo di una donna che potrebbe essere la dottoressa Railly. Cole è riuscito a uscire dalla villa, a fuggire nel boschetto e a raggiungere la macchina aprendone il bagagliaio dentro al quale c’è Kathryn viva e furibonda che gli salta addosso prendendolo a calci e a pugni.
La ragazza continua a non credergli e, vedendo delle luci che appartengono agli inseguitori, li attira nella giusta direzione con il suono del clacson mentre Cole continua a blaterare su come sia buona l’acqua e l’aria. Quando Kathryn si gira l’uomo è scomparso.
La ragazza racconta inutilmente alla polizia come Cole non solo non abbia mai cercato di ucciderla ma come, addirittura, l’abbia salvata da un teppista. Tornata a casa, Kathryn, vede sul notiziario che il bambino, creduto caduto nel pozzo, si era invece nascosto nel fienile per fare uno scherzo esattamente come aveva detto Cole.
James Cole è tornato nel suo tempo e si risveglia nella stanza dell’ospedale dove il gruppo di scienziati si congratula con lui per la riuscita della missione e gli fanno vedere il condono che è riuscito a ottenere ma l’uomo è in uno stato confusionale, crede di sognare e ride istericamente. Gli danno un sedativo, legandolo al letto.
Nel 1996 Kathryn cerca di convincere il Dr. Casey sulla missione di Cole, dato che ora lei stessa gli crede ma il medico è scettico.
Legato al letto l’uomo sente ancora quella voce e la riconosce: è quella del vecchio che si era strappato i denti.
Ancora un balzo nel 1996 dove un poliziotto mostra alla dottoressa la pallottola che lei ha estratto dalla gamba di Cole, è un pezzo da museo risalente a prima del 1920 e così Kathryn capisce dove aveva già visto Cole, guardando la foto intera di José vede, accanto a lui il suo viaggiatore del tempo. Tutti i suoi dubbi, tranne quelli dello spettatore che forse trova un po’ troppo ad hoc questa prova definitiva, cadono.
Cole, nel futuro, cerca di convincere gli scienziati a ritornare per completare la missione.
Nel laboratorio di Goines, il professore sta parlando al telefono con Kathryn.
Goines: “…Beh, lei mi deve scusare, ma temo che sia piuttosto inopportuno discutere questioni di sicurezza con lei, Dottor Railly, però, se questo può tranquillizzarla, io le assicuro che né mio figlio, né nessun altro è autorizzato ad accedere alle strumentazioni potenzialmente pericolose che si trovano nel mio laboratorio. È tutto chiaro, signora? Ora mi scusi e grazie tante per il suo interesse.”
Dopo aver in pratica messo giù il telefono Goines si rivolge al suo assistente, il Dottor Peters (David Morse) perché rafforzi le misure di sicurezza. Noi riconosciamo l’uomo perché era presente alla conferenza di Kathryn e si era avvicinato alla ragazza per farsi firmare il volume con queste parole:
Peters: “Il suo discorso ha peggiorato la già cattiva reputazione degli allarmisti.”
Kathryn: “Davvero?”
Peters: “Esistono dati reali che confermano che la sopravvivenza della Terra è compromessa dagli abusi della razza umana.”
Kathryn: “Questo è vero.”
Peters: “La proliferazione dei dispositivi nucleari, comportamenti sessuali smodati, l’inquinamento della Terra, dell’acqua, dell’aria, il degrado dell’ambiente… in questo contesto non le sembra che gli allarmisti abbiano una saggia visione della vita? E il motto dell’homo sapiens: Andiamo a fare shopping, sia il grido del vero malato mentale?”
Scienziato: “Analizziamo di nuovo le informazioni di cui disponiamo. Se i sintomi comparvero la prima volta a Philadelphia il 27 dicembre 1996, possiamo facilmente dedurre…”
Cole: “…che il virus è stato liberato, probabilmente, il 13 dicembre 1996…”
Scienziato: “Dopodiché constatiamo la sua comparsa…”
Cole: “…a San Francisco, New Orleans, Rio de Janeiro, Roma, Ischatza, Karachi, Bangkok e Pechino…”
Scienziata: “Lei non finirà mai di stupirci, Cole.”
L’uomo osserva una scritta sul muro adiacente.
C’è un virus?
Questa è la fonte?
5.000.000.000 moriranno?
Kathryn bussa furiosamente alla porta dello stabile dove, la volta precedente, lei e Cole avevano trovato i tre ragazzi amici di Jeffrey. Essi sono dentro, assieme a Jeffrey, ma si guardano bene dall’aprire. Allora la ragazza, dopo aver incontrato nuovamente lo strano vecchio, comincia a scrivere sui muri e sui vetri dell’edificio quando si sente chiamare: è Cole. L’uomo, in evidente stato confusionale, vede la stessa scritta che aveva visto poco prima nel suo tempo. Inseguiti dalla polizia che tallonava la ragazza i due si rifugiano in un albergo a ore e questa volta è lei che deve convincere Cole che tutta la sua storia è vera, l’uomo sembra convincersi quando vede la foto di José (Jon Seda) con lui accanto. La loro conversazione è interrotta dall’ingresso di un uomo che crede che Kathryn sia una puttana che ha invaso il suo territorio, Cole deve accorrere per difenderla e stordisce l’uomo a colpi di telefono poi ne trascina il corpo in bagno quindi si strappa i denti per interrompere il contatto con il suo tempo e per non essere richiamato. Quando arriva la polizia, richiamata dai rumori della colluttazione e dalle urla, i due sono già fuggiti.
Dopo aver preso un tram scendono nello stesso posto dove lui aveva visto l’orso ed il leone e vanno nello stesso magazzino che lui aveva visto distrutto e deserto. Kathryn ha provato a telefonare al numero che Cole fece nel 1990, numero che nel 1996 dovrebbe essere attivo ma le ha risposto una ditta di tappeti. Cole si fa descrivere il messaggio che ha lasciato e lo riconosce in una registrazione incompleta e poco chiara che aveva sentito nella sua epoca e questo prova che il collegamento esiste.
Intanto Jeffrey ha nuovamente riunito le sue dodici scimmie e, con un furgone, sta portando suo padre, legato e imbavagliato, nei pressi dello zoo. L’uomo capisce che suo figlio è ormai diventato completamente pazzo e gli dice che ora nemmeno lui conosce il codice di sicurezza per accedere al virus ma la cosa non sembra preoccupare Jeffrey.
Cole e Kathryn si sono nascosti in un cinema dove si proietta una personale di film di Hitchcock, ventiquattr’ore su ventiquattro: in questo momento, sullo schermo, stanno passando le immagini de La donna che visse due volte con James Stewart e Kim Novak. Kathryn ha comprato per lui una parrucca e dei baffi. Cole si addormenta e si sveglia alla sequenza de Gli uccelli quando i volatili attaccano in massa Tippi Hadren e vede che la ragazza non è più con lui. Esce di corsa dal cinema e la vede, con indosso una parrucca bionda, nella cabina telefonica. Ha prenotato un volo per domani alle nove e mezza, vuole fargli vedere l’oceano.
Jeffrey ha liberato gli animali, nell’alba che sorge si vedono elefanti, scimmie e tigri a spasso per Baltimora.
I due hanno preso un taxi per andare all’aeroporto. La taxista domanda:
Taxista: “A che ora avete il volo?”
Kathryn: “Nove e trenta.”
Taxista: “Ah, è tardi.”
Kathryn: “Tardi?”
Taxista: “Ah, ah…”
Kathryn: “Il mio orologio fa le sette e mezzo.”
Taxista: “In una giornata normale, certo, avremmo parecchio tempo ma oggi c’è da tener conto della faccenda dell’esercito delle dodici scimmie, purtroppo…”
Kathryn: “Cosa? Che cosa ha detto?”
Taxista: “Le dodici scimmie, tesoro, non avete sentito la radio questa mattina? Una banda di svitati ha liberato tutti gli animali dello zoo e hanno chiuso uno scienziato in una gabbia, pare che in mezzo agli altri ci fosse proprio il figlio dello scienziato. Adesso ci sono animali dappertutto. Un branco di zebre ha impedito il traffico in un tunnel un’ora fa e dei cosi strani che si chiamano gnu hanno bloccato tutto il traffico sulla trecentosettantasei.”
Kathryn: “Guarda!”
Lontano, sul cavalcavia, si vedono delle giraffe.
Arrivano all’aeroporto piantonato dalla polizia che ha diramato la foto di Cole alle reception. Lui riconosce il posto che aveva visto nel sogno, così come prima, con la parrucca bionda, era assolutamente certo, di aver riconosciuto Kathryn. Ricorda ora di essere già stato lì da bambino, una o due settimane prima dell’inizio dell’epidemia.
Mentre la ragazza va a prendere i biglietti, Cole compone il numero di telefono che gli scienziati gli avevano fornito.
Cole: “Non lo so se ci siete o no. Forse pulite davvero i tappeti, se è così siete fortunati, vivrete una lunga e felice vita, ma se siete voi scienziati ad ascoltare lasciate perdere. Dimenticate l’esercito delle dodici scimmie, loro non c’entrano, c’è un errore, è stato qualcun altro. L’esercito delle dodici scimmie sono un gruppo d’imbecilli che giocano a fare i rivoluzionari. Sentite, la missione è compiuta, ho fatto come volevate. Buona fortuna, non tornerò indietro.”
Alla reception c’è Peters, l’assistente di Goines, che ha prenotato un biglietto per le stesse località dove, in successione, scoppierà l’epidemia.
In bagno Cole si sistema i baffi e ode la solita voce che sembra provenire da un gabinetto, ma dentro lo stesso c’è un estraneo che nulla ha a che vedere con lui. Uscito incontra José che è stato mandato dagli scienziati con una pistola affinché uccida qualcuno e se non svolgerà il suo compito egli ha l’ordine di uccidere la ragazza. Cole non capisce chi dovrebbe uccidere ma subito dopo, quando Kathryn di corsa gli viene a dire che ha riconosciuto, da una foto sul giornale, l’assistente di Goines con in mano una misteriosa valigetta, si rende conto che il suo compito è quello di uccidere l’uomo che sta per spargere il morbo sulla Terra. Peters è stato fermato alla dogana, la sua valigetta esaminata e aperta, lui fa vedere tutte le autorizzazioni per il trasporto e, volutamente, apre una delle fiale del virus davanti al naso del funzionario. Il giorno della fine è cominciato. Nella frenetica corsa verso la sua preda Cole si fa riconoscere e, mentre sta puntando la sua arma contro Peters, i poliziotti gli sparano e lo colpiscono a morte, il genocida si allontana mentre Cole muore sotto gli occhi di Kathryn e quelli di un bambino che ha seguito tutta la scena. Peters è salito sull’aereo e ha preso posto accanto a una petulante passeggera.
Passeggera: “È osceno. Tutta questa violenza, questa follia, Adesso sparano anche dagli aeroporti. La nostra è veramente una razza in via di estinzione, questo è il genere umano…”
Peters: “Credo che lei abbia ragione, ha centrato il bersaglio, signora…”
I genitori stanno portando via il bambino dall’aeroporto. Sale in macchina, i suoi grandi occhi osservano l’aereo che parte verso la condanna del genere umano. Quegli occhi guardano il cielo, gli occhi di Cole che, inconsapevolmente, ha assistito alla propria morte…
Volutamente e dichiaratamente ispirato al cortometraggio La Jetee di Chris Marker, è scritto da David Peoples e girato da quel Terry Gilliam a cui dobbiamo, soprattutto, I banditi del tempo, Le avventure del Barone di Munchaüsen e, sopra gli altri, Brazil al quale sotto molti aspetti, questo film si richiama. La resa dei trenta milioni di dollari stanziati per la pellicola sembrano molti di più specialmente in quelle ambientazioni claustrofobiche e quasi oniriche del sottosuolo dove vivano i superstiti dell’umanità.
Suggestive sono le scene di una Baltimora deserta e sotto la neve, con i negozi distrutti e gli animali che si aggirano tranquillamente per le sue strade.
(2 – continua)