Titolo originale: Mortal Engines
Anno: 2018
Regia: Christian Rivers
Soggetto: dal romanzo di Philip Reeve
Sceneggiatura: Peter Jackson, Philippa Boyens e Fran Walsh
Direttore della fotografia: Simon Raby
Montaggio: Jonno Woodford-Robinson
Effetti speciali: Brian Duff, Trevor Kiely e Gavin Legge
Musica: Junkie XL
Produzione: Deborah Forte, Peter Jackson, Amanda Walker, Fran Walsh e Zane Weiner
Origine: Stati Uniti / Nuova Zelanda
Durata: 2 h e 8′
CAST
Hera Hilmar, Robert Sheehan, Jihae, Hugo Weaving, Leila George, Stephen Lang
TRAMA
In un futuro remoto la superficie della Terra, desertica, è percorsa da enormi città ambulanti che cercano di impossessarsi delle risorse. Il giovane Tom ha sempre vissuto in una di queste città, dette trazioniste, erede dell’antica Londra, ed è ben visto dal capo Thaddeus, uomo ambizioso e pericoloso. L’incontro con Hester, una ragazza in cerca di vendetta contro Thaddeus, lo porteranno in un mondo pericoloso fuori dalla città e gli faranno scoprire nuove realtà, oltre che il vero volto di chi fino a quel momento credeva amico.
NOTE
Tratto dal romanzo di Philip Reeve e prodotto da Peter Jackson, il film non ha goduto della stessa attenzione dei vari capitoli cinematografici ispirati al mondo di Tolkien: certo, le aspirazioni sono diverse, ma Macchine mortali, anche se a tratti nei limiti di un film rivolto a un pubblico di adolescenti, presenta vari aspetti interessanti.
Innanzitutto è uno dei pochi film sul grande schermo a essersi confrontato con un universo di tipo steampunk, quel genere di fantascienza che si confronta o con un passato di tipo vittoriano con una tecnologia basata sul vapore o con un futuro in cui c’è stata una regressione delle tecnologie.
Agli appassionati italiani il film fa venire in mente una serie di fantascienza molto interessante degli ultimi anni, quella di Mondo 9 di Dario Tonani, che a tratti la storia ricorda, sia pure con premesse e protagonisti diversi.
La storia, ricca di colpi di scena, vede al centro comunque una creazione nuova, una città a vapore ambulante, in cui ci sono reminiscenze anche di Miyazaki e di Otomo, oltre che del cult Il gigante di ferro e si esaurisce in un solo capitolo: i risultati al botteghino non sono stati incoraggianti e forse l’universo non è ancora così mainstream come altri.
Ma Macchine mortali è e resta una bella avventura, in un mondo insolito e inquietante, un possibile futuro dove i robot crescono una bambina e ci può essere anche un altro modo di vivere che non depredare sempre.
Buono il cast, con il sempre ottimo Hugo Weaving, impegnato di nuovo in un ruolo da cattivo ambizioso, anche se non vengono spiegate del tutto le sue motivazioni. Bello il personaggio di Hester, nuova variante sull’archetipo della ragazza guerriera, fuori dai canoni tradizionali di bellezza visto che è rimasta sfigurata da piccola, ma non per questo meno affascinante.
Un film per appassionati di tutte le età di fantascienza, che meriterà senz’altro una seconda possibilità in dvd.