“…Nell’anno del Signore 1520, in Inghilterra, fu visto
nel cielo a Hereford un grande trave di fuoco. Avvicinatosi
al suolo, vi bruciò molte cose con il calore che esso
emanava. Quindi ascese nuovamente verso il cielo e fu visto
cambiare forma fino ad assumere quella di un cerchio di fuoco…”
(Corrado Licostene, Chronicon Prodigiorum, XVI secolo)
Un giorno qualunque, in una calda mattinata dei primi di agosto della metà del IV secolo d.C. qualcosa di simile in effetti accade e qualcuno potrebbe aver gridato…
“ …Lassù, in cielo!
Guardate verso occidente!
Sono tante! Sono infuocate …
…Fuggiamo… “
I più fuggono, qualcuno – più tardi - immortala graficamente l’evento, qualcuno ricorda e annota…
Roma, notte tra il 4 e il 5 Agosto. IV secolo d.C.
Ai pochi abitanti della Città Eterna che si aggirano sul colle Esquilino in una calda giornata estiva, infatti, appare strano vedere cadere dal cielo, da curiose “nuvole” – ben diverse certamente dalla compatta coltre nuvolosa tipica delle precipitazioni nevose (invernali, soprattutto!) – moltissimi, quasi impalpabili… “fiocchi di neve”. Qualcuno fugge impaurito da questa manifestazione dell’ira divina, qualcuno li raccoglie in mano, vedendoli svanire dopo un po’, evaporando, sublimando come vera neve al sole, qualcuno annota l’evento…
Roma, undici secoli più tardi: al maturo pittore Masolino, originario di Panicale in Valdelsa, ove era nato nel 1383, qualcuno narra di quell’evento, qualcuno fa leggere qualche antica cronaca di tale Fra’ Bartolomeo da Trento, qualcuno suggerisce e gli commissiona parte di quel Trittico della Madonna della Neve di cui parleremo fra qualche riga…
Andarono proprio così quelle lontane vicende?
Forse sì, forse è solo un esercizio di immaginazione, forse sono vere tutte e due le ipotesi, perché un altro pittore del XV secolo, forse Sebastiano Mainardi, forse qualcun altro, eternò sulla tela un altro simile evento – La Madonna e San Giovannino – che ancor oggi fa discutere e forse rappresenta la più consistente testimonianza che nell’Universo… non siamo soli.
Facciamo però un rapido passo indietro, ripensiamo a quegli strani, inconsueti eventi, lasciamo il XV secolo e torniamo per un attimo ai giorni nostri, alle nostre consuete riflessioni sui perché della Scienza, sui misteri della vita, sulle incongruenze del comportamento umano, ma anche sulla sana e proficua curiosità che anima qualcuno (o molti ?) di noi verso i misteri dell’Universo che ci circonda, sulla possibilità che dalle profondità del Cosmo, o forse anche dal nostro “piccolo” Sistema Solare (e dintorni…), qualcuno, sin dalla più lontana antichità, abbia avuto l’idea (o la necessità?) di… farci visita.
Un’antica stampa del 1494 in cui sono raffigurate “cose che si vedono nei cieli” e in particolare, in basso, un “razzo” molto ante litteram!
Il celebre “Volantino di Basilea”, del 1566, in cui molti strani oggetti evoluivano in cielo tra lo stupore degli abitanti della bella cittadina svizzera…
Qualcuno che ancora adesso sembra desiderare di lasciare solo delle impalpabili, sfuggenti – a volte decisamente improbabili, ma a volte tangibilmente inquietanti – tracce.
Qualcuno la cui identità non conosciamo, ma del cui passaggio nei cieli del nostro piccolo pianeta siamo sufficientemente certi. Quasi quanto gli oscuri “pittori” di grotte del Tassili – che, forse, ebbero degli incontri molto, molto ravvicinati! – quasi quanto i disorientati abitanti delle prime città della nostra penisola, le cui “visioni” ci sono state tramandate dai più celebrati scrittori come Tito Livio o Giulio Ossequente, quasi quanto affermati artisti come qualcuno della Scuola di Filippo Lippi, Ventura Salimbeni o Masolino da Panicale al quale ora ci avvicineremo…
Masolino da Panicale, “Fondazione di Santa Maria Maggiore”, dipinto tra il 1423 e il 1428, facente parte di un trittico noto anche come “Il Miracolo della Madonna della Neve”. Napoli, Museo di Capodimonte. Papa Liberio traccia sulla “neve” il perimetro di quella che sarà la basilica di Santa Maria Maggiore.
Di Tommaso di Cristoforo Fini, detto Masolino, nato nel 1383, abbiamo le prime notizie certe solo intorno al 1423 quando, ormai in età matura, si iscrive alla Corporazione dei Medici e degli Speziali, di cui facevano parte anche i pittori dato che trattavano materie chimiche, cioè i pigmenti con cui fabbricavano i colori. Fu dal Vasari definito uno dei più bravi rinettatori – cioè pulitori e cesellatori delle formelle in bronzo usate nelle fusioni artistiche – al servizio del Ghiberti. Iniziò a dipingere nel 1402, a Firenze, e, sempre a Firenze, ricompare, ormai quarantenne, dopo aver viaggiato a lungo e aver soggiornato, secondo il Vasari, anche a Roma. Dove, forse, ebbe notizia proprio di quel “miracolo” che sei anni dopo dipinse per il Trittico della Madonna della Neve, insieme a Tommaso di Ser Giovanni di Monte Cassai, più noto come Masaccio, e al meno illustre Paolo Schiavo.
Particolare della “neve” che sarebbe caduta dalle “nuvole” il 5 agosto dell’anno 358. Neve ad Agosto, a Roma?
“Come avrebbe potuto un Masolino da Panicale – si chiede l’amico dottor Pinotti nel suo Angeli, Dei, Astronavi (Oscar Mondadori,1996 ) – descrivere l’avvistamento di UFO e la relativa caduta di “bambagia silicea” (sì, proprio la “neve”! N.d.A.) su Roma in un’epoca in cui tutto ciò che si scostava dal “conosciuto” era considerato stregoneria o miracolo?”. Indubbiamente, il modo migliore, più scevro da “pericoli”… e roghi era proprio quello adottato da vari artisti dell’epoca (intendiamo il XV secolo e poco oltre), inquadrando il tutto in una dimensione mistica, religiosa.
Cosa può aver letto o sentito narrare, il nostro Masolino riguardo a quell’impossibile nevicata estiva avvenuta in una notte di agosto di molti secoli prima, come ci tramanda Bartolomeo da Trento nel suo Liber epilogorum in gesta sanctorum e che indusse Papa Liberio, nella seconda metà del IV secolo, a tracciare il perimetro dell’area su cui poi fu edificata la basilica di Santa Maria Maggiore?
Chi scrive ha continuato a cercare in manoscritti, in cronache del tempo, più precisi indizi sugli avvenimenti, sugli “avvistamenti”, che dettero spunto a vari artisti per produrre opere pittoriche… in odor di UFO: limitiamoci per ora, ad analizzare l’opera di Masolino, sia con l’occhio dello studioso del passato, sia – nel libro I.F.O. Oggetti Volanti Identificati? – con la “lente” informatica fornitaci dall’onnipresente computer e dai sofisticati programmi d’analisi di immagine.
La neve – nel dipinto oggetto del nostro studio e ben visibile presso il Museo di Capodimonte (Napoli) – cade da una nuvola allungata, quasi sigariforme (non ne ho il coraggio, ma se lo avessi la definirei… astronave madre) sotto e dietro la quale sono visibili delle nuvole più piccole, ben delineate nei loro contorni come – evidenzia ancora Roberto Pinotti… e io con lui – la maggior parte dei dischi diurni muniti di cupola.
Sarebbe interessante comparare – soprattutto ricorrendo alle citate tecniche d’analisi di immagine – alcune di queste “nuvole” del Masolino con alcune fotografie di “dischi diurni”, come, per esempio, quella scattata a Firenze nel 1954, mentre altra neve, o meglio, bambagia silicea, cadeva su questa città. Mi sono limitato in queste poche pagine a eseguire un raffronto con una delle ben note foto di un altro disco diurno, scattate il 5 giugno 1955 nel cielo di Namur (Belgio).
In basso, la “nuvola” – quella all’estrema destra del dipinto, vicina al cornicione dell’edificio – che più assomiglia ad un “Oggetto Volante Identificato”, insomma… ad un UFO discoidale. In alto, foto di un Oggetto Volante Non Identificato scattata il 5 giugno 1955 nel cielo di Namur (Belgio).
Filamenti bianchi simili a “neve” caduti in varie circostanze da strani Oggetti Volanti non Identificati. Qualcosa di simile accadde alle ore 15.27 di mercoledì 27 ottobre 1954 mentre si giocava la partita di calcio Fiorentina-Pistoiese, sospesa per un certo tempo poiché tutti gli spettatori osservavano le evoluzioni di strani dischi da cui cadeva una bambagia bianca che, analizzata dal professor Giovanni Canneri presso l’Istituto di Chimica Analitica dell’Università di Firenze, risultò composta da Boro, Silicio, Calcio e Magnesio.
Ore 15.27 di mercoledì 27 ottobre 1954 mentre si giocava la partita di calcio Fiorentina-Pistoiese strani oggetti discoidali evoluivano in cielo lasciando cadere quella che poi è stata denominata “bambagia silicea”. Forse la stessa sostanza che cadde a Roma in un lontanissimo agosto del 358 d.C.
Torniamo però al titolo di questo articolo, di questo nostro incontro con le testimonianze, alcune indiscutibili, altre… un po’ meno, di una realtà “aliena”.
Perché intitolare in modo direi provocatorio, questo approccio allo studio di tutte quelle antiche testimonianze, lasciateci con l’intenzione di inviare un messaggio ai posteri o lasciateci unicamente come frutto dello sbalordimento, della meraviglia di chi aveva osservato qualcosa ben al di là della comune, quotidiana esperienza?
Perché “La Scienza è Verità. Non lasciatevi ingannare… dai fatti !” è il primo comandamento del famoso Decalogo dello Sperimentatore che non manca, o non dovrebbe mancare, in qualsiasi laboratorio di ricerca degno di questo nome!
E, infatti, non manca nel mio studio presso l’Università ove, come archeologo, mi occupo, tra l’altro, di “archeometallurgia”, cioè di analisi su reperti metallici mediante sofisticate tecniche come la Microscopia Elettronica a Scansione, la Microanalisi a Dispersione di Energia e altre… piacevolezze del genere!
Roberto Volterri nel suo studio all’Università, con alle spalle un buon numero di immagini riguardanti strani oggetti che in un lontano passato evoluivano nei nostri cieli e che furono immortalati da alcuni celebri pittori….
Perché, pur avendo infinita stima per gli aspetti più “scientifici” della “Conoscenza” in senso lato, pur apprezzando oltremodo il cosiddetto “metodo galileiano”, pur avendo fiducia “quasi” cieca nella Dea Ragione, ogni tanto – da tanto, tanto tempo! – mi pongo qualche sano dubbio…
E se ci fosse veramente qualcosa di vero nei ripetuti avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati, ossia i “famigerati” UFO ?
E se inconsuete rappresentazioni pittoriche, qua e là da me rintracciate o scoperte da altri… “illusi” come chi scrive queste note, fossero veramente la testimonianza – queste sì al di là di ogni sospetto! – che nei secoli, o addirittura nei millenni passati, qualcosa costruito da mani aliene ha solcato i cieli di questo “quasi insignificante” pianeta, posto ai margini di una Galassia – suvvia, non di “prima grandezza”! – sperduta in un Universo senza fine?
E allora i dubbi si moltiplicano, le perplessità sulle verità scientifiche rivelate si estendono a dismisura e affiora, più impellente che mai, il desiderio di “diffondere” tali sani Dubbi, di combattere alcune Certezze, di cercare di fare – e di far fare – un altro piccolo passo verso l’affascinante ipotesi che oggi si fa fatica a ritenere ancora tale, per la quale non saremmo soli nell’Universo, ma ogni tanto, ai giorni nostri come ieri, qualcuno… viene a farci visita.
Per concludere questo brevissimo approccio alle ricerche su tracce di presenze “aliene” in un lontano passato, in tempi non sospetti, vorrei solo riportare l’immagine di un celeberrimo dipinto conservato a Firenze, Palazzo Vecchio, Sala di Ercole, Loggiato di Saturno, evidenziato già in un articolo di Daniele Bedini intitolato La Madonna del Disco Volante, pubblicato su Notiziario Ufo del luglio – agosto 1996, in cui un pastore – insieme al suo cane che… abbaia! – osserva un curioso oggetto discoidale, molto luminoso, mentre evoluisce in cielo. Un altro pastore – da chi scrive evidenziato con un diffuso software per il trattamento di immagini – osserva, seduto insieme alle sue pecore – ciò che in cielo avviene…
Torneremo su questi temi in altri articoli da pubblicare su “La Zona Morta” alla voce Alieni…
In alto, il dipinto attribuito a Sebastiano Mainardi (1460 – 1513), conservato a Firenze, in cui è raffigurato un oggetto discoidale osservato da due pastori e un cane. Cos’era? In centro l’altro osservatore seduto tra le sue pecore e in basso l’oggetto, molto luminoso, osservato dai due uomini e dal cane… che abbaia ad un oggetto concreto, non ad un’entità astratta!
Roberto Volterri
Narrano antiche cronache…
Compilatori di sacri scritti, popoli scomparsi, maestri artisti medievali e rinascimentali hanno lasciato tracce inspiegabili nelle loro opere. Tracce che parlano di enigmatiche presenze e di strani oggetti volanti fermi nei cieli. Cosa videro gli artisti che le realizzarono e perché tali raffigurazioni? Cos’è l’oggetto discoidale dipinto alle spalle della Vergine nell’opera “Madonna e San Giovannino” conservato a Firenze? Cosa raffigurano i bassorilievi maya e olmechi? Questo libro del dottor Roberto Volterri è un vero e proprio manuale che, attraverso le tecnologie informatiche, cercherà di svelare la natura di antichi contatti… Per la prima volta in un unico libro vengono presentate tutte le opere d’arte con “anomalie ufologiche”.