VIAGGIO TRA I PAESI FANTASMA D’ITALIA 01: TOIANO, IL BORGO FANTASMA DELLA BELLA ELVIRA

Prosegue la nostra collaborazione con il sito “Italia parallela”, che stavolta ci porta mano nella mano in lungo e in largo per lo Stivale alla scoperta dei paesi infestati dagli spiriti.

Iniziamo il nostro viaggio tra i paesi fantasma d’Italia con Toiano alle Brota, un borgo medievale facente parte del comune di Palaia (in provincia di Pisa), a pochi chilometri da Volterra.

Toiano è posizionato su un colle alto e stretto, composto da vegetazione spontanea ed antiche piante da frutto lussureggianti: da lassù si gode di un panorama meraviglioso, fatto di uliveti, casolari, vigneti e di fronte, sullo sfondo, le mura e le torri di Volterra a coronare il tutto, come in un quadro dai colori tipici dei colli toscani.

Il paese, che allo stato attuale è disabitato, si trova tra le verdi colline pisane e i calanchi tipici della zona di Volterra: sono speroni di tufo che possono raggiungere i 50 metri di altezza, dal caratteristico colore grigio-ocra, terreni aridi, erosi dal tempo ed impossibili da coltivare.

Il borgo è stato segnalato al FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) come uno dei “luoghi del cuore” da salvare nel nostro Paese.

La strada per arrivare fin qui da Palaia è lunga 5 km e stretta circa 3 metri, ma offre delle bellissime vedute panoramiche. Esiste anche una strada alternativa più corta ma sterrata e terribilmente ripida.

La struttura del borgo è quella di un castello a cui si accede tramite un ponte (che, in passato, era molto probabilmente un ponte levatoio).

A fine ‘800 nel Dizionario Corografico d’Italia di Emanuele Repetti, Toiano era descritto come «un villaggio con castellare e chiesa plebana, dedicata a San Giovanni Battista, a circa miglia tre a scirocco di Palaia. Siede su alcuni poggi di tufo arenario e la sua parrocchia ha quattro filiali e 521 anime». In quel periodo vi abitavano circa 500 persone, dedite alla vita contadina, rimaste fino al boom economico degli anni ‘60 quando anche le ultime famiglie si sono spostate a valle per poter lavorare nelle industrie della Valdera.

Ora non c’è più nulla lassù, nemmeno l’acqua potabile: restano solamente le antiche mura, qualche casa, una chiesa sconsacrata e un cimitero, all’entrata del paese, diroccato ma tuttora curato dai parenti dei pochi  che hanno deciso di non allontanarsi dal borgo… Ha una sola via, via del Castello, lunga circa 50 metri, fiancheggiata da due file di case: alcune sono ancora solide, altre semidistrutte dal tempo e dall’incuria. Al visitatore che si affaccia per curiosarvi all’interno, colpiranno tantissimo gli odori ancora vivi della civiltà contadina e i calendari degli anni ‘50 ancora appesi alle pareti domestiche.

I boschi di Toiano, tuttavia, custodiscono un terribile segreto. Il 5 giugno 1947, per la festa del Corpus Domini, presso la zona detta Botro della lupa, fu assassinata Elvira Orlandini, una ragazza di ventidue anni, di famiglia contadina. Si era recata in quella zona (vicina alla sua abitazione) per andare ad attingere acqua corrente, e lì era stata ritrovata morta, sanguinante, mezza nuda. Qualcuno l’aveva sgozzata, tentando di staccarle la testa dal collo con un coltello. Del delitto fu accusato ingiustamente il fidanzato, Ugo Ancillotti, anche lui di famiglia contadina, ma venne scagionato dopo due anni per assenza di prove. Il caso fece il giro del mondo, tanto che le autorità (che non trovarono mai il coltello usato per uccidere la vittima) ricevettero lettere anonime e di maghi provenienti da un po’ ovunque, ognuna recante l’ipotetico nome del vero assassino.

Per ricordare questa storia, sulla strada tra Palaia e Toiano è stato eretto un ceppo di marmo raffigurante “la bella Elvira”, e tuttora i vecchi dei paesi vicini continuano a parlare di lei.

Ovviamente, c’è chi dice che lo spopolarsi del borgo sia dovuto al fantasma di Elvira che, da quel tragico giorno, ha iniziato a manifestarsi inquietamente.

Toiano però non è del tutto disabitata. All’inizio degli anni 2000, Giovanni Cerasoli, sommozzatore di professione, ha deciso di acquistare una casa in questo borgo e vivere proprio qui, collaborando a un progetto di ripopolamento del borgo, lottando per la conservazione di questo luogo magnifico. Purtroppo, con il passare degli anni, oggetti preziosi come alcuni quadri e le acquasantiere della chiesa, sono stati rubati dai soliti “sciacalli” della situazione, ed è quasi impossibile poterli recuperare. Speriamo che il progetto di Cerasoli possa contribuire a ridare un po’ di vita a quello che è uno dei più piccoli ma meravigliosi gioielli d’Italia…

Monica Taddia