In tempi ormai andati, in terra d’Argentina si servivano in tavola per festeggiare gli impolveratissimi e affamati gauchos dopo il loro ritorno dalle pampas dove avevano svolto il loro compito di mandriani.
In tempi a noi più vicini le empanadas vengono ancora servite in tipici locali del centro e sud America – Argentina e Brasile in particolare – e pare che siano particolarmente gustose!
Ma nella cittadina brasiliana di Garanhuns, almeno per un po’ di tempo, le empanadas avevano uno strano sapore, forse anche uno strano odore, qualcosa che ha inconsapevolmente trasformato gli avventori di un locale gestito da uno stranissimo trio in… cannibali!
Lo stranissimo trio, capeggiato da un folle docente universitario convinto di dovere salvare il mondo intero da sicura catastrofe, propinava infatti ai clienti fumanti empanadas ripiene di carne umana procurata a buon mercato mediante semplici annunci economici apparentemente finalizzati alla ricerca di aspiranti cameriere o baby-sitter.
Il “chiarissimo” professor Jorge Beltrao Negromonte da Silveira, insieme alla legittima consorte Isabel Cristina Pires e alla “fidanzatina” Bruna Cristina Oliveira da Silva – forse la vera “anima nera” dell’inconsueto ménage à trois – depezzava i corpi delle povere ragazze in cerca di lavoro, le cucinava a dovere in una sorta di stamberga ove il locale “Nucleo Antisofisticazioni Alimentari” avrebbe fatto fatica a distinguere il “prodotto finito” dalla montagna di scarti accumulati nel retrobottega, e vendeva a poco prezzo il cibo che “esotericamente”, ricorrendo anche a qualche rito di “magia nera”, avrebbe redento l’umanità intera non immolandosi su una croce ma cucinando saporite empanadas quasi a costo zero!
“Dacci oggi le nostre empanadas quotidiane…”
Garanhuns, Pernambuco, Brasile.
In quasi tutta l’America Latina è facilissimo imbattersi in piccoli o grandi ristoranti che vendono ottime empanads, ovvero fagottini riempiti di carne, ricercatissimi anche durante le fiere paesane.
Se vogliamo, è un po’ come accade con i nostri ben poco dietetici “calzoni ripieni” che troviamo in qualsiasi pizzeria e che sono croce e delizia per chi, qua e là nella penisola, partecipa a sagre e feste in onore di questo o di quel Santo…
Forse le empanadas furono diffuse in sud America dagli spagnoli, i quali ne appresero la ricetta dai popoli arabi dell’area mediterranea, famosi per il loro kebab, cibo che in mille varianti troviamo anche oggi in Italia, in ogni angolo di strada.
Una delle infinite rivendite di gustosissime empanadas, poco dietetici fagottini riempiti di carne rigorosamente d’origine animale! Non così accadeva con le empanads cucinate dal professor Negromonte & Co.
Calma, state tranquilli, non avete sbagliato articolo da leggere!
Non avete preso per sbaglio una copia de Il Gambero Rosso del viaggiatore solitario e non è questa la sede adatta per fornirvi gustosissime ricette di ogni tempo e paese, ma è la sede adatta per mettervi in guardia nel caso capitaste dalle parti di Garanhuns, piccola e graziosa cittadina nello stato di Pernambuco, in Brasile.
S’intende, non in tutta Garanhuns, ma solo nei pressi di quella che fu l’abitazione del professor Jorge Beltrao Negromonte da Silveira, stimato docente universitario, sposato con la non più giovanissima Isabel Cristina Pires e focoso amante dell’ancor più focosa ventiduenne Bruna Cristina Oliveira da Silva!
Innamoratissimi! Il professor Jorge Beltrao Negromonte da Silveira con la sua giovane amante Bruna Cristina Oliveira da Silva.
Il consenziente “terzo incomodo”, la non più giovanissima Isabel Cristina Pires, moglie del folle professore brasiliano.
Su qualche giornale locale, in questi ultimi anni, compariva spesso un annuncio, più o meno simile a quello sotto riportato, che offriva lavoro a giovani ragazze del posto.
Ele oferece bem remunerado emprego para jovens babás.
As horas de trabalho limitado. Por favor ligue para o número de telefone…
Quando le aspiranti cameriere, baby-sitter o tuttofare in cucina – spesso in attesa di un bambino – arrivavano speranzose in una casa alla periferia di Garanhuns, trovavano ad accoglierle uno stranissimo trio: un ultracinquantenne ex docente universitario con l’aria ispirata del guru ben determinato a salvare l’umanità intera, un’attempata e poco simpatica “megera” e un’aitante e giovane ragazza il cui ruolo appariva bene evidente dai modi con cui blandiva l’apparentemente serissimo professor Negromonte.
Ben presto, una ad una, le ragazze si trovavano in mezzo a un impressionante, macabro rito di magia nera che le spediva senza mezzi termini nell’improbabile “paradiso” in cui crede chi aderisce a forme di sincretismo religioso simili, ad esempio, alla Macumba brasiliana. Sincretismo che, appunto, include uno strano ma affascinante mélange di religioni autoctone dell’Africa Nera, elementi di un cattolicesimo male interpretato e forme di spiritualità proprie di alcune religioni del Brasile.
La componente “africana” contempla l’officiare – da parte di una sorta di medium chiamato macumbeiro – complessi e cruenti sacrifici di animali – guardati con occhio preoccupatissimo da… galli e galline! – insieme a meno preoccupanti offerte di tabacco e anche un po’ di danaro a evanescenti “spiriti” che di tali doni non sanno che farsene.
Avrete di certo indovinato chi era il macumbeiro – coadiuvato dall’attempata megera di cui sopra – che accoglieva le ingenue e bisognose ragazze attirate dall’innocente annuncio…
Ebbene sì, il nostro acculturatissimo professor Jorge Beltrao Negromonte faceva passare a miglior vita ogni ragazza, eseguendo un complesso rito di magia nera, prelevava gran parte del sangue e cucinava – rigorosamente al vapore condite soltanto con origano e cipolle finemente tritate. Quando c’è la cultura… si vede! – alcune parti del loro corpo.
Poi, in un improvviso accesso di spirito imprenditoriale, tritava tutto ciò che ancora era utilizzabile e riempiva le famose empanadas con cui abbiamo iniziato questo articolo.
Alcuni bar e ristoranti dei dintorni – del tutto inconsapevolmente! – acquistavano i profumatissimi prodotti della Ditta Negromonte & Co. e li offrivano a ignari turisti e a gente del posto. Pare con ottimi risultati di vendita…
“Empanadas” ben cotte per la… redenzione del genere umano!
Suvvia, ora non giudicate del tutto negativamente il “nostro” professore!
Il suo obiettivo finale non era certo quello di ricavare un pugno di miserrimi real brasiliani – pochissimi euro, insomma – dalla vendita di qualche sfornata di empanadas!
Faremmo infatti un disdicevole torto a questo feroce, forse pazzo, “cannibale” dei nostri giorni, ingiustamente paragonandolo al mitico Sweeney Todd, il barbiere inglese di Fleet Street, il quale sfogava la sua rabbia verso il mondo intero facendo letteralmente a fette i suoi clienti, derubandoli e farcendo con i loro corpi i suoi pasticci di carne.
No, il dotto professor Negromonte uccideva le povere ragazze – preferibilmente già in dolce attesa – poiché era certo che esse avrebbero dato alla luce futuri farabutti, inguaribili ladri, insomma… irrecuperabili delinquenti!
Il suo “rituale di purificazione” includeva quindi il dover mangiare parti delle carni delle sue vittime, magari immolate a Exù oppure a Pomba Gira, il Diavolo e la sua poco tranquillizzante consorte.
Sopra Pomba Gira “diavolessa” della Macumba brasiliana, sotto il suo legittimo consorte Exù seduto su un trono di teschi. Noblesse oblige!
Indubbiamente affetto dalla sindrome dell’Ego ipertrofico, il professor Negromonte – durante il recente processo seguito all’inevitabile arresto – non ha fatto altro che autodefinirsi in possesso di una “mente superiore con la vocazione e il destino di educare gli altri”.
“Altri” – tutti noi compresi, immaginiamo… – ovviamente, dotati di scarso intelletto e del tutto ciechi all’implacabile tragico destino di questa folle umanità.
Anzi, non “badando a spese”, Negromonte ha incluso nel suo immaginario giro di ipotetiche amicizie Einstein, Leonardo da Vinci e – visto che c’era posto – anche Mosè e Nerone!
In un momento di autentica sincerità e autocritica si è però definito “schizofrenico paranoico”: “Quando ho un attacco – ha confessato poi, durante un’intervista in carcere – vedo ombre intorno a me, sento voci che parlano e mi dicono cosa fare. Non ho controllo su quello che faccio, altre persone possono usarmi come vogliono. Bruna mi convinse a smettere di prendere le medicine ed ebbe l’idea di mangiare le vittime. Lei mi dominava, io eseguivo…”.
Fin da quando era piccolo, il futuro professore diceva di “vedere” cose invisibili agli altri suoi coetanei anche se a scuola era quasi il primo della classe.
Anche i “piccoli geni” crescono e in età matura Negromonte sposa quella che poi diverrà la “megera” Isabel e sembra che la normalità sia entrata nella sua casa di fine intellettuale, cultore di arti marziali e difensore dei diritti dei suoi concittadini.
Poi si sa come vanno a finire certe relazioni tra esseri umani – geniali o meno – gli anni passano, i capelli si ingrigiscono e Negromonte si accorge che la passione tra lui e Isabel Cristina Pires ha assunto toni molto, troppo “fraterni”.
La noia quotidiana incalza, chissà come e dove, si innamora della giovanissima Bruna Cristina Oliveira da Silva e, per fornire un brivido “esoterico” al loro rapporto, a quello che è forse diventato un pericoloso ménage à trois, il professor Negromonte inizia la sua fulgida carriera di serial killer votato alla redenzione dell’umanità intera non immolandosi sulla croce, ma cucinando davanti ai fornelli la carne di leggiadre e ingenue fanciulle in cerca di lavoro.
La prima a cadere nella rete – pardon, nella padella! – è tale Jessica, cucinata a dovere ma con le povere ossa debitamente seppellite nel grazioso giardino del distinto professore.
Poi, chissà perché, il diabolico trio si trasferisce in un’altra città dove Negromonte fonda un suo personalissimo culto e sul suo diario confessa che “…È un sollievo vedere il corpo senza vita di un adolescente malefico…”.
Ma la “salvezza” dell’umanità intera ridiventa il primo dei suoi problemi e non appena la sua seconda aspirante collaboratrice domestica – tale Glicelly – si presenta nella speranza di essere assunta ma ha la malaugurata idea di confessarsi cristiana sì, ma scarsamente osservante, il nostro “redentore” si inalbera, non l’assume di certo e anziché “redimerla”, la sgozza e con il suo giovane corpo… si prepara pranzo e cena.
La vita è dura, andare al più vicino “Drugstore” è una fatica e – cosa strana davvero – alle casse pretendono di essere pagati, il distinto docente di non sappiamo quale arcana dottrina più o meno scientifica convoca la sua terza vittima – un’ingenua Alexandra – e provvede a sacrificarla sul suo altare privato e a riempire il frigorifero.
Però la strana e raccapricciante vicenda non può durare a lungo…
Forse aiutati anche dalle ingenue rivelazioni di una bimba di soli cinque anni che viveva con lo strano trio, probabilmente figlia di qualcuna delle sue vittime, i poliziotti arrestano la combriccola di assassini e cannibali mentre il “guru” invoca il Cielo a testimonianza del suo buon cuore e della sua mai sopita voglia di aiutare l’intera umanità.
Nella sua cella ha modo di meditare sui suoi misfatti e, come se nulla fosse successo, “urbi et orbi” rivela che “ci incontriamo il sabato, suoniamo la chitarra e cantiamo lodi al Signore. Dal pulpito – chissà con cosa l’avrà realizzato? – insegno cosa è giusto e cosa è sbagliato. Uccidere è peccato…”.
Animo gentile e romantico – si fa per dire! – l’esimio professor Jorge Beltrao Negromonte da Silveira – prima e dopo il suo ingresso nelle patrie galere per aver mangiato tre o quattro esseri umani – si è giustamente dedicato alla musica!
Intanto la polizia prosegue le indagini e nella casa del “salvatore dell’Umanità” rinviene un suo manoscritto intitolato Rivelazioni di uno schizofrenico in cui vengono descritti nei minimi dettagli rituali di magia nera a base di torture indicibili, culminanti con un’orrenda agape… mangereccia a base di corpi umani.
Per di più, nel terreno dietro casa vengono rinvenuti i miseri resti di due delle donne uccise, insieme a parti dei loro abiti macchiati di sangue.
“Guru” e “salvatore del genere umano” ma anche un bel po’ disordinato il “nostro” professor Negromonte! Sul retro della sua abitazione si è trovato di tutto. Anche i miseri resti di qualcuna delle sue vittime…
Alcuni degli strani disegni con cui il professor Negromonte – serial killer e antropofago – ha illustrato il suo libro intitolato “Diario di uno schizofrenico”.
Oggi il professor Negromonte è in prigione e vi resterà per qualche decennio. Nel frattempo si comporta da erudito quale è e si permette di celiare sul suo passato chiedendo di poter lavorare… nelle cucine del carcere.
Finire miseramente in manette è il minimo che potesse capitare all’allucinato professor Negromonte!
Però ammette anche che “…è un bene che io stia qui dentro. È per la sicurezza delle persone. Se uscissi oggi, poteri rifarlo…”.
L’onestà intellettuale innanzitutto!
Il malefico trio – un po’ distratto, un po’ preoccupato, un po’ annoiato – durante il processo che li ha condannati a molti anni da trascorrere nelle patrie galere.
Alla domanda di qualche giornalista in vena di raccapriccianti scoop confessa anche che la carne umana – di cui egli si professa grande esperto – “…non è diversa da quella di manzo. Ha lo stesso sapore e la stessa consistenza succulenta. Né più né meno deliziosa del manzo. A prepararla erano le donne. La cucinavamo nella “guisada” messicana insieme alle verdure. Isabel chiamava il piatto “Macaxeira”. La carne durava tre o quattro giorni, la mangiavamo a pranzo e cena finché non finiva”.
Ogni tanto riemerge il suo ipertrofico Ego quando candidamente confessa che “… ti guardi in giro ed è pieno di gente ignorante che sforna un figlio dietro l’altro e non ha niente di buono da trasmettere. Vengono qui – in carcere – a trovare i loro figli e non sanno parlare nemmeno il portoghese. Mi disturba sentire le persone che parlano in modo non corretto. Per il governo più sono ignoranti, meglio è. Non so se le mie vittime fossero innocenti o meno. Lo sa Bruna. Per quanto riguarda il dolore delle loro famiglie, è lo stesso che provo io che una famiglia non ce l’ho. Anche io mi sento una vittima…”.
Ovviamente è tutta colpa di Bruna Cristina Oliveira da Silva, la sua giovane amante e improvvisata “Grande Sacerdotessa” del suo improbabile culto in cui Macumba, Vodoo e chissà quale altro “magico” coacervo di strani riti appartenenti al sincretismo religioso brasiliano si intrecciavano con rituali basati sull’antropofagia!
Miserrima fine, in manette dietro le sbarre,a per chi voleva salvare la nostra pazza umanità dallo sfacelo totale!
Meno male che – molto obtorto collo – ha dovuto abbandonare la salvifica missione…
Roberto Volterri
Tra i moltissimi argomenti trattati nel libro KILLERS – GLI APOSTOLI DEL MALE (Eremon Edizioni), libro – che ha riscosso anche il plauso del Maestro del Brivido, Dario Argento! – i primi capitoli sono dedicati a quelle donne di solito appartenenti alla meravigliosa altra metà del cielo, – le Sacerdotesse del Male – le quali, in compagnia di strani personaggi, hanno lasciato un incancellabile, nerissimo, ricordo anche nella storia del nostro Bel Paese.
Per completare gli argomenti trattati nel precedente volume, Enigma Edizioni, di Firenze ha già distribuito in libreria OMICIDI – IL FASCINO DEL MALE, nuove inchieste, ampiamente documentate, su killer, seriali o meno, vissuti in un passato più o meno lontano o anche viventi, i cui nomi appaiono sempre scritti con inchiostro “rosso sangue” nelle cronache dei quotidiani o in trasmissioni televisive dedicate all’affascinante universo criminologico.