Avvocato penalista di successo, Gianluca Arrighi è considerato uno dei nomi più autorevoli della narrativa thriller italiana contemporanea: con alle spalle numerosi romanzi per varie case editrici e autore di numerose novelle noir pubblicate da quotidiani e settimanali nazionali, il maestro della suspense è tornato con un nuovo romanzo, A UN PASSO DALLA FOLLIA, pubblicato da Cento Autori Editore e già balzato in vetta alla classifica IBS a pochissimi giorni dalla sua uscita. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo per voi: ecco cosa ci ha raccontato.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È GIANLUCA ARRIGHI?
E’ uno scrittore di gialli e thriller a sfondo giudiziario e un giurista appassionato del diritto penale.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
La passione per la scrittura c’è sempre stata, ma l’approccio concreto all’idea di scrivere un romanzo è arrivato quasi per caso. Nel 2002 divenni amico di una giornalista della Rai che aveva seguito per il Tg3 alcuni processi di cui mi ero occupato e che curava, sempre per la Rai, una rubrica settimanale di libri. All’epoca ero un giovane penalista, neppure trentenne, squattrinato e pieno di belle speranze. Ma ero anche sommerso da un’infinità di casi giudiziari, devo dire la maggior parte disperati, nei quali gli imputati erano spesso personaggi straordinari e rappresentativi della più varia umanità capitolina. Per questa ragione i “miei” processi erano molto seguiti dai media, soprattutto dalla cronaca di Roma. Fu proprio quella giornalista a spingermi perché cominciassi a scrivere romanzi ispirati alla mia esperienza nelle aule di tribunale. L’idea mi piacque e così nel 2008 venne pubblicato “Crimina romana” che, al di là di ogni aspettativa, sui rivelò un successo straordinario.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
Sono legato a tutti i miei libri, ma a “Crimina romana” in modo particolare. Appena uscito, circa dieci anni fa, venne adottato da alcuni licei come libro di narrativa ed educazione alla legalità e tenni una serie di lezioni nelle scuole superiori insieme ad alcuni esponenti delle forze dell’ordine. Conservo ancora un bellissimo ricordo di quelle conferenze. Ad ogni incontro le aule magne dei vari istituti erano colme di studenti tra i sedici e i diciotto anni, assetati di giustizia e pieni di domande alle quali cercavano risposte.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER CENTO AUTORI IL ROMANZO “A UN PASSO DALLA FOLLIA”. CE NE VUOI PARLARE? QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
“A un passo dalla follia” è l’ultimo capitolo della trilogia con Elia Preziosi e comincia esattamente da dove era terminato il romanzo precedente, “Il confine dell’ombra”. Ho scelto di ambientare parte della storia in Africa perché è un continente che amo in modo particolare, con le sue tradizioni così vive e con la sua natura così forte e presente. Una terra selvaggia che risveglia sensazioni ed emozioni ancestrali, che ricorda ciò che l’uomo era prima di crearsi attorno un mondo non suo, fatto di palazzi e cemento. In “A un passo dalla follia”, oltre ai temi criminologici e giudiziari che fanno parte del mio tradizionale bagaglio culturale, ho affrontato e approfondito un argomento nuovo, ossia quello dei dogmi della religione cattolica. Scrivere una terza storia ad alta tensione con il medesimo protagonista, già ampiamente caratterizzato nei romanzi precedenti, è stata una esperienza abbastanza faticosa, ma alla fine credo che sia venuto fuori un bel thriller e il romanzo è stato accolto con grande entusiasmo dai lettori.
NEL LIBRO VEDIAMO IL RITORNO DI ELIA PREZIOSI, EX PROCURATORE CAPACE DI PENETRARE NELLA MENTE DEGLI ASSASSINI FINO A PREVEDERNE MOSSE E COMPORTAMENTI, TRASFERITOSI IN AFRICA DOPO LA MORTE DI SILVIA, L’UNICA DONNA CHE AVESSE MAI AMATO. COME E’ NATO QUESTO PERSONAGGIO?
Il personaggio di Elia Preziosi nasce in una notte d’estate. Era più o meno la fine di agosto, faceva un gran caldo e non riuscivo a dormire. Mi sono alzato, ho preso il pc e ho iniziato a scrivere. Preziosi è un ex pubblico ministero, con alle spalle un glorioso passato da avvocato penalista. È un “angelo decaduto”, un profondo conoscitore del diritto penale che combatte contro i criminali e, al tempo stesso, contro i suoi demoni.
QUANTO AMI E QUANTO ODI DI LUI?
Lo amo e basta.
E QUANTO INVECE HAI PROIETTATO DI TE STESSO IN ELIA?
Nell’Elia Preziosi avvocato, soprattutto quando racconto i suoi inizi, c’è molto della mia vita professionale; mentre i tormenti e i demoni che Preziosi si trova ad affrontare nella sua seconda vita da magistrato inquirente, per fortuna, non mi appartengono.
VEDREMO ANCORA IN FUTURO ELIA PREZIOSI?
“A un passo dalla follia” dovrebbe essere il capitolo conclusivo della trilogia con Elia Preziosi, ma l’uso del condizionale è quanto mai d’obbligo. Elia è un personaggio a cui sono davvero molto affezionato, e anche se non ritornerà nei miei prossimi lavori, avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
CAMBIAMO ARGOMENTO. VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Penso che per molti anni ancora le due realtà conviveranno, ma immagino un futuro nel quale, ahimè, il cartaceo scomparirà e si leggerà soltanto in formato digitale.
DAL MOMENTO CHE NELLA VITA SEI ANCHE UN AVVOCATO PENALISTA DI SUCCESSO, QUANTO DEL TUO LAVORO E’ CONFLUITO NEI TUOI ROMANZI?
Tutto ciò che scrivo nei miei romanzi trae ispirazione dalla realtà criminale che affronto quotidianamente nelle aule di giustizia. Ogni storia che racconto, sia essa fiction oppure true crime, è collegata in modo inscindibile alla mia professione. L’Arrighi scrittore non potrebbe esistere senza l’Arrighi avvocato e viceversa.
E COME RIESCI A CONCILIARE INVECE LA TUA PROFESSIONE CON LA SCRITTURA?
Dopo vent’anni di professione, nel mio studio ho assunto diverse valide collaboratrici che mi sgravano di molte incombenze. Certo, non posso ancora dedicare alla scrittura tutto il tempo che essa meriterebbe, ma riesco spesso a ritagliarmi dei momenti nel corso della giornata. E poi, c’è sempre la notte…
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Mi sono sempre occupato di processi penali, e posso affermare come la realtà criminale superi la più fervida fantasia. È quella la mia fonte di ispirazione ed è lì che nascono i miei personaggi.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Sono gli scrittori che mi hanno accompagnato sin dalle mie letture giovanili, che spaziavano da Edgar Allan Poe a Raymond Chandler, da James Ellroy a Dashiell Hammett, da Jeffrey Deaver a Stephen King.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Sono terribilmente monotematico: guardo solo film crime, thriller e horror.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Sicuramente nuovi romanzi e forse una sceneggiatura per una fiction crime. Quanto ai sogni rimasti nel cassetto, posso ritenermi un uomo fortunato: li ho già tirati fuori tutti, vedendoli pienamente realizzati.