1. Cause dell’estinzione dei basilischi
La semplice osservazione della realtà sembra indicare, senza ombra di dubbio, che la specie dei basilischi sia in via d’estinzione. Dagli studi realizzati si evince che questo fatto è dovuto non tanto alla persecuzione che gli indigeni, spinti dalle loro superstizioni, compiono ai danni dei basilischi, quanto alla lentezza con cui questi animali realizzano il loro ciclo riproduttivo e agli ostacoli che incontrano durante tale ciclo.
In realtà non è vero che i basilischi sono in grado di uccidere con il solo sguardo. Sono soliti invece lasciar partire dagli occhi degli spruzzi di sangue che vanno a colpire la pelle umana. Questo sangue provoca la formazione di ulcere o pustole nelle quali si forma una materia organica da cui nasce un verme conosciuto scientificamente con il nome di vermis basilisci (Boitus). Tali vermi crescono nel corpo umano come parassiti e vanno divorando lentamente il sistema nervoso fino a svuotare la cavità cranica. Questo processo dura tra i trentacinque e i quarant’anni. La vittima perde progressivamente il controllo dei propri arti, dei cinque sensi, e può anche morire prematuramente. Ma il vermis non abbandona il corpo fino a che non ha divorato completamente la massa encefalica. In quel momento si trasforma in una specie di piccola serpe, lunga al massimo venti centimetri, abbandona il cadavere e inizia una lenta migrazione verso le zone paludose. In realtà poche arrivano a destinazione in quanto durante il tragitto, solitamente lungo, muoiono di fame o vengono divorate da corvi o gufi e anche da piccoli mammiferi carnivori come la martora, il furetto e l’ermellino. Le poche serpi che riescono a sopravvivere completano la loro metamorfosi nel calore e nell’umidità delle paludi da cui, dopo un periodo che va dalle cinque alle sei settimane, escono trasformate in basilischi. Ma non è vero che questi animali uccidono con il solo sguardo.
2. Il regime alimentare dei cavalli
Non è nemmeno vero che i cavalli siano animali esclusivamente erbivori. Il dottor Ludwig Boitus ha dimostrato che furono gli uomini primitivi ad abituarli a questo regime alimentare per ragioni di economia e, soprattutto, di sicurezza.
Il fatto è che in ogni cavallo alberga, latente, un terribile istinto carnivoro. In più, i cavalli sono gli unici animali carnivori fin dalle origini. In effetti, se per un solo mese si nutre un cavallo con carne cruda, l’aspetto e le abitudini dell’animale subiscono una trasformazione: gli ingenui occhi scuri assumono una maligna tonalità ocra, i denti canini crescono e s’inarcano, l’andatura si fa sinuosa e felpata, i movimenti tendono a farsi furtivi, gli zoccoli si trasformano in artigli. Il cavallo è ora il più forte, il più grande, il più veloce e il più agile di tutti gli animali carnivori.
Quegli uomini primitive, che dirottarono su attività utili la forza dell’unico animale feroce che sterminava i popoli, si resero poi conto che dovevano arricchire il mondo di una sfumatura di puro orrore. Allora selezionarono degli animali inoffensivi, inutili e di belle fattezze che erano soliti divorare il loro raccolto e li abituarono ad apprezzare il sapore della carne: così spuntarono le tigri, i leoni, le pantere e i giaguari.
Fernando Sorrentino
(Da Imperios y servidumbres, Barcelona, Editorial Seix Barral, 1972. Traduzione di Alessandro Abate)