NON FIDARTI DI NESSUNO (1998) – PARTE 01
Christof: “Siamo stanchi di vedere attori che ci danno false emozioni, esauriti da spettacoli pirotecnici a effetti speciali. Anche se il mondo in cui si muove è in effetti per certi versi fittizio, simulato, non troverete nulla in Truman che non sia veritiero. Non c’è copione, non esistono gobbi, non sarà sempre Shakespeare ma è autentico, è la sua vita.”
Seguono, sullo schermo TV, i titoli dello show.
Christof: “Molti spettatori lo tengono acceso tutta la notte per compagnia.”
Seguono le interviste con gli attori che impersonano i vari personaggi principali del megashow. L’attrice Hannah Gill (Laura Linney) che interpreta il ruolo della moglie di Truman, Meryl e l’attore Louis Coltrane (Noah Emmerich) che interpreta la parte del miglior amico di Truman, Marlon.
THE TRUMAN SHOW (The Truman Show)
Come tutte le mattine Truman Burbank (Jim Carrey) esce di casa per recarsi al lavoro e saluta allegramente i suoi vicini (Fritz Dominique e Angel Schmiedt).
Truman: “Caso mai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte.”
All’improvviso, dal cielo, cade un riflettore che s’infrange sull’asfalto della linda cittadina di Seahaven, un piccolo ridente paese sulla costa, circondato dalle acque dell’oceano. Truman si guarda intorno perplesso ma in alto, nel cielo terso e azzurro, non si vede assolutamente nulla (tranne un curioso segno nero e sottile). Ci pensa la radio locale ad avvisarlo che un aereo ha perso dei pezzi. Truman non bada più di tanto all’incidente e raggiunge il suo posto di lavoro dopo aver preso il giornale e una rivista di moda per la moglie. Un suo collega gli dà l’incarico di andare a stipulare una polizza ad Harbor Island che si trova dall’altra parte della baia ma quando Truman raggiunge il pontile per raggiungere il traghetto comincia a sentirsi male, a sudare ed è costretto a tornare indietro.
A Truman la piccola cittadina comincia a diventare stretta e ne parla con il suo amico Marlon, gli dice quanto desideri andare via per poter conoscere il mondo. Alla sera, come spesso gli accade, si siede sulla rena a osservare l’oceano illuminato dalla luna e pensa a quell’incidente di tanti anni fa quando l’oceano era in tempesta ed egli perse il padre che cadde dalla barca sparendo tra i flutti. Un curioso scroscio d’acqua interrompe i suoi pensieri, curioso perché cade giusto sopra di lui e si sposta quando lui si sposta, poi la pioggia investe completamente la zona.
Il mattino dopo Truman, attonito, vede un uomo che sembra suo padre, anche se invecchiato, il quale viene subitamente portato via da due individui e caricato su un pullman che velocemente si allontana. Alla sera, tornato a casa, si dirige in cantina e apre un vecchio baule colmo di ricordi. Rammenta quando conobbe Mary e come all’inizio lei non lo interessasse perché era attirato da un’altra ragazza, Lauren Garland (Natascha McElhone). L’ultima volta che la vide fu sulla spiaggia, mentre lei cercava di avvertirlo che era spiato, controllato e fu portata via da un uomo che si qualificò come il padre. Questi caricò in macchina la ragazza e si allontanò dicendogli che Lauren soffriva di attacchi di schizofrenia e che il giorno dopo tutti e due si sarebbero trasferiti alle Isole Fiji. Di lei, a Truman, resta solo un maglione conservato amorevolmente nel baule.
Tornato in ufficio Truman prende la cornice che ha sulla scrivania e nella quale tiene la foto della moglie, la apre e sul retro possiamo vedere come, attraverso ritagli di giornali, egli stia cercando di ricostruire il volto di Lauren la quale, anch’essa un’attrice di nome Sylvia, lo sta osservando assieme a milioni di spettatori, attraverso lo schermo televisivo.
Il giorno successivo accade un altro incidente, questa volta con la radio la quale, a causa d’interferenze, capta gli ordini della regia e indica alle comparse tutti i movimenti di Truman compresa la via dove egli si trova in quel momento. Tra parentesi le vie hanno nomi di famosi attori come (Burt) Lancaster ed (Humphrey) Bogart. Quest’ultimo incidente insospettisce Truman che decide di cambiare direzione, di non andare in ufficio, ma di dirigersi verso un altro edificio: in questo modo scorge un ascensore che non possiede una parete, ma un pannello mobile dietro al quale egli scorge delle altre persone che lo guardano sorprese. Subito il pannello si richiude e due guardie lo accompagnano bruscamente fuori dall’edificio. Truman va quindi nel negozio di alimentari dove Marlon lavora e trascina via a forza l’amico spiegandogli quello che gli sta accadendo, ma Marlon lo osserva scettico. È sera e Truman è nella sua casa con sua madre (Holland Taylor) e Meryl e stanno guardando delle foto dall’albo di famiglia; poi lui resta solo a guardare la televisione mentre la moglie accompagna a casa sua madre. Curiosamente in TV danno un film che esalta le gioie della famiglia e dei luoghi natii.
Un altro giorno sorge nel ridente paese e Meryl, come tutti i giorni, va a lavorare in bicicletta, ma Truman la segue giungendo in ospedale dove viene fermato lungo uno dei corridoi da un medico che gli impedisce di entrare. Truman gli lascia un messaggio per sua moglie avvertendola che lui sta per partire per le Fiji. Appena la dottoressa si allontana Truman entra nell’interno dell’ospedale e, da dietro un vetro, assiste a una curiosa operazione su un paziente al quale è stata dimenticata l’anestesia. Con una valigia entra in una agenzia viaggi chiedendo all’impiegata (Judy Clayton) il primo volo per le Fiji, ma la donna gli risponde che la prima prenotazione disponibile è fra un mese. Allora Truman tenta nuovamente prendendo un autobus diretto a Chicago ma, al momento della partenza, il mezzo sembra abbia un guasto e il giovane è costretto a scendere.
Quando, nel pomeriggio, Meryl rientra trova Truman sulla sua macchina, fa salire la ragazza e poi si avvia verso l’uscita del paese ma, dalle strade laterali deserte e all’improvviso, escono delle macchine che lo imbottigliano. Truman finge di tornare indietro e, dopo aver percorso velocemente la rotonda, torna sui suoi passi e rifà lo stesso percorso, ora deserto, fino a che non si trova sul ponte che dà sulla baia e le sue paure ritornano. Chiude gli occhi e preme sull’acceleratore ordinando a sua moglie di guidare e, in questo modo, riesce a passare dall’altra parte.
Un cartello elettronico li avvisa che c’è un incendio nella foresta vicina e in effetti una strana barriera di fuoco attraversa la strada ma la vettura riesce a superarla fino a che, giunti nei pressi della centrale nucleare, sono costretti a fermarsi perché c’è stata una fuga di materiale radioattivo. Dopo aver chiesto se ci sono altre strade alternative e avendone ricevuta risposta negativa, Truman sta per allontanarsi, ma il poliziotto con cui stava parlando commette l’errore di chiamarlo per nome e quindi Truman capisce l’inganno. Esce dall’auto, scavalca le macchine, evita i poliziotti e si precipita nel bosco, ma viene fermato dai suoi inseguitori e riportato a casa.
Mentre Truman è ancora sconvolto dall’accaduto Meryl si comporta come se stesse facendo uno spot televisivo che pubblicizza una marca di cioccolata solubile. Truman perde la testa e le si avvicina minacciosamente, lei comincia a correre per la casa spaventata fino a che, con suo grande sollievo, la porta d’ingresso si apre e appare Marlon con delle lattine di birra in mano.
È notte e i due stanno parlando sul pontile.
Truman: “Io non so che cosa pensare Marlon, forse sto diventando pazzo!”
Marlon: “Nooo…”
Truman: “Mi sento come se il mondo intero mi girasse intorno.”
Marlon: “Il mondo è grande per un uomo solo, Truman. Non sarà piuttosto un tuo desiderio? Magari ti senti insoddisfatto di te stesso. Andiamo Truman, chi di noi, seduto al cesso, non ha immaginato di essere intervistato in uno show televisivo, chi non vorrebbe essere famoso?”
Truman: “No, è diverso. È qualcosa in cui sono coinvolti tutti.”
Marlon: “Sono il tuo migliore amico da quando avevamo sette anni, Truman, a scuola siamo riusciti a sfangarla soltanto perché ci passavamo i compiti agli esami…erano identici… ma questo mi ha sempre dato sicurezza perché, qualunque fosse stato l’esito, eravamo insieme nel giusto e insieme nell’errore. Ti ricordi quella notte che sono rimasto con te in tenda perché volevi giocare al Polo Nord? E ho preso la polmonite? Te lo ricordi?”
Truman (ridendo): “Non sei venuto a scuola per più di un mese…”
Marlon: “Tu sei come un fratello per me, Truman… Lo so che le cose sono andate diversamente da come avevamo sognato, sia a te che a me, so come ci si sente quando tutto sembra scivolarti via, e allora cerchi risposte altrove ma… ma…”
In regia Christof (Ed Harris) sta suggerendo il dialogo a Marlon.
Christof: “Ma… ecco, io sarei disposto a sacrificare anche la mia vita per te.”
Marlon: “Ma… ecco, io sarei disposto a sacrificare anche la mia vita per te.”
Christof: “E l’ultima cosa che farei è mentirti…”
Marlon: “E l’ultima cosa che farei è… mentirti… Davvero, pensaci Truman. se fossimo coinvolti tutti dovrei essere coinvolto anch’io… ma non sono coinvolto in niente perché non esiste niente…anche se su una cosa hai ragione…”
Truman: “Che cosa?”
Marlon: “Quello che ha scatenato tutto questo…”
Marlon accompagna l’amico al ponte sulla baia e davanti a lui c’è suo padre Kirk (Brian Delate), misteriosamente riapparso.
L’incontro con lui è sottolineato dalla regia con una musica in crescendo e con l’opportuna zoomata del primo piano del viso di Truman mentre abbraccia suo padre. Mentre tutti si congratulano con Christof per la trasmissione, Sylvia sta guardando disgustata.
È sempre notte e dalla sua postazione di regia, camuffata da luna, Christof concede una delle sue rare interviste.
Annunciatore: “La sua nascita è stata seguita da un miliardo e settecentomila spettatori, duecentoventi paesi erano sintonizzati quando ha mosso i primi passi, il mondo si è fermato per questi baci rubati e la tecnologia è cresciuta insieme a lui. Un’intera vita filmata da un’intricata rete di telecamere nascoste, trasmessa in diretta e senza censura ventiquattro ore al giorno, sette giorni a settimana per il pubblico dell’intero pianeta. E il collegamento con Seahaven Island, racchiusa nel più grande studio che sia mai stato realizzato, un’unica opera, insieme alla muraglia cinese interamente costruita dall’uomo e visibile dallo spazio. Ecco a voi, nel suo trentesimo anno di edizione, il Truman Show!”
Prende la parola l’intervistatore Mike Michaelson (Harry Shearer).
Mike: “Che settimana incredibile! Non so voi, amici, ma io sono stato sulle spine tutto il tempo. Un saluto e buonasera a tutti, sono il vostro Mike Michaelson, benvenuti alla Pura Verità, la tribuna dove dibattiamo questioni sollevate dallo show. Stasera vi offriamo qualcosa di davvero speciale, una rara ed esclusiva intervista con colui che ha concepito e creato lo show. Quindi seguiteci, vi porteremo all’interno della Stanza Lunare al duecentoventunesimo piano della Homnical e Costel. È qui che incontreremo la più grande mente televisionaria della Terra, il grande architetto di quel mondo nel mondo che è Seahaven Island, Christof. Prima di cominciare vorrei ringraziarla da parte degli spettatori per averci concesso questa intervista. Sappiamo quanto siano pressanti i suoi impegni e inoltre quanto gelosamente protegga la sua privacy. Quindi lo consideriamo un grande onore.”
Christof: “S’immagini.”
Mike: “L’evento catalizzatore dei recenti drammatici sviluppi dello show è stato ovviamente il padre di Truman, Kirk, con i suoi tentativi d’infiltrarsi nella storia, ma prima di entrare nel dettaglio vorrei far notare che non è la prima volta che qualcuno, dall’esterno, tenta di comunicare con Truman, vero?”
Christof: “Abbiamo già corso dei rischi in passato…”
Mike: “Comunque non c’è mai stato nulla di simile all’ultima violazione della sicurezza dal momento che stavolta l’intruso è un ex componente del cast.”
Christof: “E morto, per giunta.”
Mike: “Devo ammettere che reinserire Kirk è stato un colpaccio.”
Christof: “Beh, visto che la causa della crisi di Truman è proprio Kirk, sono giunto alla conclusione che solo lui poteva risolverla.”
Mike: “Vuole ricordare al pubblico perché ha deciso di far scomparire il padre?”
Christof: “Man mano che Truman cresceva è nata l’esigenza di escogitare dei modi per trattenerlo sull’isola… Così nacque l’idea dell’annegamento e da allora Truman è rimasto terrorizzato dall’acqua. Quando Kirk lesse la sinossi dell’episodio della sua morte in mare rimase a dir poco deluso. Credo sia questa la causa della sua irruzione sul set.”
Mike: “Ma come intende spiegare questi ventidue anni di assenza?”
Christof: “Amnesia.”
Mike: “Micidiale. Abbiamo una telefonata in arrivo da Charlos, North Carolina, dicci pure, sei in diretta con Christof…”
Spettatore: “Ehm… sì, ciao Christof, io… volevo sapere quante telecamere nascoste avete piazzato…”
Christof: “Grosso modo all’incirca cinquemila.”
Spettatore: “Ooh, sono tantissime!”
Christof: “Abbiamo incominciato con una soltanto. È stata una nascita curiosa, in anticipo di due settimane come se non vedesse l’ora d’incominciare.”
Mike: “Infatti, il motivo per cui è stato scelto è stato proprio la sua fretta di lasciare il grembo materno…”
Christof: “…In gara con altre cinque gravidanze non desiderate. Col cast condizionato dalla data di messa in onda, Truman è stato l’unico che è entrato in battuta.”
Mike: “Per inciso credo che Truman sia stato il primo bambino ad essere legalmente addottato da un Network.”
Christof: “È esatto.”
Mike: “Lo show ha reso enormi profitti, equivalenti quasi al prodotto interno lordo di una… piccola nazione…”
Christof: “La gente dimentica che ci vuole la popolazione di un intero paese per questo show.”
Mike: “Visto che è in onda ventiquattro ore al giorno, senza interruzioni pubblicitarie, questi incredibili introiti immagino provengano dalle sponsorizzazioni…”
Christof: “Esatto. Ogni cosa dello show è in vendita, dagli abiti ai prodotti alimentari, addirittura le case…”
Mike: “E ovviamente tutto è disponibile sul catalogo Truman, le centraliniste sono sempre all’opera… Christof, le voglio chiedere: secondo lei per quale motivo Truman non è mai riuscito a scoprire la vera natura del mondo in cui ha vissuto finora?”
Christof: “Noi accettiamo la realtà del mondo così come si presenta, è molto semplice.”
Mike: “Dall’Aja per Christof, salve l’Aja… Deve essere caduta la linea, torniamo a Hollywood, California, sei sulla Pura Verità.”
Sylvia: “Ciao Christof, volevo solo dirti una cosa: sei un bugiardo e un manipolatore, quello che hai fatto a Truman è da malati!”
Christof: “Bene, ce la ricordiamo questa voce vero? Come dimenticarla?”
Mike: “Ehm… abbiamo un’altra chiamata… Salve chi è in linea?”
Christof: “No! No, no, no, no! No, no! Non importa, non importa, Mike, io amo parlare del passato con gli attori del vecchio cast… Sylvia!? A parte questo tuo melodrammatico intervento, credi che aver fatto gli occhi dolci a Truman, aver flirtato con lui rubando pochi minuti di trasmissione solo per imporre te stessa e le tue idee a una platea, ti bastino per conoscerlo? Credi davvero di avere il diritto di giudicare?”
Sylvia: “E che diritto hai tu di prendere un bambino e… e di trasformare la sua vita in una specie di farsa? Non ti senti in colpa?”
Christof: “Io ho dato a Truman l’opportunità di vivere una vita normale. Il mondo, il posto in cui vivi tu, quello sì che è malato. Seahaven è come il mondo dovrebbe essere.”
Sylvia: “Lui non è un attore, è un prigioniero, guardalo bene! Ti rendi conto di quello che gli hai fatto?”
Christof: “Potrebbe andarsene quando vuole. Se fosse qualcosa di più di una vaga ispirazione, se fosse assolutamente determinato a scoprire la verità noi non potremmo fermarlo. Vedi, la cosa che ti dà più fastidio in realtà, io credo sia il fatto che Truman preferisce la sua cella. Questo è.”
Sylvia: “È qui che ti sbagli. Hai torto marcio e presto te lo dimostrerà!”
Mike: “Bene, a parte qualche commento più accorato, peraltro di una ristretta minoranza, è stata un’esperienza incredibilmente positiva.”
Christof: “Sì, per Truman e per tutto il pubblico.”
Mike: “Christof, grazie per la sua disponibilità e per il tempo che ci ha dedicato. A questo punto credo si possa dire che la crisi sia superata e che Truman sia tornato quello di sempre. Ci attendono nuovi ed eccitanti sviluppi?”
Christof: “Beh, Mike, la grande novità è che Meryl lascerà Truman in uno dei prossimi episodi. Ci sarà un nuovo legame sentimentale per lui.”
Mike: “Ah, ah!”
Christof: “Sono sempre intenzionato a far avvenire il primo concepimento televisivo in diretta.”
Mike: “Un’altra pietra miliare nella storia del piccolo schermo, una notizia in anteprima. È stato un piacere e un onore averla ospite da noi, Christof, grazie.”
Christof: “Grazie a lei, Mike.”
Mentre la sera s’inoltra diventando notte, Christof si prepara ad andare a dormire, ma prima accarezza con la mano il gigantesco volto di Truman dormiente sullo schermo. Sorge un nuovo giorno e Truman sta giocando con il sapone facendo disegni sullo specchio. Saluta i vicini e il vecchio Spencer (Ted Raymond) con il suo dalmata Pluto e va a lavorare regolarmente dove incontra una nuova collega. Poi tornato a casa, taglia l’erba con il nuovo attrezzo appena comprato. Quando Christof si sveglia nota che Truman è andato a dormire nella cantina dopo aver rovistato dentro al baule: sospettoso egli controlla tramite il sonoro e sente il respiro di Truman poi gli fa squillare il telefono in casa ma la figura sotto le coperte non si muove. Dalle riprese precedenti Christof isola un fotogramma che dimostra come Truman fosse in realtà nascosto dietro una scrivania e quindi manda Marlon di corsa a casa sua e l’amico scopre che Truman è fuggito scavando un foro verso l’alto da dentro uno sgabuzzino. Christof ordina di sospendere la trasmissione.
Tutte le comparse e gli attori principali percorrono le vie e le piazze uno a fianco dell’altro e muniti di torcia elettrica in una scena che non può fare a meno di ricordare Invasione degli Ultracorpi quando i finti uomini danno la caccia agli ultimi due superstiti non ancora posseduti. La luna diventa un gigantesco faro che illumina quasi a giorno la cittadina e anzi, quasi fosse un potere divino che si allinea perfettamente con il suo nome, Christof ordina che sia fatta la luce… ed il finto sole spunta. Tutti gli attori sono fermi nella posizione iniziale di partenza, un poco come accade nel Mondo dei Robot prima che il finto scenario western si animi all’inizio del nuovo giorno. Poi un lampo attraversa la mente di Christof.
Christof: “Non abbiamo controllato il mare.”
E sul mare vediamo la barca a vela guidata da Truman dal profetico nome di “Santa Maria” che sta dirigendosi verso orizzonte, verso un nuovo mondo. Christof ordina di tornare in onda e la telecamera posta sull’albero di maestra della barca mostra Truman con in mano i vari ritagli che compongono il volto Sylvia, la quale, sorridendo felice, lo guarda dalla TV. Christof ordina a dei battelli d’inseguirlo, ma gli attori non sanno manovrare le barche e allora Christof ordina all’addetto alla consolle di scatenare un uragano sulla sua posizione.
I fulmini colpiscono la barca di Truman e questi cade in acqua.
Uno dei produttori esecutivi (Philip Baker Hall) si rivolge preoccupato al regista.
Produttore: “Santo cielo, Christof, lo sta guardando il mondo intero, non possiamo lasciarlo morire in diretta!”
Christof: “Se è per questo è anche nato in diretta!”
Truman riesce ad aggrapparsi alla barca e vi risale nuovamente mentre il pubblico fa il tifo per lui. Riprende il timone urlando al cielo:
Truman: “È questo il massimo che sapete fare? Non vi rimane che uccidermi!”
Christof ordina di portare il vento al massimo per far rovesciare la barca. Il tecnico sa che se questo accadesse Truman potrebbe morire perché si è legato al timone e si rifiuta di obbedire, ma il regista non sente ragioni e manovra lui stesso il computer. Le onde gigantesche piegano la barca su un fianco poi essa, lentamente, si raddrizza.
Christof: “Basta così.”
Ritorna il sole. Tutto il mondo lo sta guardando mentre, a fatica, Truman rialza le vele e prosegue fino ad arrivare là dove il mare incontra il cielo e la sua prua buca il fondale azzurro dipinto.
Esitando, con la mano, egli tocca quel fondale che gli è stato compagno per trent’ anni poi lo prende a pugni e gomitate cercando di sfondarlo ma inutilmente. Quindi segue uno stretto bordo che costeggia il cielo fino ad arrivare a una scala abilmente mimetizzata con il colore. Ne sale i gradini.
In regia Christof prende un visore.
Christof: “Voglio parlare con lui.”
Intanto Truman è arrivato davanti a una porta camuffata, sulla maniglia della quale è scritto: Uscita. La apre e il buio lo accoglie.
Christof: “Truman…”
Pur essendo quasi un sussurro la voce del regista arriva roboante e biblicamente dal cielo.
Christof: “Parla… ti ascolto.”
Truman: “Chi sei tu?”
Christof: “Sono il creatore di uno show televisivo che dà speranze, gioia ed esalta milioni di persone.”
Truman: “E io chi sono?”
Christof: “Tu sei la star.”
Truman: “Non c’era niente di vero…”
Christof: “Tu eri vero. Per questo era così bello guardarti. Ascoltami, Truman. Là fuori non troverai più verità di quanta non ne esista nel mondo che ho creato per te. Le stesse ipocrisie, gli stessi inganni… ma nel mio mondo tu non hai niente da temere, io ti conosco meglio di te stesso…”
Truman: “Non ho una telecamera nella testa!”
Christof: “Tu hai paura… Per questo non vuoi andar via… Sta tranquillo, ti capisco. Ho seguito ogni istante della tua vita. Ho seguito quando sei nato, ho seguito quando hai mosso i tuoi primi passi, ho seguito il tuo primo giorno di scuola… Il momento in cui hai perso il tuo primo dentino… Come fai ad andartene? Il tuo posto è qui, con me… (A casa Sylvia sta pregando perché Truman non gli dia retta) Parlami… dì qualcosa… Accidenti, Truman, Cristo, vuoi parlare? Sei in televisione, sei in diretta mondiale!”
Truman si volta verso il pubblico, sorridendo.
Truman: “Caso mai non vi rivedessi: buon pomeriggio, buona sera e buona notte!”
Poi s’inchina al suo invisibile pubblico, si volta ed entra nell’antro buio che è stato paragonato a una realtà peggiore della finzione che Truman ha voluto lasciare proprio perché immersa nel buio… e se questa nuova strada invece fosse un tunnel dove alla fine c’è la luce di una nuova nascita? Parrebbe di sì, visto che Sylvia esce di casa di corsa probabilmente per raggiungerlo. Esce dal mondo di Christof e quindi dal suo utero, per nascere in questo nuovo, sconosciuto mondo. Tanto la gente si dimenticherà presto di lui e comincerà subito a chiedersi quale sarà il prossimo programma…
Il film, tratto da una sceneggiatura originale di Andrew Niccol, il regista e il soggettista di Gattaca, era inizialmente ambientato a New York ed è stato riscritto ben dodici volte dal regista Peter Weir.
Non sembra, ma è una pellicola costosa: ben sessanta milioni di dollari. Il pubblico si chiederà dove sono stati spesi. Forse nella finta luna o nell’immagine dei giganteschi studios? No. Esiste tutta una categoria di effetti speciali invisibili, che cioè si allineano con la normalità delle cose. Se in un film vediamo un’astronave solcare lo spazio sappiamo che si tratta di un effetto speciale, ma se a un piano di un edificio noi ne aggiungiamo altri due, come è stato fatto più volte in The Truman Show a noi sembra una scena normalissima e invece essa è stata ritoccata; se fatta bene, risulterà invisibile ai nostri occhi. Il computer ha realizzato dapprima la “griglia” dei due piani da aggiungere che sono poi stati opportunamente riempiti e ombreggiati ancora una volta con l’ausilio del computer.
Questo sistema è estramente più preciso e veritiero delle vecchie matte dipinte su vetro come si usava una volta, ed è anche più rapido. Il lavoro, perfetto per l’inserimento delle matte nei punti opportuni, è opera della Matte World Digital.
Il mare dove naviga Truman è in realtà una cisterna dalle proporzioni ridotte: sono stati i tecnici della M.W.D ad ampliarla, così come, digitalmente, sono stati aggiunti un canale navigabile e un orizzonte leggermente curvo alla veduta aerea della cittadina di Seaside, in Florida, luogo dove sono state effettuate le riprese in esterni.
Il regista, in fase di montaggio, ha poi tagliato una sequenza che vedeva Truman partire per le isole Fiji o perlomeno così credeva lui perché si trattava in realtà di un altro trucco di Christof e dei tecnici della M.W.D. che avevano aggiunto allo scenario fasullo un cielo dipinto con un aereo ad alta quota che era in realtà un modellino.
L’uso degli effetti speciali quindi è stato determinante per poter far sì che una pellicola come questa avesse il successo meritato; troupe di animatori, modellisti, tecnici di computer graphics e scenografi hanno dovuto ideare, ingegnare e plasmare una struttura architettonica che supportasse bene la trama, ma che risultasse quantomeno invisibile agli occhi del pubblico; The Truman Show non vuole essere un film ricco di effetti speciali visibili, vuole altresì essere discreto, ma complesso.
Per dare maggiore luce alle scene in cui si vede il mare, il fondalino su cui poggia la sabbia (dove Truman è seduto) fu ricoperto da una sottile lamina di plexyglass al di sotto della quale furono posizionati dei faretti rivolgendoli verso l’acqua; grazie a questo piccolo trucco infatti anche i reflettori in alto (sulla volta che costituisce il cielo) non si sarebbero trovati a incontrare la luce di piccoli reflettori a colonna dietro gli attori, evitando così la fastidiosa ombreggiatura solare (spesso nelle nostre foto riusciamo a catturare un raggio di sole e, se anche l’effetto scenico nelle fotografie domestiche è bello e divertente, nei film questo effetto è quasi esclusivamente negativo). La cabina regia dove staziona Christof, anche se modificata, era la copia esatta, con molti più bottoni, della cabina regia, dove si lavorava alacremente per mettere insieme delle scene già girate; fu utilizzata anche la postazione di Christof per risparmiare sullo spazio, infatti costruire una nuova cabina regia in un ambiente interamente dedicato alla ripresa sarebbe risultato scomodo.
Una curiosità: tutti i prodotti reclamizzati durante gli spot più o meno occulti erano in realtà prodotti veri, con autentiche confezioni di vendita, solo il nome ne fu alterato per ovvie politiche; pensate però che moltissime aziende furono disposte a pagare fior di milioni perché i loro prodotti venissero reclamizzati, idem si dica per i giornali quotidiani o riviste (anch’esse accuratamente rimodellate).
(1 – continua)