ZEDER

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Zeder

Anno: 1982

Regia: Pupi Avati

Soggetto: Pupi Avati

Sceneggiatura: Pupi Avati, Maurizio Costanzo e Antonio Avati

Direttore della fotografia: Franco Delli Colli

Montaggio: Amedeo Salfa

Musica: Riz Ortolani

Effetti speciali: Alfonso Cioffi

Produzione: Gianni Minervini, Enea Ferrario e Antonio Avati

Origine: Italia

Durata: 1h e 35’

CAST

Gabriele Lavia, Anne Canovas, Paola Tanziani, Cesare Barbetti, Bob Tonelli, Ferdinando Orlandi, Enea Ferrario, John Stacy, Alessandro Partexano, Marcello Tusco, Aldo Sassi, Veronica Moriconi, Enrico Ardizzone, Maria Teresa Toffano, Andrea Montuschi, Adolfo Belletti, Paolo Bacchi, Giuseppina Borione, Imelde Marani, Gianluigi Gaspari, Carlo Schincaglia, Luciano Bianchi, Pino Tosca, Giovanni Brussadori, Sergio Lama, Giuseppe Lentini, Giancarlo Bandini

TRAMA

Tutto comincia da un antefatto francese, a Chartres, nel 1956. Ci troviamo in una villa dove uno scienziato ritrova lo scheletro di Paolo Zeder, che aveva dedicato la sua vita alla ricerca dei terreni K, luoghi che consentirebbero ai morti sepolti di tornare in vita. La scena si sposta a Bologna nel 1982. Conosciamo Stefano (Lavia), studente aspirante scrittore, che riceve in regalo dalla moglie Alessandra (Canovas) una macchina da scrivere elettrica. Il mistero è in agguato: il nastro presenta frasi inquietanti che parlano di esperimenti proibiti e di ritorni in vita dalla morte. Stefano si mette a indagare negli ambienti esoterici e scopre che le macabre parole coincidono con le ricerche di Paolo Zeder sui terreni K. La macchina da scrivere apparteneva a Don Luigi Costa, un prete spretato che lui cerca di incontrare, ma viene a sapere che è morto e nessuno sa dove sia stato sepolto il corpo. Nella località marittima di Spina, intanto, un gruppo di scienziati compie misteriose ricerche. Proprio sopra un terreno K è stata edificata una colonia religiosa ormai in abbandono. L’orrore si fa tangibile: una setta maledetta decide di eliminare la moglie di Stefano, Don Costa risorge e un gruppo di zombi massacra gli scienziati presenti sul posto. I morti risorti sono mostri assetati di sangue, una sorta di zombi vampiri proprio come ne L’ultimo uomo della terra di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow. Stefano seppellisce la compagna nel terreno K, sa che è stata contagiata dalla terribile maledizione ma vuole rivederla. Nel macabro finale la donna risorge, sorride, va incontro al compagno, lo abbraccia, ma un grido che lacera l’aria e una smorfia di terrore dipinta sul volto dell’uomo fanno capire che è diventata uno zombi assetato di sangue.

NOTE

Girato fra Milano Marittima (RA), Cervia, Bologna, Chartres e Roma (Città del Vaticano), Zeder è un horror puro interpretato da Gabriele Lavia, Anne Canovas, Paola Tanziani e Cesare Barbetti. Si tratta di una storia di zombi piuttosto originale, diversa da tanto cinema statunitense, che conferma in pieno il talento di Avati.

Avati crea un originale gotico italiano ambientato in epoca contemporanea e scava nella paura prodotta da antiche credenze popolari. Il regista parte da una vecchia leggenda, racconta il quotidiano della sua terra, si lascia prendere la mano dal mistero e gira una convincente versione personale del mito degli zombi. Si possono rilevare inconfondibili elementi horror e di puro cinema fantastico nel momento in cui Gabriele Lavia legge la maledizione sul rullo della macchina da scrivere, nella macabra sequenza della resurrezione del prete e nello sconvolgente finale.

Un altro momento di horror magistrale è la sequenza che vede lo scrittore rinchiuso nella presunta tomba del prete. La citazione gotica è inevitabile, ma il momento di suspense più riuscito è l’apertura della bara che libera un volo di piccioni. Molte sequenze ricordano il cinema gotico italiano di Bava e Ferroni, soprattutto le scene iniziali ambientate in Francia, presso la cattedrale di Chartres.

Il film è originale anche per l’ambientazione sulla riviera romagnola, in una colonia marina, location insolita per un film horror. Nella finzione ci troviamo a Rimini e a Spina, ma in realtà molte sequenze sono girate nella Colonia Varese di Milano Marittima e nella località vacanziera di Cervia. Avati esprime tutto il suo senso estetico e con grande naturalezza conduce per mano lo spettatore alla scoperta di misteri sconvolgenti. Gabriele Lavia è bravo a interpretare uno scrittore che cerca di risolvere il mistero, sempre più solo fino al drammatico finale. Meno convincente Anne Canovas, soprattutto nelle sequenze dove dovrebbe mostrare terrore e inquietudine.

Antonio Bruschini ritiene che la storia di Avati abbia ispirato il romanzo Pet Sematary di Stephen King e il successivo film Cimitero vivente (1989) di Mary Lambert, sia per il tema dei terreni K che per il finale identico. Crediamo che sia una considerazione azzeccata. A nostro parere il punto di forza della pellicola sta nel nuovo utilizzo di temi sfruttati dal cinema statunitense come gli zombi, in funzione del tutto nuova, fino a creare un autentico horror padano. Il contrasto tra una location solare e mediterranea e l’argomento macabro rende questa pellicola un lavoro suggestivo.

Tecnica di regia magistrale ricca di inquietanti soggettive e di spaventosi primissimi piani, non sono da meno le dissolvenze, gli inseguimenti e i salti temporali arricchiti da flashback. Suspense e tensione sono ai massimi storici per il cinema di Avati, che torna a frequentare atmosfere a lui congeniali, molto vicine a La casa dalle finestre che ridono.

Colonna sonora di Ortolani gelida e cupa, in piena sintonia con un film ancora oggi moderno e suggestivo più di molti horror contemporanei. Fotografia scura e notturna che diventa solare nelle sequenze sulla riviera romagnola, curata da un ottimo Franco Delli Colli, capace di calare l’azione in un’atmosfera gotica.

Zeder non riscuote grande successo, per colpa di un tentativo di distribuzione estivo, periodo dell’anno infelice per le presenze degli spettatori al cinema. Per questo motivo il regista lascerà passare molti anni prima di avvicinarsi ancora a tematiche fantastiche.

Gordiano Lupi

(tratto dal libro Tutto Avati di Gordiano Lupi e Michele Bergantin – Edizioni Il Foglio, 2012)