NON FIDARTI DI NESSUNO (1998) – PARTE 02
Schreber: “<Prima c’era l’oscurità poi vennero gli Stranieri. Erano una razza antica quanto il tempo. Erano padroni della più potente delle tecnologie: la capacità di alterare la realtà fisica con la sola forza di volontà. Loro chiamavano questa capacità “accordarsi”, ma stavano morendo. La loro civiltà era vicina alla fine perciò abbandonarono il loro mondo in cerca di una cura per la loro mortalità. Un viaggio infinito li condusse fino a un piccolo mondo azzurro nel più remoto angolo della Galassia, il nostro mondo. Qui pensavano di aver finalmente trovato quello che avevano sempre cercato. Io mi chiamo Daniel Poe Schreber, sono un semplice mortale. Aiuto gli Stranieri a condurre i loro esperimenti. Ho tradito la mia razza.>”
Il Dottor Schreber (Kiefer Sutherland) guarda l’orologio. È mezzanotte. La vita notturna della città si arresta, le auto si fermano e tutti, guidatori, passanti, chiunque, giace addormentato.
DARK CITY (Dark City)
John Murdock (Rufus Sewell) si sveglia all’improvviso dentro a una vasca da bagno colma d’acqua. Esce gocciolando sul pavimento del bagno e osserva allo specchio la propria fronte dove vi scorge un rivolo di sangue.
Esce dal bagno e scivolando sul pavimento, rompe la boccia di vetro che conteneva un pesce rosso, John lo afferra e lo immerge nell’acqua della vasca. Si veste e guarda una valigia con le scritte K.H. dove dentro trova una cartolina che rappresenta una località chiamata Shell Beach. Una rapida visione di un ragazzo vicino a quella che sembra una balaustra attraversa la sua mente. Il suono del telefono interrompe i suoi pensieri.
Schreber: “Sei confuso, non è vero? Spaventato? Sta tranquillo, io posso aiutarti.”
John: “Ma chi parla?”
Schreber: “Sono un dottore. Ora devi ascoltarmi. Purtroppo hai perso la memoria, c’è stato un esperimento, non ha funzionato, la tua memoria è stata cancellata, chiaro? Mi capisci?”
John: “No, non capisco! Ma che diavolo sta succedendo?”
Schreber: “Sta a sentire. Loro stanno venendo a prenderti. Ora, mentre parliamo, non devi farti trovare, devi andartene subito!”
John lascia cadere la cornetta.
Schreber: “Pronto, ci sei?”
Lo sguardo di John cade su un corpo sanguinante disteso per terra, è quello di una donna e, da una cassettiera, cade vicino a lui un coltello insanguinato. Si veste e scende rapidamente le scale dopo aver afferrato la valigia mentre l’ascensore sta portando qualcuno al suo piano: uno strano gruppo di pallide figure vestite di nero. John scende le scale e vede tutte le persone che incontra addormentate. Al rintocco dell’orologio che segna ancora la mezzanotte il portiere, come se nulla fosse accaduto, si riveglia e gli dice che deve pagare l’affitto della camera. John promette di farlo al suo ritorno.
Uscito butta la valigia in un canale. Il portiere entra ugualmente nella stanza di John e vi trova gl’individui vestiti di nero, uno di loro lo afferra per la gola chiedendogli dove sia andato John e questi, spaventatissimo, gli risponde che è appena uscito. Lo strano individuo gli mette la mano guantata sulla fronte e gli ordina di dormire. Il portiere cade a terra addormentato.
In un locale notturno Emma Murdoch, moglie di John (Jennifer Connelly), sta cantando: terminata l’esibizione una sua collega le passa un biglietto da visita di Schreber che si è identificato come il medico di suo marito. Emma lo raggiunge nel suo studio e questi le spiega che è in effetti lo psichiatra di John ed è da parecchio tempo che l’uomo è suo paziente. John ha subito un crollo psicotico con una perdita completa della memoria. Se si mettesse in contatto con lei è meglio che lo chiami subito in modo da poterlo aiutare.
Intanto Murdoch cerca di capire quale possa essere il suo nome di cui conosce soltanto l’iniziale e, nello stesso tempo sul luogo del delitto, arriva l’ispettore Frank Bumstead (William Hurt) che rileva il caso dal suo collega Eddie Walenski (Colin Friels) il quale, secondo i suoi superiori, ha dimostrato incapacità investigativa e anche di intendere e di volere. Murdoch entra nell’Automax, una specie di tavola calda self service dove gli restituiscono il suo portafoglio ponendolo dietro a uno dei portelli per il cibo; poichè Murdoch non riesce ad aprirlo usa inconsapevolmente la forza della sua mente. All’uscita è fermato da due poliziotti che gli chiedono dove stia andando, ma l’intervento di una prostituta risolve la situazione. Al commissariato Emma incontra Frank al quale voleva sporgere denuncia per la scomparsa del marito, invece questi gli dice che John è sospettato della morte di varie prostitute. John ha imparato il suo nome e il suo indirizzo dal portafoglio e pianta in asso la ragazza che si stava spogliando dietro un paravento della sua camera d’albergo. All’esterno è assalito dagli Stranieri i quali dapprima cercano inutilmente di farlo addormentare e poi lo assalgono con dei coltelli. Ancora con la forza del pensiero John riesce a far cadere gli avversari da un’impalcatura e uno di essi resta ucciso Gli Stranieri scoprono così che il giovane riesce ad Accordarsi e ne parlano tra loro nel loro rifugio segreto.
Mr.Hand: “Che cosa facciamo? Quell’uomo è pericoloso.”
Straniero 1: “Dicono che sia in grado di adattarsi.”
Straniero 2: “È impossibile!”
Mr.Hand: “Lo abbiamo visto con i nostri occhi, in alcuni casi l’imprinting non ha effetto. Si comportano in modo stravagante al risveglio. Li ritroviamo a vagare come bambini dispersi. Ma questo soggetto era diverso, vero?”
Mr.Wall: “Cosa dice il dottore in proposito?”
Mr.Hand: “Non ha presentato rapporto, ancora.”
Straniero 1: “E Mister Quick?”
Mr.Wall: “Niente più Mister Quick! Mister Quick è morto, morto!”
Straniero 2: “Povero… povero Mister Quick!”
Mr.Hand: “Mister Book sa già ogni cosa?”
Mr.Book: “Non dovremmo, Mister Hand?
Mr.Hand: “Speravamo di scoprire più cose prima di parlarne a voi.”
Mr.Book: “Non sapremo mai nulla finché non lo catturiamo. Dobbiamo avere in mano quell’uomo.”
Con l’indirizzo trovato sulla sua carta d’identità John va a casa di colei che si qualifica come sua moglie, ma della quale lui non ricorda nulla. Emma gli parla del suo medico e gli dà il biglietto da visita.
Alla domanda del perché lui andasse da uno psichiatra, Emma gli risponde che i suoi nervi avevano dato segni di cedimento quando si era accorto che lei aveva avuto una relazione.
Il dottor Schreber sta facendo un bagno in una grande piscina coperta quando sente una voce priva d’inflessioni alle sue spalle.
Mr.Hand: “Dottor Schreber, è altamente inopportuno per noi essere costretti a cercarla qui. Sa bene quanto ci metta a disagio tutta questa… umidità.”
Schreber: “Mi dispiace! Non ho…”
Mr.Hand: “…presentato alcun rapporto, infatti.”
Schreber: “Ho avuto paura, soffro di cuore, lo sapete…”
Mr.Hand: “Riteniamo che la sua debolezza non abbia niente a che fare col cuore. Abbiamo trovato questa nella sua stanza d’albergo (gli mostra una siringa). Ora dobbiamo riprodurre di nuovo tutte le memorie del Signor Murdoch.”
Schreber: “Ho tentato di fargli l’imprinting, si è svegliato! M’ha fatto cadere la siringa. Ho provato a fermarlo…”
Mr.Hand: “Lui non ha memoria, quindi…”
Schreber: “Solo alcuni frammenti… La procedura è stata interrotta, è… è solo questione di riportarlo all’ovile. Avete già avuto dei vantaggi, giusto?”
Mr.Hand: “Il soggetto non è un randagio, dottore. Lui riesce ad Accordarsi.”
Schreber: “È impossibile, solo voi ne avete la capacità.”
Mr.Hand: “Lei eseguirà un’altra trasfusione delle memorie del soggetto, vero?”
Schreber: “Naturalmente, gli rifarò l’imprinting.”
Mr.Hand: “No, no. Le dobbiamo utilizzare per un altro scopo. È quasi mezzanotte, Dottor Schreber, ne riparleremo dopo l’Accordo di stanotte ma… niente più ritardi, capito? Niente più lacune e stravaganze nel suo comportamento.”
Nella penombra della loro casa Emma sta dicendo a John che la polizia lo sta cercando e questi, pur nella sua amnesia, non è convinto di essere un assassino. Dalla finestra John nota una macchina ferma davanti alla casa ed Emma gli dice che si tratta del veicolo di Frank Bumstead, per cui John esce di corsa nel corridoio per trovarsi davanti l’ispettore che gli punta contro una pistola intimandogli di seguirlo alla Centrale. John cerca di spiegarsi ed Emma si getta contro Frank per permettere al marito di fuggire. Arrivato in fondo alle scale, con un elegante effetto di morphing, una porta si forma per farlo uscire in mezzo ai vicoli e, subito dopo, la porta torna a essere muro e quindi Frank lo perde di vista ma, da terra, raccatta il biglietto da visita di Schreber. John è salito su un taxi e chiede al guidatore se sa come raggiungere Shell Beach. Questi è convintissimo di saperlo ma, quando prova a spiegarlo, non ricorda più quale strada percorrere.
Bumstead è andato a interrogare Schreber e John, all’ombra di un vicolo, sente i due conversare e si tiene nascosto. Quindi i due si separano e Frank va a trovare Eddie Walensky. La moglie, con aria spaventata, lo accoglie fuori dalla porta e resta ancora fuori quando Eddie, dall’interno, gli dice di entrare e chiudere l’uscio dietro di sè. Frank si trova in una stanza dal soffitto basso, in grande disordine con dei disegni a spirale sui muri e sui soffitti e il pavimento percorso da scarafaggi.
Frank: “Ho dato un’occhiata a tutti i tuoi vecchi rapporti, questo è un caso molto interessante, uno di quelli che può dare una spinta ad una carriera o distruggerla.”
Eddie: “Già, già… era un mio caso…”
Frank: “E poi, dopo? Dopo che è successo, Eddie?”
Eddie: “Non è successo niente. Ho solo passato il tempo in metropolitana, camminando in cerchio, pensando in cerchio. Non c’è via d’uscita. Ho settacciato ogni angolo della città.”
Frank: “Stai spaventando a morte tua moglie.”
Eddie: “Quella lì non è mia moglie. Non so nemmeno chi sia. Non so chi siamo tutti noi.”
Frank: “Stai dicendo cose senza senso.”
Eddie: “Tu ci pensi molto al passato, Frank?”
Frank: “Come tutti, più o meno.”
Eddie: “Ho provato a ricordare delle cose, a ricordarmi chiaramente degli avvenimenti del passato ma più mi sforzo di ricordare più tutto comincia a delinearsi e niente sembra essere reale… È come… è come se avessi solo sognato questa mia vita e quando finalmente mi sveglio io sono qualcun’altro… sono qualcuno completamente diverso, sì…”
Frank: “Hai visto qualcosa, non è vero, Eddie? Qualcosa che ha a che fare con questo caso.”
Eddie: “Non c’è nessun caso, non c’è mai stato! È solo una merda, un grosso scherzo, è solo uno scherzo!”
John sta seguendo Schreber che entra in una porta apparsa improvvisamente sul muro e, dopo che lui è passato, il muro torna a essere tale. All’interno Schreber viene portato nel centro della base aliena dove gli Stranieri stanno producendo tutti gli accessori necessari per le nuove ambientazioni dopo il successivo Accordo. Nel laboratorio alieno Schreber sta preparando le fiale per i nuovi imprinting.
Schreber: “Questi odori sì che fanno tornare la memoria. Questo qui è ancora caldo, molto. Cosa contiene? Le riminiscenze di un grande amatore? Un catalogo di conquiste… Adesso lo scopriremo. (Si rivolge al suo assistente Straniero). Tu non sapresti apprezzarlo, non è così, Mister Nonmiricordocometichiami? Questo è un tipo di conquista che non riusciresti mai a comprendere… Dunque, vediamo… Un pizzico d’infanzia infelice… una goccia di rabbiosa ribellione minorile… e per concludere il tutto in bellezza, una tragica morte in famiglia...”
Mr. Book: “Dottore!”
Schreber: “Mr. Book!”
Grazie alla forza della sua mente Mister Book solleva Schreber sopra un profondo pozzo tenendolo a testa in giù.
Mr.Book: “Perché, durante l’Accordo, Murdock non si addormenta come tutti gli altri?”
Schreber: “Non lo so! Può darsi che sia un gradino più in alto nella scala della evoluzione, uno scherzo della natura, è adattabile alla sopravvivenza… Che cosa vi aspettavate? Non v’interessava l’anima umana? Questo è il fine del vostro grande gioco, è per questo che continuavate a mutare persone e cose ogni notte! Forse siete finalmente riusciti a trovare quello che cercavate, ma vi si sta rivoltando contro e non avete… (Mister Book riporta Schreber sopra la piattaforma e toglie il controllo mentale facendolo cadere ai suoi piedi).“
Mr.Book: “Non basterebbero molte delle vostre vite per avere le nostre attitudini. L’idea che un uomo comune possa sviluppare la capacità di Accordarsi è.…”
Schreber: “Sì, è assurda, lo so. Ma quale altra spiegazione potrebbe esserci?”
Un suono molto simile a quello di un gong interrompe la conversazione.
Straniero 3: “È il momento.”
Tutti gli Stranieri si pongono intorno al perimetro della loro base.
Mr.Book: “Cessi ogni attività.”
Una seconda grande porta si apre mostrando un gigantesco orologio accanto a una grande macchina rotante. Quando le lancette raggiungono la mezzanotte tutti si addormentano per le strade, nelle case, ovunque siano, tutti tranne John che cerca di svegliare i suoi concittadini.
Mr.Book: “Che il Grande Accordarsi abbia inizio.”
Tutti gli Stranieri si voltano verso la grande macchina rotante. Nella città cominciano a salire nuovi edifici, le case si restringono, si allargano, il tutto realizzato con una tecnica mista tra la ricostruzione molto precisa e veritiera di modelli che si spostano tramite rotaie e stantuffi e l’aggiunta del computer che crea le fusioni, gli allargamenti e le distorsioni.
La porta sul muro si riapre ed esce Schreber con degli Stranieri che cominciano a sistemare i nuovi personaggi nel nuovo scenario. Ad ognuno di essi il medico compie un imprinting e cioè gli inietta nella fronte la nuova memoria per la nuova parte che deve sostenere. Ora Schreber è da solo e John lo affronta chiedendogli spiegazioni. Poichè le risposte non lo soddisfano, John usa involontariamente il suo potere mentale per scaraventare lontano il medico facendogli cadere gli spessi occhiali da vista.
Schreber: “Dio Santo! Tu riesci a farlo davvero?”
John: “Sono stato io?”
Schreber: “Ascoltami, John, tu possiedi un gran potere, puoi fare cose incredibili con la tua forza di volontà, loro lo chiamano l’Accordo. È così che mutano tutto quello che vogliono. Ora hai agito per rabbia, per una reazione nervosa, ma posso insegnarti a controllare il tuo potere consapevolmente, lascia che ti aiuti, insieme possiamo fermarli e riprenderci la città!”
Qualcuno o qualcosa si sta avvicinando e, mentre John scappa, Schreber si affanna a cercare i suoi occhiali e quando li trova vede chiaramente davanti a lui Mister Hand al quale racconta di essere stato attaccato da John. La vita riprende nella città ed Emma sta cantando nel solito locale.
Mr.Book: “Gli esperimenti di stanotte verranno condotti nelle seguenti località. Il primo subirà l’imprinting qui, in Avenue M.”
Straniero 4: “Mister Book, c’è da risolvere un problema…”
Straniero 5: “Non c’è un Avenue M, non siamo in grado di completarla.”
Straniero 4: “Durante l’ultimo Accordo abbiamo scoperto una falla nel controllo.”
Mr.Book: “Si sta opponendo una forza ai nostri evoluti macchinari, allora questo signor Murdoch è più potente di quello che pensavamo.”
Straniero 4: “Sta diventando uguale a noi.”
Mr.Book: “Perciò noi dovremo diventare uguali a lui.”
Mr.Hand: “Il buon dottore ha fatto ciò che abbiamo chiesto.”
Schreber: “(mostrando una siringa) La vita e le memorie di John Murdoch, volume secondo.”
Mr. Wall: “Aspettate, forse stiamo sbagliando. Murdoch non possiede più questa memoria, giusto? Come faranno i suoi ricordi a portarci da lui?”
Mr.Rain: “In qualunque posto egli vada, qualunque persona egli cerchi verremo a saperlo.”
Mr.Book: “Così come lui segue gl’indizi noi seguiremo direttamente le sue memorie.”
Mr.Wall: “Ma eseguire l’imprinting su uno di noi è sempre stato un fallimento.”
Mr.Book: “Quello che Mister Rain propone è la nostra unica possibilità. Procedete.”
Schreber: “L’avviso, pizzicherà un pò.”
Delle velocissime immagini di un bambino, una casa, una donna investono la mente dello Straniero.
Mr.Book: “È tutto fatto?”
Mr. Rain: “Oh sì, Mister Book. Ho la memoria di John Murdoch nel mio cervello.”
John decide di andare dal mittente della cartolina che ha conservato, un certo Karl Harris (John Bluthal) e nota che sono le stesse iniziali che stavano sulla valigia che ha buttato via. Non conoscendo l’indirizzo che ha trovato nell’elenco telefonico lo chiede a un edicolante e scopre che l’uomo è lo stesso incontrato in veste di portiere. Veleggiando nell’aria quattro Stranieri vanno a casa della prostituta per sapere dove John possa trovarsi. John esamina la linea che compie la metropolitana e scopre che esiste un collegamento con Shell Beach. Nel frattempo Mister Rain e Mister Wall non hanno saputo nulla dalla ragazza e il primo chiede di essere lasciato solo per sistemare definitivamente la faccenda ed estrae un coltello.
Per andare a Shell Beach John deve ulteriormente cambiare treno. Una voce lo fa sobbalzare.
Eddie: “Tanto non c’è via d’uscita! Non puoi uscire dalla città credimi, ci ho già provato. Tu sei Murdoch, non è vero? Quello che stanno cercando dovunque. Non sei un assassino, ti hanno costruito un’identità fasulla come fanno piano piano con tutti, qui.”
John: “E tu chi sei?”
Eddie: “Ero un poliziotto, perlomeno in questa vita lo ero. Loro rubano i ricordi della gente e poi trovano il modo di scambiarli, li ho visti farlo, avanti e indietro, avanti e indietro, finché nessuno sa più chi sia veramente.”
John: “Come fai a sapere questo?”
Eddie: “Ogni tanto qualcuno di noi si sveglia mentre mutano le cose. Non dovrebbe mai capitare però capita e a me è capitato. Continueranno a cercarti, Murdoch, così come continueranno a cercare me ma io li fregherò. Ce l’ho una via d’uscita.”
E la via d’uscita di Eddie Walenski è quanto mai definitiva: al sopraggiungere di un treno del metrò ci si butta sotto. John si allontana fermandosi davanti al Neptunes Kindom, un acquario pubblico dove risiede suo zio Karl. Poichè nessuno risponde, rompe un vetro e vi penetra. Seguendo le tracce di John, Emma giunge nell’appartamento della prostituta e la trova morta, fugge spaventata ma si trova tra le braccia di Frank che l’ha seguita per tutto il tempo. Intanto John ha trovato lo zio Karl il quale gli fa vedere tutta una serie di diapositive scattate a Shell Beach e che lo mostrano bambino accanto ai suoi genitori e al suo album di disegno nel quale lui teneva una sorta di diario disegnato. Nemmeno il vecchio si ricorda come arrivare a Shell Beach e gli racconta che i suoi genitori sono morti in un incendio e che è stato lui ad allevarlo. In una diapositiva John nota che il bambino che dovrebbe essere lui ha una cicatrice su un braccio, ma nel suo non vi è alcuna traccia e quindi capisce che anche tutti questi ricordi, questi fatti, sono una montatura. Frank ha nel frattempo chiamato la Centrale per i rilievi del caso e si è offerto di riaccompagnare Emma a casa, ma anche l’ispettore è perplesso, guarda nel sedile di dietro una vecchia fisarmonica che sua madre gli avrebbe regalato, un oggetto che per lei era preziosissimo, eppure Frank non si ricorda quando gli è stato donato. Karl ha portato John nella stanza dove lui sarebbe vissuto e lo lascia solo. Il giovane si guarda attorno e trova l’album da disegno evidenziato nelle diapositive ma completamente bianco. Al tempo stesso Karl ha appena telefonato a Emma, che è appena entrata in casa con Frank, dicendogli che John è lì ma il giovane ha sentito la telefonata e anche a Mister Rain, in quel momento, frugando nella memoria di John, viene in mente lo zio Karl.
È mezzanotte e la vita si ferma, ricomincia la danza dei palazzi, una scala si allunga a dismisura sotto gli occhi di John che fugge tra i tetti ma si trova davanti a Mister Rain. Il giovane lo disarma, gli afferra la gola e gli punta il coltello addosso.
John: “Sputa fuori tutto!”
Mr.Rain: “Non le servirà a niente. Non avete via di scampo. La città è nostra, ormai.”
John: “Ma di che cosa stai parlando?”
Mr.Rain: “Abbiamo modellato la città basandoci su memorie rubate, ere diverse, differenti passati. Ogni notte la modifichiamo, la perfezioniamo per poter imparare…”
John: “Imparare che?”
Mr.Rain: “Qualcosa su lei Signor Murdoch, su lei e sui suoi concittadini. Quello che li rende umani.”
John: “Perché?”
Mr.Rain: “Perché abbiamo bisogno di essere come voi. Adesso io la comprendo signor Murdoch, ricordo cose che lei non ricorda, ho quello che a lei manca… l’oceano, sì… correre verso le onde quando era bambino, conoscere Emma giù al fiume… quel primo dolce bacio che ne è seguito…”
John: “Che cosa sei tu?”
Mr.Rain: “Lo hai visto che cosa siamo. Noi usiamo i vostri cadaveri come recipienti.”
Rapidamente Rain prende per la gola John, i due lottano, ma vengono separati dal tetto di un edificio che sta crescendo sotto di loro e John si trova in un terrazzino contro il quale sta arrivando un palazzo. Rompe un vetro e si precipita all’interno mentre uno degli altri Stranieri resta schiacciato. Imbocca un corridoio senza uscita tranne una porta che dà sul vuoto, spasmodicamente si aggrappa alla soglia con le mani, uno degli Stranieri, un bambino, gli addenta le dita. Fortunatamente un camino di mattoni sta salendo verso di loro e John ne approfitta, balzandovi sopra, per farsi dare un passaggio lontano da lì. La vita riprende mentre John si trova al suolo circondato dagli Stranieri, ma la macchina di Frank arriva in tempo per caricarlo a bordo e portarlo via. L’ispettore porta alla Centrale l’indiziato e comincia a interrogarlo, ma è John a prendere l’iniziativa ponendo a Frank la solita domanda: come si arriva a Shell Beach? Frank esita.
John: “Non se lo ricorda, vero? E non trova che sia un pò strano, eh? Bene… adesso ne ho una migliore: quando è stata l’ultima volta che lei ricorda di aver fatto qualcosa durante il giorno?”
Frank: “Che vuole dimostrare?”
John: “Risponda… durante il giorno… ah, la luce del giorno, quando è stata l’ultima volta che l’ha vista?…E non sto parlando di un qualche ricordo d’infanzia sepolto chissà dove, prendiamo un giorno recente, ieri, la scorsa settimana… quando? Può raccontarmi quando le è capitato? Non le viene in mente, vero? La vuole sapere una cosa? Credo che il sole neanche… esista in questo posto perché sono sveglio da ore ormai, da ore e ore, e la notte qui non finisce mai!”
Frank: “È pazzesco!”
John: “Proprio così, è pazzesco! Ma mi dia ascolto, Bumstead, non riguarda solo me, riguarda tutti noi. Stanno facendo qualcosa a tutti noi…”
Frank: “Ora stia zitto, l’ho ascoltata abbastanza!”
John: “La prego, mi creda.”
Frank: “ZITTO, LE HO DETTO, ADESSO BASTA! Eppure ci deve essere una spiegazione logica…”
Con la forza della mente John solleva l’album, ora misteriosamente pieno di disegni e che stava sulla scrivania di Frank, facendolo roteare… Poi John è portato in parlatorio per un breve colloquio con Emma dove i due dicono di amarsi e dove il giovane, sempre con la sua forza mentale, disintegra il vetro che li separa per poterla baciare.
Frank sta guardando perplesso la cartolina di Shell Beach e un agente gli comunica la morte di Eddie. L’ispettore sembra andarsene, ma prende in mano un mazzo di chiavi…
Gli Stranieri entrano nel posto di polizia addormentandone i componenti poi raggiungono l’ufficio del capo e si fanno portare nella cella di John la quale viene però trovata vuota. Mr.Rain, con un gesto di rabbia, uccide il Commissario.
Schreber sta uscendo in quel momento dalla solita piscina e si dirige nello spogliatoio quando John lo affronta.
John: “Dottor Schreber…”
Schreber: “Ah… sapevo che alla fine mi avresti cercato.”
John: “Non pensa sia il momento di cominciare a darmi qualche risposta?”
Schreber: “Sì. Sì, certamente. Vuoi sederti, per cortesia? Io vengo qui molto spesso… è uno dei pochi posti che mi consente di starmene in pace. Vedi, loro hanno un’avversione per l’acqua… la si può quasi chiamare una fobia…”
John: “Chi sono? Che cosa vogliono da me?”
Schreber: “Bene… per il momento diciamo soltanto che tu sei il soggetto del loro esperimento… tu… tutti qui lo siamo… (Si alza in piedi con in mano una pistola e una siringa). Mi dispiace tanto, davvero, ma non abbiamo molto tempo e non posso permettermi il lusso di farlo nel modo corretto. Tutto quello che ti occorre conoscere, tutte le risposte, sono in questa siringa. Ho bisogno che tu te la inietti, non ho nessun altro modo per farti capire…”
John: “Mi sta prendendo in giro?”
Schreber: “Il tuo tempo sta per cadere, John. Non possiamo perdere un istante!”
Una pistola si materializza nel buio accanto alla tempia di Schreder.
Frank: “Mi dia la pistola, dottore.”
Schreber: “Ispettore, è molto più disturbato di quanto pensassi!”
Frank: “Non sarò certo un esperto di personalità come lei, dottore, ma qui non è lui quello disturbato, secondo me.”
Schreber: “Non sa che cosa sta facendo!”
John: “E ora mi dica che cosa c’è esattamente qui dentro.”
Schreber: “Ci sono tutte le risposte che stavi cercando. John, te lo giuro.”
John: “Oh, allora forse sarebbe meglio che la conservassi io… sa, per sicurezza, se non le dispiace…”
Frank: “Andiamo, dottore.”
Schreber: “Andare? Dove volete portarmi?”
Frank: “A Shell Beach… è il posto che t’interessava, no?”
Si avviano con la macchina di Frank. Schreber protesta che non vuole andarci e, quando scendono, il dottore cerca di fuggire, ma è facilmente raggiunto da John e alla fine Schreber si arrende e dice loro che si deve arrivare alla fine del canale che hanno davanti, per cui i tre prendono una barca e Frank si mette ai remi.
A casa di Emma degli Stranieri vogliono cambiarle l’identità, però prima che ciò avvenga Mr.Rain ha ancora bisogno di lei.
Schreber: “Io li chiamo gli Stranieri. Loro ci hanno rapito e ci hanno portato qui. La città e tutto quello che c’è dentro fa parte del loro esperimento. Mischiano ed accoppiano i nostri ricordi a loro piacimento cercando di scoprire cosa ci rende unici. Un giorno un uomo può essere un ispettore, il giorno dopo qualcuno completamente diverso. Quando vogliono studiare un assassino, per esempio, fanno semplicemente a un cittadino l’imprinting di una nuova personalità. Gli procurano una famiglia, degli amici, un’intera vita, perfino un portafogli perduto e poi osservano i risultati… Un uomo a cui viene instillata la memoria di un assassino continuerà su quella via o in realtà è solo una parte dei nostri ricordi? La storia che tu sei un serial killer è solo un’infelice coincidenza. Hai avuto dozzine di vite prima d’ora, purtroppo ti sei svegliato mentre ti stavo facendo l’imprinting di questa…”
Frank: “Perché stanno facendo tutto questo?”
Schreber: “È la nostra capacità di essere singoli individui, la nostra anima che ci rende diversi da loro. Credono di poter trovare l’anima umana se capiscono come lavora la nostra memoria. Loro possiedono una memoria collettiva, condividono una sola mente, il Gruppo. Stanno morendo, capite? Tutta la loro razza è sull’orlo dell’estinzione e credono che noi possiamo salvarli.”
John: “E io che cosa c’entro?”
Schreber: “Tu sei diverso, John. Hai resistito a ogni tentativo di imprinting. In qualche modo hai sviluppato la loro capacità di Accordarsi. Così modificano gli oggetti, così hanno costruito questa città. Hanno dei macchinari nascosti al di sotto della superficie che gli permettono di concentrare le loro energie telepatiche. Controllano ogni cosa, persino il sole, per questo qui è sempre buio, non sopportano la luce.”
John: “E a che gli serve un dottore?”
Schreber: “Quando all’inizio ci portarono qui estrassero quello che era in noi per poter immagazzinare le informazioni, mescolarle come se fossero vernice e darci dei loro ricordi a loro scelta. Tuttavia gli serviva un’artista che li aiutasse. Io comprendevo la complessità della mente umana meglio di quanto potessero fare loro perciò mi lasciarono tutte le capacità scientifiche che gli erano indispensabili, ma mi fecero cancellare tutto il resto. Immaginate che cosa vuol dire essere costretti a cancellare il proprio passato…”
John: “E il mio di passato dov’è? E la mia infanzia? Shell Beach, lo zio Karl, e questo diario! Era vuoto quando l’ho trovato io!”
Schreber: “Tu ancora non capisci, John. Non sei mai stato un bambino, non in questo posto, la tua vita, la tua storia è un’illusione, una fabbricazione come del resto per tutti noi. Hai fatto apparire quel disegno solo grazie a un tuo dono.”
Frank: “Ha detto che ci hanno portato qui, e da dove?”
Schreber: “Mi dispiace, non me lo ricordo. Nessuno di noi se lo può ricordare quello che eravamo una volta, quello che avremmo potuto essere… da un’altra parte…”
Sono giunti alla fine del canale e lasciano la barca per percorrere dei vicoli fino a che non si trovano davanti a una porta che dà su un muro dove c’è un gigantesco manifesto di Shell Beach.
John vi si appoggia con le mani.
Schreber: “Non c’è nessun oceano, John, non c’è niente oltre la città. L’unico posto in cui esiste casa è il tuo cervello.”
John, sordo alle proteste di Schreber, strappa la carta del manifesto e, aiutato da Frank, comincia a scalfire il muro con dei tubi. Sotto la sua forza mentale la parete si sgretola all’improvviso e i calcinacci precipitano in un buio trapunto di stelle. Il varco dà nello spazio. John evita a Frank di essere risucchiato nel foro ma, in quel momento, arrivano gli Stranieri con la ragazza e l’ispettore fa fuoco contro di loro. Mr.Hand si precipita su Frank e lo trascina nel varco. Il corpo dell’ispettore si allontana dall’isola sospesa nel vuoto: una città che naviga tra le stelle, sorretta da uno strato di terriccio sotto il quale si scorgono le gigantesche apparecchiature aliene che sostengono e mantengono in vita quel pezzo di umanità schiavizzata. Una spiegazione fantastica per tutti i casi di “abduction” (rapimento) di cui la casistica ufologica è piena.
Mr.Rain: “Forse farebbe meglio ad arrendersi, signor Murdoch, altrimenti lei potrebbe anche morire, non crede?”
John: “Che cosa importa? Non è la mia vera moglie, non è niente per me!”
Mr.Rain: “Eppure io sono sicuro che le importa, non è così, signor Murdoch? Vede, ormai sono diventato il mostro che sarebbe dovuto diventare lei. Devo porre fine alla sua vita adesso come farebbe uno di voi?”
John: “Non fatele del male!”
Mr.Rain: “Allora si arrenda. È meglio signor Murdoch… dormi ora!”
Probabilmente John lascia che il gesto ipnotico faccia effetto pur di salvare Emma minacciata da Rain con un pugnale alla gola e cade al suolo. Quando si risveglia si trova legato alla grande ruota metallica nel covo degli alieni, quella ruota che serve per gli imprinting.
Sono tutti intorno a lui e gridano di ucciderlo.
Non l’abbiamo ancora detto, ma possiamo farlo adesso, che l’aspetto di questi stranieri è quanto mai scontato. Prendete il personaggio di Hellraiser e toglietegli i chiodi dalla faccia o, se preferite, prendete i Borg della saga di Star Trek e togliete loro i chips e avrete l’aspetto di questi stranieri, anche gli abiti sono molto simili. La regia di questo film, come anche il soggetto, sono di Alex Proyas di cui ricordiamo con piacere Il Corvo con Brandon Lee.
Mr.Book: “Egli è molto potente, certo, pericoloso, ma può ancora condurci a quello che stiamo cercando. Quello che il dottore chiama l’anima. È ora che il nostro esperimento giunga alla sua fase finale. Non abbiamo più bisogno di altri soggetti, il tempo degli studi è finito. È il momento di essere tutt’uno con John Murdoch. A lei il privilegio, dottore. Imprinting… Cessi ogni attività… cessi ogni attività, per sempre!”
Mentre la popolazione della città nello spazio si abbandona a un sonno senza risveglio e mentre il grande orologio cessa di battere, Schreber si avvicina a John.
John: “Ma che sta facendo?”
Schreber: “Vogliono che io esegua l’imprinting di tutte le loro memorie collettive. Vogliono farti diventare uno di loro.Così potranno condividere la tua anima (dalla tasca interna della giacca di John il dottore prende l’altra siringa, quella che era in suo possesso precedentemente e che voleva iniettare al giovane). Io però ho altri piani…”
Mr.Book: “Imprinting, dottore. Basta disobbedienze!”
Schreber: “Mi dispiace, John, il dolore durerà solo un momento… Ricordati, John!” “
Il contenuto della memoria iniettata nel cervello di John è stato evidentemente preparato con molta cura da Schreber, Si tratta, in pratica, di un velocissimo corso di addestramento sulle conoscenze sugli Stranieri, sui poteri di John, su come usarli e sulle loro macchine. Il tutto fatto da Schreber stesso che entra nei ricordi di John sotto l’aspetto di vari personaggi incontrati fin da bambino per colui che sotto tutti gli aspetti è l’unico che può salvare quel frammento di umanità disperso nello spazio.
Schreber: “Questa è la macchina che gli Stranieri usano per amplificare i loro pensieri, la macchina che modifica il loro mondo. Devi conquistarne il controllo, devi appropriarti di questa macchina. So che puoi sconfiggerli, John, ma serve il massimo della concentrazione…”
Mister Book capisce che c’è qualcosa che non va e ne è certo quando vede due siringhe in mano a Schreber, gli afferra il braccio torcendoglielo. In quel momento John apre gli occhi e si libera con la massima semplicità della ruota sulla quale era legato. Inizia una lotta mentale tra lui e Mister Book che causa devastazioni all’interno del complesso, mentre tutto crolla vicino a loro un varco si apre nella superficie e trascina via gli Stranieri nello spazio. La lotta prosegue nella città, sospesi nel vuoto i due lottano finché un coltello lanciato da Mr.Book non viene rispedito al mittente e il suo corpo viene mandato a schiantarsi contro un grosso serbatoio d’acqua restando mortalmente infilzato su una putrella. Dal cadavere immobile, in una inutile quanto mai gratuita sequenza, esce una strana creatura che si disintegra nell’aria. Schreber si avvicina soddisfatto a John.
Schreber: “Sapevo che ce l’avresti fatta! Tu possiedi il loro potere adesso, controlli i loro macchinari…”
John: “Dov’è Emma?”
Schreber: “La tua vecchia Emma non c’è più. John. Le hanno fatto un nuovo imprinting.”
John: “Allora ripristina le sue memorie!”
Schreber: “Non posso. L’impianto dove i ricordi venivano immagazzinati è andato distrutto, mi dispiace. Quali sono le tue intenzioni, che cosa farai?”
John: “Rimetterò a posto le cose. Hai detto tu che ne ho il potere, giusto? Posso domandare a queste macchine di realizzare quello che voglio, posso modellare il mondo a mio piacimento. Per farlo devo solo concentrarmi profondamente.”
E concentrandosi crea un grande oceano tutto attorno alla città, poi avvia nuovamente l’orologio (realizzato in grandezza naturale e perfettamente funzionante in ogni suo particolare) e la vita ritorna.
Schreber: “Dove stai andando?”
John: “A Shell Beach.”
Al suo passaggio la città si ricostruisce, ciò che era crollato torna intatto, Schreber si allontana soddisfatto. Da un ‘altra parte della città Emma stacca dal suo turno di lavoro e prende un pullman…
John sta dirigendosi ancora una volta verso quella porta che dava sul nulla e, sempre con il potere della mente, crea un promontorio in mezzo al mare. Sta per aprire la porta quando una voce nel buio lo ferma.
Mr.Rain: “John… Stavo aspettando che tu venissi. Dove sei stato?”
John: “A fare qualche piccolo cambiamento in questo mondo, tutto qui.”
Mr.Rain: “Siamo sicuri che era quello che volevano?”
John: “Sono pronto ad assumermene i rischi.”
Mr.Rain: “Sto morendo, John, il tuo imprinting non è compatibile con quelli della mia razza, ma volevo sapere che cosa hai provato… quello che hai sentito…”
John: “Tu lo sai perfettamente quello che ho provato. Quella persona non ero io, non sono mai stato io. Vuoi anche sapere qual è il meccanismo che ci rende umani? Non troverai la risposta qui dentro (indica la testa), avete cercato nel posto sbagliato.”
Gli volta le spalle e si allontana. All’esterno, intanto, il sole illumina per la prima volta la città e quando John apre la porta un flotto di luce ferisce gli occhi di Mr. Rain, ma il giovane guarda soddisfatto il cielo azzurro, l’oceano, il pontile sul quale cammina ed Emma, in fondo, appoggiata al parapetto che guarda il mare. Le si avvicina.
Emma: “È così bello, non trova? Così luminoso…”
John: “Sa per caso se Shell Beach è da queste parti?”
Emma: “Dovrebbe essere proprio quella laggiù.”
John guarda il promontorio che ha appena creato.
Emma ha in mano una valigia e sta per avviarsi, si ferma, si volta e lo guarda.
Emma: “Anch’io sono diretta a Shell Beach, le va di andarci insieme?”
John: “Certo.”
Emma: “A proposito, io sono Anna, lei come si chiama?”
John: “John… John Murdoch.”
I due si avviano lungo il pontile della nuova città ora sotto il controllo della mente di John, creazione con il semplice pensiero… tanti auguri per i mostri dell’Id…
Il film è stato recensito da molti come una pellicola buia, proprio grazie alle atmosfere di vaga rimembranza gotica, allo spettatore distratto parrebbe che gli effetti speciali si limitino a un paio di svolazzate per la città o a una sovrimpressione per materializzare il pensiero o forza della mente; in realtà gli sfx sono moltissimi e, come nel caso di The Truman Show, celati ad arte per renderli complementi minuti di una storia. L’orologio della grande assemblea non è un modellino in scala, è della stessa forma e dimensione di come appare sullo schermo, fatto aprire e mosso da pompe idrauliche e da forza umana (leggi: uomini infaticabili che tiravano delle corde per farlo aprire).
Anche per l’effetto della materializzazione del pensiero si è pensato a un effetto artistico: ritoccato al computer sarebbe risultata solo una distorsione dell’immagine, a per rendere il tutto più reale e perfettamente credibile si immaginò di riprendere a distanza ravvicinata un sacchetto di plastica trasparente (il classico Domopak) con all’interno un liquido gelatinoso di colore azzurrognolo. Fatto questo si è passati a manipolare l’immagine per renderla trasparente al massimo e la si è integrata nella risoluzione finale, utilizzando un programma di modelli in 3D (una versione ben più aggiornata e tecnologicamente avanzata di Poser)… et voilà, il gioco è fatto.
Gli alieni dovevano avere un segno di riconoscimento, un simbolo che rappresentasse la loro razza, il mondo in cui vivevano, le illusioni che si erano fatti, era difficile trovare un simbolo o una combinazione di rette che potesse soddisfare le esigenze di un qualcosa di astratto ma reale; si pensò quindi a dei cerchi concentrici, ma oltre a un gran mal di testa dei grafici, non ebbe l’effetto desiderato. Quasi per caso, dipingendo un fondale, un attrezzista tuttofare disegnò dei cerchi, una spirale, linee morbide, per dare profondità al fondale… l’idea piacque alla produzione che pensò di integrarla come simbolo ricorrente della civiltà aliena.
Anche per i costumi ci fu una grande indecisione: vestire gli alti alieni come pagliacci o renderli più sobri? Si decise di optare per un look distinto, senza troppe pretese, senza fronzoli o ninnoli, linee lunghe, senza tasche in ogni dove. Magari il loro vestiario non è stato premiato al concorso di Alieno dell’anno, ma ha contribuito a rendere la figura aliena minimalista e senza alcuna pretesa.
(2 – continua)