Cap. 4°
Fu ad un risveglio rapido ed agitato che Ecìla venne raggiunta da una sorta di intuizione.
“Il mio era un desiderio egoistico.” si confidò infatti “La presenza di un’ amica era utile … avvantaggiava soltanto me! Questo paese invece – pur nato dalla mia mente – vuole … chiede armonia! Tutti devono interagire con tutti: piante, animali ed esseri umani … un equilibrio che rifiuta i particolarismi, gli egoismi, i privilegi!” Ecìla si concentrò…
“Di cosa ha realmente bisogno Imageland?”
Seduta sul pavimento, la piccola fronte corrugata, le mani raccolte in grembo, Ecìla pensava…
“I mestieri!” esclamò infine, saltando in piedi e battendo le mani.
“Cosa occorre ad un paese nato da poco? Un fabbro, un falegname, un giardiniere, un operaio … un dottore, un architetto … un maestro!”
Ed Ecìla, spinta da un entusiasmo rinnovato, si precipitò fuori casa e guardò le botteghe vuote, già preda della polvere che non era riuscita a togliere: piccole bocche spalancate e tristi che aspettavano soltanto di accogliere qualcuno.
Quella notte Ecìla dormì ed al suo risveglio la mente le regalò l’immagine di un omone, calvo e rubizzo, che brandiva un pesante martello, chino su di un incudine infuocata.
In quello stesso momento un rumore forte e ritmato giunse ai suoi orecchi.
“Tum … tum … tum … tum!”
Ecìla si vestì in fretta e furia, il cuore in tumulto per l’eccitazione ed un presentimento che la riempiva di gioia e di orgoglio.
Appena fuori il rumore si fece più intenso e vicino e, raggiunta la prima bottega, quella più prossima alla sua abitazione … eccolo lì l’omone calvo e rubizzo che, chino su di un’incudine infuocata, brandiva un pesante martello.
<Buongiorno!> urlò quasi Ecìla, con il cuore sempre in tumulto.
<Buongiorno Ecìla!> rispose l’omone, seguitando a battere però sull’incudine.
<E’ veramente “un buon giorno”> aggiunse radiosa la bimba.
<Proprio così, mia cara …> confermò l’omone.
<Ho compreso che conosci il mio nome,> disse Ecìla <ma tu come ti chiami?> chiese poi.
L’uomo rimase in silenzio, interdetto.
<Non so … tu che ne dici?> dichiarò poi.
<Il tuo nome deve piacere a te, non a me … puntualizzò Ecìla.>
L’uomo aggrottò per un attimo la fronte.
<Tonio … va bene Tonio?> affermò poi. <A te va bene?>
<Sì … a me piace molto!>
<Ed allora così sia … il tuo nome sarà proprio Tonio … e sarai “il fabbro” del paese chiosò Ecìla.
Tonio poggiò per un attimo il martello e si affacciò sulla soglia della bottega. “Un’insegna …” disse poi come tra sé.
<Un’insegna?> chiese Ecìla incuriosita.
<Sì … la forgerò io stesso e domani l’appenderò sopra l’entrata della bottega.>
E Tonio il fabbro fu, oltre ad Ecìla, il primo abitante umano di Imageland.
Già all’indomani una bellissima insegna spiccava sulla bottega del fabbro: Tonio, con molta verosimiglianza, aveva ritratto se stesso intento, appunto, a battere con un martello sull’ampia incudine. La materia incandescente ritratta era così realistica da temere di potersi scottare al suo intenso calore.
Ecìla, sfiorando l’uscio della bottega, sorrise complice a Tonio e quel faccione bonario esibì allora a sua volta un largo sorriso che animò anche i suoi occhi, per il resto un po’ bovini.
La bimba si diresse poi a passo deciso verso la bottega più prossima a quella del nuovo fabbro e nei meandri della sua mente fiorì già, così vivida da parere vera, , l’immagine di un falegname che, armato di pialla, era intento a levigare la superficie di un tavolo. Sapeva che la mattina seguente l’avrebbe trovato lì – così come lei l’aveva già visto – curvo su quel tavolo, pialla alla mano.
E fu così infatti che Ecìla lo trovò e, dopo i consueti saluti di rito, sollecitò il nuovo venuto a scegliersi, a sua volta, un nome. Ma questi, all’incontrario di Tonio, insisté perché fosse lei a trovarglielo.
Ecìla optò per Gabriel … un nome suggeritole da arcane rimembranze, poiché il falegname aveva dei tratti delicati e quasi femminei che l’oro dei capelli evidenziava ulteriormente.
Gabriel fu, già dall’inizio, una delle sue creazioni preferite e la bellezza di quel giovane pur essendo … o forse “proprio” per essere stato partorito dalla sua immaginazione, la deliziava ogni volta che tornava ad incontrarsi con lui.
Nel giro di qualche settimana tutte le botteghe trovarono un fruitore … Al fabbro ed al falegname presto si unirono infatti il tappezziere, lo stagnino, l’imbianchino, la merciaia … ed a questi fecero seguito il panettiere, il verduraio, il casaro, il pasticcere; ma non il macellaio … in quel suo paese nessun animale doveva venire ucciso a scopo alimentare ed a tal fine avrebbe al più presto provveduto a dar vita a numerosi agricoltori e contadini …
E con questo pensiero da difendere Ecìla gettò altro mangime a un gruppo di galline che l’aveva circondata.
“Le uova, unite alle verdure ed alla frutta saranno sufficienti a sfamare me e gli abitanti del paese!” puntualizzò poi con veemenza!
“Il latte …” si disse poi “serve anche il latte!” e guardando verso i campi ed i boschi che costeggiavano Imageland, con gli occhi della mente li vide già percorsi da mandrie di mucche, pecore, capre, accompagnate dai loro esperti pastori.
Dopo poco più di un mese ogni cosa era stata messa al suo posto ed a Imageland fiorivano l’agricoltura e la pastorizia.
Ora rimaneva il compito più difficile, ma per lei – singolarmente – il più importante ed eccitante: dar vita e rendere concreti i tanto agognati genitori e quell’amica che era stata la prima fonte dei suoi desideri.
(4 – continua)