FANTASCIENZA STORY 238

NON FIDARTI DI NESSUNO (1998) – PARTE 06

“<Alla fine, sulla Terra, le nazioni in guerra avevano dimenticato i contrasti e si erano alleate per salvare il nostro pianeta. L’Esercito Spaziale della Terra Unita esplorava la galassia alla ricerca di altri mondi ricchi di acqua potabile e aria respirabile. L’Hypergate rappresentava le nostre speranze di colonizzazione, lo spazio, di sopravvivere… Ma mentre noi ci prepararavamo a lanciarci nell’oscurità dello spazio le forze terroriste della Rivolta Globale si preparavano ad attaccare…>”

Zona di costruzione dell’Hypergate.

Terra. 30 Settembre 2058.

Due caccia della rivolta attaccano e distruggono un cargo. Il Maggiore Don West (Matt LeBlanc) e il suo amico Jeb Walker (Lennie James) a bordo dei loro caccia combattono e vincono i due assalitori. Ma il mezzo di Jeb ha subito una grave avaria e s’infrangerebbe contro l’Hypergate se Don non gli desse una leggera spinta per riportarlo nello spazio in attesa di soccorsi un attimo prima della catastrofe.

LOST IN SPACE (Lost in Space)

Facciamo la conoscenza con alcuni membri della famiglia Robinson, la protagonista di questo film ispirato a una famosa serie trasmessa sulla televisione americana verso la metà degli anni Sessanta, ma inedita da noi. Prima di tutto incontriamo Maureen Robinson, la madre (Mimi Rogers), il piccolo e geniale Will Robinson (Jack Johnson) che proprio in questo momento sta ricevendo un rimbrotto dall’ologramma della sua insegnante, mentre il capofamiglia, John Robinson (William Hurt), sta tenendo una conferenza sulla prossima partenza dell’astronave da esplorazione Jupiter.

John: “Come tutti sapete Alpha Prima è l’unico pianeta abitabile oltre al nostro scoperto finora dalla ricognizione spaziale. Con il mio equipaggio affronteremo, dormendo, i dieci anni del viaggio in animazione sospesa. Non appena avremo raggiunto la colonia di ricerca su Alpha, darò inizio ai lavori di costruzione di un Hypergate. Nel frattempo i tecnici, qui sulla Terra, avranno completato l’Hypergate gemella nell’orbita del nostro pianeta. Quando saranno completate entrambe le navi potranno passare da una porta all’altra in un lampo e l’immediata colonizzazione di Alpha Prima sarà possibile.”

Reporter: “Non potete usare l’Hypergate della Jupiter per passare in un lampo su Alpha Prima?”

John: “L’Iperspazio esiste al di là dello spazio normale e se si provasse a entrare nell’Iperspazio senza una porta, l’uscita del vettore sarebbe casuale, non si può sapere dove si esce. Del novantotto per cento della galassia non abbiamo carte di navigazione. C’è tanto spazio là fuori in cui perdersi…”

Reporter 2: “Professore, il Comandante Daniels si è ripreso dall’influenza? Sarà sempre lui il pilota della missione?”

Il Generale interrompe la conferenza. L’uomo, di cui sappiamo solo il nome, Ben, è interpretato da Mark Goddard, uno degli attori della prima serie assieme alle due reporter che hanno intervistato John e cioè Marta Kristen e Angela Cartwright. In un breve cameo commemorativo appare anche l’altra protagonista, June Lockhart, nel ruolo dell’insegnante del piccolo Will.

Ben: “Signore e signori, siete qui per vedere per la prima volta la Jupiter, non vi sembra di aver aspettato abbastanza? Spostiamoci nella base di lancio.”

Reporter: “Un’altra domanda, professore… Ora che la missione è stata anticipata cosa ne pensano i suoi figli di lasciare la Terra e tutto il resto?”

John: “Non potrebbero essere più entusiasti.”

Entusiasmo non è la parola giusta per definire lo stato d’animo di Penny Robinson (Lacey Chabert) che sta in quello stesso momento vivamente protestando con la madre per il viaggio che stanno per intraprendere. Per una ragazzina vuole dire abbandonare quasi di colpo le proprie amicizie e così decide di uscire di nascosto da casa per salutare i suoi amici dopo aver annotato debitamente il tutto nel suo diario da polso.

John: “Mi preoccupa dover prendere un nuovo pilota all’ultimo momento.”

Ben: “La Rivolta Globale è sempre più intraprendente. Prima l’Hypergate e poi Daniels… Potrebbero attaccare anche la base di lancio. Non possiamo permetterci di aspettare.”

In quel momento John si ricorda di aver clamorosamente mancato al saggio di scienze di Will, una cosa che sta diventando un’abitudine in famiglia.

Ben: “Capirà, vedrai.”

John: “Ben… C’è la mia famiglia in questa missione. Mi serve un pilota che non sia tutto ordini e mostrine.”

Ben: “Ti ho trovato l’uomo giusto. Solo che lui ancora non lo sa.”

Il Generale sale i pochi gradini che lo portano al suo ufficio, John lo segue e ad attenderli c’è il Maggiore West.

Ben: “Riposo, Maggiore.”

West: “Signore, perché mi ha sospeso dal servizio? Quei Gentex possono attaccare di nuovo. Io… devo essere operativo.”

Ben: “Conosce il Professor Robinson?”

West: “Soltanto di fama, Signore. Le strategie di battaglia di suo padre erano obbligatorie in Accademia.”

Ben: “Che cosa sa della Jupiter, Maggiore?”

West: “La Jupiter è un super razzo. È tutta automatica, anche una scimmia in tuta spaziale potrebbe portare quella nave fuori dal Sistema Solare e farla atterrare su Alpha Prima. È un lavoro da baby sitter, Signore… (Rivolto a John) Senza offesa.”

Ben: “Maggiore, lei sa che le risorse della Terra stanno per esaurirsi?”

West: “Perfino i bambini sanno che le nostre tecnologie di riciclaggio risaneranno l’ambiente. Spedire una famiglia dall’altro capo della Galassia è una trovata per vendere computer a gente di tutte le età.”

John: “Ai bambini insegnano delle bugie. Le tecnologie di riciclaggio sono arrivate tardi. I combustibili fossili sono praticamente esauriti, lo strato di ozono è ridotto al quaranta per cento e tra due decenni la Terra non sarà più in grado di sostenere la vita umana.”

Ben: “La Nuova Rivolta Globale conosce questi fatti meglio di noi. Stanno costruendo un Hypergate, sperano di precederci su Alpha Prima per colonizzarla. Se ci riescono i demoni occidentali, come noi, saranno lasciati sulla Terra a morire.”

West: “Il Comandante Daniels non ha l’influenza, vero?”

Ben: “Il Comandante Daniels è stato assassinato nel suo alloggio ieri sera. L’influenza è una copertura per la stampa.”

West: “Ho volato con Mike… Dovremmo distruggere le loro basi, un attacco decisivo adesso! La mia squadriglia è in stato d’allerta…”

Ben: “Il suo salvataggio è stato una bravata, Maggiore!”

West: “Un mio amico era in grave pericolo!”

Ben: “E ha rischiato un’astronave da dieci miliardi di dollari e disobbedito a un ordine diretto per un amico?”

West: “Sì, Signore. L’ho fatto, Signore!”

John: “È lui…”

Ben: “Congratulazioni, Maggiore, lei è il nuovo pilota della Missione Jupiter.”

Un deserto da qualche parte del pianeta. Forse. Due uomini stanno discutendo in mezzo alle dune. Uno è il Dottor Smith (Gary Oldman) e il secondo non ha nome, nel cast è indicato come Uomo d’Affari (Edward Fox).

Smith: “Dove sono i mei soldi? La rivolta mi ha ingaggiato per procurare l’accesso all’alloggio di Daniels… e basta! Il mio lavoro è finito!”

UA: “Hanno trovato un rimpiazzo per il pilota. Il nostro attacco all’Hypergate è fallito.”

Smith: “È una tragedia… per voi.”

UA: “Dobbiamo richiederle un intervento diretto che possa fermare la missione.”

Smith: “Oh, capisco… Beh, vi costerà molto… Ho paura che il mio prezzo sia appena diventato… astronomico…”

Il loro colloquio è interrotto da dei colpi. Deserto e uomo scompaiono lasciando posto all’infermeria della base. Il medico si ricompone per lasciar entrare un tecnico di laboratorio (Adam Sims) che deve ritirare i risultati degli esami della famiglia Robinson. Questi esami sono perfetti ed essi possono partire tranquillamente.

Ben: “I protocolli sono semplici. Il Professor Robinson ha il comando a meno che non si verifichi un’emergenza militare il quel caso, Maggiore West, subentra lei.”

West: “Io sono un pilota da caccia, devono esserci candidati  migliori… insomma neanche la mia famiglia mi sopporta!”

Ben: “Ora basta, Maggiore!”

West viene condotto a bordo del Jupiter e lì il pilota conosce l’ultimo componente dell’equipaggio, Judy Robinson (Heather Graham).

Non sapendo che si tratta della figlia di John, l’uomo rilascia un apprezzamento proprio davanti allo scienziato ma questi lo guarda con indifferenza mentre West vorrebbe sprofondare. John riesce finalmente a tornare a casa e vede l’apparecchiatura che Will ha realizzato seguendo una sua teoria sulla possibilità dei viaggi nel tempo, poi ha una piccola discussione con la moglie sul fatto che lui non sta abbastanza vicino ai suoi figli. Prima di coricarsi va ad accarezzare Will che sta dormendo…

Alla base di lancio, ben nota a tutti come Houston, il Dottor Smith s’introduce di nascosto all’interno dello Jupiter e modifica le istruzioni del poderoso e gigantesco robot di bordo affinché, sedici ore dopo il lancio, uccida i Robinson e distrugga la nave. Poi torna sui suoi passi, ma il videotelefono gli trasmette l’immagine dell’Uomo d’Affari che lo ringrazia per la missione compiuta e lancia una scarica all’apparecchiatura che i ribelli avevano dato a Smith per compiere l’attentato e che questi tiene in mano. Il traditore sviene.

In una sequenza davvero imponente e sotto i primi raggi del giorno, lo Jupiter si alza dalla sua rampa di lancio ed entra in orbita attorno alla Terra, lì si libera della corazza schermata e si lancia nello spazio per uscire dal Sistema Solare.

A bordo sono tutti in stasi criogena mentre il dottore si sveglia e vede con orrore il robot uscire dal suo alveo pronto a compiere la sua missione. Per salvare la propria pelle non gli resta che svegliare gli altri con la procedura d’emergenza mentre l’automa sta cominciando a frantumare tutte le apparecchiature. Dopo una lunga lotta Will riesce a inserirsi nel sistema del robot e a fermarlo mentre il Dottor Smith, riconosciuto come l’artefice del sabotaggio, viene lasciato in vita per salvare Judy, il cui meccanismo criogeno si è guastato.

Mentre Smith sta mandando al cuore di Judith, stranamente collocato sulla destra, delle scariche per rianimarlo, John e West lottano per riportare in rotta l’astronave che sta precipitando verso il Sole, ma ogni tentativo è inutile.

West: “Se non riusciamo a girare intorno al Sole possiamo passarci in mezzo usando il suo Hypergate.”

John: “Se usiamo l’Hypergate senza una porta potremmo finire ovunque nella Galassia!”

West: “Ovunque ma non qui!”

L’operazione riesce e la Jupiter esce dal profondo spazio dopo aver attraversato il Sole e accanto a un pianeta sconosciuto. Judy è stata rianimata e John vorrebbe strozzare Smith, ma si controlla e si limita a rinchiuderlo nell’infermeria. Non c’è mezzo di sapere dove sono, sanno solo che sono sperduti nello spazio.

In orbita attorno al vicino pianeta c’è un’ astronave protetta da una strana anomalia che la Jupiter penetra per avvicinarsi al mezzo.

La lunga astronave, illuminata dai fari della Jupiter, sembra deserta, nessun segnale, segni vitali incoerenti, sulla fiancata il nome PROTEUS. Si tratta quindi di un veicolo terrestre, ma dietro alla lunga nave ce ne è un’altra di forma totalmente aliena. Le procedure di aggancio per la Proteus funzionano e West va da Smith per portargli una tuta e obbligarlo a venire con loro a bordo della nave. Così il  modulo di attracco porta sulla nave, dall’aspetto malridotto e abbandonato, il Professor John Robinson, Judy, Smith, West e il robot manovrato da Will che è rimasto a bordo dello Jupiter. Dal soffitto di uno dei lunghi corridoi scende uno strano sgocciolio. John arriva davanti a quello che resta del giornale di bordo e cerca di visualizzarlo.

Jeb: “…Lo scanner dell’Iperspazio sembra funzionare normalmente ma non riusciamo a elaborare tutti i dati. Non c’è traccia della Jupiter 2. Siamo molto al di fuori della tabella di marcia e sono obbligato a muovermi…”

West: “Jeb! …Quando è diventato Maggiore?”

Jeb: “Voglio che venga messo a verbale. Non avrei mai rinunciato a trovarli! Non continueranno a cercarli!”

John: “Tutto qui. Il resto dei dati è irrecuperabile.”

West: “Hanno inviato una missione di soccorso? Siamo dispersi da solo due giorni!”

Judy: “Ci sono nuovi dati sulla nave aliena. Sembra che abbiano fatto entrare qualcosa che era attaccata allo scafo… Trovato: è una specie di sacco ovifero.”

Smith ha intanto recuperato di nascosto una componente di uno dei grandi robot immobili sull’astronave e lo nasconde, poi raggiunge gli altri indicando le strane uova che si trovano sul soffitto. Tramite le carte stellari della Proteus essi riescono a mandare la posizione di Alpha Prima al computer della loro nave e, nella stanza adibita alla cultura idroponica, scoprono uno strano animaletto un poco simile a una bertuccia e capace di cambiare colore. Per tutto il film l’esserino è realizzato dal computer e interagisce con gli attori. Dalle uova escono dei micidiali ragni che assaltano i nostri eroi. Dopo una strenua battaglia il robot viene distrutto e Smith ferito a un fianco da una zampata di ragno. Riescono a raggiungere la nave ma sono assediati dai mortali aracnidi, opera sempre del computer. West manovra in modo che gli scarichi della Proteus si accendano così da attirare con la luce e con il calore le bestiacce, poi si allontana verso il pianeta mentre la Proteus esplode perché West le fa saltare i reattori disobbedendo a un ordine contrario di John. L’atterraggio è difficoltoso e la grande astronave scivola sul terreno ghiacciato fino ad arrestarsi a ridosso di un costone roccioso. Scende la sera.

John: “Lei ha violato un ordine diretto.”

West: “Abbiamo ancora metà del materiale del nocciolo. Non basterà mai per uscire dall’orbita. Possiamo decollare, ma tornare nello spazio è un ‘altra storia.”

John: “Le avevo ordinato di non far saltare i reattori di quella nave.”

West: “Il sistema di sopravvivenza è al minimo. Stanotte farà freddo qui dentro. E poi il modulo e gli esploratori sono ridotti a un ammasso di ferraglia.”

John: “Non si allontani mentre le sto parlando.”

West: “Chiudiamola qui, professore. Tecnicamente avevo ancora il comando.”

John: “Sono io il comandante di questa missione.”

West: “Senta: senza offesa ma lei è un professore prestato all’esercito. Nessuno le avrebbe mai affidato una missione di combattimento.”

John: “Lei l’ha gestita brillantemente facendoci schiantare quaggiù.”

West: “Quegli alieni continuavano ad essere una minaccia. Ho agito secondo coscienza e se è necessario sono pronto a rifarlo! Accidenti, proprio lei dovrebbe capirlo! Se suo padre fosse qui mi darebbe ragione…”

John: “Mio padre è morto. Ucciso in una di quelle missioni di combattimento che lei ammira tanto, Maggiore. La mia famiglia è su questa nave e lei dovrà ubbidire ai miei ordini che le piaccia o meno, è chiaro?”

West: “Ehi, risparmi il fiato! Lei mi piace, ma farò quello che riterrò necessario per la riuscita della missione con o senza il suo aiuto. È chiaro questo, Professore?”

Maureen: “Perché non vi prendete a pugni? No, davvero… io dico che ci sta bene una bella scazzottata. Siamo bloccati su un mondo alieno senza possibilità di ripartire e voi due vi mettete a fare i galletti? Vi prego, continuate… faccio scendere Judy per dichiararvi entrambi inabili e assumo il comando della missione. Ora non voglio sentire più nemmeno una parola, è chiaro questo?”

John: “Maureen…”

Maureen: “Neanche una parola!… Bravi. Se avete finito di annaffiare il ponte di sessosterone, vi suggerisco di venire con me. Forse ho trovato il modo di lasciare il pianeta!”

I due sono ancora ammutoliti mentre lei si sta allontanando.

West: “Accidenti…”

John: “A chi lo dice!”

Ed entrambi la seguono. Nel frattempo, con il pezzo rubato al robot della Proteus, Smith sta combinando qualcosa e Judy esamina la strana scimmietta e poi l’affida alle cure di Penny.

Maureen: “L’atmosfera qui consente la vita umana. Ho localizzato cinquecento roetghen di materiale radioattivo, otto chilometri a Ovest.”

John: “Ci serviranno tutti per rimettere in funzione il nocciolo… Questi sono i miei ordini, Maggiore…”

West: “Accetto i suoi suggerimenti, Professore…”

Maureen: “La cosa importante è collaborare…”

West va a portare una coperta a Smith e questi cerca di convincerlo a spodestare John e prendere il comando della nave con il suo aiuto, ma il pilota lo tratta con ironia. Un tentativo di abbordaggio da parte di West a Judy finisce con un bicchier d’acqua in fronte.

Il mattino dopo Will apre gli occhi e davanti a lui, in mezzo ai ghiacci, vede chiaramente una specie di gigantesca bolla semisferica.

Maureen: “Il materiale radioattivo che ci serve per il nocciolo è al centro di quella bolla.”

John: “Era quello che temevo. Va bene, ragazzi, facciamo il punto della situazione. Per me quella bolla là fuori è esattamente la stessa cosa che abbiamo attraversato nello spazio. Sono entrambe delle porte. Una porta di entrata e una di uscita.”

Penny: “Per andare dove?”

John: “Sono porte… nel tempo.”

West: “Non dirà sul serio! Viaggiare ne tempo è una cosa impossibile!”

Will: “E invece no, è solo improbabile.”

John: “E se noi fossimo arrivati… diciamo in un tempo anni dopo che la Terra ha inviato una missione di soccorso?”

West: “Lei deve aver battuto la testa all’atterraggio.”

John: “Ci pensi bene. Ricorda che la Proteus sembrava abbandonata da anni? Il suo amico sembrava così vecchio…”

Will: “Allora se entriamo in questa bolla potremmo andare ancora avanti nel futuro… Ehi, papà… e se quelle porte non fossero naturali?”

John: “Will, questi fenomeni possono riprodursi solo naturalmente…”

Will: “No. Quella bolla è un effetto collaterale che avevo previsto per la mia macchina del tempo.”

John: “Senti…”

Will: “E se qualcuno qui avesse costruito uno strumento…”

John: “Senti…”

Maureen: “Will…”

John: “Apprezzo la collaborazione, ma non è il momento di volare con la fantasia.”

Will: “Tanto tu non mi ascolti mai, mai una volta!”

Il ragazzino esce deluso dalla stanza.

Maureen: “Will…”

John: “Will…”

Un rombo scuote la Jupiter 2.

John: “Potrebbe essere la bolla a provocare questi terremoti. È impossibile stabilire quando, ma questo pianeta può esplodere. Il Maggiore ed io localizzeremo il materiale radioattivo per il nocciolo. Potremmo avere poco tempo…”

John va a salutare suo figlio Will. Gli lascia le sue piastrine come faceva suo padre prima di lui promettendogli di tornare. Davanti alla bolla John prova a passarci la mano che la penetra agevolmente. Poi, assieme a West, entrano nella semisfera. Intanto Will sta sistemando nuovamente la memoria del robot e si ripromette di costruirgli un nuovo corpo, mentre Judy, Penny e Maureen stanno sistemando lo scafo esterno della nave spaziale. I due nel frattempo proseguono il loro viaggio all’interno della bolla.

John: “In teoria questo futuro dovrebbe essere fisso, non modificato da quello che facciamo nel passato o che abbiamo fatto.”

West: “Ehi, professore…”

John: “Sì, Maggiore?”

West: “Perché non frena il suo supercervello?”

John: “Cosa?”

West: “Qui fuori abbiamo due lune, un cratere grande come Miami e una arrampicata micidiale che ci aspetta…”

John: “Lo sa? Lei sarebbe piaciuto a mio padre.”

West: “Che cos’è?”

West scende un piccolo declivio e si porta sopra lo strano oggetto metallico che ha visto. Lo libera dalla polvere con la mano e legge il nome che vi è inciso sopra: Jupiter 2.

West: “Questo metallo ha decine di anni… Che razza d’incubo è questo e dove diavolo siamo?”

John: “Oh, il problema è quando diavolo siamo…”

Un lampo colpisce West alla schiena. Il Maggiore cade e John spara contro qualcosa che si sta avvicinando, ma è colpito, anche se di striscio, a sua volta. L’ombra che si erge davanti a lui è quella di un robot che cammina su cingoli. Un codice morse battuto sulle pareti dell’infermeria attira Will all’interno della stessa. Il piccolo è armato con un disintegratore che risponde solo al suo comando vocale, ma si lascia convincere da Smith a uscire per cercare suo padre e West.

Senza di loro infatti tutti sarebbero in pericolo.

Mentre si avvicinano la bolla comincia a crescere e poi si ferma. Will vi penetra e, pur con qualche esitazione, Smith lo segue. L’uomo scopre vicino a una roccia il videodiario di Penny e… qualcos’altro che non mostra a Will facendo finta di nulla. In realtà la sua scoperta è stata quanto mai angosciante: tre tombe con sopra incisi i nomi di Maureen, Penny e Judith.

Nella penombra John rinviene, una figura misteriosa è seduta a un bancone vicino a lui.

John: “Cos’è questo posto?”

X: “Lo shock deve averti scombinato il cervello. Guardati intorno. Davvero non riconosci questo posto, eh? Sei a casa…”

John: “Non può essere… Che cosa hai fatto alla nave? Dov’è la mia famiglia?”

X: “Che speranza credevi che avesse la tua famiglia senza di te? Alcuni ragni sono sopravvissuti alla distruzione della Proteus, hanno raggiunto questo pianeta. Sento ancora le donne gridare…”

John: “Chi sei tu?”

X: “Non mi riconosci? Sono Will, tuo figlio.”

Il giovane Will e Smith si stanno avvicinando e, da lontano, vedono chiaramente la massa della nave appoggiata contro la roccia.

All’interno, Will adulto (Jared Harris) parla con suo padre.

Will adulto: “Guarda papà, guarda quello che i miei voli di fantasia hanno prodotto. Ho usato il tuo Hypergate per costruire la macchina del tempo. Va bene, Robot, mettilo giù.”

Robot: “Affermativo.”

La macchina scarica il corpo di West che lentamente rinviene.

West: “Dove siamo?”

John: “Devono averci portato sulla Jupiter 2 ma in un futuro diverso.”

Will adulto: “Papà, quando questo materiale radioattivo sarà stato introdotto nel quadro di comando…”

West: “Il materiale radioattivo… se riuscissimo a trasportarlo sulla nostra Jupiter…”

Will adulto: “…Io potrò aprire una porta abbastanza stabile da consentire a una sola persona un viaggio attraverso il tempo e lo spazio contemporaneamente.”

Computer: “Inizio generazione porta.”

Will adulto: “Forte, eh? Oggi cambierò il corso della storia. Tornerò al giorno in cui tu ci hai trascinato nello spazio. Impedirò alla nave di partire e salverò la nostra famiglia.”

La sfera di energia che prima sovrastava l’apparecchiatura si è trasformata in un vortice in fondo al quale si vede la Terra.

Computer: “Terra. Primo ottobre 2058. Obbiettivo confermato.”

Will adulto: “Eccellente…”

John: “Figliolo, guardati intorno. La forza della tua macchina del tempo sta devastando questo pianeta, queste violente distorsioni temporali sono prodotte dal tuo esperimento. E se avessero lo stesso effetto sulla Terra? Se ritornando a casa, Will, tu distruggessi la Terra per sempre?…So che le tue intenzioni sono buone…”

Will adulto: “No, io tornerò a casa invece e salverò la famiglia.”

John: “Will, devi starmi a sentire, sono tuo padre!”

Will adulto: “Mio padre? Te lo dico io chi è veramente mio padre. Non dimenticherò mai quella mattina di vent’anni fa… Che cos’è che hai detto? Non aver paura, tornerò, te lo prometto. Lo avevi promesso e non sei più tornato. No, mio padre è un bugiardo e non verrà a salvarmi…”

Ormai il giovane Will e Smith sono arrivati davanti alla nave spaziale e il diabolico dottore si fa passare l’arma del bambino dopo che questi ne ha scollegato la sicura vocale. Con l’arma in mano Smith minaccia Will e gli ingiunge di entrare nella nave.

Will adulto: “Va bene, è quasi ora. Speriamo che funzioni…”

L’arrivo di Smith è improvviso, minaccia tutti con la sua arma e programma il robot affinché gli ubbidisca.

Giovane Will: “(guardando il vortice) L’hai fatto… È come lo avevo immaginato. Hai collegato la sequenza dimensionale al banco di navigazione, è per questo che siamo nello stesso posto nello stesso momento… Hai il sistema di trasferimento spaziale e il laser di puntamento, io non c’ero arrivato…”

Will adulto: “Il futuro non è mai come lo immagini quando hai dieci anni.”

Ma Smith si rende conto troppo tardi che esiste un altro superstite, lui stesso, diventato una creatura mostruosa. Lo Smith Mostro gli è addosso e lo disarma velocemente.

Smith Mostro: “Salve Dottore, che piacere rivedervi dopo tutti questi anni. Sconcertato, eh? Mi trovi cambiato? Il graffio del ragno ha avuto degli effetti collaterali imprevedibili, ma le mie straordinarie capacità mi hanno favorito in questo mondo bellicoso. Dopo la tragica uccisione delle donne io sono diventato il padre che Will non ha mai avuto. Due decenni di agonia mi hanno fatto comprendere tutti i miei errori ma tu, Dottore, la tua rozza ambizione mi suscita solo autoripugnanza, capisci? Io ho guardato dentro di me e quello che vedo sei tu!”

Lo solleva e lo scaraventa lontano.

Smith Mostro: “Tanto non mi ero mai piaciuto… Robot, uccidili tutti!

Will Adulto: “Nooo!”

Smith Mostro: “Aspetta!”

Will adulto: “Dottor Smith, ti prego… no!”

Smith Mostro: “Molto bene. Robot, portali dentro e sorvegliali. Se si muovono allora uccidili!”

Oltre che permettere loro di muoversi il robot ascolta anche le suppliche del piccolo Will che gli ricorda che pure i robot possono avere sentimenti umani. La cosa convince l’automa che si strappa di dosso il controllo che gli aveva inserito a suo tempo Smith.

I tre, più l’automa, si dirigono nuovamente verso l’interno della nave.

West: “Senza quel nocciolo non posso prometterle che riusciremo a decollare.”

John: “Veda se riesce a tornare alla nostra Jupiter, io cercherò di prenderlo e di raggiungervi lì.”

West: “Non abbiamo i tracciatori per la rotta. John, la famiglia ha bisogno del padre.”

John: “L’equipaggio ha bisogno del pilota e io non so pilotare la nave come te. Con te potrebbero farcela. Adesso stammi a sentire, Don…”

West: “Ma io…”

John: “Lo so che non volevi accettare questo lavoro, ma credo che diventerai il nostro baby sitter preferito. Bene… il camper è tutto tuo, ora, comportati come un padre.”

West: “Buona fortuna.”

Arrivati all’interno trovano Smith ancora vivo e, mentre le donne a bordo dello Jupiter indicano la strada con dei razzi, West si carica l’uomo sulle spalle e assieme a Will e al robot torna verso la nave spaziale. John s’inoltra nella vecchia Jupiter.

Sopra il vortice di energia il mostruoso Smith e il Will adulto stanno osservando la Terra.

Smith Mostro: “Non hai fatto la porta troppo stretta?”

Will adulto: “Non per me… Ma non devo passarci io, non è vero? Non sono i ragni che hanno ucciso le donne, sei stato tu, solo che non ho mai voluto vederlo. Tu mi hai lasciato vivere perché avevi bisogno di me, perché potessi costruire questa per te.”

Smith Mostro: “Povero piccolo ragazzo mio! Credevi veramente che ti avrei lasciato andare a casa, che avrei lasciato scomparire tutto quello che sono diventato? Guardami! (Si toglie il mantello nero che lo ricopriva e il computer si mette subito in funzione mostrandoci una gigantesca creatura aracnoide dotata di una testa vagamente umana) Io non sono un misero umano. Io sono un Dio! Dentro queste sacche ovipare crescono i semi di una razza superiore di ragni. Noi scenderemo sulla Terra per dominarla, un intero pianeta da governare, un intero pianeta da divorare. È ora di morire, figlio mio.”

Will adulto: “Io non sono tuo figlio.”

Smith Mostro: “Addio…”

Lo afferra, lo solleva e lo scaraventa giù lungo il pozzo di energia.

In quel momento entra John.

John: “Mio padre una volta ha detto: il male trova sempre la sua vera forma.”

Smith Mostro: “Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi la possibilità.”

John: “No, avevi ragione. Non potevo uccidere l’uomo, ma posso uccidere il mostro!”

Comincia l’impari lotta con la gigantesca e forte creatura che una volta era un essere umano. Con la punta acuminata di un’arma che gli ha dato il giovane Will, John lo ferisce e rompe la sacca del mostro e da questa escono le piccole e mortali creature.

John: “Ti ricordi sulla Proteus? Quei mostri mangiano i loro feriti.”

Smith urla di dolore e John lo spinge fin dentro il vortice dove l’essere scompare. Sta per cadere a sua volta e vede il Will adulto sospeso sull’abisso sostenuto solo dalle piastrine che ha tenuto in tutti questi anni intorno al collo. Lo solleva e lo salva. All’esterno la bolla scompare, West, Smith, Will e il robot entrano nella Jupiter.

Disperata Maureen dà l’ordine di decollo, ma la nave non riesce a raggiungere la velocità di fuga e urta contro uno dei frammenti di roccia scaraventati in aria dalle esplosioni che si susseguono. Da terra John assiste al disastro e alla loro morte.

John: “Non è riuscita a salvarsi!”

Will adulto: “Sono passati tanti anni, sento ancora il calore. Il nostro Sole, la nostra Terra. Non ho pensato ad altro: tornare a casa. Tanto tempo fa hai detto a un bambino che un giorno avrebbe capito quanto suo padre l’amasse… Io non mi ero reso conto di quanto mi volessi bene… Vieni…

Regola il suo vortice temporale che inquadra ora l’interno della Jupiter prima della mortale partenza.

Will adulto: “Non farmi aspettare un’altra vita per dimostrarmi il tuo amore!”

Will spinge il padre nel vortice e il professore atterra in mezzo ai suoi cari. In alto vedono il Will adulto ancora all’interno della vecchia astronave.

Will adulto: “Papà, ha funzionato! Ha funzionato!”

John: “Vieni con noi.”

Will adulto: “Non posso! La potenza è sufficiente solamente per un viaggio, ricordi? Con una persona.”

Maureen: “Will?”

Will adulto: “È una gioia rivederti, mamma. È una gioia rivedere tutti voi! Prenditi cura di loro, Will… Non dimenticatemi…”

John: “Ha sacrificato tutto per la sua famiglia…”

L’immagine è scomparsa nel vortice, per sempre.

John abbraccia forte suo figlio il quale gli ridà le piastrine. Ora il problema è ripartire da un pianeta che sta morendo.

West: “Cercherò di raggiungere la velocità di fuga…”

John: “Senza materiale radioattivo saremo trattenuti dalla gravità.”

West: “Potremmo trovare una corrente…”

John: “Ti puoi fidare non ce la faremo, io lo so. Dobbiamo andare… dentro. Attraversiamo il pianeta mentre sta esplodendo, capisci? In questo modo possiamo sfruttare la sua forza di gravità.”

West: “Cosa?”

John: “Per farci scagliare dalla parte opposta e di nuovo nello spazio.”

West: “È una pazzia.”

John: “Non ho tempo per discutere. Le ho dato un ordine diretto, Maggiore.”

West: “Sì, Comandante… Questa non me la voglio perdere…”

Il fantastico e incredibile percorso nelle viscere del pianeta accresce solamente la ricchezza di effetti speciali di cui il film è costellato, ma certamente non giova alla logica della storia. Usciti nello spazio il pianeta esplode.

Un collasso gravitazionale del pianeta obbliga i nostri eroi a utilizzare nuovamente l’ Hypergate per non essere risucchiati… lo so non è logico, ma ditelo agli sceneggiatori…

West: “Rotta su Alpha Prima, almeno spero…”

John: “Inizio sequenza Hypergate…”

Will: “Forte…”

Irwin Allen, a cui dobbiamo film come Viaggio in fondo al mare e L’inferno di Cristallo, fu il creatore di una serie televisiva chiamata Lost in Space che anticipò di molti anni uno dei progetti della NASA, quello cioè di utilizzare delle famiglie come pionieri spaziali. Nel caso della serie televisiva, decollata nel 1965, e terminata tre anni dopo, fu un’idea ancora una volta del produttore regista, il quale voleva rinverdire il successo di un’altra serie da noi denominata Avventure in Fondo al Mare e che altro non era che il serial TV proveniente dal film Viaggio in fondo al mare. Il soggetto di partenza era proprio quello di una famiglia, sempre denominata Robinson, i personaggi infatti sono gli stessi, che viaggiando nello spazio si perdevano nell’infinità del Cosmo. La Irwin Allen Production autorizzò lo sfruttamento del soggetto per la realizzazione cinematografica di un film gigantesco ricco di scene che è costato qualcosa come 80 milioni di dollari, ma che i primi incassi danno già a 130.  Per poter realizzare le imponenti scenografie usate nel film sono stati occupati undici teatri di posa negli studi Shapperton, in Inghilterra dove sono state costruite quindici scenografie altissime.

Un’altra curiosità è data dagli aderentissimi abiti in lattex che gli attori indossano nel film. Per rendere meglio questa idea di perfetta aderenza sono stati realizzati a pezzi e direttamente incollati sugli attori. Ovviamente la colla era organica e non c’erano bisogno di urla di dolore quando veniva tolta… o quasi…

Un’ultima cosetta: il robot della serie televisiva era interpretato da Bob May e il suo disegno era stato realizzato da Bob Kinoshita, colui che divenne famoso come il padre di Robby de Il pianeta proibito.

Nel caso, invece, del robot del film, nessun attore ne può avere il merito, essendo in gran parte telecomandato sulla scena.

In fase di distribuzione il regista Stephen Hopkins ha poi tagliato una sequenza in cui Penny, mentre insegue la scimmietta aliena, capita in una grotta dove trova una specie di mostro simile alla versione adulta della scimmia stessa. Nel finale l’essere viene portato a bordo con loro.

(6 – continua)

Giovanni Mongini