Ruggero Perugini, ex capo della Squadra antimostro dal 1986 al 1992, nel suo libro di memorie Un uomo abbastanza normale (Mondadori 1994), semina alcune suggestioni narrative legate alle vicende del cosiddetto Mostro di Firenze; suggestioni riprese subito da quell’attento ex cronista di nera che è Thomas Harris.
Nel bel romanzo Hannibal, Harris si occupa del Mostro e ambienta una parte della trama proprio a Firenze, riprendendo fedelmente il segmento investigativo che ha visto protagonista Perugini, qui modellato nel personaggio dell’ispettore capo Rinaldo Pazzi, salito sugli allori dopo aver chiuso il caso del maniaco delle coppiette. Pazzi arriva alla soluzione attraverso alcuni dettagli della Primavera di Botticelli, individuando il killer in un certo Girolamo Tocca, losca figura ricalcata su quella di Pacciani. Tocca, come Pacciani, è uno stupratore delle proprie figlie, condannato in gioventù per aver ammazzato brutalmente un rivale in amore. Pazzi inchioderà il colpevole con una maxi perquisizione, trovando nel giardinetto dello svitato una cartuccia compatibile con quelle usate dal Mostro. Purtroppo però, durante il processo d’appello, Tocca-Pacciani verrà assolto, facendo crollare il castello di carte del Pazzi e arrestando la sua fulminante carriera. Così il Nostro dovrà trovarsi altri maniaci da acciuffare, come ad esempio lo strano professor Fell, identità fasulla del fuggiasco Hannibal Lecter.
L’idea narrativa della Primavera del Botticelli viene proprio da Un uomo abbastanza normale, per la precisione dalle pagine 111 e 112, quando Perugini accenna al delitto del 6 giugno 1981 a Mosciano di Scandicci. Il ragazzo, Giovanni Foggi, viene ritrovato immobile nella macchina, una Fiat Ritmo, parcheggiata in un viottolo sterrato in via dell’Arrigo. Lei, Carmela De Nuccio, è stata trasportata lontano dalla vettura e mutilata del pube. “L’assassino non si è preso neanche il disturbo di spogliarla per fare questo: ha semplicemente tagliato dal cavallo alla cintola i blue jeans che lei indossa. Fra le labbra della ragazza passa il filo di una collana di perline colorate.” Questo filo di una collana sembra colpire Perugini. “Mesi dopo, per caso, durante un servizio di ordine pubblico nel piazzale degli Uffizi, notai sulla bancarella di un venditore di souvenir l’ingrandimento di un particolare della Primavera del Botticelli. La ninfa che viene presa da Zefiro alle spalle: un volto di donna dalle cui labbra socchiuse fuoriescono fiori. Un’espressione di sorpresa negli occhi trasognati, volti verso il cielo” – un’espressione che il poliziotto ritrova nelle foto della ragazza mutilata, nei suoi occhi enormi, sgranati nella sorpresa della morte.
Di tutto questo se ne ricorderà anche Ridley Scott quando girerà la versione cinematografica di Hannibal (2001). Negli Extra del BluRay del film è possibile vedere un interessante segmento di circa 11 minuti (accompagnato dal commento del regista), nel quale viene condensata la vicenda relativa al Mostro di Firenze. L’ispettore capo della polizia italiana Rinaldo Pazzi (interpretato magnificamente da un Giancarlo Giannini trasandato e perennemente affamato di soldi per soddisfare i bisogni e le voglie di una giovane moglie) è a capo delle indagini sui delitti del cosiddetto Mostro; l’indagine (a differenza del libro, Pazzi non ha catturato nessuno) sembra arrivata a un punto morto e così al poliziotto tocca anche di indagare sulla scomparsa di un importante studioso di Dante. Proprio con questa incombenza, Pazzi si reca in uno dei Palazzi Governativi della città e incontra il dottor Fell (alias Hannibal Lecter, lo psichiatra cannibale ricercato dall’FBI), nuovo curatore della biblioteca di Palazzo Capponi. Fell (Anthony Hopkins) è incuriosito dal poliziotto italiano e si interessa all’andamento delle indagini. Pazzi invece si dimostra infastidito da questo interesse e prende subito in antipatia il personaggio interpretato da Anthony Hopkins. Uscendo sulla Piazza della Signoria, il dottor Fell/Lecter accompagna brevemente Pazzi, suggerendogli (da fine conoscitore della mente umana) l’analogia tra le figure del Botticelli e il modo in cui il Mostro posiziona i corpi delle sue vittime (e qui la suggestione di Perugini, relativa al solo delitto dell’81, si unisce a quella narrativa di Harris, re-inventando i delitti del Mostro di Firenze e distanziandoli da quelli reali, in una sorta di reboot della cronaca nera). Nel film, infatti, l’assassino sembra posizionare i corpi delle donne come nei quadri, mutilandole del seno sinistro. Nella scena successiva Pazzi/Giannini rientra in Questura (affollata di computer, telefoni e foto delle vittime) e usa l’intuizione datagli da Lecter per recuperare la stima dei colleghi. Nell’ultimo segmento dedicato al Mostro, Scott prepara la scena che vedrà Hannibal Lecter mutilare scenograficamente il corpo del povero Pazzi. L’unico testimone muto dell’atroce delitto è uno degli operai addetti alle pulizie del grande Palazzo in cui ha trovato alloggio lo psichiatra cannibale: l’anonimo addetto emerge dall’ombra di un tendaggio e fa un inchino verso Lecter, suggerendo quindi un rapporto tra maestro/allievo e cucendo addosso all’anonimo personaggio le fattezze astratte del mostro.
Questi segmenti verranno ripresi e riformulati splendidamente dalla serie televisiva statunitense Hannibal (2013 – 2015), per la precisione nella seconda puntata della terza stagione. La serie rielabora, in modo originale, i contenuti e i personaggi dei vari romanzi di Thomas Harris (in particolare Red Dragon del 1981 e appunto Hannibal del 1999), calandoli in un contesto attuale. Nella seconda puntata della terza stagione – l’episodio Primavera (scritto da Jeff Flaming e diretto da Vincenzo Natali) – il profiler Will Graham è sulle tracce di Lecter e si reca a Palermo, dove un torso mutilato viene ritrovato nella Cappella dei Normanni a Palermo. Graham sospetta ci sia dietro la mano dello psichiatra cannibale. Qui incontra l’ispettore Rinaldo Pazzi, questa volta affidato a un superbo Fortunato Cerlino. Cerlino è un Pazzi meno trasandato rispetto alla versione di Giannini. La nuova versione è maggiormente fedele a quella immaginata da Thomas Harris; infatti Cerlino/Pazzi è ancora ossessionato dalla figura del Mostro di Firenze, un assassino che ha colpito nella provincia di Firenze vent’anni prima. Per i delitti fu arrestato un guardone del luogo, ma l’uomo si rivelò innocente, rovinando così la carriera dell’ispettore. L’uomo, così come il suo omologo americano, è ossessionato dai suoi fantasmi e continua a inseguire le tracce del Mostro, secondo lui ancora in libertà e attivo. Durante un incontro con un silenzioso Graham, Pazzi mostra delle fotografie di uno dei delitti avvenuti all’Impruneta, dove si vedono una coppia di ragazzi spogliati e disposti come nel quadro della Primavera del Botticelli; Cerlino/Pazzi spiega al collega americano la strana analogia tra i dipinti e i delitti, seguendo le intuizioni seminate da Perugini nel suo libro del 1994; subito dopo l’ispettore mostra la vecchia fotografia di un sospettato sparito da molti anni: si tratta di una foto giovanile dell’attore Mads Mikkelsen (qui nei panni di un Hannibal Lecter glaciale e oscuro). La serie insomma pare eliminare la figura appena accennata del mostro-uomo delle pulizie e sovrappone la sagoma del killer a quella di un Hannibal Lecter serial killer itinerante e giramondo. Nel finale della puntata, Graham e Pazzi si aggireranno nelle catacombe dei Cappuccini a Palermo, inseguendo l’ombra (l’ennesimo fantasma della mente) di un Lecter oltretombale. Tutto sfumerà in un irrisolto e sospeso finale nel nero, dove ognuno rimarrà con le sue domande e i suoi traumi irrisolti. La puntata della serie Hannibal ha comunque il grandissimo merito di ri-disegnare la vicenda del Mostro e collocarla in un presente contemporaneo e convulso, intrico rabberciato di esistenze in miniatura, dove il ritmo, le aspettative si misurano con le aspirazioni e gli incubi di una società globale, insicura e sempre più inumana.