IMAGELAND – PARTE 19

EPILOGO

Qualcosa .. delle voci la svegliarono quando non sapeva di essersi addormentata.

<Ecìla … Ecìla … siamo qui … non ti abbiamo abbandonata!>

Faceva freddo lì sulla pietra di quel gradino d’ingresso dove si era raggomitolata: oscuro e con tutto il gravame del livore che conteneva, l’enorme portone del castello era sprangato dietro di lei.

<Ecìla … Ecìla siamo qui!>

Lentamente, si sollevò a fatica e vide che, più in basso, al di là del ponte levatoio ancora sollevato, vi erano, riuniti in gruppo, i suoi amici.

Il gatto Cesare, appena si accorse di essere stato individuato, pur appesantito dagli anni, iniziò a saltare e piroettare su se stesso … La giumenta Occhidolci, a sua volta, si sollevò sulle zampe anteriori ed, alzando poi il muso verso di lei, prese gioiosamente a nitrire. Con loro poi si agitavano o svolazzavano, per la gioia di averla ritrovata sana e salva, il rappresentante di ogni singola specie animale.

Poco discosto Ecìla scorse Libero … L’uomo dello specchio agitava verso di lei una mano in un gesto di saluto.

Poi, più lontano … tra la boscaglia, distinse come un chiarore che se ne rimaneva però sollevato dal suolo. Osservandolo meglio, le parve di scorgere all’interno una lucente macchia vermiglia che, quando lei vi fissò gli occhi, si accese come un  sole al tramonto. Vi fu infine un’ esplosione di luce, che brillò intensa per alcuni minuti poi, così come era apparsa, d’improvviso, scomparve.

 

Ecìla, titubante, ma con il cuore acceso ora da una novella speranza, si diresse verso il ponte levatoio.

Incerta vi poggiò la punta di un piede … Come rispondendo ad un tacito segnale, il ponte iniziò a scendere, scuotendo, al pari degli arti arrugginiti di un vecchio, le pesanti catene che lo trattenevano.

Scuotendosi e sobbalzando, si adagiò finalmente sul suolo sottostante.

Come ad assaporare quella fuga tanto a lungo agognata, Ecìla iniziò a percorrerlo con studiata lentezza, sostando ogni tanto al fine di riempire i suoi polmoni con quell’aria tornata ora pulita e buona.

Giunta che fu alla fine dell’attraversamento, si voltò per guardare il tetro castello, che pareva già irrealmente lontano, ma la cui realtà e la minaccia che rappresentava non dovevano essere dimenticate, né ignorate.

Con un breve salto Ecìla lasciò infine le assi un po’ sconnesse del ponte e si ritrovò sulla terraferma.

I suoi amici le si fecero subito incontro e, nella misura e nel modo che era loro concesso, si strinsero a lei.

Cesare le si strofinò ripetutamente sulle gambe, emettendo nel contempo fusa sonore al pari del motore di un trattore all’opera; Occhidolci le sfiorò il viso con l’umido naso, guardandola poi con quei grandi occhi liquidi, simili a rugiada, mentre un coro  dei più diversi linguaggi animali si levava intorno a lei.

Libero invece, senza pronunziare una sola parola, le si pose a fianco.

<Andiamo, amici …> disse soltanto Ecìla < C’è ancora molto da fare!>

(19 – fine)

Myriam Ambrosini

NOTE  AI  LETTORI

E’ mia intenzione non abbandonare a questo punto della storia Ecìla e tutti i suoi amici ed allora, anche con il desiderio di restituire ad Imageland la sua pienezza ed il suo giusto equilibrio, ho deciso di darle al più presto un seguito.

Ciò permetterà a chi questo mondo e questi personaggi ha amato, di ritrovarli lì dove, per ora, sono stati costretti a lasciarli.

Per ulteriori informazioni su Myriam Ambrosini leggetevi la sua intervista sulla Zona Morta e cercate il suo libro “Un cuore altrove … con ogni parte di me“.