ROBERTA GUARDASCIONE… IN BILICO TRA DUE DIMENSIONI

Da qualche anno ormai uno dei nomi più interessanti nel campo del fumetto e dell’illustrazione fantastica è quello di Roberta Guardascione, che è riuscita a ritagliarsi un posto di rilievo grazie a copertine e tavole di grande impatto visivo. Abbiamo avuto il piacere di incontrarla per voi: ecco cosa ci ha raccontato.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ROBERTA GUARDASCIONE?

Salve a tutti, cominciamo con domande esistenziali, eh. Risponderò molto semplicemente, sono un’illustratrice e fumettista che vive e lavora nei Campi Flegrei, a nord di Napoli.

COME HAI COMINCIATO A DISEGNARE E COME E’ NATA LA TUA PASSIONE PER L’ILLUSTRAZIONE?

E’ stato molto naturale, come iniziare a parlare o camminare. Da quello che ricordo ho sempre avuto la matita fra le mani, ma di sicuro è stato determinante il contesto familiare. Mio padre era un grande lettore, abbiamo sempre avuto la casa piena di libri. Ricordo che ero molto affascinata dalle illustrazioni dei romanzi di Selezione, i condensati che pubblicava il Reader’s Digest, che conservo ancora. Ho cominciato a sfogliarli prima ancora di imparare a leggere, interpretando le storie attraverso le immagini, che poi ricopiavo sui quaderni, già pieni di personaggi dei cartoni animati che mi regalava la tv, altra grande complice della mia passione artistica. Aver avuto due fratelli più grandi, poi, oltre che fornirmi di un numero indefinito di fumetti, partendo da Asterix e Provolino, fino a  Diabolik e Tex, mi ha permesso di guardare un certo tipo di cinema, quello che in qualche maniera era precluso ai bambini, ma grazie a questa piccola trasgressione il mio mondo immaginifico si è subito adattato a certi tagli di inquadrature e determinate atmosfere, che oggi cerco di realizzare nelle mie opere, che hanno sempre una impostazione molto cinematografica.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATA?

Devo dire che ogni volta che comincio un lavoro è come se intrecciassi una vera e propria relazione amorosa con il testo che devo illustrare, mi ci immergo totalmente, cerco di respirarne ogni parola. E’ il mio modo di trasformare, come un alchimista, la frase in immagine. Non cerco mai troppo il dettaglio descrittivo, ma preferisco l’impatto emozionale. Quindi, da questo punto di vista, mi “innamoro” di ogni progetto, ma se dovessi guardare alla produzione passata sceglierei di sicuro quelli che mi hanno fatto fare “Il salto di qualità”, cioè i lavori che mi hanno proiettata verso una dimensione più professionale del mestiere, come ad esempio LUNARIS, una storia a fumetti realizzata per Electric Sheep Comics, scritta da Alessandro Napolitano e Claudio Fallani, e I RACCONTI DEL SANGUE E DELL’ACQUA, tredici storie dell’orrore ambientate in un’Italia oscura e misteriosa, scritto da Daniele Picciuti, ed edito da Nero Press. Un libro, quest’ultimo, per cui ho realizzato ben quaranta tavole in bianco e nero, un lavoro duro ma che mi ha dato molte soddisfazioni. Sono riuscita a dare libero sfogo alla mia vena dark, che ha cominciato ad alimentarsi già in tenera età, quando a otto anni già leggevo Dylan Dog. Questi sono lavori importanti, ma non gli unici che posso definire “del Cuore”. La recente collaborazione con Giovanni Mongini sta producendo i suoi frutti, e questi romanzi che sto illustrando per lui già si dipanano come pietre miliari della mia carriera.

RECENTEMENTE TI SEI OCCUPATA APPUNTO DELLA COPERTINA DEL NUOVO LAVORO DI GIOVANNI MONGINI INTITOLATO “L’UOMO CHE ODIAVA LE NUVOLE” PER LE EDIZIONI SCUDO. CE NE VUOI PARLARE? COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTA COVER?

L’UOMO CHE ODIAVA LE NUVOLE è il primo romanzo che ho illustrato per Mongini, è stato, per così dire, un banco di prova. Mongini si è interessato al mio lavoro grazie al saggio di Roberto Azzara LA FANTASCIENZA CINEMATOGRAFICA, LA SECONDA ETÀ DELL’ORO, edito da Electric Sheep Comics. Grazie a questo libro, per altro davvero notevole, sono entrata a far parte della squadra di “Cose da altri mondi”, la rivista sci-fi di cui Mongini è direttore. E’ stato così che ho scoperto che, oltre ad essere un famoso saggista, Vanni (come si fa chiamare dagli amici) è anche un prolifico romanziere. La proposta di illustrargli questo romanzo è arrivata in maniera quasi spontanea, e ne sono stata davvero felice e lusingata, lo considero il coronamento di molti anni di lavoro e fatica, una bella  conferma per la mia carriera. Lavorare a stretto contatto con un personaggio così rinomato è stata un’esperienza molto gratificante. Le immagini sono nate da una stretta collaborazione, ogni dettaglio è stato discusso attraverso lunghe telefonate e chilometri di mail. In questa maniera ho avuto modo di scoprire l’uomo dietro al personaggio, una persona molto professionale ma anche simpatica e dalla battuta sempre pronta. La scelta della copertina nasce proprio da una specie di scherzo. Come mia abitudine gli avevo preparato una serie di proposte da valutare, tra queste ce n’era una in cui la Terra appare avvolta da una nube di stringhe. La risposta di Vanni, però, mi lasciò alquanto perplessa, perchè diceva:  “Mi piace tanto quella con l’artiglio”. Passo in rassegna tutti i bozzetti, ma di artigli neanche l’ombra, ma l’arcano viene svelato in fretta, la nube che avvolgeva il pianeta Terra aveva effettivamente le sembianze  di un artiglio, l’aveva visto proprio come si intuiscono le forme delle cose nelle nuvole. L’idea calzava a pennello con la storia, ed è stato così che ha preso forma la mano rossa che vedete in copertina, frutto di un vero e proprio brainstorming.

E COME TI MUOVI IN GENERALE QUANDO DEVI ILLUSTRARE DELLE COPERTINE?

Il primo approccio è la lettura, l’immersione in un mondo da scoprire, è questo il mio modo di appropriarmi della storia e visualizzare la scena che ritengo più rappresentativa, che ne esalti le atmosfere. La copertina sarà fondamentale per il romanzo, costituirà la faccia che mostrerà al mondo, una sola immagine avrà il dovere di evocare e rendere desiderabile la storia contenuta. Di solito arriva sotto forma di folgorazione, sempre dopo aver fatto un miliardo di bozzetti, però.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE (CON RELATIVE COPERTINE SPESSO ADATTATE PER L’OCCASIONE E PER IL FORMATO), SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Per la natura del mio lavoro, in cui la lettura è basilare, ho dovuto adattarmi in fretta al formato digitale dei libri. Premetto che per me l’oggetto libro è sacro, e i miei traslochi sono drammatici proprio a causa di questo. Il libro è “contenitore” e “contenuto” allo stesso tempo, nessun altro oggetto prodotto dall’uomo ha questo potere. Quando cominci a leggere un libro tutti i sensi sono coinvolti, la carta ha una consistenza ed un odore particolare, e scommetto che anche il gusto non è male (risata). Sono contenitori anche perchè, quando li sfogli, dentro ci puoi ritrovare vecchie foto o appunti a margine scritti da precedenti lettori, o da te stesso, impressioni che col tempo hai dimenticato, in questa maniera diventano veri e propri portatori di memoria. Gli e-book non hanno questa magia, purtroppo, ma non mi sento di denigrarli totalmente. Il formato digitale offre altri vantaggi, ad esempio chi li predilige avrà sicuramente traslochi più leggeri. Scherzi a parte, credo che lo scopo del libro sia essere letto, il supporto è relativo. L’e-book ha una fruibilità che al cartaceo è preclusa. Sul tablet ci possono stare una quantità di libri superiore alla capacità della libreria: sei in treno e hai voglia di leggere, frughi nella borsetta e ci trovi un’intera libreria, un sogno fantascientifico diventato realtà. La risposta alla tua domanda è che prevedo una crescente produzione di e-book da parte dell’editoria a sfavore del cartaceo, come sta accadendo in ogni settore, dalla burocrazia all’istruzione, e francamente non la vedo come una cosa negativa. Penso sempre che la divulgazione della cultura sia fondamentale per ritenerci civili, la società ha bisogno di lettori come il pane, e se un e-book costa 0,99 centesimi a scapito di dieci euro di un cartaceo, credo sia acquistabile senza gravare su nessun bilancio. E poi, non scordiamolo, per fare la carta si abbattono gli alberi, per gli e-book no. Sarebbe anche un modo per dare più importanza a quelli già stampati, investendoli dell’aurea di oggetto raro, come cimeli di un’altra epoca, non sarebbe male. Magari non ne vedremmo più nessuno al macero, che è una cosa molto triste.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Il fantastico è sempre stato una costante della mia vita, una passione che mi fa rimanere sempre legata alla mia infanzia, come un filo trasparente. Questo legame ha determinato la scelta del mio mestiere, perché fare l’illustratrice significa anche tenere quel periodo della propria vita sempre presente e a portata di mano. Ad esempio, da bambina mi piaceva avere paura, con gli amichetti guardavamo i film dell’orrore di nascosto, oppure li “ascoltavo”, mentre i miei fratelli li guardavano nella stanza accanto, facendoli diventare ancora più spaventosi Queste esperienze hanno fatto lievitare la mia immaginazione. A questo scenario bisogna aggiungere che, come ho già detto, ho cominciato molto presto a leggere Dylan Dog, un fumetto di natura citazionistica, che mi ha aperto le porte a Edgar Allan Poe, Lovecraft, Bierce, Shelley, Polidori, Henry James e tanti altri. Poi c’era lo zio Stephen (King), che è stato praticamente il mio padrino. In seconda media leggevo IT invece di fare i compiti, e ho pure cominciato a fumare per colpa sua, visto che lo spirito di emulazione quando si è ragazzini è molto forte, e il re del terrore non fa mai mancare le sigarette ai suoi personaggi. Ricordo quasi con commozione le sere d’estate in cui trasmettevano lo show di Zio Tibia, a cui seguiva un film horror e poi quel capolavoro che è Ai confini della realtà, una serie davvero seminale, grazie alla quale è nato il mio amore per la fantascienza, un fuoco  alimentato anche dalle puntate di Star Trek, che invece davano al pomeriggio. Ho sempre adorato abitare in due mondi, quello reale e quello fantastico della fiction.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER LE TUE ILLUSTRAZIONI?

L’ispirazione è una strana creatura, la puoi trovare nei posti più strani. Vivendo in due mondi, anche lei attinge da entrambi gli “orti”. Un paesaggio, un albero, o anche semplicemente l’ombra che disegna la finestra sul muro, tutto può generare il moto con cui si muove la creatività. La ritrovo nel quotidiano, nei libri che ho letto, e nei film che ho visto, tutto si mescola per fornirmi di una forza vitale e pulsante che cerco di catturare per dare vita alle mie opere. Attingere dal quotidiano genera anche dei paradossi, come quello della mia casa, piena di elementi che uso nei miei disegni, tanto da farla sembrare una mia illustrazione tridimensionale, un modo per sottolineare il mio stile di vita, sempre in bilico tra due dimensioni.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Mi piace molto spaziare tra vari generi, come del resto faccio con il mio lavoro. Amo molto gli scrittori classici del fantastico, come Poe, Lovecraft e King, che ho già citato, ma poi ci sono anche Richard Matheson, Michael Ende, Jorge Luis Borges, Isaac Asimov e Kurt Vonnegut, ma come ho detto le mie letture non si lasciano influenzare dal genere. Sono molto affascinata dal “flusso di coscienza” di James Joyce e Virginia Woolf, autori su cui mi piacerebbe lavorare. Ammiro molto le opere di Cesare Pavese, di Francis Scott Fitzgerald e di Anton Čechov, e negli ultimi tempi ho avuto modo di apprezzare testi di Philip Roth e David Foster Wallace.

E I TUOI DISEGNATORI?

I disegnatori che mi piacciono sono svariati. La mia formazione ufficiale è costituita da molti Caravaggio, svariati Rembrand, dagli impressionisti e dal mondo visionario dei surrealisti, mentre la cultura artistica più “clandestina”, quella fatta di albi a fumetti rubati ai miei fratelli, si compone di grandi fumettisti e illustratori come Moebius e Francois Druillet, Hugo Pratt, Sergio Toppi, Enki Bilal e Karel Thole, mentre tra i contemporanei ammiro molto Corrado Roi, Gipi e Manuele Fior, solo per citarne alcuni. Sono sempre curiosa di scoprire nuovi autori per potermi confrontare, è un modo di crescere professionalmente.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Adoro il cinema, è la forma d’arte più completa, ne sono una grande estimatrice. Se dovessimo fare il gioco “dimmi i tre film che ti piacciono”, che dopo Stranger Things è diventato un tormentone, a caldo ti direi “Pic nic a Hanging Rock” di Peter Weir, “In Compagnia dei lupi” di Neil Jordan e “Stand by me” di Rob Reiner, ma sarebbe una risposta molto riduttiva, perchè sono pellicole seminali, che hanno costituito la base delle mia passione. Infatti non posso non aggiungere Star Wars (la saga primordiale, per intenderci), che associo sempre al mio papà, e che ha fatto nascere il mio amore per le astronavi e la sci-fi in generale, “Ritorno al Futuro” di Robert Zemeckis e “Il Signore degli Anelli” di Peter Jackson. Ma se devo scavare ancora più a fondo allora nomino anche i super classici del cinema fantastico, almeno per me. Parlo di “Ulisse”, il film del 1954 diretto da Mario Camerini e interpretato da Kirk Douglas, “Scontro tra Titani” del 1981 diretto da Desmond Davis e “Il settimo viaggio di Simbad”, diretto da Nathan H. Juran nel 1958. Questa è solo la parte che riguarda il fantastico, perchè poi abbiamo anche il mainstream, a cui appartengono “Via col Vento” (Victor Fleming, 1939) e “Rocky” (il primo, quello del 79 diretto da John G. Avildsen). La lista sarebbe ancora lunga, c’è il neorealismo di De Sica e Rossellini, Ingmar Bergman, Wim Wenders, Michelangelo Antonioni e Federico Fellini. Spero di non aver esagerato, ma il cinema mi piace tanto.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Devo dire che al momento i progetti per il futuro sono molti. Ho appena finito di illustrare l’ultimo romanzo di Mongini, CALIGINE MORTALE, che uscirà in autunno, per le Edizioni Scudo, al quale ne seguiranno altri due, sempre di Giovanni Mongini, ma il progetto è ancora top secret. Il mio sogno nel cassetto è quello di poter un giorno illustrare un mio romanzo, da artista completa, Sarebbe un meraviglioso traguardo da raggiungere.

Ringrazio tutti voi della Zona morta per questo invito. È stato molto gradito!

GRAZIE A TE, ALLA PROSSIMA… CON TUTTA QUESTA CARNE AL FUOCO SIAMO CERTI CI SARA’!

Davide Longoni