“… il mare mi ha rifiutato…”
Gli studi teorici iniziati decenni fa da parte di una mente geniale e solitaria che scrisse al fisico professor Carrelli “… il mare mi ha rifiutato…”, studi poi messi in pratica da “qualcun altro” – tra mille difficoltà dovute anche alla sua impreparazione nel campo di queste strane “forze” – avrebbero permesso negli anni Settanta del secolo da non molto trascorso, di costruire delle “macchine” basate sui principi succintamente esposti e, soprattutto, di generare tremende quantità di energia, capaci di disintegrare montagne e di forare lastre di acciaio spesse alcuni centimetri. Pesantissime lastre come quella fornitami dall’ingegner Franco Cappiello affinchè potessi effettuare analisi in Microscopia Elettronica a Scansione (SEM) e Microanalisi a Dispersione di Energia (EDS) per mettere in evidenza la composizione della zona forata da un flusso di tremenda energia.
Ma più avanti arriveremo anche a questa fase delle ricerche…
“…il mare mi ha rifiutato…”
Poi le cose, forse, non andarono come ci si aspettava, il controllo di queste quasi inimmaginabili quantità di energia divenne difficoltoso e le macchine si disintegrarono…
Gentili lettori di La Zona Morta, con questa premessa non volevo stupirvi con effetti speciali ma ora, in base alla decennale amicizia con l’ingegner Cappiello e a quanto da lui stesso divulgato in occasione di una conferenza intitolata “Eppur si fonde!”, sappiamo per certo che c’è chi ha visto e realizzato “… cose che voi umani non potete neppure immaginare…”, per fare il verso al celebre film di fantascienza intitolato Blade Runner, del 1982, ispirato al romanzo Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick!
Secondo l’ingegner Franco Cappiello, di Milano, alla base di strani e complicatissime ricerche ed esperimenti avvenuti tra gli anni Settanta e ancor oggi in lenta evoluzione, ci sarebbe il geniale fisico Ettore Majorana, misteriosamente scomparso il 27 marzo del 1938 mentre da Palermo tornava a Napoli dove aveva la cattedra di Fisica Teorica.
Libretto universitario di Ettore Majorana iscritto all’Università di Roma “La sapienza”.
Un geniale fisico, forse stanco del mondo e consapevole nella sua genialità dei rischi a cui si sarebbe andati incontro approfondendo gli studi sull’energia nucleare, una mente superiore che avrebbe fatto la scelta di rinchiudersi in un convento della Calabria, a Serra San Bruno. Dove avrebbe prima teorizzato e poi, dal 1° maggio 1958 al 26 febbraio 1964, confidato ad uno strano suo corrispondente italiano, Rolando Pelizza, i fondamenti dei suoi studi sull’Energia del Punto Zero in base ai quali – quasi “dal nulla” – sarebbero state originate energie di incredibile intensità.
Energie capaci di perforare selettivamente metalli “nobili” quale l’oro senza distruggere corpi organici posti lungo il loro cammino. Energie in grado di far evaporare in un attimo enormi quantità d’acqua o di fondere in un picosecondo lastre di acciaio di notevole spessore, creando in esse fori da far invidia a qualsiasi laser di potenza.
Insomma sembra proprio che i tempi siano maturi per assistere sul serio a scene che fino a poco tempo fa apparivano soltanto nei film di Star Trek!
Tali informazioni sarebbero poi state confidate proprio al Pelizza, il quale sembra sia stato in grado di creare indispensabili contatti ad alto livello con personaggi del mondo della ricerca scientifica, militari e uomini politici.
I “ragazzi di Via Panisperna”, i fisici capeggiati da Enrico Fermi – l’ultimo a destra – tra i quali operò in modo strano e discontinuo anche il geniale Ettore Majorana.
L’Energia del Punto Zero, pochissima (noiosa) teoria
e il misterioso “Generatore di Positroni”,
forse basato sulle teorie di Majorana
Il Dr. Volterri è al corrente di gran parte delle premesse di ordine storico e scientifico che hanno condotto l’ingegner Franco Cappiello a portare avanti – per ben quindici anni! E non è ancor finita… – una sperimentazione di un particolare tipo di “macchina” in grado di generare un potentissimo, concentrato, fascio di positroni da indirizzare verso un bersaglio, con un’energia capace di sviluppare temperature inimmaginabili, dell’ordine dei… milioni di gradi centigradi. Altro che “fusione… fredda”!
A Milano, durante una conferenza proprio sulla fusione fredda, pochi anni fa l’ingegner Cappiello ha infatti mostrato alcune diapositive in cui si vede chiaramente come sia stato ottenuto un risultato del genere in esperimenti condotti nel 1976 in ambito istituzionale presso laboratori di ricerca, e, in tempi più recenti (dal 2007), in un laboratorio allestito dal conferenziere, con mezzi propri e la collaborazione di altri scienziati tra i quali il professor Sergio Ratti, Ordinario di Fisica Sperimentale presso l’Università di Pavia. Ma la strana, affascinante vicenda nasce in tempi abbastanza lontani…
Sopra, il professor Ezio Clementel (1918- 1979), Ordinario di Fisica Nucleare presso l’Università di Bologna e Presidente del Comitato Nazionale Energia Nucleare (oggi ENEA), che negli anni Settanta sperimentò apparecchiature molto simili a quella realizzata ai nostri giorni dall’ingegner Franco Cappiello, nella foto sotto.
Il professor Clementel, in base alle informazioni da me avute proprio dall’ingegner Cappiello, stimò che “…L’energia del fascio impiegato è stimabile tra i 150.000 e i 4 milioni di Joule; i numeri dati corrispondono all’energia necessaria per fondere rispettivamente vaporizzare 144 grammi di acciaio inox… Poiché, come risulta dalle prove, il fascio è quasi certamente di tipo impulsato, con durata degli impulsi minore di 0,1 secondi, occorrerebbe una esatta conoscenza di tale durata per poter determinare la potenza del fascio. Si può comunque dare una stima del limite inferiore della potenza in gioco, assumendo una durata dell’impulso pari a 0,1 secondi. Con tale valore, si ha una potenza totale del fascio di 1500 Kw/cmq nel caso della fusione del metallo; nel caso della vaporizzazione del metallo la potenza totale del fascio salirebbe a 40.000 Kw e la densità di potenza a 4000 Kw/cmq… Circa la natura, del fascio, le semplici prove effettuate non consentono una risposta sufficientemente precisa, anche se vi è qualche indicazione che porterebbe ad escludere alcune fra le sorgenti più comuni, quali ad esempio getto di plasma, fasci di particelle cariche accelerate, fasci di neutroni, eccetera. In ogni caso, anche nell’ipotesi non ancora escludibile di fascio laser, le energie e soprattutto le potenze in gioco, si porrebbero al di là dei limiti dell’attuale tecnologia. Si può in ogni caso escludere che si tratti di fasci di anti-particelle o di anti-atomi”.
Per approfondire quelle lontane, misteriose, ricerche, pochi anni fa, chi scrive, insieme all’ingegner Cappiello, si è recato in un piccolo borgo dell’alto Lazio, in provincia di Viterbo, a Civitella d’Agliano dove abitava l’ingegner Aristide Saleppichi, fisico e ingegnere meccanico, ex direttore di un importante stabilimento industriale. Pur avendo, all’epoca del nostro incontro, oltre novanta anni, egli ricordava con estrema precisione gli esperimenti nei lontani anni Settanta ai quali aveva attivamente partecipato. Saleppichi si commosse nel vedere, su un nostro tablet, dei filmati riguardanti quegli esperimenti ma finse di “non ricordare” alcuni particolari tecnici, alcuni nomi, alcune vicende che ci sarebbero state utili per capire meglio il funzionamento della “macchina”, evitandone le instabilità che negli anni Settanta ne causarono l’autodistruzione.
Almeno così risulta all’amico ingegner Cappiello…
Tutte queste ricerche, infatti, sarebbero nate molti anni fa dalle geniale intuizione di Ettore Majorana poiché, in estrema sintesi – ha evidenziato inizialmente Cappiello – è possibile ricavare immense, terribili quantità di energia dal vuoto unicamente perché esso – dal punto di vista della fisica quantistica – non è del tutto tale.
Werner Heisenberg (1901 – 1976) – oltre per infiniti altri suoi importanti contributi alla fisica nucleare – rimane spesso nella memoria degli studenti per il suo cosiddetto Principio di indeterminazione (elaborato nel 1927), in base al quale maggiore è l’accuratezza nel determinare la posizione di un particella, minore è la precisione con la quale si può accertarne la velocità. E, naturalmente, viceversa.
Inoltre, secondo i principi enunciati da Heisenberg, non esisterebbe la “quiete” assoluta, neppure alla temperatura di 273,15 °C sotto zero, ossia lo zero assoluto, in corrispondenza del quale si dovrebbe arrestare il moto di ogni particella costituente la materia, gli elettroni non orbiterebbero più “intorno” al nucleo, la materia non potrebbe esistere.
Esisterebbe, invece, una sorta di continua fluttuazione del vuoto, come ha messo in luce l’ingegner Cappiello mentre, microfono in mano, quasi ipnotizzava i partecipanti al convegno, passeggiando su e giù per il palco…
Se immaginiamo, ha proseguito Cappiello, di eliminare ogni particella – in una certa porzione di spazio – e l’azione di ogni campo energetico ad essa associato, dobbiamo accettare l’idea che, in realtà, rimane sempre un’energia di fondo, ovvero l’energia del vuoto o ZPE (Zero Point Energy).
Nel 1948 il fisico olandese Hendrik Casimir (1909 – 2000) compiendo nei laboratori Philips delle accurate ricerche sulle cause che determinano la viscosità dei liquidi, ipotizzò (direi proprio “non per primo”, poichè Ettore Majorana lo avrebbe preceduto) che l’Energia di Punto Zero potesse dare luogo a fenomeni macroscopici e che, in particolari condizioni sperimentali, essa avrebbe potuto produrre una forza misurabile, anche se di lievissima entità.
Si immagini, ad esempio, di prendere due piastre metalliche, perfettamente conduttrici, non caricate elettricamente e poste ad una minima distanza, diciamo dell’ordine di pochissimi nanometri, cioè qualche… miliardesimo di metro.
Il professor Hendrik Casimir, studioso dell’Energia del Punto Zero.
Secondo la fisica classica tra le due piastre dovrebbe esercitarsi la sola forza di attrazione gravitazionale dovuta alle loro masse, forza che, anche se in minima misura, tenderebbe a farle avvicinare.
Sappiamo infatti che due corpi qualsiasi si attraggono in ragione diretta del prodotto delle loro masse e in ragione inversa del quadrato della distanza che le separa. Ciò vale per il Sole rispetto alla Terra, perla Terra rispetto alla Luna, insomma per tutto il Creato. Comprese le nostre due piccole piastre metalliche.
L’esperimento dell’Effetto Casimir in estrema sintesi.
In base all’Effetto Casimir – oltre alla componente gravitazionale – si manifesta però anche un’altra forza spiegabile solo ricorrendo alla fisica quantistica.
Sembra una cosa semplice, ma non altrettanto semplice è fornire una spiegazione al fenomeno. Ci ha provato in modo esaustivo proprio l’ingegner Cappiello e ci proverà chi scrive, in una sintesi estrema ma, speriamo, altrettanto efficace. Vediamo…
In base alla fisica quantistica, una particella può comportarsi anche come un’onda. E viceversa.
Ora, ad una particella dotata di una certa quantità di moto p, dovuta al prodotto della massa per la velocità con cui essa si sposta, si può associare un’onda caratterizzata da una sua “lunghezza” pari a:
h
λ = ———-
p
dove λ è appunto la sua “lunghezza d’onda” e h è la cosiddetta costante di Planck che vale 6,626 x 10-34 J x s ( in cui J sono Joule e s sono secondi).
In sintesi – sempre secondo la fisica quantistica, ma non secondo quella classica! – la “lunghezza d’onda” di una particella è inversamente proporzionale alla sua quantità di moto. Andiamo ancora avanti…
Nel vuoto, la cosiddetta “energia della fluttuazione” non è distribuita in maniera continua, ma è per così dire “quantizzata”, ovvero si manifesta in “pacchetti discreti”, in quanti.
Questi ultimi avrebbero la possibilità di generare coppie di positroni (particelle con carica positiva) – i positroni responsabili del grosso foro su una spessa (molto spessa!) lastra di acciaio, mostrato nella foto che vedete in queste pagine! – ed elettroni (con carica negativa), coppie di particelle con vita molto effimera (inversamente proporzionale alla loro energia) che, scontrandosi, si annichilirebbero, si annienterebbero vicendevolmente, dando vita al quantum di energia da cui avevano avuto origine.
Energia ottenibile anche mediante la “macchina”, che l’ingegner Cappiello sta mettendo a punto, in grado di generare tremende energie capaci di far letteralmente evaporare porzioni di acciaio al cromo di lastre spesse oltre tre centimetri, come quella mostrata nelle diapositive del convegno e sulla quale chi scrive ha condotto alcune preliminari analisi mediante Microscopia Elettronica a Scansione e Microanalisi EDS. Alcuni risultati sono illustrati in queste pagine.
Lastra di acciaio al cromo spessa circa tre centimetri con un foro ottenuto mediante un fascio di positroni generati dalla macchina su cui Cappiello sta lavorando da anni.
Immagine a 800 X – ottenuta dal Dr. Roberto Volterri con un Microscopio Elettronico in Scansione – di una parte dell’interno del foro. In effetti molte zone, anche in base ad altre specifiche analisi, appaiono “fuse” molto probabilmente a temperature superiori ai 1400 gradi centigradi.
Microanalisi effettuata dal dottor Roberto Volterri in prossimità del foro sulla spessa lastra metallica, dove appare evidente la composizione della lega di acciaio (carbonio, ferro e cromo), più la presenza di alcuni elementi “spurii” (alluminio e rame, picchi contrassegnati dal simbolo Cu).
Parte dell’apparecchiatura su cui l’ingegner Franco Cappiello sta compiendo da molti anni esperimenti per la generazione di un potentissimo fascio di positroni.
eppur si fonde!
“… e onde ogni scienza disfavilla…”
(Dante, Purgatorio, XV, v. 99)
Evidentemente non solo a chi scrive piace parafrasare l’espressione “Eppur si muove!”, forse apocrifa, attribuita al grande Galileo Galilei.
La utilizzai per un articolo dedicato alla possibilità di poter prevedere i terremoti in base alle eretiche teorie di Raffaele Bendandi, teorie, insieme a mille altre, parto della folle o geniale fantasia di uno degli Stregoni della Scienza, e riportate in un omonimo libro (Eremon Edizioni, 2015).
Il libro del dottor Roberto Volterri dedicato a molti “geni da legare”, a scienziati in bilico tra una a volte incompresa genialità e una forse troppo prematura e imprecisa interpretazione delle energie che ci circondano.
La riutilizzo in queste pagine per commentare gli eclatanti risultati emersi dai pluriennali studi ed esperienze dell’amico ingegner Franco Cappiello su “… cose che voi umani non avete mai lette…”, esposte in occasione del già citato convegno tenutosi a Milano nel novembre di pochissimi anni or sono.
Appare evidente come l’argomento principe di tale incontro di scienziati provenienti dal Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dal Politecnico di Torino, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, da molte organizzazioni private – in particolare dall’ONNE (Organizzazione Nazionale Nuove Energie) – con il patrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Milano, sia stato quello della tanto vituperata fusione fredda.
In realtà, il panorama degli argomenti esposti è apparso subito ben più ampio: dalle Reazioni piezonucleari nei solidi compressi del prof. Alberto Carpinteri (Politecnico di Torino) a quello sulla Sonofusione brillantemente esposto dal Dott. Walter Bonivento (dell’INFN), nella sala gremita da circa quattrocento persone (direi praticamente tutte “addette ai lavori”…) aleggiava un’aria di eresia di stretta osservanza. Mi si perdoni l’espressione all’insegna degli ossimori più azzardati…
Sopra l’ingegner Franco Cappiello durante la riuscitissima conferenza “Eppur si fonde!”, tenutasi a Milano pochi anni fa. Sotto una delle diapositive da lui mostrate sugli esperimenti, degli anni Sessanta, sulla “macchina” alla cui base ci sarebbero le avanzatissime teorie dello scomparso Ettore Majorana.
Chi prendeva appunti, chi confabulava con il vicino sulle “quasi impossibili” teorie esposte e sulla speranza che l’applicazione di alcune di esse possa condurre sul serio alla generazione di ingenti quantità di energia “pulita”, prodotta con metodi del tutto innovativi e magari – perché no? – anche a basso costo.
Auspicherei che le ricerche dell’amico Cappiello proseguano fino al punto di poter mettere a punto la “macchina” che sarebbe verosimilmente basata su geniali intuizioni del fisico Ettore Majorana e giunte fino a noi, in maniera un po’ confusa e imprecisa, tramite confidenze che lo scienziato siciliano avrebbe trasferito a Rolando Pelizza tra il 1958 e il 1964.
Ma, già che ci siamo, poiché ci siamo avventurati nel mondo delle strane energie, facciamo un salto indietro nel tempo…
In un non eccessivamente lontano 1989 due ricercatori americani, Martin Fleischmann e Stanley Pons, gettarono il classico “sasso nello stagno delle idee” affermando di essere riusciti a generare energia, di verosimile natura nucleare, prodotta a pressioni e a temperature molto minori di quelle necessarie per ottenere la fusione nucleare “calda”, per la quale sono necessarie temperature dell’ordine del milione di gradi Kelvin e densità del plasma molto elevate.
Stanley Pons e Martin Fleischmann, i “padri” della cosiddetta fusione fredda. I loro studi proseguono tuttora sia in Italia sia, con maggiori mezzi e impegno, in Giappone…
Gli esperimenti sono poi stati ripetuti in diversi laboratori, sono stati seguiti da intensi studi teorici, tra cui quelli dello scomparso professor Giuliano Preparata, già docente di Fisica Nucleare all’Università di Milano, che ha elaborato la Teoria coerente sulla fusione fredda.
Nel maggio del 2008 Yoshiaki Arata, uno dei padri delle ricerche nucleari nipponiche, insieme al collega Yue-Chang Zhang, ha inoltre mostrato, ad Osaka, un reattore funzionante con pochi grammi di palladio, reattore che ha messo in movimento un motore Stirling a pistoni. Il reattore è stato realizzato anche grazie agli studi di Francesco Celani – presente al convegno milanese e che ha esposto lo Stato dell’arte della generazione di calore anomalo utilizzando Deuterio gas e nano-particelle di Palladio – e di altri del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Frascati.
A Milano è stato il professor Emilio Del Giudice a fare il punto sulla Storia delle reazioni nucleari nella materia condensata. Egli sostiene apertamente che il fenomeno della “fusione fredda” esiste realmente e nelle sue linee essenziali appare conforme a quella che è la predizione teorica.
Ciò che non è ancora risolto pienamente è il problema della captazione dell’energia prodotta da utilizzarsi per usi pratici, cioè l’ingegnerizzazione. Il che non è poco, considerando soprattutto che le energie potenzialmente utilizzabili sono estremamente basse.
In conclusione però, quello che a parer mio (ma anche di molti che, al termine dell’intervento, hanno simpaticamente “assalito” il conferenziere per sapere chi ci fosse all’origine di tutto ciò…) è apparso il contributo più eclatante, di maggior rilievo, foriero di incredibili sviluppi, ma anche più “simpaticamente” espresso è stato quello dell’ingegner Franco Cappiello, dall’emblematico titolo Dispositivo ad Antimateria – Generatore di Positroni.
Titolo un po’ inquietante, a dire il vero…
Roberto Volterri
In questo libro – che l’Autore ha impostato come una sorta di “Manuale per esperimenti” – troverete ciò che mai un cultore di studi alchemici “di stretta osservanza” vorrebbe rinvenire in un testo in cui compaia la magica parola Alchimia! D’altra parte di libri sull’Alchimia ne esistono a centinaia, tutti più o meno validi su un argomento che coinvolge moltissimi campi del sapere, da quelle lontane ricerche che aspiravano ad essere annoverate nell’ambito delle “vere scienze”, alla filosofia “occulta”, ad un esoterismo che più incomprensibile non avrebbe potuto essere. Libri sui quali il dottor Roberto Volterri ha passato moltissimo tempo, libri che non possono mancare nella biblioteca di chi si occupa di “misteri” ad ampio spettro, libri che non possono non arricchire il patrimonio culturale dello studioso interessato ad una delle più discusse sfaccettature dell’umano ingegno.