Titolo originale: Il paese del sesso selvaggio
Anno: 1972
Regia: Umberto Lenzi
Soggetto: Emmanuelle Arsan
Sceneggiatura: Francesco Barilli e Massimo D’Avack
Direttore della fotografia: Riccardo Pallottini
Montaggio: Eugenio Alabiso
Musica: Daniele Patucchi
Effetti speciali: Sergio Angeloni
Produzione: Ovidio G. Assonitis
Origine: Italia
Durata: 1h e 33’
CAST
Ivan Rassimov, Me Me Lai, Prasitsak Singhara, Sulallewan Suxantat, Ong Ard, Prapas Chindang, Pipop Pupinyo, Tuan Tevan, Chit, Choi, Song Suanhud, Pairach Thaipradit
TRAMA
Bradley è un fotoreporter inglese che uccide per legittima difesa un uomo che lo aggredisce con un coltello alla fine di un incontro di pugilato cui ha assistito. Dopo aver commesso l’omicidio, l’uomo è ricercato dalla polizia locale e quindi pensa bene di far perdere le proprie tracce rifugiandosi nella foresta tailandese. Da questo momento in poi inizia l’orrore: un gruppo di selvaggi sgozza l’indigeno che gli aveva fatto da guida e cattura Bradley mentre nuota con la muta subacquea. Il fotoreporter viene portato al villaggio, percosso con bastoni e tenuto per giorni esposto dentro una rete, dalla quale assiste al crudele rito con cui gli indigeni tagliano la lingua ai nemici. Tutti credono che Bradley sia una sorta di uomo – pesce, perché lo hanno preso quando indossava la tuta, e quindi continuano a gettarlo in acqua per farlo mangiare e lo trattano come una bestia. Nel film non può mancare una storia d’amore ben congegnata ed è per questo che presto entra in gioco Maraya, la figlia del saggio capo dai capelli bianchi che con l’aiuto della sua governante fa capire al padre che Bradley è un essere umano. Per questo il fotoreporter viene tolto dalla scomoda prigione aerea e messo a lavorare come uno schiavo. L’uomo continua a vivere dentro una gabbia puzzolente, non sa comunicare con i suoi carcerieri, mangia putride schifezze e solo l’aiuto di Maraya, che si è innamorata di lui, e della governante lo fa sopravvivere. L’amore tra i due cresce, ma la figlia del capo è promessa a un guerriero del villaggio che prende in odio il bianco di cui teme la concorrenza. L’uomo allora tenta la fuga, ma viene acciuffato dai selvaggi e deve affrontare in combattimento il promesso sposo di Maraya. Al termine di una bella scena di lotta, uccide il guerriero e sviene per le conseguenze di una freccia avvelenata. Bradley diventa però così a pieno titolo un guerriero del villaggio perché ha provato di avere fegato e di saper combattere, per questo deve sottostare ad altri rituali: il corpo dell’uomo bianco viene dipinto con strani disegni, lui viene legato a un palo e di notte altri guerrieri lo bersagliano con piccole frecce. Bradley durante il giorno viene esposto al sole cocente e deve superare prove ai limiti dell’umana sopportabilità per essere ammesso tra i guerrieri. Finalmente l’amore tra i due giunge a coronamento e il matrimonio viene celebrato dal capo del villaggio: quando Maraya scopre di essere incinta, Bradley capisce che la sua nuova vita è ormai in quel villaggio sperduto nel cuore della foresta tailandese. Ma a questo punto un gruppo di selvaggi brutti e sporchi stupra al fiume una donna del villaggio e subito dopo se la mangiano. Bradley e alcuni guerrieri uccidono i cannibali dopo un feroce combattimento che termina con il rito del taglio della lingua del nemico. Maraya però si ammala in modo grave e Bradley sa che solo portandola a Bangkok potrebbe salvarla, ma il villaggio si ribella e non glielo permette. La fuga dei due viene fermata lungo il fiume e costa la vita alla governante che li aveva aiutati. C’è appena il tempo per un nuovo assalto al villaggio da parte dei cannibali che la malattia progredisce e la ragazza sa che dovrà morire, ma chiede solo che nasca il loro bambino… poco dopo il parto infatti la ragazza muore. Il padre di Maraya realizza allora che tra lei e Bradley esiste un legame di sangue che va oltre la vita: l’uomo alza al cielo il suo bambino, promette aiuto per il suo popolo, piange la donna amata, sfoga la sua rabbia e infine si mette a ricostruire il villaggio distrutto dai cannibali. Lui è ormai uno di loro e un elicottero che sorvola il cielo non scuote neppure la sua attenzione perché oramai la sua vita è tra quella gente.
NOTE
Il paese del sesso selvaggio è il film di Umberto Lenzi che inaugurò il genere cannibal movie, anche se nacque soprattutto come avventuroso: in questa pellicola, infatti, è mostrata una sola e unica scena di cannibalismo. Gli epigoni arriveranno qualche anno dopo (seconda metà degli anni Settanta) ed essenzialmente manterranno inalterate le situazioni e riproporranno anche gli stessi attori (Ivan Rassimov e Me Me Lai lavorarono insieme anche in Ultimo mondo cannibale del 1977 e Mangiati Vivi! del 1980), solo moltiplicando sangue e violenza.
Il film nasce come una pellicola d’avventura condita con elementi documentaristici, mediati dal cosiddetto genere mondo al quale viene applicata una trama che ricorda il film Un uomo chiamato Cavallo. Il cannibalismo è confinato, come dicevamo, a una sola scena, ma gli elementi propri del genere sono tutti presenti: avventura, paese selvaggio, usanze barbare, sesso spiccio e uccisioni gratuite di animali.
L’autrice del soggetto è Emmanuelle Arsan, l’inventrice dell’omonima eroina letteraria e cinematografica. Lenzi riutilizzerà alcune scene di questo film dieci anni più tardi, per il suo Mangiati vivi!.
Il film ebbe un successo straordinario in Europa, specialmente in Germania, dove venne distribuito con il titolo Mondo Cannibale. Il grande successo ottenuto spinse la produzione a proporre a Lenzi di girarne un seguito. Il regista e la produzione non si accordarono però sui compensi (Lenzi pretendeva un cachet superiore a quello del primo film, visto il successo ottenuto da Il paese del sesso selvaggio), per cui la regia fu affidata a Ruggero Deodato, che lo diresse con il titolo Ultimo mondo cannibale. Lenzi tornerà comunque al cinema “cannibale” nel 1980 e nel 1981, dirigendo rispettivamente Mangiati vivi! e Cannibal Ferox.
Fra gli attori segnaliamo solamente Ivan Rassimov (Terrore nello spazio, Lo strano vizio della signora Wardh, Tutti i colori del buio, Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, Spasmo, Emanuelle nera – Orient Reportage, Schock, Emanuelle – Perché violenza alle donne?, Ultimo mondo cannibale, L’Umanoide, Mangiati vivi!, I predatori di Atlantide, Camping del terrore) e Me Me Lai (conosciuta anche come Me Me Lay), in quanto il resto del cast era composto da attori e comparse locali, poco noti sicuramente in Occidente.