RIBELLIONI CONTROLLATE (2006)
Diamo uno sguardo ai principali film di questa annata iniziando con V per Vendetta (V for Vendetta) di James McTeigue. Nel 2019, dopo un periodo di epidemie e guerra, la Gran Bretagna è sotto la dittatura del Fuoco Norreno, un partito intollerante e xenofobo, guidato dall’Alto Cancelliere Adam Sutler (John Hurt). La notte del 5 novembre, anniversario della Congiura delle Polveri del 1605, una serie di attentati sconvolge Londra. Il loro autore è V (Hugo Wearing), un misterioso personaggio che porta sempre una maschera di Guy Fawkes, l’attentatore del 1605, che mira a causare una rivolta popolare contro il governo. Quella stessa notte V incontra e soccorre Evey (Natalie Portman), una giovane che resterà sempre più coinvolta nella vita e nelle trame di V, e che scoprirà poco a poco la sconvolgente verità sull’identità di V e sulla nascita del regime… V per Vendetta è tratto dall’omonima graphic novel scritta da Alan Moore (che disconobbe il film) e disegnata da David Lloyd (che invece lo approvò). Il team creativo e produttivo è in pratica lo stesso della trilogia di Matrix, con l’unica differenza che Lily e Lana Wachowski si limitano alla sceneggiatura e la regia è affidata all’ex-aiuto regista James McTeigue. Più che per il suo valore intrinseco – onestamente non direi eccelso – il film è interessante per il fenomeno popolare e mediatico che ha scatenato, facendo della maschera di Guy Fawkes – V un’icona diffusissima nelle manifestazioni di protesta tenutesi negli ultimi 15 anni in giro per il mondo. Per il resto, nulla più che un film onestamente girato e ben recitato, a suo modo anche dall’australiano Hugo Wearing, che con il volto coperto dall’inizio alla fine, si affida a ben misurati virtuosismi vocali e mimici.
Ultraviolet (Ultraviolet) di Kurt Wimmer ci porta nel 2078: la popolazione è divisa in due categorie, gli umani e gli “emofagi”, ovvero persone colpite da un virus batteriologico sfuggito anni prima da un laboratorio militare, così chiamati perchè hanno bisogno di sangue umano. La loro aspettativa di vita è bassa, ma sono dotati di sensi e forza fisica molto sviluppati, e vivono in clandestinità perchè perseguitati dalla casta medica che governa l’umanità. Violet (Milla Jovovich) è una guerrigliera emofaga, dotata di sofisticati armamentari e di eccezionale agilità, che ruba da un laboratorio un’arma che si profila decisiva nella guerra fra umani ed emofagi. Ma quest’arma non è altri che un misterioso bambino di nome Sei (Cameron Bright), che porta in se antigeni che potrebbero sterminare gli emofagi. Violet dovrebbe uccidere Sei, ma decide invece di proteggerlo da tutte le fazioni che mirano a usarlo o a distruggerlo… Adrenalinico e fumettistico action movie con qualche ambizione filosofico-esistenziale. Scene d’azioni ben coreografate, una grande fantasia visiva e scenografica, inserite però in una trama confusa e pasticciata. Va anche detto che i produttori tagliarono almeno 30′ dal montaggio originale, spingendo il regista Wimmer e la protagonista Jovovich a disconoscere il film.
A Scanner Darkly (A Scanner Darkly) di Richard Linklater è invece ambientato nella Los Angeles del 2013. Il detective Bob Arctor (Keanu Reeves) si infiltra con il nome di Fred in una comunità dedita al consumo della droga M, una sostanza che alla lunga porta a uno stato di perenne schizofrenia. Altri membri della comunità sono Donna (Winona Ryder), James (Robert Downey jr.), Ernie (Woody Harrelson), nessuno dei quali brilla per lucidità mentale. Per non farsi riconoscere, fuori dalla copertura Bob indossa la “suit-scramble”, una tuta che cambia di continuo l’aspetto di chi la indossa. L’agente sente sempre più forti i legami di amicizia e sempre più deboli quelli con la realtà che lo circonda, mentre gli onnipresenti “holoscanner” spiano ogni momento… Scritto nel 1977, A Scanner Darkly è uno dei più sofferti e personali romanzi del grande scrittore di sf Philip K. Dick, segnato dalle sue dolorose esperienze come tossicodipendente. È anche uno dei più sperimentali, basato com’è su continui cambi di punti di vista e funambolici monologhi interiori, ma senza una vera e propria trama. Pur con qualche aggiornamento tecnologico, il regista Linklater ne ripropone fedelmente buona parte delle situazioni e dei dialoghi, affidandosi a interpreti sensibili e coinvolti, mettendo la sordina sulle sue simbologie religiose. Forse nel tentativo di ricreare la lisergica e alienata condizione dei protagonisti, tutto il film segue la tecnica del “rotoscoping”, vale a dire che, dopo essere stato girato con attori e scenografie reali, tutte le sequenze sono state ritoccate con l’animazione disegnata.
Déjà vu - Corsa contro il tempo (Déjà vu) di Tony Scott inizia il 28 febbraio 2006, martedì grasso, quando un attentato dinamitardo miete centinaia di vittime su un ferry boat al largo di New Orleans, ancora provata dall’uragano Katrina. Il detective Doug Carlin (Denzel Washington) scopre che l’attentatore (Jim Caviezel) ha nascosto l’esplosivo nell’auto di Clare Kuchever (Paula Patton), dopo averla uccisa. Carlin può disporre di una nuova tecnologia che permette di vedere il passato, sia pure con un limite di 4 giorni, e così ricostruisce i fatti e scopre il colpevole. Ma grazie a un wormhole, Carlin può anche viaggiare indietro di 4 giorni, cosa che decide di fare per scongiurare la morte di Clare e l’attentato, sfidando anche i possibili paradossi temporali… Déjà vu parte da un’interessante premessa, ed è forse la prima volta che la teoria del wormhole entra in un film. Ma questo non basta a salvare un film ripetitivo e claustrofobico nella prima parte, scontato e prevedibile nella seconda. Resta solo il cast, con una splendida coppia di antagonisti come Washingron e Caviezel. Le riprese del film cominciarono poco prima dell’arrivo dell’uragano Katrina, si interruppero durante la catastrofe e ripresero poco dopo, e la trama fu adattata seguendo le conseguenze di quella sciagura.
Con I figli degli uomini (Children of Men) di Alfonso Cuarón siamo nel 2027 e non nascono bambini da 18 anni. Il Regno Unito è sotto un regime militare che perseguita gli immigrati ma che non riesce a contenere il disordine sociale. Il giornalista londinese Theo (Clive Owen) si trascina inerte, segnato dalla morte del figlioletto e dal divorzio. Proprio la sua ex-moglie Julian (Julianne Moore), leader del movimento clandestino i Pesci, gli chiede di fornire documenti falsi a una giovane immigrata clandestina di nome Kee (Clare-Hope Ashitey), e di scortarla a Londra insieme a lei e altri due attivisti. Kee si rivela un bersaglio cercato da altri gruppi armati, ma ciò che la rende così preziosa è che aspetta un bambino… Il regista messicano Alfonso Cuaròn si ispira liberamente al romanzo The Children of Men di P.D. James e costruisce un credibile e ancor oggi attuale sfondo distopico, e lo ritrae con uno stile semi-documentaristico di grande forza espressiva e drammatica, imbevendo la storia di simbolismi religiosi. Interpreti in gran forma danno vita a personaggi umanissimi, ma resta Indimenticabile il cameo di uno splendido Michael Caine.