Caino è un paesino montano in provincia di Brescia, situato in Valtrompia, abitato da poco più di 1500 anime e con una tradizione stregonesca da far invidia a tanti amanti del soprannaturale, perché proprio qui risiedevano le “strie de’ Caì”, letteralmente “le streghe di Caino”.
Narra la leggenda che durante le notti di tempesta si riunisse proprio qui un gruppo di streghe per celebrare i loro sabba e più le bufere erano violente, più le grida delle strie erano acute, a tal punto da riuscire a sovrastare perfino la furia scatenata dal maltempo. Per competere con quell’infernale baccano e per allontanarle, il campanaro del paese faceva risuonare incessantemente le campane per tutta la durata della tempesta, perché, era credenza comune a quei tempi, che le streghe subissero l’influsso dei rintocchi a martello e che al sentire il suono proveniente dal campanile si disperdessero senza provocare danni agli abitanti.
Una notte però, spinto dalla curiosità, l’uomo decise di farsi sostituire da un parente nell’esercizio del rito per andare a vedere esattamente cosa succedesse sul luogo dell’adunata. L’ordine fu perentorio: suonare senza interruzione fino alla fine della bufera, qualunque cosa succedesse.
Così, favorito dall’oscurità della notte tempestosa, il coraggioso campanaro giunse al luogo del sabba e si nascose dietro un tronco per osservare, ma quello che vide lo sconvolse e lo impaurì a tal punto da renderlo imprudente: intorno ad un grande fuoco le strie ballavano sfrenate, mentre i fulmini proiettavano per ogni dove misteriose e orride figure urlanti. D’un tratto però, così come era iniziato, il sabba cessò di colpo, le streghe si immobilizzarono silenziose e come per incanto dal braciere uscì, circondato da folgori e boati, un essere infernale, accompagnato da un forte odore di zolfo, mentre una fitta nebbia iniziò a calare nello spiazzo. Non resistendo più a quello spettacolo terrificante, al di sopra di ogni possibilità di resistenza fisica e psicologica, il campanaro emise un altissimo urlo, che fu udito addirittura fino alle prime case di Caino. A quel grido le strie si rianimarono e catturarono il malcapitato, ponendolo al cospetto del demonio, che schizzava fiamme da ogni parte. Il povero campanaro fu tramutato all’istante in un grande albero pieno di foglie che, stando alla leggenda, fino a qualche tempo fa era possibile ancora vedere in quello stesso spiazzo sulla provinciale che porta verso la Valsabbia e le valli del Trentino.
Intanto sul campanile, il parente che aveva sostituito il campanaro, proprio nel momento in cui questi veniva tramutato in albero, disse di averne udito la voce che gli urlava di cessare il suono della campana e di dare inizio ad un gioioso concerto dell’alleluia. Così egli fece e immediatamente il cielo si schiarì, la bufera cessò, le strie sparirono e la gente, da allora, non ebbe più paura delle streghe che, grazie al sacrificio del povero campanaro, erano sparite per sempre dalla circolazione.
14/03/2008, Davide Longoni