RIFATTI E ALIENATI (2007)
Il 2007 inizia con gli alieni e con il ritorno degli Ultracorpi grazie al film Invasion (The Invasion) di Oliver Hirschbiegel e James McTeigue. Uno space shuttle torna sulla Terra portando delle spore extraterrestri che si impossessano della coscienza delle persone dormienti, innestando la propria sulla loro, annullando la loro volontà e privandoli delle emozioni umane. La psicologa Carol Bennell (Nicole Kidman), messa in allarme dalla sua paziente Wendy (Veronica Cartwright), è la prima a capire la minaccia, ma i suoi allarmi sono inascoltati, anche perché fra le vittime c’è il suo ex-marito Tucker (Daniel Craig), direttore del Centro di Sanità americano. Gli invasori inoltre vogliono imprigionare e studiare il figlio di Carol, Oliver (Jackson Bond), perché sembra immune all’influsso delle spore. Il “contagio” si diffonde nel mondo e colpisce anche i capi di Stato, e Carol inizia una lotta disperata per salvare l’umanità e suo figlio. Ma l’annullamento delle emozioni umane porta anche alla concordia universale, e Carol dovrà decidere se è più preziosa la libertà dell’umanità o la sua pacificazione… Si tratta del quarto adattamento del romanzo Gli invasati (The Body Snatchers) di Jack Finney, il più famoso dei quali è il primo, L’invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956) di Don Siegel. Invasion è anche il più lontano dal testo originale e dal primo film: il protagonista è una donna, le spore non duplicano il corpo originale dopo averlo distrutto, ma si limitano ad annullarne la volontà, e sono presenti molti riferimenti all’attualità politica dei primi anni 2000. La lavorazione fu travagliatissima: il regista, il tedesco Oliver Hirschbiegel, fu licenziato a metà lavorazione dalla major produttrice, la Warner Bros., e sostituito da James McTeigue, dopo che le sorelle Wachowski ebbero riscritto il copione, e l’interruzione delle riprese durò 13 mesi. E poco dopo il loro riavvio, diversi stuntmen e la stessa Kidman rimasero feriti in un incidente automobilistico durante una scena d’inseguimento. Il risultato è un thriller sicuramente ben girato e interpretato ma dalla trama confusa, che non approfondisce a dovere l’interessante ambiguità di fondo: l’invasione è maligna o benigna, dal momento che porta la pace nel mondo?
Transformers (Transformers) di Michael Bay inizia migliaia di anni fa, quando una guerra sconvolse il pianeta Cybertron, combattuta fra i buoni Autobots, guidati da Optimus Prime, e i malvagi Decepticons, guidati da Megatron. Gli uni e gli altri sono robot capaci di autotrasformarsi in creature di dimensioni e forme diverse, dotati di armi potentissime. La guerra distrusse il pianeta, ma Optimus salvò l’essenza vitale del pianeta in un cubo chiamato AllSpark, ricercato da Megatron. Nella sua ricerca, Megatron si schiantò sul nostro Circolo Polare Artico, e nel 1895 l’esploratore americano Archibald Witwicky (W. Morgan Sheppard) lo scoprì e lo consegnò al governo americano, ma Megatron codificò le coordinate di AllSpark e del proprio sistema di riattivazione nelle lenti degli occhiali di Witwicky. Nel 2007 il suo discendente Sam (Shia Labeouf), studente liceale, mette all’asta su eBay gli occhiali di Archibald, e così attira l’attenzione degli Autobots e dei Decepticons, che cominciano a mettere a ferro fuoco la Terra, e coinvolgono Sam, la sua compagna di classe e ladra d’auto Mikaela (Megan Fox), oltre all’esercito e al governo americano, in una guerra che include devastazioni colossali e mirabolanti trasformazioni robotiche… I Transformers nacquero nel 1984 come una linea di giocattoli prodotta dalla casa giapponese Takara, alla quale presto si aggiunse l’americana Hasbro, che riadattò la linea e la diffuse in America e in tutto il mondo. Nello stesso anno presero il via una serie a fumetti della Marvel e una serie animata per la tv. Nella serie, con il trasferimento della guerra robotica sulla Terra, la famiglia Witwicky ne viene coinvolta, in particolare il giovane Spike. Il film segue in gran parte le linee guida della serie, cambiando il nome di Spike in Sam, e modificando i vari personaggi di contorno. I personaggi robotici mantengono nomi e funzioni nel film, ma con grosse varianti nel loro design. Una particolarità del film è che i robot, per mimetizzarsi sulla Terra, assumono la forma di automobili e SUV di famose marche americane, e così Sam entra in contatto con loro, quando compra ignaro una Camaro come sua prima automobile, in realtà Bumblebee “travestito”. L’idea di fare di Transformers una serie cinematografica con attori fu del produttore Don Murphy, che coinvolse Steven Spielberg e la Hasbro nella produzione del film, oltre a una nutrita schiera di sceneggiatori, e infine il regista Michael Bay, prima di arrivare a un adattamento che fosse giudicato attraente per il pubblico giovanile del XXI secolo. Il risultato è 140′ fatti in gran parte di esplosioni sempre più devastanti e soprattutto di effetti speciali – tradizionali e digitali – dedicati alle metamorfosi dei Transformers, indubbiamente di una qualità superlativa, che lascia trasecolati sia per la loro credibilità che per l’efficacissima interazione con gli attori, il tutto girato e montato con un ritmo talmente adrenalinico e vorticoso che talvolta (specie nella lunga battaglia finale) si fatica a capire cosa stia succedendo. Sarebbe ingiusto però rubricare Transformers solo come una baracconata di effetti speciali. Bay è un regista che forse non brilla per originalità e introspezione, ma cerca sempre di dare una certa carica di umanità ai suoi personaggi, e li affida a validi attori, e si ritaglia sempre qualche cameo prezioso. In questo caso non si può non citare un magnifico e spassoso John Turturro, che rivela la sua vena comica nel ritrarre un agente speciale (una specie di Man in Black) ligio al dovere e ossessionato dalla segretezza. Anche qui non mancano certi risibili luoghi comuni hollywoodiani; ad esempio, i protagonisti escono sempre quasi indenni dalle più devastanti esplosioni, appena sfiorati dagli spostamenti d’aria o dalle piogge di schegge, mentre i liceali Sam e Mikaela sono interpretati rispettivamente dai 21enni Shia LaBeouf e Megan Fox, e la differenza d’età con i personaggi si nota.
Passiamo a Next (Next) di Lee Tamahori. Chris Johnson (Nicolas Cage) è un illusionista e un giocatore di poker che ha un curioso dono: può prevedere il futuro, ma solo per i prossimi due minuti. Il che gli permette delle buone mani di poker, oltre che un certo successo nelle avventure sentimentali e nell’evitare le rappresaglie dei rivali. Ma attira anche l’attenzione dell’agente FBI Callie Ferris (Julianne Moore), che gli chiede di aiutarla a sgominare un pericoloso gruppo di terroristi europei che vuole compiere un attentato nucleare contro Los Angeles. Riluttante alla richiesta, Chris cambierà idea quanto i terroristi rapiscono Liz (Jessica Biel), la sua ultima fiamma. Ma Chris capirà anche la reale portata dei suoi poteri di preveggenza… Next è tratto dal racconto The Golden Man, uno dei molti racconti di Philip K. Dick scritti negli anni Cinquanta che sono stati saccheggiati da Hollywood a cavallo dei due secoli. Il film sposta l’azione da un futuro postapocalittico al presente, e a minacciare il protagonista non sono le forze dell’ordine, come nel racconto, ma dei non meglio precisati terroristi europei (parlano tedesco, francese e inglese con accento britannico), che non si capisce chi siano e cosa vogliano. L’adattamento del racconto ha subito diverse revisioni nel corso degli anni, ancor più dopo aver attratto l’interesse di Nicolas Cage, che ne è diventato produttore oltre che interprete. Il film comunque si basa molto sulle potenzialità spettacolari e di suspense date dal potere del protagonista, che schiva le pallottole prevedendone la traiettoria, o si ripara da un crollo prevedendo dove cadranno i detriti. A parte questo, e un azzeccato finale a sorpresa, Next è un thriller d’azione senza particolare infamia o lode, che scivola tranquillo senza lasciare segni particolari.
In Io sono leggenda (I Am Legend) di Francis Lawrence, nel 2009 un’epidemia stermina l’umanità, ma lascia i superstiti trasformati in una specie di vampiri, bisognosi di sangue e refrattari alla luce del giorno, detti Darkseekers. Alcuni anni dopo, Robert Neville (Will Smith), un ex-medico militare, è l’unico essere umano tradizionale rimasto, almeno all’apparenza. Vive a New York e passa le giornate, oltre a cercare cibo, a cercare una cura per quella malattia, e a tal scopo cattura esemplari di Darkseeker per testare su di loro i suoi ritrovati, ma sempre senza successo. Perseguitato dai ricordi della sua famiglia scomparsa, la cagna Sam è la sua unica compagnia, e di notte Robert si rinchiude nel suo rifugio per sfuggire alle razzie dei Darkseekers, che lo cercano famelici. Robert, inoltre, invia ogni giorno messaggi radio alla ricerca di altre comunità umane, ma non riceve mai risposta. Un giorno Robert è ferito in uno scontro con i Darkseeers, e a soccorrerlo sono, sorprendentemente, due umani: la giovane Anna (Alice Braga) e il piccolo Nathan (Charlie Tathan). Entrambi si dicono profughi che hanno ascoltato le sue trasmissioni e che sono diretti a un campo profughi nel Vermont. Per Robert si apre una nuova prospettiva… Terzo adattamento del celebre romanzo I Am Legend di Richard Matheson (pubblicato in Italia con i titoli I vampiri e Io sono leggenda), dopo L’ultimo uomo della Terra (1964) di Ubaldo Ragona e 1975: occhi bianchi sul pianeta Terra (The Omega Man, 1971) di Boris Sagal. Il progetto di questa versione risale agli anni Novanta, partorito dalla Warner Bros., ed è passato fra diversi registi (fra cui Ridley Scott e Michael Bay) e diverse star (fra cui Michael Douglas e Arnold Schwarzenegger), prima di trovare la sua forma definitiva con la regia di Lawrence e l’interpretazione di Will Smith. Il film edulcora parecchio la violenza e la disperazione del romanzo originale: nel libro Neville cerca i vampiri per ucciderli, non come cavie, e nei suoi flash-back appare come un solitario senza famiglia già prima dell’epidemia, per non parlare della natura di Anna, o del finale, tanto più consolatorio in questo film rispetto alla tragicità di quello del libro, dove il concetto di “leggenda” dato a Neville acquista un significato ben più sinistro. Comunque il film rimane godibile almeno per tutta la prima parte. La ricostruzione di una New York abbandonata è suggestiva, e l’interpretazione di Smith convincente e persino toccante. Purtroppo nella seconda parte, il sentimentalismo e i luoghi comuni hollywoodiano hanno il sopravvento, fino all’improbabile finale.
Chiudiamo con Sunshine (Sunshine) di Danny Boyle. Nel 2057 il Sole si sta per spegnere, e l’astronave Icarus II è mandata verso di esso per farvi esplodere una colossale carica nucleare che dovrebbe rivitalizzarlo. Un missione precedente, la Icarus I, è scomparsa senza lasciare traccia. La missione è guidata dal giapponese Kaneda (Hiroyuki Sanada), e composta fra gli altri dal fisico americano Robert Capa (Cillian Murphy) e dall’ingegnere Mace (Chris Evans). La Icatìrus II riceve un inaspettato messaggio dall’Icarus I al largo di Mercurio. Ma questa si rivela una notizia dagli esiti inaspettatamente nefasti, e la ciurma dell’Icarus II dovrà superare pericoli imprevisti, e scoprire che non basta salvare l’umanità per mettere d’accordo le folli passioni degli uomini… Il regista inglese Danny Boyle e il suo sceneggiatore di fiducia Andrew Garland imbastiscono una riuscita e avvincente space-opera, che cerca di unire una trama solida con un retroterra scientifico il più possibile credibile… anche se licenze “poetico-astrofisiche” non mancano neanche qui. Comunque Sunshine resta un buon esempio di sf all’europea, con ottimi effetti speciali che restano però subordinati alla caratterizzazione dei personaggi e alla loro interazione, vero motivo d’interesse degli autori del film.