Titolo originale: Dragonslayer
Anno: 1981
Regia: Matthew Robbins
Soggetto: Hal Barwood e Matthew Robbins
Sceneggiatura: Hal Barwood e Matthew Robbins
Direttore della fotografia: Derek Vanlint
Montaggio: Tony Lawson
Musica: Alex North
Effetti speciali: Brian Johnson, Chris Walas (effetti meccanici), Ken Ralston, Jon Berg, Phil Tippett (effetti del drago), Dennis Muren e Bruce Nicholson (effetti visivi)
Produzione: Hal Barwood
Origine: Usa
Durata: 1h e 48’
CAST
Peter MacNicol, Caitlin Clarke, Ralph Richardson, John Hallam, Peter Eyre, Albert Salmi, Sydney Bromley, Chloe Salaman, Emrys James, Roger Kemp, Ian McDiarmid
TRAMA
Durante il sesto secolo, un regno della Britannia postromana chiamato Urland viene assediato da un drago di quattrocento anni chiamato Vermithrax Pejor. Il re Cassiodoro gli offre fanciulle vergini estratte a sorte due volte all’anno per placarlo. Una delegazione guidata dal giovane Valerian si reca a Craggenmoor per chiedere aiuto a Ulrich, l’ultimo mago. La delegazione viene seguita dal brutale centurione Tyrian, il quale esige una prova del potere di Ulrich. Ulrich lo invita a pugnalarlo, ma muore immediatamente. Hodge, il servo del mago, crema il cadavere, e Galen, l’apprendista di Ulrich, s’incarica di prendere il posto del suo defunto maestro, ereditandone l’amuleto magico. Durante il viaggio a Urland, Galen scopre che Valerian è in realtà una donna, travestitasi per evitare d’essere selezionata durante l’estrazione. Hodge viene gravemente ferito da Tyrian, il quale ritiene che le azioni degli stranieri provocherebbero il drago. Prima di morire, Hodge dà a Galen un sacchetto contenente le ceneri di Ulrich, informandolo che deve gettarle in un “lago di fuoco”. All’arrivo a Urland, Galen lancia un incantesimo alla montagna del drago, innescando una valanga che blocca l’uscita della tana della bestia. Tyrian arresta Galen e lo porta di fronte al re Cassiodoro. Il re teme che le azioni dell’apprendista abbiano mandato in collera il drago, e lo imprigiona dopo avergli tolto l’amuleto. Galen viene visitato dalla principessa Elspeth, la quale resta scioccata quando Galen la informa che, insieme ad altre figlie di nobili, è stata esclusa dal sorteggio. Il drago intanto si libera dalla frana e incendia il villaggio, rendendo così necessaria una nuova offerta di vergini per placarlo. Si scopre che Elspeth, sentendosi colpevole per essere stata esclusa dalle estrazioni precedenti, ha manipolato il sorteggio in suo favore. Il re, dopo avergli ridato l’amuleto, incarica Galen di salvare sua figlia, e il giovane mago si avvia verso la tana con una lancia incantata chiamata sicarius dracorum e uno scudo fatto dalle squame del drago perse durante la muta. Il suo tentativo di salvare la principessa viene ostacolato da Tyrian, che Galen uccide dopo un breve scontro. Scopre però che Elspeth è entrata nella tana durante la lotta, ed è stata uccisa dai cuccioli di Vermithrax. Galen li uccide tutti, e trova il drago adulto in un lago sotterraneo fiammeggiante. Galen fallisce nel tentativo d’uccidere il mostro, salvandosi solo grazie al suo scudo a prova di fuoco. Dopo il fallimento, Galen e Valerian decidono di abbandonare il villaggio, ma ritornano alla tana quando Galen si ricorda dell’ultima richiesta di Hodge. Galen torna al lago di fuoco e vi sparge le ceneri di Ulrich, il quale resuscita. Il mago rivela che il suo tempo è limitato, e insiste perché Galen distrugga l’amuleto al momento appropriato. Ulrich si posiziona in cima a una montagna per sfidare il drago. Dopo un terribile scontro, Vermithrax afferra il mago con gli artigli e lo solleva in aria. Galen distrugge l’amuleto, che fa esplodere il mago e uccide il drago. I paesani credono che la vittoria sia merito del re, e Galen e Valerian partono insieme. In un attimo di nostalgia per il potere dell’amuleto, Galen confessa che gli andrebbe comodo un cavallo. Un cavallo bianco appare all’improvviso e trasporta i due verso l’orizzonte, indicando che Galen ha forse acquisito del vero potere magico.
NOTE
“Il drago del lago di fuoco”, diretto da Matthew Robbins (regista anche di “Miracolo sull’8ª strada” e di un episodio di “Storie incredibili”, oltre che sceneggiatore per “Crimson Peak”, “Mimic” e “Non avere paura del buio”), è stato prodotto dalla Paramount Pictures e dalla Walt Disney Productions ed è stato uno dei primi film a utilizzare la tecnica go-motion.
Nella parte di fratello Jacopus appare Ian McDiarmid che dopo questo ruolo fu scelto da George Lucas per interpretare l’Imperatore Palpatine ne “Il ritorno dello Jedi”. Lo abbiamo poi visto anche in pellicole e serie tv come: “Le avventure del giovane Indiana Jones”, “Touching evil”, tutta la cosiddetta prima trilogia di “Star Wars”, “Il mistero di Sleepy Hollow”, “Britannia” e nel recente “Star Wars: L’ascesa di Skywalker”.
Fra gli altri interpreti segnaliamo: Peter MacNicol (“Una serie di sfortunati eventi”, “Agents of S.H.I.E.L.D.”, “Battleship”, “Roswell”, “Dracula morto e contento”, “I racconti della cripta”, “La famiglia Addams 2”, “Ghostbusters II”), Ralph Richardson (“Greystoke – La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie”, “I banditi del tempo”, “Rollerball”, “Racconti dalla tomba”, “Chi giace nella culla di zia Ruth?”), John Hallam (“Flash Gordon”, “Kull – Il conquistatore”, la serie tv “Le cronache di Narnia: Il Principe Caspian e il viaggio del veliero”, “Doctor Who”, “Space Vampires”, “Gli uomini della terra dimenticata dal tempo”, “The Wicker Man”), Peter Eyre (“La vera storia di Jack lo Squartatore”, “Le avventure del giovane Indiana Jones”), Albert Salmi (“Supercar”, “La casa di Mary”, “L’impero delle termiti giganti”, “Fuga dal pianeta delle scimmie”, “La terra dei giganti”, “Lost in Space”, “Viaggio in fondo al mare”, “Ai confini della realtà”), Sydney Bromley (“La storia infinita”, “Un lupo mannaro americano a Londra”, “Frankenstein e il mostro dell’inferno”, “Per favore, non mordermi sul collo!”, “La morte dall’occhio di cristallo”), Emrys James (“Doctor Who”) e Roger Kemp (“Pink Floyd: The Wall”, “Superman II”, “Alla 39° eclisse”).
Secondo quanto riferito ai tempi dalla sceneggiatore/produttore Hal Barwood, lui e il regista Matthew Robins presero ispirazione dalla sequenza dell’apprendista stregone di “Fantasia”, per poi sviluppare la storia facendo ricerche sulla leggenda di San Giorgio e il drago. Barwood e Robins cercarono di rendere il film il più realistico possibile evitando gli stereotipi dell’epoca medievale: “Non ci sono cavalieri in armatura luccicante, né bandiere svolazzanti al vento, né fanciulle delicate avvolte in veli diafani che salutano dalle torri. Non c’è cavalleria, e nessun Santo Graal. Cercavamo invece di creare uno strano mondo pieno di tradizioni e usanze bizzarre e immerse nella superstizione, dove i vestiti e le maniere delle persone sono rozzi, le case e i villaggi primitivi, e la campagna quasi primordiale, rendendo così l’idea che la magia sia un elemento naturale nelle loro vite”. Per queste ragioni, i due scelsero di ambientare il film durante l’epoca postromana, prima dell’arrivo del Cristianesimo. Barwood e Robins cominciarono a scrivere la trama nell’estate del 1979, concludendola in agosto. Molte case cinematografiche rifiutarono la proposta dei due, poiché avevano poca esperienza di negoziazione del budget. La sceneggiatura fu infine accettata da Paramount Pictures e Walt Disney Productions, diventando il secondo film fatto in collaborazione tra le due compagnie dopo “Popeye – Braccio di Ferro”.
Per la creazione del drago, Dennis Muren, cineoperatore degli effetti speciali, disse a quei tempi: “Sapevamo che il drago era molto più importante in questo film che in certe fugaci apparizioni in “Guerre stellari” e “L’impero colpisce ancora”. Il drago doveva essere presentato in modo che il pubblico ne rimanesse scioccato”. Infatti, il venticinque per cento del budget fu speso per gli effetti speciali. All’artista grafico David Bunnet fu dato l’incarico di concepire l’apparenza del drago. Siccome fu deciso che la scena più importante del film sarebbe stato la battaglia finale, Bunnet mise in enfasi le capacità aerodinamiche del drago nei suoi disegni. Secondo Bunnet, “disegnare un drago non è semplicemente una questione d’incollare ali su un dinosauro… Vermithrax è lungo 12 metri, con un’apertura alare di 27 metri, ma doveva contemporaneamente sembrare abbastanza leggero per poter volare. Così la maggior parte del suo peso è concentrato nella testa, il collo e le spalle. Il resto del corpo è abbastanza slanciato”. Benché il drago fu concepito come una creatura soprannaturale, Hal Barwood voleva in ogni caso seguire varie leggi evolutive nel disegnare il drago; un esempio fu la decisione di renderlo un quadrupede, in accordanza con la biologia vertebrata. Barwood stesso prese ispirazione dalla corporatura dello pterosauro Rhamphorhynchus del Giurassico. Contemporaneamente nel seguire le istruzioni di Barwood, Bunnet decise di incorporare un po’ di personalità nel drago, deliberatamente evitando di creare una creatura simile a quello di “Alien” che, secondo Bunnet, fu “troppo orrendo da guardare”. Specificamente, incorporò delle creste sopra gli occhi che estendevano attorno il cocuzzolo per poi fondere nelle corna, così dando al drago una notevole espressione accigliata. L’articolazione delle mandibole fu modellata da quella dei crotali, siccome una mandibola con una sola svolta ricordava troppo quella d’un’anatra. Nel mantenere l’aerodinamicità del drago, le sue zampe posteriori furono modellati su quelli degli uccelli, specificamente dei polli. Dopo che Bunnet consegnò i suoi bozzi, fu deciso di realizzare il drago con una varietà di tecniche. Il drago che appare nel film è infatti un aggregato di numerosi modelli. Phil Tippett dell’Industrial Light & Magic finalizzò l’apparenza del drago, incorporando varie modifiche estetiche, come rendere le ali più simili a quelli d’un pipistrello che a quelli d’un pterosauro. Scolpì poi un modello di riferimento per Danny Lee di Disney Studios, che l’usò nel fabbricare i modelli più grandi per le scene a primo piano. Due mesi dopo, la squadra di Lee finì di costruire un modello della testa e il collo lungo cinque metri, una coda lunga sedici metri, le gambe, zampe capaci di impugnare un uomo, e un’ala lunga nove metri. Questi modelli furono trasportati ai Pinewood Studios di Londra a bordo un Boeing 747. Brian Johnson fu incaricato di controllare il progresso degli effetti speciali, e cominciò a pianificare le scene con vari specialisti degli effetti speciali. Dopo il termine delle riprese principali, una squadra di specialisti agli ILM Studios nella California settentrionale lavorò per otto mesi a produrre 160 scatti composti del drago. Chris Walas scolpì e operò la testa del drago usata nelle scene a primo piano. Questo modello fu animato con una combinazione di comandi radio, cavi, leve e opere manuali, così dando l’impressione d’una faccia coordinata con una varietà di espressioni. Phil Tippett invece creò un modellino per le scene dove il drago cammina. Tippett non voleva utilizzare la tecnica standard del passo uno, optando così per la tecnica go-motion, che permetteva di filmare il modello durante ogni esposizione invece che tra le esposizioni. La go-motion rese i movimenti del drago più realistici che con il passo uno, incorporando offuscazioni e togliendo i movimenti irregolari comuni nelle animazioni a passo uno. Ken Ralston fu quindi incaricato di maneggiare le scene aeree. Fabbricò un modello con uno scheletro d’alluminio articolato in tal modo da dargli la capacità di assumere varie pose. Ralston infatti girò filmati di uccelli in volo per meglio capire i loro movimenti in aria. Come il modello camminante, la tecnica go-motion fu usata per le scene del volo. La telecamera fu programmata a inclinarsi in vari angoli per dare l’impressione del volo.
“Il drago del lago di fuoco” ricevette moltissime candidature a premi e riconoscimenti prestigiosi: due candidature al Premio Oscar, una al Premio Hugo e ben quattro ai Saturn Award.