Era la domenica di Pasqua del 1722 quando l’ammiraglio olandese Roggeveen avvistò un puntino di terra nascosto nell’Oceano Pacifico: vista la giornata particolare egli lo battezzò con il nome di Isola di Pasqua, mentre i locali lo chiamavano semplicemente Rapa-Nui, che nell’antica lingua nativa significava grande isola-roccia. Si tratta del punto più remoto del pianeta, il luogo abitato più lontano da qualsiasi posto abitato, perché, per circa quattromila chilometri, ovunque si volga lo sguardo esiste solo ed esclusivamente acqua. Anche per questo motivo non fu facile scoprirla.
Molti sono i mysteri legati a questa terra: anzitutto da dove provenivano gli antichi abitanti che giunsero sull’isola più di un millennio prima? E di che razza erano? E per quale motivo decisero di stabilirsi in quest’angolo così isolato da tutto e da tutti? E perché costruirono i famosi Moai, ovvero le gigantesche statue di pietra vulcanica che costellano il luogo? E come fecero a spostarli e quale significato avevano? E infine, quale era la chiave di lettura della loro scrittura, chiamata Rongo-Rongo?
Molte erano le domande, poche le risposte che chiaramente non hanno fatto altro che aumentare l’alone mysterioso che permea attorno all’Isola di Pasqua.
Sono quasi mille i Moai che si trovano su questa terra: si tratta di statue di pietra vulcanica che si trovano sia sul suolo emerso sia sui fondali oceanici attorno all’isola. Si ritiene che la chiave di lettura del mystero siano proprio queste sculture. I Moai però non sono tutti uguali, la loro altezza varia da uno a venti metri, ma tutti riproducono però, quasi in maniera ossessiva, lo stesso modello e originariamente si sa che erano dotati di un copricapo rosso chiamato Pukao.
Le tracce dei primi abitanti dell’isola risalgono al 300 d.C.: pare che essi siano migrati dagli altri arcipelaghi polinesiani guidando delle semplici canoe per più di 4 mila chilometri.
Le leggende dell’isola di Pasqua narrano di due razze antiche: gli uomini dalle “orecchie lunghe” che venivano dall’est, forse dalle coste del Cile distanti più di 3 mila chilometri, e quelli dalle “orecchie corte” che invece provenivano dall’ovest. I primi comunque erano sicuramente i capi, mentre i secondi erano i servi. Almeno fino ad una data che viene collocata dagli storici intorno al 1680, non molto tempo prima dell’approdo di Roggeveen: il giorno in cui, almeno secondo la leggenda, gli schiavi si ribellarono. Il motivo, a quanto sembra, fu il cannibalismo: infatti le risorse sull’isola scarseggiavano e gli schiavi iniziarono ad essere sacrificati per nutrire i comandanti. Iniziò a questo punto una terribile guerra tribale che finì con una notte di sangue in cui l’intera tribù delle Lunghe Orecchie venne sterminata. Due razze, due etnie diverse che condividevano ormai da troppo tempo una terra piccola e senza frutti. Non poteva che scoppiare una guerra per il predominio del poco rimasto!
Durante scavi recenti sono stati ritrovati resti di ossa umane e carbone all’interno di una trincea, ad avvalorare questa ipotesi.
Certo questo non basta a chiarire l’origine dei primi abitanti dell’isola, né tanto meno a spiegare come abbiano scolpito e realizzato, e per quale oscuro motivo, le centinaia di teste di pietra che testimoniano proprio la presenza delle due razze.
Moltissime sono le teorie, anche al riguardo della scrittura Rongo-Rongo, alcune plausibili altre molto più fantasiose altre ancora semplicemente affascinanti, certo è che l’Isola di Pasqua rimane tutt’oggi uno dei luoghi più mysteriosi della Terra, in cui molte domande non hanno ancora trovato una risposta.
17/04/2008, Davide Longoni