CARRELLATA DI NOVITA’ FRA NOIR, GIALLO E THRILLER

Moltissime sono le novità in libreria in questo periodo per il noir, il giallo e il thriller… fra queste abbiamo selezionato alcuni titoli davvero interessanti, pubblicati dalle Edizioni Gammarò, Oltre Edizioni e Armando Editore.

Iniziamo con le uscite targate Gammarò e con IL SEGRETO DEL MAGENTA (122 pagine; 14 euro) di Mino Milani.

“Da quanto tempo nella narrativa italiana non si ascoltava il silenzio del mare, rotto dallo schiocco delle vele sotto la spinta dei venti?” Questo si chiedeva Carlo della Corte, nell’ormai ormai lontano 1981, presentando negli Omnibus Mondadori Le isole della paura, romanzo d’avventura marinara, appunto, di Mino Milani. Con IL SEGRETO DEL MAGENTA ecco lo scrittore pavese partire per il primo giro del mondo compiuto da una nave da guerra italiana, alla fine dell’Ottocento. Il volume è sia libro di verità sia di libera invenzione, quindi con eventi e personaggi reali o immaginati: ma che mai e in nessuna misura travalicano la possibile realtà, restando uomini veri in una vicenda storica.

Mino Milani, pavese classe 1928, ha una prodigiosa produzione letteraria alle spalle. La rassegna delle sue opere occupa ben 52 pagine dell’imponente biografia (Com’è bella l’avventura, Effigie Edizioni, Pavia, 2018) che gli è stata recentemente dedicata a cura di Giovanni Giovannetti e Luisa Voltan. Caleidoscopico autore di romanzi per «piccoli» e per grandi, libri di storia, sceneggiature per fumetti, Mino Milani è autore dei più diversi generi letterari: storico (ci lascia eccellenti biografie di Garibaldi, Anita, Nino Bixio), scrittore per ragazzi (ha inventato eroi memorabili come Tommy River), appassionato di fumetti (ha lavorato intensamente per un decennio al “Corriere dei Piccoli”), quindi ha scritto una quantità impressionante di soggetti, adattamenti, sceneggiature collaborando, tanto per fare pochi nomi, con artisti come Hugo Pratt, Milo Manara, Dino Battaglia, Sergio Toppi, Enric Sió, Arturo del Castillo, ecc.; romanziere, ha scritto, fra molti altri, il bestseller Fantasma d’amore, dal quale nel 1981 Dino Risi ha tratto il film con Marcello Mastroianni e Romy Schneider. Col proprio nome o con diversi pseudonimi, Mino Milani ha pubblicato, dal 1946 a oggi, più di trecento volumi – riscritture di miti classici e moderni, romanzi polizieschi, storici, d’avventura e di fantascienza – dando vita a centinaia di personaggi che sono stati compagni di vita suoi e di generazioni di lettori.

Passiamo a PAOLO FREGOSO, GENOVESE (166 pagine con 46 immagini a colori; 18 euro) di Vito Molinari, con saggi introduttivi di Franco Bampi e di Michele Sancisi.

«Arcivescovo, cardinale, tre volte doge, cinque figli con due donne, diversi bastardi, uomo d’armi, pirata, ammiraglio della Santa Sede, due volte papabile»: questo l’uomo del quale Vito Molinari ci restituisce un sapido ritratto sullo sfondo di una Genova inquieta e rissosissima; intrecciato alle vicende di un secolo nel quale, secondo le parole di Johan Huizinga, «la vita era così violenta e piena di contrasti da emanare un odore misto di sangue e di rose». Un romanzo godibilissimo, pienamente rispettoso dei dati storici, ricco di riferimenti all’arte e alla cultura del tempo, a fatti poco noti – non di rado terribili – e a curiosità divertenti.

Vito Molinari è uno dei padri della televisione italiana l’ha tenuta a battesimo (è lui che, il 3 gennaio 1954, ne dirige la trasmissione inaugurale) e ne è stato protagonista per oltre cinquant’anni, dirigendo oltre 2000 trasmissioni, alcune delle quali davvero mitiche, da Un, due, tre con Tognazzi e Vianello a L’amico del giaguaro con Bramieri, Del Frate, Pisu e Corrado; da La via del successo con Walter Chiari e Carlo Campanini a Quelli della domenica che lancia Villaggio, Cochi e Renato, Montesano; da TuttoGovi alla celeberrima Canzonissima del 1962 con Dario Fo e Franca Rame, sospesa dalla censura del 1962. Dal 1953 è stato regista e spesso coautore di spettacoli di generi vari. Oltre che in televisione e in radio è stato, ed è tuttora, attivo in teatro: ha diretto una sessantina di operette, spettacoli di prosa e di rivista in tutta Italia. Per i tipi di Gammarò ha pubblicato La Rita smeralda (2017) e Carosello… e poi tutti a nanna (2019).

Veniamo ora alle novità di Oltre Edizioni con IL VIZIO DEL DIAVOLO (232 pagine; 14 euro) di Enrico Luceri.

Antivigilia di Natale 2018. È stata annunciata un’allerta meteo: è previsto un nubifragio che provocherà allagamenti e mancanza di collegamenti. In un collegio sperduto nella campagna dell’Italia settentrionale, sono rimasti un prete, due suore e una giovane orfana. Dopo il crepuscolo, un frate chiede ospitalità al collegio per un incidente d’auto. E a tarda sera, il malore di una suora costringe un medico a raggiungere la scuola con mezzi di fortuna. Da quel momento, comincia una notte di terrore. Un assassino colpisce spietato, freddo e inafferrabile. Un intruso penetrato nel collegio, o uno degli insospettabili ospiti? O è davvero il diavolo a nascondersi negli angoli bui dei corridoi e a sghignazzare divertito? La realtà sembra sempre più un’illusione, una magia, una messa in scena. Perché forse è davvero il diavolo ad aggirarsi per il collegio. E il suo vizio è ingannare.

Enrico Luceri (Roma, 1960), è un autore di gialli. Ha pubblicato nella collana “Il Giallo Mondadori” i romanzi L’ora più buia della notte (2017), Le colpe dei figli (2015), Buio come una cantina chiusa (2013) e Il mio volto è uno specchio (2008), oltre a racconti e articoli. Fra gli altri suoi romanzi Lo sguardo dell’abisso (DrawUp, 2019), Dietro questo sipario (Damster, 2017) e Le strade di sera (Hobby&Work, 2012). Nel 2008 ha vinto il Premio Alberto Tedeschi, organizzato dal “Giallo Mondadori”.

Ci soffermiamo adesso su QUEL DELITTO DEL ’56 (138 pagine; 14 euro ) di Mario Quattrucci.

È il 19 febbraio del ’56, prima domenica di quaresima, Roma imbiancata, quartiere Appio-Latino. Alle 7 del mattino un tramviere, mentre attraversa il ponte che passa sopra la ferrovia vede per caso, addosso al muretto, un cumulo di neve dal quale spunta qualcosa di nero. Per curiosità si avvicina, scosta la neve e si rende conto che il nero è un cappotto, una manica, e poi vede una mano e infine un viso… il viso di un uomo che si scoprirà essere morto ammazzato, ucciso da un colpo di pistola. Nei pressi abita anche un maresciallo dei carabinieri, chiamato dal portiere, a sua volta avvisato da una guardia notturna che il tramviere aveva incrociato al momento della scoperta del cadavere. Il maresciallo accorre, si porta dietro pure una macchina fotografica del figlio, appassionato di queste cose, e fotografa il morto. Poi arrivano, dal vicino commissariato, i poliziotti e, poi, i carabinieri, ma nel giro di poco tempo, il maresciallo fotografo verrà a sapere che le indagini non sono più affare loro e che tutto passa in mano ai servizi segreti… Chi era quell’uomo ammazzato? E perché tanto interesse da parte dei servizi? E perché, ancora, la sua morte è stata poi gabbata come suicidio se al maresciallo è apparso chiaro, vedendo il cadavere, che l’uomo era stato ucciso e solo dopo portato nel luogo del ritrovamento? Il maresciallo, uomo valoroso, decorato in guerra e per la sua partecipazione alla Resistenza, non si rassegna ai risultati ufficiali, vorrebbe indagare, anche perché, una volta sviluppata la pellicola, mostrando la foto del morto al figlio, questi ricorda di aver visto quell’uomo frequentare la vicina sezione del PCI e tutto lascia credere, a un certo momento, dal racconto del figlio, che il cadavere sia stato appositamente lasciato lì, a due passi dalla sezione comunista. Vorrebbe indagare e, infatti, indaga per conto suo, scoprendo che – sono gli anni della Guerra Fredda, del “pericolo comunista” – probabilmente l’uomo è un infiltrato, tant’è che a un certo momento il maresciallo viene richiamato e invitato – un invito che è un ordine, se non addirittura una minaccia – a lasciar perdere le sue personali indagini… Non ha lasciato perdere Mario Quattrucci, figlio di quel maresciallo, che con QUEL DELITTO DEL ‘56 ci consegna una testimonianza e una rivelazione insieme, che ha tutti i crismi di un grande giallo, avvincente e scritto in uno stile personalissimo. Un giallo che, dopo tanti anni, fa luce su un delitto rimasto insoluto fino ad oggi.

Mario Quattrucci (1936), impegnato dal 1953 nella vita politica e sociale, ha insegnato all’Istituto di Studi Comunisti, è stato membro del Comitato Centrale del PCI e lo ha rappresentato in Circoscrizioni, Comuni, Provincia e Regione. S’è occupato di arti visive, teatro, letteratura. Ha collaborato con giornali e riviste della sinistra. Tra i suoi libri di poesia ricordiamo: La traccia; Oblò appannato; Perché un occhio l’osserva; Materia del contendere; Variazioni; Gra; Da una lingua marginale; Ogni giorno è quel giorno.

Chiudiamo questa carrellata di nuove uscite dedicate al noir, al giallo e al thriller con LEGAMI CRIMINALI (304 pagine; 15 euro) di Pino Casamassima, pubblicato da Armando Editore.

Gennaio 1971, in un borgo sulle colline del Garda viene ucciso un anziano, un solitario d’origine toscana i cui unici interessi sono la caccia e il suo orto. Molti anni dopo, un’unica mano compie una serie di delitti anche oltre i confini italiani, mentre una banda armata viene sgominata dopo la sua ultima, clamorosa azione a Milano. Tutto slegato nel tempo e nei luoghi. Ma questa è solo l’apparenza. Con una scrittura che intreccia più generi e più forme narrative, Casamassima costruisce una storia che ne contiene diverse, seppure tutte riconducibili a un’unica genesi.

«La narrativa è per me una valvola di sfogo, ha detto l’autore. Una sorta di vacanza che mi consente di liberare la fantasia, sempre tenuta a freno nei miei lavori di carattere storico. Come le precedenti, anche questa fiction è nata in modo inatteso, quasi da sola, con un’idea sviluppatasi velocemente per una suggestione geografica sulle colline gardesane, dove vivo. E siccome mi occupo da quasi vent’anni di terrorismo e lotta armata fino a ricevere una convocazione dall’ultima – inutile – commissione parlamentare sul caso Moro, in questa narrazione non potevano mancare le Brigate rosse…».

Pino Casamassima è un giornalista professionista e autore. Scrive per il “Corriere della Sera”, “Focus Storia”, “BBC History”. Ha pubblicato una quarantina di libri, alcuni dei quali tradotti all’estero, Cina compresa. Per il teatro ha scritto una ventina di testi, fra cui i monologhi da lui stesso interpretati. Fra un saggio e un altro si confronta con la narrativa: questa è una delle volte (più felici). Vive a Gardone Riviera.

Buona lettura.

A cura della redazione