“I grandi enigmi di Martin Mystere, detective dell’impossibile” è, insieme a Dylan Dog, il fumetto della Sergio Bonelli Editore che più si occupa di insolito e mistero, pur tentando, almeno nel caso del primo, di darne una spiegazione se non scientifica, almeno parascientifica.
Martin Jaques Mystere nasce il 26 giugno 1942 a New York e si laurea in antropologia ad Harvard nel 1964. L’anno seguente perde entrambi i genitori in un incidente aereo ed inizia a compiere una serie di studi, specializzandosi in archeologia alla Sorbona di Parigi, in storia dell’arte all’Istituto di Belle Arti di Firenze, in cibernetica applicata al linguaggio al Mit di Boston. Nel 1973, insieme all’allora amico Sergeji Orloff, si reca in India: nella misteriosa città di Agarthi i due vengono “iniziati” dal maestro Kut Humi e ricevono una antica arma a raggi (il “murchadna”, una reliquia dello scomparso Impero di Mu). Nel 1978 Martin rompe il sodalizio con Orloff per diversità di opinioni e da allora questi diverrà il suo peggior nemico. Quindi nel 1979 troviamo il Nostro impegnato in tre campi: tornato negli States scrive il suo primo libro, “Mystere’s mysteries of the past”; poi incontra Dylan Dog per la prima volta salvando il mondo da una catastrofe; infine trova, durante una spedizione, un uomo di Neanderthal vivo e vegeto e ne ottiene la tutela. Questi, ribattezzato Java, diverrà il fido aiutante di Martin Mystere. Da allora in poi, insieme anche a Diana Lombard, recentemente condotta all’altare, il protagonista della serie a fumetti ha girato quasi tutto il mondo, spinto sempre dalla ricerca dell’insolito e dal suo amore per la scienza. Ha scritto inoltre, tra una spedizione e l’altra, innumerevoli libri e articoli e si occupa di una trasmissione televisiva dedicata al mistero. Questo nella finzione.
Nella realtà Martin è nato dalla geniale mente di Alfredo Castelli ed è l’evoluzione di molte sue creazioni precedenti: l’origine potrebbe addirittura risalire a “Franco Ferretti”, un poliziotto italiano impegnato a sventare furti d’arte, che avrebbe dovuto essere il protagonista di una serie televisiva scritta da Castelli ma mai realizzata; segue a ruota “Van Helsing”, fumetto creato insieme a Baratelli, disegnato da Peroni e pubblicato sulla rivista “Psyco”, che era un archeologo sul quale gravava la maledizione di essere un vampiro; nel 1975 nacque anche “Aq”, un mix tra Ferretti e Van Helsing; nel 1978 il settimanale “Supergulp” pubblicò “Allan Quatermain”, il progenitore più prossimo di Martin sia per l’ambientazione sia per la dinamica delle storie sia perché si faceva accompagnare da un certo Java.
Per poter completare il nostro discorso su Martin Mystere, che ha giù superato vent’anni di attività nel panorama fumettistico italiano e viene tradotto anche in molti paesi all’estero, senza contare la serie a cartoni animati e una miriade di altre iniziative, ci è sembrato giusto porre alcune domande all’autore, Alfredo Castelli (ovviamente alcune domande erano datate e le abbiamo dovute omettere, nda).
CHI E’ MARTIN MYSTERE?
E’ un po’ la trasposizione degli eroi tradizionali dei fumetti Usa degli anni ’30: Brick Bradford e Flash Gordon principalmente. All’inizio queste caratteristiche erano molto accentuate e per un po’ lo detestai. Con il tempo, più o meno dal numero 40 in poi, le sue peculiarità da duro quasi invincibile si sono stemperate ed umanizzate, così ha iniziato a piacermi e a divertirmi. Nei primi numero Martin era un detective archeologo, ma pian piano ha abbracciato altri campi dello scibile, sempre però nell’ambito dell’insolito, del fantastico, del curioso. Principalmente Mystere ama muoversi in tutto ciò che non è canonico, cosa che permette di non ripetersi.
E JAVA E DIANA?
Java mi è sempre stato simpatico e infatti è il personaggio che ho modificato di meno. Mi piaceva l’idea di un Lothar della situazione (la spalla di Mandrake, nda) e pensai che il binomio archeologo – Neanderthal fosse interessante. Diana invece all’inizio era una perfetta imbecille, come Minnie e Paperina. Poi si è evoluta ed è diventata una donna più seria, maturando anche il rapporto con Martin (e addirittura sposandoselo, nda).
COME TI E’ VENUTA L’IDEA DI FAR ABITARE MARTIN AL N. 3 DI WASHINGTON MEWS?
Io conosco bene New York e pensai che se ci avessi dovuto abitare, sicuramente avrei scelto quella via, perché mi piace molto. Una volta ricordo di aver alloggiato nella casa di fianco e lì ho saputo che al N. 3 abita un professore, solo che adesso la villetta è diventata la peggiore della via.
CI SONO SOMIGLIANZE FRA MARTIN MYSTERE E ALFREDO CASTELLI?
Nel fare un personaggio gli dai sempre dei tic e i migliori sono sempre i tuoi, quelli simpatici ovviamente. Così lo modifichi e lo rendi simile a te. Viceversa, dal personaggio poi ricevi degli stimoli che ti spingono ad agire come lui: io lo chiamo “effetto di rimbalzo” o “bio-feedback”, ciò che a volte, con le debite proporzioni, mi spinge a comportarmi come lui. Ad esempio i miei ritardi, il fare le cose all’ultimo minuto, la voglia di chiacchierare, il rapporto con la realtà.
Originariamente pubblicato sul numero 3 de LA ZONA MORTA, luglio 1990
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, marzo 2007
23/03/2007, Davide Longoni