Titolo originale: La maschera del demonio
Anno: 1989
Regia: Lamberto Bava
Soggetto: liberamente ispirato al racconto “Il Vij” di Nikolaj Vasil’evic Gogol con aggiunte di Lamberto Bava, Massimo De Rita e Giorgio Stegani
Sceneggiatura: Massimo De Rita e Giorgio Stegani
Direttore della fotografia: Gianfranco Transunto
Montaggio: Piero Bozza
Musica: Simon Boswell
Effetti speciali: Sergio Stivaletti
Produzione: Lamberto Bava, Andrea Piazzesi, Renato Camarda e Federico Llano
Origine: Italia
Durata: 1h e 38’
CAST
Giovanni Guidelli, Debora Caprioglio, Eva Grimaldi, Stanko Molnar, Mary Sellers, Michele Soavi, Alessandra Bonarota, Laura Devoti, Stefano Molinari, Ron Williams
TRAMA
Un gruppo di amici si reca in un’isolata località sciistica. Dopo pochi minuti, mentre affrontano i più impervi sentieri nella neve, sotto di loro si apre improvvisamente un largo crepaccio. Molti del gruppo restano illesi, dopo la caduta, e solo una ragazza riporterà una grave frattura ad una gamba. Tutti si apprestano a cercare una soluzione per uscire dal crepaccio, ma il luogo dove sono sprofondati cela un terribile segreto. Tra quei ghiacci è conservato infatti il corpo della strega Anibas. Uno dei giovani, armato di piccozza, rompe il ghiaccio attorno al cadavere scoprendone così il volto. Su di esso c’è la “maschera del demonio”, uno strumento di tortura che veniva adoperato dagli inquisitori contro le streghe. Il giovane libera il volto del cadavere dalla “maschera” metallica, che al suo interno reca dei lunghi chiodi aguzzi, scatenando però in questo modo le forze del male. La strega Anibas torna dall’oltretomba proprio quando il gruppo di giovani, dopo l’ennesimo crollo del ghiaccio, si ritrova a vagare in un misterioso e tetro borgo che pare disabitato. Ad aiutarli c’è solo un inquietante prete cieco con il suo cane-lupo. Il chierico li porta nella sua casa. vicino alla chiesa, per metterli in salvo dalla tempesta di neve. Ma Anibas, che fu condannata alla “maschera del demonio” e arsa sul rogo proprio per volere dello stesso prete, riesce a possedere le anime dei giovani e spingerli a fare cose deplorevoli e oscene. Solo il coraggioso Davide, da sempre innamorato della bella Sabina, cerca di opporsi alla nefasta influenza della strega. Egli tenterà in tutti i modi di salvare l’amata ma Anibas si servirà proprio di lei, in quanto il suo nome se letto al contrario rivela quello della strega, per riuscire a tornare nel mondo dei vivi. Quando la strega si palesa a Davide, nel convulso finale, ha l’aspetto di una sorta di Gorgone con grossi e melmosi vermi al posto dei capelli. Davide riesce però a ucciderla, mentre i suoi amici lo stanno costringendo ad accoppiarsi con lei, utilizzando nuovamente la “maschera del demonio” e imprimendo così il marchio con le sue stesse mani. Tutto crolla attorno a lui e Davide fa appena in tempo a scappare. Si ritrova alla fine nella nicchia del crepaccio, proprio lì dove tutto aveva avuto inizio, ma dove ora vede i corpi dei suoi compagni. Erano tutti morti subito dopo la caduta nel crepaccio. Davide, mentre ormai è giorno, riesce a trovare una via di fuga e tornare così in superficie.
NOTE
“La maschera del demonio”, diretto dal regista Lamberto Bava, è il remake dell’omonimo film del 1960 che segnò l’esordio del padre del regista, Mario Bava, ed è anch’esso tratto dal racconto “Il Vij” di Nikolaj Vasil’evic Gogol con aggiunte di Lamberto Bava, Massimo De Rita e Giorgio Stegani per renderlo più attuale. Il film è conosciuto in Giappone anche con il titolo di “Demons 5”.
Fra gli interpreti segnaliamo: Debora Caprioglio (quest’ultima accreditata come Debora Kinski, in quanto all’epoca l’attrice era sentimentalmente legata a Klaus Kinski), Eva Grimaldi (“Quella villa in fondo al parco”), Stanko Molnar (“Macabro”, “La casa con la scala nel buio”, “L’isola del tesoro”) e Michele Soavi (più noto come regista, ma anche con una splendida carriera di attore).
Il film faceva parte di un ciclo televisivo internazionale (anche se in Italia venne invece distribuito nel circuito cinematografico) chiamato “Sabbath”, composto da sei film, realizzato tra il 1989 e il 1990 in coproduzione tra Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo. Tra i registi coinvolti nella realizzazione c’erano alcuni nomi celebri: oltre a Bava infatti, erano presenti anche Imanol Uribe (“Premio Goya” per il miglior film nel 1995 con “Dias contados”) e Pedro Olea (nominato al “Premio Goya” nel 1993 per “Il maestro di scherma”). Ciascun film del ciclo era autoconclusivo e i titoli erano accomunati dal genere fantastico, che spaziava dal fantasy all’horror, con la presenza di trame e tematiche provenienti dal folclore popolare europeo (e non solo), con storie di streghe, curati, demoni e maledizioni.
Ecco i titoli che vennero realizzati: oltre a “La maschera del demonio” di Bava, anche “Lilith – La luna nera” di Imanol Uribe, “Anna Göldin – Letzte Hexe” di Gertrud Pinkus, “La maledizione di Maria Alva” di Antonio de Macedo, “Maria la louve” di Daniel Wronecki e “La leggenda di Juan” di Pedro Olea.