SERIAL CINEMATOGRAFICI – TV & PILOT & CARTOON INEDITI E NO – PARTE 02
1956 – 1960
Da quando, nel 1954, presero via sul piccolo schermo, i programmi della televisione italiana, ci fu un genere che fu trattato come se avesse una sorta di pestilenza e un altro, non solo come se non esistesse, ma che neppure si doveva nominare pena l’esilio a vita.
Stiamo parlando della fantascienza e del suo lontano cugino: l’orrore. Vorremmo ricordare, almeno per quanto riguarda la fantascienza, che anche il grande schermo trattò queste pellicole come se fossero non solo un genere minore, ma da disperati, da élite in negativo. Film come Il Mostro della Laguna Nera, per esempio, ospitavano nelle sale uno sparuto gruppo di individui i quali nemmeno si guardavano in faccia per timore di essere riconosciuti e additati al pubblico ludibrio e classificati come “quelli che andavano a vedere cazzate simili…”.
Oppure c’era una seconda categoria che andava a vedere quei film: i burini dalla risata grassa, presenti anche oggi nelle sale cinematografiche e non solo in quelle, sono coloro che nella pubblicità rispondono “boh” ridendo come degli imbecilli e sono anche coloro che non solo confondono le Egadi con le Pleiadi, ma nemmeno sanno cosa sono le une e le altre, però sanno tutto di calcio, sommosse comprese…
Film come La Guerra dei Mondi o Il Pianeta Proibito, il cui colore e gli effetti speciali richiamavano una buona fetta di pubblico, erano considerati un puro genere d’evasione, una sorta di “sacca” a parte sul cinema ben più valido e ben più impegnato d’epoca.
I critici, quando parlavano di cinematografia di fantascienza, ne parlavano e ne parlano con un sorriso ironico e di superiorità, dimostrando così tutta la loro abissale ignoranza nella conoscenza del genere, ignoranza voluta e cercata per cui, secondo loro, la fantascienza non ha certo molto da offrire.
Non erano trattati molto meglio coloro che la fantascienza la leggevano, anche se molti testi offrivano ben di più che una semplice storia fantastica. Andava da sé, in ogni caso, che chi leggeva o chi vedeva fantascienza era considerato un mutante perditempo. La voglia di vedere e di leggere imperava sovrana in questo mondo di alieni blasfemi e sia il cinema, sia le librerie con le uscite sporadiche o con le collane specializzate, non offriva abbastanza per il lettore o il cinefilo affamato.
Nel 1952 le collane I Romanzi di Urania e Urania della Mondadori sembrarono dare a questi poveri reietti il caratteristico “tozzo di pane” nel quale poter affondare i canini: la seconda defunse quasi subito e dovevano passare poi molti anni prima che il popolo fantascientifico potesse alzare la testa e andarsene in giro senza il timore di essere messo alla gogna.
Nel 1965 fu presentata alla televisione italiana una serie di film di fantascienza tra i quali ricordiamo: Il Risveglio del Dinosauro, La Cosa da un altro Mondo, La Morte viene dallo Spazio, I Misteriani e altri ancora, presentati dal critico di turno (se ricordiamo bene era Ernesto G. Laura), il quale relegava, con ottusa pomposità, questi filmetti nelle scale di cantina.
Negli Stati Uniti, per varie ragioni, il cinema di fantascienza era seguito particolarmente da un gruppo di ragazzini ed era abitudine offrire loro, terminata la normale proiezione, un rullo di un episodio a puntate con questo o quel personaggio, puntata che cambiava generalmente dopo una settimana per lasciare il posto alla successiva e così via. I serial nacquero così. Essi sono famosi ancora oggi come le loro cugine televisive, le telenovelas, le quali ebbero un ruolo importantissimo nella TV americana e che invasero l’Italia principalmente con l’avvento delle televisioni private. Ecco perché noi troviamo dei serial TV datati anni ’30, perché la loro provenienza era cinematografica, come abbiamo detto prima.
Per cominciare, dobbiamo dire innanzitutto due parole su Suupaa Jayanto. Sotto certi punti di vista il serial di produzione giapponese e datato 1956, è inedito in Italia, ma non lo sono gli episodi montati apposta per il circuito cinematografico. I film che ne sono derivati sono: Gli Invasori della Base Spaziale, Spaceman contro i Vampiri dello Spazio e I Satelliti contro la Terra. In Italia il protagonista è conosciuto come “Spaceman”, negli Stati Uniti come “Super Giant” o “Starman”.
The Trollenberg Terror (1956) per la regia di Quentin Lawrence è una miniserie inglese in sei episodi dalla quale verrà poi tratto il film intitolato in Italia I Mostri delle Rocce Atomiche. E infatti si tratta di invasori tentacoluti che vogliono dominare la Terra. La vicenda, come il film, si svolge sulle Alpi Svizzere.
Tanti sono, fin troppi, gli inediti per il nostrano piccolo schermo: fra questi ecco il simpatico e didattico Space School (1956), miniserie inglese in quattro puntate su tre ragazzini che vivono in una stazione satellitare mentre il padre è in missione intorno al pianeta Marte.
Sull’onda del film di Lee Sholem Tobor ecco, nel 1956, il pilot di una serie che non ha avuto seguito. Il titolo del serial doveva essere “Here Comes Tobor” e l’episodio di cinquanta minuti portava il titolo di Tobor and the submarine. Una serie per ragazzi avente come protagonista il nipote dello scienziato costruttore di Tobor. In questo episodio Tobor salva il mondo da un’esplosione atomica e da un attacco di aerei nemici.
E ancora parliamo di un serial inglese dal titolo The Strange World of Planet X di Quentin Lawrence e Arthur Lane (1956). Sette episodi per parlarci di due scienziati terrestri che inventano un sistema per muoversi nel tempo e nello spazio e raggiungono così un mondo lontano: il pianeta X.
Nel 1956, l’Italia mette in onda Il Marziano Filippo per la regia di Bruno Corbucci e con Oreste Lionello: un marziano viene spedito sulla Terra in modo da studiare il comportamento dei terrestri, ma sono essi stessi a rendere il suo compito praticamente impossibile.
Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Herbert George Wells ecco L’Uomo Invisibile (The Invisible Man), ventisei episodi, made in England, di mezz’ora l’uno, datati 1958, dove uno scienziato fa da cavia involontaria e ingerisce un preparato di sua invenzione che lo rende invisibile. Non esiste un antidoto e non gli resta quindi che rendersi utile ai suoi simili in circostanze altrimenti catastrofiche per il paese.
Nel 1956 abbiamo una serie fantascientifica intitolata Science Fiction Theatre, una serie di telefilm di trenta minuti l’uno, presentati dall’ex attore Truman Bradley 1905 – 1974), che narravano varie storie di fantascienza e del mistero. Prodotta da Ivan (Attacco alla Base Spaziale U.S.) Tors, venne realizzata in 78 episodi e in Italia ne furono trasmessi solo 26, dall’11 settembre 1958 al 5 marzo 1959, e fu interpretata da attori come Howard Duff, Gene Barry e Basil Rathbone. Incredibile a dirsi, come abbiamo fatto notare, giunse nel nostro paese e fu trasmessa nel tardo pomeriggio, (quasi sempre il giovedì) dopo la TV dei ragazzi (Zurlì, il Mago del giovedì) con il titolo Scienza e Fantasia.
Il terzo episodio delle avventure di Quatermass è datato 1958. Il titolo è Quatermass And The Pit, anni dopo ne verrà fatta una versione per il grande schermo dal titolo L’Astronave degli Esseri Perduti. Si tratta di sei episodi e questa ne è la trama: durante gli scavi della metropolitana di Londra viene trovato uno strano oggetto che, a tutta prima, viene creduto una bomba, si tratta invece di un’astronave marziana precipitata sul nostro pianeta agli albori della civiltà, mentre Marte stava morendo e la Terra non aveva ancora la scintilla della vita. Per perpetuare la loro specie attraverso quella terrestre, i marziani stavano ripopolando la Terra di nuove creature senzienti e ancora, dopo secoli dalla loro estinzione, vogliono conquistare il pianeta…
Yusei Oji di Eijiro Wakabayashi è un serial giapponese in 48 episodi datati 1958: altri invasori su questo povero pianeta. In questo caso si tratta dell’armata del malvagio e potente Phantom, ma il solito supereroe, dal misterioso nome di “Principe Planetario” riuscirà a batterlo.
Ricordiamo poi che, nel 1958, la Hammer realizzò quello che doveva essere un pilot televisivo per una serie mai realizzata: Tales of Frankenstein, la regia era di Curt Siodmak, durava trenta minuti e Anthon Driffing aveva il ruolo di Victor Frankenstein e Don (Terrore sul mondo) Megowan quello della Creatura.
Per quanto riguarda, invece One Step Beyond, inedita in Italia, essa venne presentata e i suoi episodi girati da John Newland ed è parente prossima di Scienza e Fantasia. Si tratta 94 episodi ed è iniziata nel 1959.
Siamo ancora nel 1959 con L’Uomo e la sfida (The Man and the Challenge), trentasei episodi di trenta minuti l’uno e interpretati da George Nader nel ruolo di uno scienziato che sta conducendo degli studi sui limiti di sopportazione umana al dolore, allo stress e alle fatiche. I telefilm mostrano queste situazioni al limite.
È sempre del 1959 la serie Men into Space che proseguì fino al 1960 ed era interpretata da William Lundigan nel ruolo del Colonnello Edward McCauley. Fu prodotta con l’assistenza delle forze armate degli Stati Uniti per contrastare psicologicamente gli smacchi subiti dai lanci dei primi satelliti sovietici Sputnik primo e secondo, l’ultimo dei quali aveva a bordo addirittura un essere vivente: la cagnetta Laika. Si consideri poi che il missile Vanguard della Marina degli Stati Uniti (all’epoca, infatti le tre forze militari erano divise e operavano lanci indipendentemente l’una dall’altra, quasi come se fosse una gara interna) aveva già fallito due lanci e solo grazie allo scienziato tedesco Von Braun, gli americani erano riusciti a mettere in orbita nello spazio un satellite di nome Explorer. Si tratta, quindi, di avventure ambientate in una base lunare, su stazioni spaziali e su altri mondi del sistema solare e mostrano l’eroismo e le imprese degli esploratori spaziali.
The Voodoo Factor è un miniserial inglese inedito del 1959 e questa ne è la trama: una misteriosa infezione sta lentamente invadendo la Terra, essa potrebbe essere legata a una antica leggenda polinesiana che parla di una crudele Dea Ragno portatrice di una febbre mortale, ma lo scienziato che studia il fenomeno scopre anche una misteriosa nave sulla quale c’è un laboratorio dove vengono compiuti esperimenti segretissimi e altri misteri inquietanti…
Serie piuttosto lunga, 65 episodi per Tetsuwan Atomu, serial giapponese del 1959 inedito da noi su uno scienziato che costruisce un robot con le fattezze del figlio morto qualche tempo prima, poi però lo cede a un circo per essere in seguito adottato da un altro scienziato che si prende cura di lui e diventa un paladino della giustizia.
Ricordate Radiazioni BX: Distruzione Uomo? William Alland, stimato produttore, diventò anche regista e pensò bene di realizzare una serie, nel 1959: era World of Giants, tredici episodi interpretati da Marshall Thompson e Arthur Franz, agenti segreti del servizio americano; logicamente il primo dei due è in formato tascabile, ridotto così per colpa di un raggio atomico, mentre il partner è rimasto di dimensioni normali.
Una delle serie più famose è, senza alcun dubbio, Ai Confini della realtà ( The Twilight Zone) e questo era uno dei suoi inizi più classici: “Fra pochi istanti apriremo una porta con la chiave della fantasia…”. Iniziò nel 1959 e terminò nel 1964 per un totale di 151 episodi e cinque stagioni di cui le prime tre e la quinta, avevano una durata di trenta minuti, mentre la quarta era di sessanta minuti. Ne fu creatore Rod Serling, il quale scrisse parecchie storie della serie, le sceneggiò e anche le presentò. Ne fu l’anima e vinse per ben tre volte l’Emmy Award. Morì nel 1975 e uno dei suoi ultimi lavori fu quello di scrivere, assieme a Michael Wilson, la sceneggiatura de Il Pianeta delle Scimmie che segna, ufficialmente, il primo anno di riscatto della science fiction cinematografica dalla serie B.
Ed eccoci a Kaiju Marinkongu di cui sappiamo solo che si tratta di 26 episodi datati 1960 su un mostro che vive in fondo all’oceano e che appare all’improvviso in superficie.
Restiamo nel paese del Sol Levante e citiamo l’inedito Kaitei Jin Hayabusa del 1960. Ventisei episodi per raccontarci le avventure di un uomo sotto la superficie del mare.
Ancora il Giappone con Tetsujin Nijuuhachi (titolo Usa: Iron Man N.28): sono tredici inediti episodi del 1960 su un giovane che combatte il crimine grazie a un gigantesco robot.
Ora dobbiamo parlare di quattro miniserie di origine inglese apparse in TV tra il 1960 ed il 1961. Ovviamente non da noi perché, in Italia, la fantascienza è sempre stata trattata come un genere da mentecatti, oggi resa famosa principalmente dai successi commerciali e non certo per quanto in realtà può dire sia nel genere cinematografico quanto, soprattutto, nel genere letterario.
Target Luna (1960) è l’inedita miniserie inglese che darà vita a dei sequel. Diretta da Adrian Brown ci presenta in sei puntate le avventure di un ragazzo che, introdottosi di nascosto in un razzo al posto del pilota che ha avuto un malore, si troverà lanciato verso l’orbita lunare, ma tutto finirà bene.
Il primo seguito è intitolato Pathfinders in space per la regia di Guy Verney, datato come il suo prequel 1960. Sono sette episodi di trenta minuti i quali ci raccontano di uno scienziato che decolla con un razzo alla volta della Luna ma resta senza carburante. Una volta aiutato con un secondo razzo a rifornirsi, la comitiva scende vicino a una grotta lunare dove all’interno giace una misteriosa e antica nave spaziale di un altro mondo.
Lo stesso anno arriva anche Pathfinders to Mars ancora diretto da Guy Verney: sei episodi, questa volta per parlarci ancora di un viaggio del nostro professore verso la Luna, ma una serie di problemi e di imprevisti lo dirotterà verso il Pianeta Rosso.
E, infine, l’anno successivo, arriva l’ultimo episodio intitolato Pathfinders to Venus, 8 episodi diretti alternativamente da Guy Verney e Reginald Collin: durante il volo di ritorno dal Pianeta Rosso i nostri eroi captano un segnale di soccorso proveniente da Venere inviato da un’astronauta americano. Arrivati sul pianeta Venere i nostri eroi trovano la nave spaziale terrestre deserta, ma qualcuno o qualcosa è stato lì prima di loro…
(2 – continua)