Titolo originale: Sar-in-ui chu-eok
Anno: 2003
Regia: Bong Joon-ho
Soggetto: Bong Joon-ho, Kim Kwang-Jim e Shim Sung-bo
Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Kim Kwang-Jim e Shim Sung-bo
Direttore della fotografia: Kim Hyung-ku
Montaggio: Kim Sun-min
Musica: Iwashiro Taro
Effetti speciali: Jong Ik Kang e Hee Eun Lee
Produzione: Lee Kang-bok
Origine: Corea del Sud
Durata: 2h e 12’
CAST
Song Kang-ho, Kim Sang-kyung, Kim Roe-ha, Song Jae-ho, Byeon Hee-bong, Ko Seo-hie, Park No-shik, Park Hae-it, Jeon Mi-seon
TRAMA
Il film è ambientato nel 1986 nella provincia di Gyunggi, nella Corea del Sud, dove si indaga su due casi di donne trovate morte, uccise molto probabilmente dalla stessa mano. A occuparsi degli omicidi sono i detective del posto, Park Doo-Man e Cho Yong-koo, ma con i loro metodi brutali e rudimentali i due non sono pronti ad affrontare dei crimini così violenti né tanto meno la ricerca di un maniaco omicida. Chi ha le basi necessarie per investigare sul caso è il collega Seo Tae-Yoon di Seoul, che si reca nel paesino per aiutare con le indagini. Quando una terza donna viene rinvenuta morta, assassinata con lo stesso modus operandi delle altre due vittime, Seo non ha più dubbi: hanno a che fare con un serial killer…
NOTE
Un film basato su una storia vera accaduta in Corea del Sud, adattato da un dramma teatrale, ispirato al primo serial killer attivo nel paese asiatico, tra il 1986 e il 1991 a Hwaseong, nella provincia di Gyeonggi. Vince con merito tanti Festival, in patria è un successo commerciale di pubblico e di critica, ma in Italia riusciamo a vederlo solo dopo il Premio Oscar assegnato a The Parasite come miglior film.
Memorie di un assassino non è un giallo, è la storia di un fallimento, un noir intenso e inquietante, che accompagna lo spettatore nella visione di una serie di macabre uccisioni, tra una polizia che indaga con metodi rozzi e antiquati, inquinando le prove, e usa la tortura per estorcere confessioni.
Il regista dimostra grande maturità visionaria, alternando panoramiche suggestive e sequenze in soggettiva, inseguimenti, primissimi piani, scantinati bui e maleodoranti, cieli solcati da uccelli nefasti, pioggia battente tra gli alberi e su immense distese di grano. Fotografia cupa e notturna, cieli plumbei, spaccati di vita catturati in brevi istanti, grazie a un montaggio rapido e sincopato, a una macchina da presa che indaga gli aspetti più reconditi della vita di provincia. Sceneggiatura che non lascia un attimo di tregua, nonostante la confezione dilatata, lo spettatore vive una continua suspense in attesa di un colpevole che non verrà, assistendo a indagini improvvisate, esplosioni di violenza e macabri omicidi. La polizia inquisisce un handicappato, poi un guardone onanista, quindi un giovane operaio, ma il bandolo della matassa non si trova, nonostante alcuni indizi ricorrenti: una canzone trasmessa alla radio, le notti piovose, la donna vestita di rosso.
Ottima anche la scelta di ambientare la storia nel 1982 con un epilogo nel 2003, quando l’ispettore – dopo aver cambiato mestiere – torna sul luogo del delitto e si rende conto di essere stato a un passo dal catturare il serial killer ma non c’è riuscito. Un film che merita il successo ottenuto per la grande attenzione alla psicologia dei personaggi, per la ricostruzione scenografica di un’epoca e per un crescendo di tensione inquietante.
Memorie di un assassino non è The Parasite, il genere è più truce e nero, con meno ambizioni, ma raccontando una storia il regista descrive la situazione sociale e la violazione dei diritti umani nella Corea del Sud degli anni Ottanta. Un film da riscoprire.