LA PALUDE 03

III Episodio

SAMUELE

Non c’era mistero nella sua morte… il mistero era nel cuore di sua madre.

***

Dormiva molto tra quelle nebbie immote, ma, quando si risvegliava, riprendeva però quel suo pianto disperato… quel pianto capriccioso ed insistente che aveva fatto qualcosa alla sua mamma ed aveva prodotto tra loro un danno irreparabile, al punto che lui, d’improvviso, aveva stentato a riconoscerla ed il suo piccolo mondo si era di colpo rovesciato.

Tra tutte le giovani vite che sostavano in quella malsana palude di attesa e di reiterati “perché?” – così sospesi sul filo del dubbio -, lui, Samuele, era quello più confuso, con un passato terreno troppo breve ed un lampo angoscioso di violenza talmente inconcepibile e repentino da non consentirgli neppure di riconoscere quel “passaggio”, quel cambio di stato che l’avevano proiettato dal soffice, consolante lettone – nido carico di odori famigliari, di calore e di affetto – in quella dimensione senza colori né confini, spersa tra i rimpianti di ciò che avrebbe potuto essere ed una sorta d’incognito futuro.

Pur nel suo fragile cuore di bimbo, Samuele confidava che lui non avrebbe comunque dovuto trovarsi lì tra quelle anime dolenti che attendevano si concedesse loro il diritto alla verità ed allora – limbo di attesa – erano costretti a soggiornare in quella silente livida palude: la verità sulla sua morte era stata invece gridata ai quattro venti e quella che  – gli adulti – chiamavano giustizia era stata infine ottenuta, ed allora perché mai faceva parte di quella schiera pervicacemente in spasmodica attesa?

Samuele, scostando un ricciolo di nebbia dalla fronte, sospirò… un sospiro leggero come la materia di cui era fatto, soltanto lievemente più impalpabile e cedevole di quelle tenere carni che aveva posseduto in vita.

Poi capì… capì che anche lui attendeva… aspettava che quella sua dolce mamma – trasformatasi per qualche crudele, arcano sortilegio nel temuto orco delle favole – ricordasse, capisse, accettasse… confessasse, almeno a se stessa, quell’attimo di snaturata follia. Estirpasse finalmente da quella sua mente così lungamente anestetizzata quel seme maligno da cui era poi germogliata la morte… la morte di entrambi, poiché anche lei navigava da anni nelle fitte nebbie di quella palude, anche se non era in grado neppure di ritrovarvi quel suo bimbo infelice, quella parte di sé che aveva, per un attimo, rinnegato.

***

Samuele dorme, ritrovando… recuperando forse, nel sogno, quel sorridente volto di donna che tante volte, prima della furia, si era chinato amorevolmente su di lui.

(3 – continua)

Myriam Ambrosini