FANTAFESTIVAL MADE IN ITALY – PARTE 01
1969 – 1975
Nel luglio del 1963, più precisamente nella settimana che va dal 6 al 14, si apre il sipario su quello che diventerà un appuntamento fisso per vent’anni per tutti gli appassionati di fantascienza: il Festival della Fantascienza di Trieste.
Per vent’anni, quindi, a parte il breve periodo dell’Incontro con la Fantascienza Città di Ferrara e le Rassegne del Planetario di Roma promosse dalla Libra Editrice di Bologna e da Luigi Cozzi che daranno il via al nuovo boom cinematografico della fantascienza in Italia, non vi sarà altra manifestazione del genere in Italia perché l’attuale Fantafestival di Roma a cura di Luigi Cozzi, Renato Barbieri e Alberto Ravaglioli prima e Andrea Pintaldi con lo stesso Alberto Ravaglioli dopo, prenderà le mosse solo nel 1981.
Perché Trieste e perché la fantascienza?
La risposta è semplice: l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Trieste desiderava creare un festival specializzato e scelse il genere che, all’epoca, non aveva altra concorrenza in Italia. Purtroppo, però, l’organizzazione dello stesso era affidata a persone per le quali non solo la fantascienza era un genere totalmente sconosciuto, ma nemmeno amato e considerato e scelto quindi solo e unicamente per ragioni di opportunità.
Il risultato fu che, se non sempre almeno per parecchi anni, si ebbe una totale chiusura verso gli appassionati, una forma di snobismo verso chiunque non scrivesse su giornali a tiratura nazionale i quali erano invitati al Festival e, se venivano, erano coccolati come prime donne purchè scrivessero qualche rigo sulla manifestazione. Abbiamo detto “se venivano” perché questi senatori della penna spesso demandavano il vice del vice del vice, il quale veniva a sbafo a Trieste, ospitato in tutto e per tutto, non frequentava le proiezioni preferendo andare al mare o in gita da qualche parte e ritirando i comunicati stampa che copiavano bellamente senza quindi aver visto nulla o quasi.
Di contro chi era un semplice appassionato o scriveva per “fanzine” o riviste settoriali, era invitato a fatica, quando non era invitato affatto, servito a stento di comunicati e foto e solo quando ne erano rimasti e trattato malissimo da quello che per parecchi anni era l’addetto stampa del Festival.
L’inesperienza e l’ignoranza sulla materia fece sì che il Festival non crescesse come doveva e lo stanziamento per il medesimo non era mai consono a una manifestazione che si autodefiniva internazionale. Veniamo ora alla scelta dei film, o, meglio, alle pellicole che venivano concesse al Festival. Finchè si trattava di pellicole provenienti dai paesi dell’Est non c’era problema, ma ben rari erano i casi di pellicole inglesi o americane di alto livello. Ma un grande merito Trieste lo ha avuto negli ultimi anni della sua storia: quello di dare spazio al Circolo La Cappella Underground che organizzò delle manifestazioni ad alta professionalità e ne riparleremo. Comunque sia se c’è un mercato a noi poco conosciuto, se ci sono pellicole che generalmente non approdano sui nostri schermi o sulle TV, sono proprio queste provenienti dai paesi dell’Est. Eppure, alcune di esse non erano per niente male. Ora arriveremo fino al 1975 proprio scorrendo le varie edizioni del festival e parlando di alcune pellicole tra quelle più prettamente fantascientifiche o saltando altre già presenti in altre sezioni.
La Brulure de Mille Soleils (1965) è un film di animazione francese di Pierre Kast: la dolce storia di uno scrittore giornalista che viaggia nello spazio a bordo di una gigantesca astronave manovrata da robot. Juan, così si chiama lo scrittore, giunge su un pianeta sconosciuto e vi trova una razza aliena simile a quella terrestre ma molto più evoluta. Uno di loro cerca di fargli capire la filosofia dello spazio e del suo mondo, ma egli è troppo arretrato per capirla.
Krakh Inzhera Garina (L’Iperbolide dell’Ingegner Garin) di M. Berdicevsky (1966) narra la storia di un assistente di un famoso scienziato al quale egli riesce a rubare il raggio della morte. Con questa diabolica invenzione, Garin, questo il nome dell’assistente, perfora la Terra ma viene poi sconfitto e distrutto.
Tummanoct’ Andromedy e cioè La Nebulosa di Andromeda (1968) di Eugeny Sherstobytov, tratto da un romanzo di Ivan Efremov, immagina una Terra dell’anno 3000 abitata unicamente dalla società comunista e che invia nello spazio astronavi alla ricerca di esseri pensanti. Su un pianeta viene trovato un misterioso disco di metallo che altro non è, come si scopre alla fine, che il messaggio di intelligenze aliene.
Eto Svat’Robert per la regia di I. Olscvangher (1968) è la storia di un robot assolutamente simile a un essere umano, progettato per andare nello spazio verso un mondo probabilmente abitato. Per completare l’esperimento e vedere se il robot sa cavarsela di fronte a ogni situazione, gli scienziati lo affiancano a una ragazza ignara che egli sia una macchina. Il robot di nome Robert impara il significato dell’amore e si rende conto della sua impossibilità di amare. La conclusione è che nessuna macchina può sostituire l’uomo e, nello spazio, verrà mandato un’astronauta umano.
Signale-en Welltraumabenteuer è una pellicola datata 1971 della allora Germania Orientale diretta da Gottfried Kolditz. Un’astronave con sette persone a bordo si avvicina alla zona degli asteroidi tra Marte e Giove e scopre dei misteriosi segnali di fonte aliena oltre al relitto di una vecchia astronave terrestre.
Los Angeles 2017 è l’opera prima di Steven Spielberg. In una Terra totalmente inquinata un giornalista, Glenn Howard (Gene Barry), viene portato nel sottosuolo della città di Los Angeles. Lì vive un’umanità sottoposta a un regime dittatoriale, senza nessuna libertà e possibilità di privacy. Glenn si unisce a un gruppo di ribelli per rovesciare la dittatura e tornare sulla superficie allo scopo di ricostruire la civiltà.
Ora diciamo due parole sulle rassegne del Planetario di Roma cui abbiamo accennato prima: ebbero il grande pregio, all’epoca, di riesumare pellicole ritenute scomparse e che erano invece conservate negli archivi polverosi dei distributori o in mano a dei collezionisti.
Film come Radiazioni BX Distruzione Uomo, Invasione degli Ultracorpi (rieditato assieme ad altri dalla BBC, società dello stesso Cozzi con Ravaglioli e Barbieri), La Vendetta del Mostro, Il Mostro che sfidò il Mondo, riapparvero dal passato e riempirono le sale in maniera inaspettata. Code fuori dai botteghini, lotte per entrare e accaparrarsi i posti migliori, oppure, in mancanza di questo, accontentarsi di vedere i film seduti sugli scalini o in piedi. L’home video e le televisioni private avrebbero posto fine a tutto questo, ma fu la dimostrazione di come il pubblico era affamato e desideroso di fantascienza. Ancora poco e sarebbero stati accontentati, ancora poco e Guerre Stellari sarebbe esploso sugli schermi di tutto il mondo.
Incontro con la Fantascienza Città di Ferrara invece non offriva, dal punto di vista cinematografico, che delle rassegne retrospettive, ripescando e rimostrando a sua volta dei vecchi film scomparsi, ma dovendo far fronte alla cosa con un budget ridotto all’osso. Gli organizzatori, e cioè il Circolo di Fantascienza Altair 4, decisero di creare un punto d’incontro, una convention e la chiamarono S.F.I.R. (Science Fiction Italy Round) alla quale parteciparono grossi nomi della letteratura di fantascienza: John Brunner, Theodore Sturgeon, Robert Heinlein. Dopo pochi anni, purtroppo, la manifestazione, si spense per mancanza di fondi e totalmente ignorata, come lo era stata finn dall’inizio, dal Comune di Ferrara. Da lì nacquero le Italcon che divennero punti d’appuntamento annuali per gli appassionati.
(1 – continua)