Davide Melini è un vecchio amico della Zona Morta: lo seguiamo con interesse da parecchio tempo e ogni volta non ci delude. Dopo il grande successo riscosso dal suo ultimo film, “La dolce mano della Rosa Bianca”, recentemente presentato anche al “Kardioplamo Thriller Horror Cine Festival” di Torino, ci è sembrato doveroso tornare a fare quattro chiacchiere con lui.
VISTO CHE GIÀ SEI STATO OSPITE SULLA ZONA MORTA E VISTO CHE ORMAI TI CONOSCIAMO E TI APPREZZIAMO, SALTIAMO I CONVENEVOLI. NELL’ULTIMA INTERVISTA CI SIAMO LASCIATI CON UN SOGNO NEL CASSETTO, QUELLO DI POTER FARE IL REGISTA A TEMPO PIENO. EBBENE, COSA È SUCCESSO DA ALLORA?
Niente di particolare, salvo che sono più vecchio di due anni. Il tempo passa troppo velocemente. E tutto questo tempo l’ho dedicato alla realizzazione di un solo film. Devo ammettere che invidio alcuni miei colleghi che girano tre o addirittura quattro cortometraggi all’anno. Mi chiedo sempre come facciano. Io, se tutto va bene, riesco a girarne uno ogni due anni!
COSA È CAMBIATO IN DAVIDE MELINI DAGLI ESORDI A OGGI?
Certamente sono cambiato ed evoluto. Il mio modo di fare e di vivere il cinema ha subito delle modifiche. In ogni mio nuovo film c’è sempre qualche piccolissimo miglioramento rispetto al precedente. È come se fossi in una scala: salgo uno scalino alla volta, tentando di fare sempre piccoli progressi e cercando di avvicinarmi alla vetta. Traguardo che in realtà non esiste, perché ci sarà sempre qualcosa da apprendere e da migliorare.
RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ULTIMO CORTO INTITOLATO “LA DOLCE MANO DELLA ROSA BIANCA”. VUOI PARLARCENE?
Dopo aver girato “The Puzzle” ero alla ricerca di qualcosa di diverso e, al tempo stesso, qualcosa di più grande e complesso. Rilessi attentamente una per una ogni mia sceneggiatura, sperando di trovare qualcosa che potesse fare al caso mio, e alla fine ho optato per questa storia. Cominciai a presentare il progetto a varie istituzioni e devo dire che sono stato fortunato, in quanto ho ricevuto tutti gli aiuti necessari. Entrammo così in pre-produzione a gennaio del 2009: il che ci portò via quattro mesi. Abbiamo avuto tutto il tempo per studiare le location, per fare i provini e per organizzare l’intero film. Le riprese sono durate cinque giorni, mentre la post-produzione ha richiesto altri otto mesi. Quando mi fu comunicato che il corto era stato selezionato per la finale del prestigioso “Festival del Cinema di Malaga” e che il giorno della proiezione era fissato per il 20 aprile 2010, organizzammo in pochissimo tempo la “prima ufficiale”, che avvenne l’8 aprile.
COME È NATA L’IDEA DI QUESTO FILM CHE È UN FANTA-HORROR CON UN RISVOLTO PERÒ MOLTO EMOZIONANTE?
La storia la scrissi nel 2007, quando ancora risiedevo a Roma. Ero fortemente intenzionato a girarla in Italia, anche se poi le circostanze si sono dimostrate diverse dalle aspettative. Come dico sempre, non so il motivo per cui scrivo una storia anziché un’altra. Non sono io che decido quando e cosa scrivere. È qualcosa che sento dentro di me e che si manifesta naturalmente solo in alcune particolari circostanze.
IL FILM, PUR ESSENDO OPERA DI FANTASIA, SI RIALLACCIA PERÒ MOLTISSIMO ALLA CRONACA NERA DELLE STRAGI DEL SABATO SERA. COSA TI HA SPINTO AD AFFRONTARE QUESTO ARGOMENTO?
Innanzitutto voglio dire che esplorare questo genere di film, fin qui a me sconosciuto, mi ha fatto molto piacere. E penso anche maturare un pochino. Ritengo che un regista debba essere in grado di creare emozioni in qualsiasi campo si trovi a operare: a maggior ragione se la storia viene scritta dal regista stesso. Il film è solo una piccola riflessione sul significato della parola “vita”.
UNA CURIOSITÀ: COME MAI HAI OPTATO PER UN TAGLIO FANTASTICO?
Per me scrivere e dirigere sono legati inesorabilmente l’uno con l’altro, in quanto quello che detta legge per ambedue i settori è la naturalezza e la tranquillità. Anche in questo caso posso dire che non ho scelto specificamente un taglio fantastico per il gusto di farlo. È il fantastico che invece è fuoriuscito dalla mia mente. Così mi ero immaginato il film quando l’ho scritto e così l’ho realizzato (ovviamente con tutto lo studio e le modifiche necessarie). Tutti i miei film sono simili e differenti al tempo stesso, sia nelle storie che nella realizzazione. Essi non si identificano sotto un’unica etichetta, ma toccano vari generi: dall’horror al drammatico, dal fantastico al thriller. In “The Puzzle’, per esempio, la base portante del film è la MDP, mentre ne “La dolce mano della Rosa Bianca” la storia è predominante. La camera non fa troppi virtuosismi, per non distogliere l’attenzione dalla storia, dai personaggi e dalle loro intricate vicende. Bisogna saper “leggere” un film e capire quando va usato un carrello o un dolly, quando accelerare il ritmo e quando invece rallentarlo, quando applicare un effetto visivo e quando no. Penso che ogni cosa deve essere eseguita per un motivo ben specifico, e non per il solo gusto di farlo.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA REALIZZAZIONE DI QUESTA TUA NUOVA FATICA?
La cosa che veramente mi ha fatto dannare è stata la parte audio. Avevo preparato tutto nel migliore dei modi, scegliendo le persone con cui potevo lavorare a stretto contatto. Questo per me era fondamentale: lavorare sulle immagini. Cominciammo a studiare la musica e gli effetti audio alcuni mesi prima di girare. All’inizio tutto andò per il verso giusto. Poi, però, cominciarono una serie interminabili di imprevisti e malintesi, tanto da farmi pentire della mia scelta. Così ho sollevato dall’incarico alcune persone qui in Spagna e ho affidato tutta la parte audio a Christian Valente, che l’ha realizzata lavorando direttamente a Roma.
QUALI SONO I RETROSCENA CHE PUOI RACCONTARCI?
Mi vengono in mente tante cose… Ricordo con piacere i giorni in cui abbiamo fatto i casting per il ruolo della “Rosa Bianca”. Per l’occasione, in compagnia del mio collaboratore, il sempre presente Alessandro Fornari, ci appoggiammo a una scuola di arte scenica sita in Malaga (chiamata ESAEM). Eravamo sicurissimi di non riuscire a trovare quello che stavamo cercando. Quale genitore permetterebbe a sua figlia di prendere parte ad un film horror in cui sarà uccisa? Invece rimanemmo stupiti dalla quantità di bambine che si presentarono al provino. Non scherzo assolutamente quando dico che c’era la fila! Furono giorni davvero molti intensi. Un’altra cosa che ricordo con simpatia è quando girammo nel cimitero la scena del flashback, in cui lo zombie compariva di fronte a Mark. Quella sera Natasha (la ragazza scelta per interpretare la “Rosa Bianca”) aveva la febbre e praticamente non si reggeva in piedi. Questo suo stato mi permise di realizzare alla perfezione tutti i dettagli di cui necessitavo. La povera Natasha barcollava talmente tanto che alla fine quasi cadeva al suolo. Colgo l’occasione per ringraziare sia lei sia i suoi genitori per il grande sforzo e la pazienza che hanno avuto.
SODDISFATTO DEL RISULTATO FINALE?
Non del tutto, in quanto sono avvenuti alcuni fatti che proprio non mi sono piaciuti e che ancora non ho digerito. Persone con ruoli importanti all’interno della troupe che mi hanno profondamente deluso e che sicuramente non lavoreranno più con il sottoscritto. Questi fatti non possono non condizionarmi nel giudizio complessivo del film. Se devo dare una percentuale, dico che questo cortometraggio rappresenta il 50% di quello che so fare.
PROIETTATO CON ENORME SUCCESSO IN AMERICA, SPAGNA, ITALIA E ADDIRITTURA IN SUDAFRICA, IL FILM CONTINUA A COLLEZIONARE PREMI E FINALI. UNO DEGLI ULTIMI RICONOSCIMENTI ITALIANI È STATO AL FESTIVAL ORGANIZZATO DA “INDIE HORROR”, DOVE IL TUO CORTO È STATO NOMINATO “2º MIGLIOR FILM INDIPENDENTE DELL’ANNO”, BATTENDO ADDIRITTURA LA CONCORRENZA DI LUNGOMETRAGGI VERI E PROPRI. IL TUO, INOLTRE, È L’UNICO CORTOMETRAGGIO PRESENTE SUL PODIO E CHE HA PERSO IL PRIMO POSTO PER UN SOLO VOTO… SEMPRE DELLA STESSA IDEA?
È innegabile che vedere un proprio film che gira il mondo fa sicuramente piacere. Inoltre non è mai facile essere selezionati per la finale di un festival, né tantomeno vincerne uno, specialmente concorrendo con film horror. Comunque mi hai convinto! Aumento la percentuale, arrivando al 55%…
VISTO CHE POCO FA HAI ACCENNATO AL THRILLER, HO ANCORA UNA DOMANDA DA FARTI. SU VARI SITI DI CINEMA AMERICANI VIENE RIPORTATO IL SEGUENTE TITOLO: “DAVIDE MELINI TORNERÀ AL GIALLO NEL 2011”… COSA PUOI DIRCI? QUALCHE ANTICIPAZIONE?
No, no… per carità! Ho in testa un progetto che sto portando avanti lentamente e testardamente, ma è ancora troppo presto per rivelare indizi. Non so se riuscirò a farlo quest’anno o dovrò aspettare il 2012. Meglio non dire niente, così non sarò costretto a dovermi contraddire… Una cosa però la posso dire: non vedo l’ora di mettermi nuovamente dietro la macchina da presa!
IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO ALLORA… ALLA PROSSIMA!