Vi segnaliamo con piacere l’uscita del volume LA SEMPLICE ARTE DEL DELITTO di Luigi Cozzi per le Edizioni Profondo Rosso.
Il titolo del romanzo è un deliberato omaggio al saggio critico di Raymond Chandler, e tuttavia ho trovato nei personaggi, nelle situazioni, nell’atmosfera e nel ritmo incalzante della storia diversi altri spunti coinvolgenti ed efficaci.
Nathan “Nat” Stevens, ex-poliziotto di Los Angeles diventato detective privato, è un uomo allo sbando, precipitato nella dipendenza dall’alcol. Durante una sbronza in un night, scatena una rissa con un cameriere ed evita l’arresto solo grazie alla comprensione di due rudi poliziotti, suoi vecchi colleghi. Ed è proprio in questa circostanza che conosce Michael Armstrong, l’unico personaggio della storia a provare per Nat un’istintiva e sincera solidarietà. Ecco perché Stevens accetta l’incarico che gli affida il suo nuovo amico: scoprire la verità sulla morte di Charlotte, moglie di Michael, per scagionarlo e svelare un losco e torbido giro di ricatti, spaccio di droga e, ovviamente, delitti. Un compito impegnativo per un uomo ormai afflitto dall’alcolismo, ma Nat dimostra abilità, intuito e coraggio, rintraccia testimoni in locali malfamati come in lussuose cliniche private, stabilisce una relazione con la bella Veronica, e insomma se la cava davvero bene per essere spesso in preda ai fumi dell’alcol. In un crescendo di situazioni rischiose e imprevedibili, coraggioso fino allo sprezzo del pericolo, Nat Stevens risolverà il caso, dopo aver trovato la forza di reagire alla sua patologica dipendenza dall’alcol. Riconquisterà la stima dei suoi colleghi poliziotti, ma la verità gli lascerà comunque in bocca un sapore amaro che ricorda tanto i postumi della sbronza peggiore.
Insomma, questo detective americano mi ha ricordato come personalità complessa e in qualche modo tormentata quella di certi personaggi di Fredric Brown (ma quando alla fine del romanzo indossa un completo bianco, mi è sembrato di vedere con gli occhi dell’immaginazione l’indimenticabile Jack Nicholson/Jake Gittes di “Chinatown”), e le situazioni che affronta quando corre il pericolo di farsi ricoverare in una clinica per malattie mentali, alla ricerca di una prova decisiva, evocano sequenze del film di Samuel Fuller “Il corridoio della paura”. Nat è l’unico che riesca a provare emozioni simili a sentimenti, fra i personaggi coinvolti nella storia, e il suo cinismo è solo apparente, o meglio una scorza per difendersi dalle insidie di un ambiente ambiguo e minaccioso. In realtà, egli è sensibile all’amicizia, e sarà proprio il desiderio di ricambiare l’altruismo di Michael Armstrong, un uomo in fondo incontrato casualmente fuori da un night, dopo una rissa causata dall’alcol, a coinvolgerlo in un’indagine così complicata. Che rappresenta il riscatto di una personalità ferita ma non piegata dalle circostanze della vita.
Questo bellissimo romanzo è un concentrato ad alta tensione di azione, mistero, fascino, a un ritmo cinematografico. Sembra quasi di vedere un film, tanto ambienti, personaggi, situazioni sono raccontati con solida efficacia e grande mestiere da un Maestro come Luigi Cozzi. Un film e un romanzo insieme, dunque, da leggere con la stessa curiosità e il fiato sospeso di Nat Stevens, un detective di Los Angeles che vuole ritrovare, dentro la soluzione di un enigma, una parte di se stesso.