I Maestri Cantori descrivono la Linfa come la forza primordiale, un’essenza tanto primitiva la cui origine è sconosciuta anche ai più anziani di loro. Quest’energia esisteva già prima dell’esistenza stessa, quando ogni cosa era manifesta in un’unica Coscienza nel ventre dell’Asse Primordiale, il perno del nostro universo, dal quale ogni cosa ebbe inizio. La Linfa scorreva con una viva volontà, aprendo i suoi canali negli esseri che reputava degni della sua forza . I Maestri Cantori raccontano l’origine dei tempi, epoca in cui ogni forza trattenuta nell’Asse si sparse nell’universo. Da loro ho ascoltato questo racconto. Dicono che la deflagrazione delle Forze avvenne grazie alle Idee viventi, entità insite nell’Asse da sempre, che chiamano Emozioni. C’era nel gorgo dei tempi ancora non vissuti, una strana frenesia che le rendeva inquiete. I Maestri Cantori hanno messo un nome a ogni Emozione e non mi hanno mai rivelato quante queste siano né i significati di loro nomi. Una fra loro chiamata Adam, sembrava la più smaniosa di dare alla luce qualcosa di nuovo, mai vista prima d’allora al di fuori dell’Asse, nel Grande Vuoto. Mi dissero che voleva creare la Vita, con essa avrebbe riempito ciò che da sempre era stato il campo sterile del Nulla. Con uno spasmo dunque, le Emozioni seguirono l’idea di Adam ed eruppero per plasmare gli esseri viventi. Quando il Grande Vuoto finalmente contenne la Vita, lasciarono che Adam creasse i Mondi e che li fecondasse con questa. Con la Musica Primordiale dell’Asse Adam creò la Vita. Prese le frequenze più melodiche del suo eterno pulsare e vi compose l’Inno della Creazione, lo spartito che raccoglieva tutti i ritmi musicali della sua opera. I Mondi protessero la Creazione di Adam, ospitarono i semi della Vita nelle più variegate forme che da questi si sarebbero generate.
In questo modo, sul suo mondo preferito, Adam diede la Vita a dodici creature imponenti, fatte di carne, fuoco e di un talento trasmesso dalla sua stessa essenza, la musica. Erano gli Uomini. Adam desiderava regalare la sua natura di Emozione a questi suoi diretti discendenti, affinché sperimentassero anche loro il senso della Creazione, divenendo saggi e maturi per capire l’opera della Vita. Perciò trasmise l’Inno per intero ai Dodici Uomini discesi dalla prima Creazione e quando ne divennero esperti interpreti, Adam lasciò a ciascuno a un Uomo un mondo, perché divenissero creatori loro stessi, e vi seminassero la Vita. I Dodici Uomini data la loro natura, non venivano catturati dallo scorrere del tempo, perciò la loro vita era eterna.
Quando Adam lasciò l’Asse per compiere la sua opera, Azyrath la Dea ebbe un sussulto. Gli Dei vi erano già prima di quei tempi; entità simili alle Emozioni lasciarono l’Asse con un diverso desiderio. Essendo di animo dominatore, volevano diventare potenti e comandare sul resto delle entità. Perciò uscirono a cercare il loro dominio nel Grande Vuoto, incalzati anche dalla reazione delle Emozioni, scosse dalla loro rissosità. Ma la reazione li destabilizzò, molti Dei non vollero avventurarsi fuori dall’Asse. La grande famiglia degli Dei si divise. Molti si scusarono per la loro violenza e rimasero parte integrante dell’Asse. Quattro di loro, disgustati per il tradimento all’interno della famiglia, uscirono dall’Asse per dar vita al proprio Impero. I Maestri Cantori li chiamarono Signori della Luce e li raccontarono come potenti maghi e inventori della tecnologia e dell’industria. Però, una volta fuori dall’Asse, non godendo dell’Unanimità con le forze interne, divennero mortali. Furono le prime Idee dell’Asse a conoscere la fine dell’esistenza. L’essere rimasti impigliati nella rete del tempo provocò in loro un odio feroce verso le Emozioni, intatte nella loro eternità. Riuscirono però a generare una discendenza che sottomisero subito, facendo dei loro stessi figli dei sudditi.
Azyrath approfittò della voglia di potere dei suoi fratelli per uscire dall’Asse . Si aggregò ai Signori della Luce, divenendone la sorella. Aveva però un piano diverso dai suoi consanguinei, sentire di nuovo in sé quello spasimo, così alieno alla sua razza, provocato dall’Emozione Adam, in un modo a lei sconosciuto.
Avvicinò il più antico Maestro Cantore, chiamato il Blu, per la densa luce azzurra del suo corpo, antica impronta della sua origine. Lui fu il primo a cantare dell’opera di Adam al di fuori dell’Asse.
“Oltre il Grande Vuoto, so che si agitano presenze inquiete. Ti prego, parlamene.” Gli sussurrò Azyrath una volta incontratesi sull’orlo del Nulla.
“La Regina del Sud mi parla. Se Alath se ne accorgesse, cosa potrebbe farle?” replicò Il Blu.
“Non ho nulla contro i Cantori.”
“A quanto pare, tuo fratello odia i loro discendenti.”
“Se mio fratello ha dei pensieri, perché pensi che questi debbano essere anche i miei?”
Il Blu le disse: “Perché le divinità sono una cosa unica, un unico pensiero, un progetto comune.”
“Ti sbagli! Sono un Dio, ma questo non fa di me la stessa cosa di Alath!”
“Mia signora, tu mi hai chiesto cosa ci sia al di là del Vuoto.” Passò oltre Il Blu, per non affliggerla con più di quello che le sembrava “Sei sicura di voler conoscere le zone che confinano con la tua?”
“Sì, te ne prego, raccontami.” Insisté.
“E sia, ti narrerò di come un’Emozione stia dando alla luce qualcosa di mai visto prima, oltre il Grande Vuoto.”
“Vorresti dirmi che c’è un’altra Idea , oltre la Divinità, capace di realizzare il suo progetto?”
“Mia Signora, gli Dei realizzano progetti, ma non creano. L’Emozione è in grado di dar forma allo spazio amorfo.”
Azyrath Sembrò entusiasmarsi alle parole dell’antico narratore: “Allora dimmi tutto quello che hai visto, non essere avaro di dettagli.” “Ti parlerò, mia Signora.” Affermò e i due sedettero assieme, sul margine del Grande Vuoto.
In quel momento, per la prima volta, un Dio ascoltò la voce del più antico dei Cantori, Il Blu, e, cosa inaudita, un Dio provò un sottile piacere nell’ascoltarla.
“La Creazione fu il primo suono che L’Emozione Adam emise.” Le raccontò.
Azyrat percepì lo scotimento al di là del mare di Luce, oltrepassò il plasma primigenio del suono e vide che Adam stava creando i mondi con la sua voce. Il Plasma era l’oceano primitivo, un magma in cui infuriava la guerra fra materia e antimateria, in cui si accendevano le folgori di nuove entità atomiche. Lo spettacolo era incommensurabile. Nubi si polveri stellari, reduci di urti senza pari, si accendevano di colori supremi, l’origine di ogni colore al di fuori del bianco divino. Nessuno fra gli Dei, né fra le altre Idee, comprese i Cantori, vide e ascoltò mai una simile frequenza creativa prima di allora “ è la Musica Ancestrale di Adam.” Disse Il Blu
“Dunque è questo Adam, colui che crea nel Grande Vuoto con l’uso del suono primordiale?” Fece Azyrat. Il Blu annuì: “Sì, Antica Signora, è Adam che prepara i mondi all’avvento della Vita.” Replicò.
La Dea venne attratta dalla Musica che si alzava dagli abissi più nascosti del Grande Vuoto, creando cori e voci mai uditi fra gli Dei. Se Alath fosse venuto a conoscenza di questa sua passione, l’avrebbe potuta uccidere all’istante. Era necessaria perciò l’assoluta lealtà del Il Blu per proteggerle la vita. Sin quando questi , non avrebbe fatto parola di quanto accadde al confine del Vuoto, Azyrath avrebbe continuato a vivere.
Molto tempo prima di questa storia, la Linfa, scorreva libera nel regno che Azyrath si scelse nel Grande Vuoto, chiamandolo Aurora. Alath invidiava il destino della sorella, legato alla primordiale forza. Ma proprio la presenza della Linfa nel suo Libero Regno rendeva Azyrath l’unica Dea capace di procreare. Lei regnava in Aurora, dove la Linfa aveva deciso di fluire. Fu l’unica divinità che non venne scelta da Alath per dominare un mondo in suo nome. Alla Dea non gli piaceva la violenza con cui Alath imperversava, sin da quando tutto giaceva nel grembo dell’Asse. E per questo motivo, non accettò ancora nel suo ventre il seme del terribile fratello. Alath era adirato, ma sapeva di non poter osare violenza sulla Dea, e attese per innumerevoli ere un suo ripensamento. Se l’utero di Azyrath avesse subito un atto di ferocia, nessuna semenza sarebbe potuta discendere da lei, e la stirpe divina dei Signori della Luce, sarebbe morta con Alath.
Dei quattro Signori della Luce, il Dio Alath era il più feroce, il suo spirito infuriava quando tutto era ancora avvolto nel bozzolo dell’Asse, tormentando la quiete delle Idee e delle future anime viventi. Uzzath e Manzath erano i suoi fratelli, re vassalli soggiogati dal suo furore. Questa indole perversa convinse la Linfa a non scorrere in lui come nei suoi due parenti, né nei loro regni. Per questo, a eccezione di Azyrath, nessun Signore della Luce conobbe la piacevole potenza di quell’Energia primordiale. Tale rifiuto montò ancor più la furia e la rabbia di Alath nei confronti delle altre creature. Uzzath governava in nome del suo impetuoso fratello i mondi dei Rettili Pensanti, ricordati dai Maestri Cantori come Lacerta e Draghi. Usò senza scrupoli le armi più infami della tecnologia divina per distruggere il mondo di Meliel, il grande Drago, fraterno amico di Adam. Meliel fu una delle prime Emozioni che seguirono Adam oltre l’Asse, per assistere alla Creazione. E diede vita a tutte le famiglie dei Rettili Pensanti. Cercò in Adam, allora, la salvezza per i suoi sopravvissuti.
Manzath invece prese il regno di An, ma non fece ricorso alla guerra. I Siran erano simili agli Uomini, dalla pelle bianca come la neve, grandi occhi blu senza pupilla e molto più esili, cedettero alle lusinghe di una vita dominata dal progresso e dall’industria. An era un’Emozione piuttosto restia a prendere iniziative e rimase sempre dubbiosa sull’opera di Adam. Convinse perciò i suoi discendenti, i Siran, a vendere la loro terra al Signore della Luce, e a sottomettersi, giurandogli eterna fedeltà. Questo gesto provocò ribrezzo nell’Energia che decise di prosciugare i suoi canali in quegli esseri.
Un giorno Azyrath andò di nuovo ai confini del Grande Vuoto, sperando di incontrare ancora una volta Il Blu. Vagò per molto tempo, quando sul punto di rinunciare, le apparve una piccola stella azzurra davanti. “Amico Mio.” Gli disse “Sono venuta a cercarti per chiedere il tuo generoso aiuto.”
“Parla in fretta, mia Signora, di questi tempi l’occhio di tuo fratello mi sta addosso.”rispose preoccupato
“Cosa vuoi dire?” chiese
“Ha percepito qualcosa di strano nell’aria, e sta vagliando quale sia la causa della sua preoccupazione. Noi Cantori siamo sempre i primi sospettati per lui.”
“Portami da lui, da Adam.” Si sbrigò a rispondere.
Il Blu tentennò. “Abbi compassione di me!” continuò Azyrath, sull’orlo della disperazione “Non posso vivere lontana dalla sua Musica! Dimmi cos’è quest’impeto che mi assale, capace di divorarmi e non lasciarmi più andar via per la mia strada, dimmelo tu che conosci tutto!”
“Dunque è così? Un Dio è sceso negli inferi mondi dell’Amore?” replicò il Blu quasi trasalendo per la sorpresa.
Il turbamento di Azyrath montava come una tempesta: “Non ho idea di cosa stia parlando, antico Cantore, ma sono divorata da una smania senza fine nel risentire la sua Voce che crea con le potenti note della Vita. Io desidero essere con Adam!”
Il Blu esitò, consapevole che dopo aver aiutato la Dea, Alath avrebbe potuto braccarlo e fargli soffrire le più orribili delle torture.
“Dopo che ti avrò condotto da lui, tu stessa dovrai provocare la mia morte. Dovrai agire in fretta perché non avremo molto tempo a quel punto.” Disse.
“Mi porterai da Adam a costo della tua vita?”
“Le cose andranno così.” Il Blu sembrò certo della sua idea “I Cantori ritornano nell’Universo che hanno lasciato. La morte è un’oscura galleria prima del rientro. Tu mi manderai in quella galleria, ma ne uscirò presto, ritornando qui.”
“Perché, amico mio, perché ti faresti questo?”
“Il gesto di Alath provocherà uno scuotimento profondo nelle viscere dell’universo, tutto cambierà. Ma alla fine il Dio commetterà l’errore fatale. Adam non avrà scelta al momento. Ma l’errore di Alath causerà non ora, ma in un remoto futuro la fine del suo tremendo impero.” Rispose con un tono profetico.
I due volarono attraverso il Grande Vuoto, raggiungendo i Mondi di Adam. Lì, Azyrath fece quanto promesso, uccidendo il Blu. Nessuna lacrima, nessun rimpianto, tutto doveva accadere così.
All’epoca della quale vi narro, Adam scelse di incarnarsi nella stessa materia dei suoi Dodici Primogeniti. Era divenuto l’Uomo Antesignano, chiamato il Nomade, poiché non aveva una fissa dimora e si spostava, viaggiando attraverso i mondi che erano stati creati dall’Inno. Non era un Re, non possedeva ciò che aveva creato quando era stato una pura Emozione, e i viventi che decisero di abitare in quei mondi si legarono all’Uomo scegliendo in libertà la sua amicizia. Molte furono le creature che approdarono dopo un lungo viaggio sui dodici mondi degli Uomini. I Lacerta e i Draghi, le due razze di Rettili Sapienti che lasciarono seguendo Meliel il loro antico mondo tiranneggiato dal Signore della Luce Uzzath, per vivere con Adam, in piena indipendenza, stanchi della schiavitù. L’odio del Dio Uzzath verso il Primo Uomo si accese in modo crudele.
Le braci di una vendetta cominciarono ad ardere all’interno del consesso divino.
Azyrath non curante di quell’ira che si ormai manifestata all’interno della sua congrega, prese una decisione pericolosa in quel momento. Usando lo spartito dell’Incarnazione che Adam le passò durante un primo, intenso incontro, cantò la melodia della materia, e divenne, come l’Uomo, un essere di carne. Voleva sentire il calore del corpo e la sua armonia con il resto della Creazione.
Il primo dei dodici Mondi nati dall’Inno di Adam era spazzato da un gelo perenne, distese di neve e rare foreste di bianchi alberi spinosi, riempivano i panorami. Il vento della tundra e la condensa impedivano di guardare oltre le colline di ghiaccio, dalla tenda di Adam si poteva scorgere solo una distesa bianca. Adam e la Dea rimasero sdraiati, ascoltando il fischio del vento che percuoteva la tenda. Era una specie di canto notturno alle immensità del Deserto di Ghiaccio.
“Mi sembri pensierosa, Azyrath.”
Lei si girò, urtando con il petto su quello dell’Uomo.
“è da qualche giorno che ti osservo. Hai l’aria persa, quasi stessi immersa in un sogno cupo.” Continuò l’Uomo.
Lei: “Un sogno cupo, Adam.”
“Qualcosa di me ti ha dato fastidio?”
“Non posso descriverti la gioia che provo quando sono con te.”
“Allora, cosa ti trattiene in questa tristezza?” le fece, sfiorandole la folta frangia bruna rossastra.
“Noi due non avremmo dovuto fare questo.”
“Non ti capisco, cosa vuoi dirmi?”
“Tu sei l’Uomo, Adam, l’Emozione della Parola. Ti sei appena unito al corpo di un Essere Divino, uno dei Signori della Luce. E questa notte ho sentito in me la più terribile energia che sia passata questo mondo, capace di scuotere persino la Linfa.”
“Ti preoccupa quello che la Linfa potrebbe fare? Non ve n’è motivo. La Linfa è attirata da questo genere di energie, di sicuro non si sarà spaventata, tutt’altro.”
“Non è la Linfa a darmi pensiero, Adam.”
“Allora cos’è che ti turba, Azyrat?”
“Io sono una dei Quattro Dei.”
In un lampo la mente di Adam si accese. La sua carne non era soggetta a leggi o vincoli, e il suo sentimento avrebbe potuto pulsare per qualunque creatura, com’era da sempre stato per un’Emozione Incarnata. Adam era un Uomo e la razza Umana era piena di passioni.
Ma il corpo sudato, lo scambio di fluidi, i pensieri senza senso, tutto ciò era degno di un Drago o di un Uomo, ma non di un Dio. Un Dio è la quintessenza dell’intelletto. Il suo dominio sulla vita procede parallelo a quello sulle sue pulsioni. Non si può dominare lo spazio se si è dominati dalla carne. La carne è solo un involucro per entrare e uscire dai mondi, essere adorati dai popoli soggiogati e come un vestito cerimoniale non deve venire macchiato da quegli immondi liquami. Gli Dei hanno penato molto per costruirsi quei corpi di carne, con i quali apparire nel mondo dei loro schiavi. Azirath non usò la tecnologia, ma la creazione. Violò una delle leggi più severe di Alath: nessun Dio utilizzi l’Inno della Creazione, neppure un suo solo spartito. Ecco perché la decisione di Azyrath fu molto pericolosa. Alath è il giudice, su di lui non c’è nulla, e sotto di lui, tutto. Colpisce subito, senza attendere, perché sia fresco il ricordo del peccato commesso e la punizione punga nella ferita viva. Il sospetto che alligna nei suoi sottoposti è un fantasma ormai solido, una nebbia che allenta ogni volontà di legare amicizia o fratellanza. La paura che il giudizio del terribile sovrano possa colpire il proprio status, è tale che gli Dei abbiano rinunciato a ogni granello di emozione. Nell’Empireo, il Regno di Alath, come tramandato dai Maestri Cantori, non esiste alcuna forma di solidarietà, né di amicizia senza interesse, tutto è calcolato sulla possibilità di commettere peccato contro il più potente Signore della Luce.
L’Uomo chiese alla Dea: “Tu non hai alcun capo, se non Alath, o sbaglio?”
“Adam, un tempo nessuno di noi aveva “capi”. Tutto questo, la giustizia divina, i suoi canoni, l’insensata teoria della purezza divina, è un errore. Alath è l’architetto che ha ordito il mondo di oggi degli Dei.”
L’Uomo ha in se il segreto della Creazione. Lo trasmette come vuole a chiunque voglia conoscerlo, se è animato da sincero amore per il mondo. Azyrat amava tutto del mondo, e Adam lo percepì.
“è il momento giusto.” Le sussurrò nella tenda, durante la notte più fredda del deserto.
“Sono pronta Adam, ciò che accadrà sarà una cosa meravigliosa.”
“Il suo destino è di venire al mondo, lo sento pulsare dall’Asse, e il suo canto mi chiede di essere creato.”
“quel suono diventerà materia?” la voce di Azyrath fu scossa da un sentimento di attesa e meraviglia allo stesso tempo.
La voce di Adam era dolce: “è la sua volontà. Vuole manifestarsi in questo modo, e io sono qui per questo, per renderglielo possibile.”
“Fa’ quello per cui siamo qui, mio caro.” Decise la Dea.
Il seme di Adam fecondò il grembo dell’essere di luce.
In seguito accadde ciò che avrebbe aperto il cielo e diviso il mare. Azyrath, contro qualsiasi legge del suo potente fratello, partorì ciò che era maturato nel suo seno fecondato da Adam. Partorì in segreto; ad aiutarli vi erano il Drago Meliel, il migliore amico dell’Uomo, veterano di mille viaggi e Garaegor, uno dei Dodici Uomini che intonarono l’Inno .
Un solo attimo, un respiro e gli occhi di una Bambina si spalancarono al mondo. Adam bagnò di lacrime quel piccolo viso, Meliel si preoccupò di fare la guardia al luogo del parto per intercettare le spie di Alath. La stirpe dei Draghi era composta da esseri alti come un Uomo, possenti con ali membranose e artigli grossi come coltelli. Volteggiò per tutto il tempo, tenendo sotto i suoi occhi l’intera valle.
“Walylith, il fiore della sera.” Sospirò l’Uomo.
“È nata di notte.” Sorrise Garaegor.
“Penso sia un nome magnifico.” Rispose la madre.
Le conseguenze furono devastanti. Nonostante la guardia di Meliel, Alath scoprì il parto. Era impossibile che un Dio non sapesse cosa stesse facendo un suo simile, e per lui, il più potente fra tutti, ogni cosa facessero gli dei non era un mistero.
Ora, l’ira di Alath furoreggiò non solo addosso ad Adam ma su tutti gli abitanti dei mondi dove si era sparso l’Inno della Creazione. La storia cominciò a scorrere, e gli eventi da quel momento furono intrappolati dalla ritorsione del Sovrano.
Per la Dea la punizione sarebbe stata la più pesante. L’esempio doveva essere dato e lei portò a suo fratello l’occasione di farlo. L’intemperanza di Azyrath verso le leggi di Alath, fece di lei un bersaglio da colpire il prima possibile. Ma essendo una dei Quattro Signori della Luce nessuno poteva sfiorarle un capello, senza un valido motivo, neppure Alath. Ma il motivo eccolo lì, piangere fra le braccia di un Uomo, nella sua tenda. Un ibrido nato dalla voglia peccaminosa della carne, dalla corruzione della materia umana sulla ragione della luce divina.
Alath non ha voce. Parla allo stesso modo di un tuono o di un getto vulcanico. La sua parola sono idee e immagine che ti penetrano la mente senza preavviso, incendiandoti la memoria. Adam fu la prima volta che udì la voce di Dio. Sapeva che parlavano in questo modo . Ma in quel momento il feroce fratello di Azyrath decise di sporcarsi, usando una voce umana, replicata grazie alla tecnologia. Era troppo importante prendere in trappola l’Uomo e distendere i suoi artigli sui Dodici Mondi della Creazione. L’opportunità andava colta subito.
Tuonò: “Adam, ogni peccato deve essere lavato dall’anima, altrimenti come un’insorgenza tumorale divorerà il tessuto della nostra specie e di riflesso anche il resto delle creature ne risentirà. Il peccato deve essere estirpato.” La voce era una questione sporca e necessaria agli esseri di carne. Solo lei, Azyrath, si era inchinata di fronte al suono, Adam le aveva insegnato come emettere musica nella voce, facendone parole. E a lei era piaciuto.
L’Uomo rimase in piedi, come un confine invalicabile fra Alath e la sua famiglia. “Come posso evitare che un’innocente muoia?” chiese al Dio.
“Ti prenderesti la colpa per lei?”
“Non vi è alcuna colpa da addossarsi, Alath. Sono davanti a te e nessun peccato è stato commesso in questa notte. L’unione dalla quale è nata questa creatura è stato un atto d’amore. La natura trasmette le passioni, e ciò che è giusto fare per trasmettere la Vita.”
“A cosa sarebbe disposto un Uomo, pur di vedere salva la causa della sua sciagura?” echeggiò il Dio.
“La madre di mia figlia non è causa di sciagure, ma solo della mia passione.”
“Quello che Adam fra poco si troverà a dover vivere, gli farà rimpiangere di essersi comportato come un animale, cedendo al vacuo brivido della carne.”
“Io vivo in questo mondo da sempre. Conosco il mistero della carne e dei suoi sentimenti. Tu invece mi fai tristezza, Alath.”
Il Dio gonfiò il cielo, un tuono gorgogliò dalle viscere dell’orizzonte. Il Lampo scosse ancora le nuvole. Il deserto di ghiaccio non vide acqua da quando la roccia si coagulò sulla superficie del mondo. Ma quella notte la pioggia irruppe dopo eoni da un cielo violentato, colpito da un’esplosione di luce violacea. Adam capì che Alath avrebbe potuto distruggere tutto ciò che lui amava, il suo mondo, le creature che lo abitavano, in una sola notte. Aveva davvero vinto il Dio sull’Uomo.
“Mi fai pena, Alath, perché non puoi conoscere i più sottili movimenti dell’anima che ci hanno uniti. Né la tua razza potrà assaporare il segreto di quell’unione, poiché tu hai vietato che questo potesse accadere. Tu ti sei impossessato della tua specie, e ne hai fatto “la tua gente”. Ma hai vinto. E io ora sono solo un pezzente che prega davanti a te, per la vita di persone che per lui sono tutto.”
Mentre l’Uomo si trovava davanti ad Alath per salvare la vita a sua moglie e sua figlia, e delle creature dei mondi, questi:“Aiuteremo tua figlia, Adam, nella misura in cui tu aiuterai noi.” Tuonò.
L’Uomo era alla sua mercé, reso inoffensivo da quegli stessi eventi che portarono le dodici terre dell’Inno, nelle mani di un despota feroce.
Le sue labbra si serrarono, un impeto feroce scuoteva la mente e il corpo di Adam, e disse: “Non posso, per salvare la vita di mia figlia e di sua madre, condannare la libertà di interi mondi. Facendolo non potrei più guardare in faccia le mie creature. Non posso scambiare la loro vita come fosse merce da baratto. Difenderò le mie creature, qualunque cosa dovesse costarmi.”
“No, ti sbagli,Adam. Ormai quelle creature sono infettate dal seme di inutili sentimentalismi, e presto o tardi crolleranno, tradendo tutto ciò in cui credi. Noi abbiamo intenzione di porre fine a un’empietà simile. Fra poco ogni cosa verrà distrutta. Ma tu hai la possibilità di cambiare il nostro giudizio.”
“Non vedo come, hai già deciso tutto.”
“Noi ti ammiriamo il tuo talento di Creatore. Sappiamo che nell’Empireo potresti esserci d’aiuto.”
“Io, secondo il tuo punto di vista, sono un peccatore. Perché non scegli un altro creatore, più degno del tuo rispetto? ”
“Ma non abbiamo bisogno di uno dei tanti, quanto di Adam, colui che ha fecondato il grembo di una Dea e che è capace di suonare per intero l’Inno della Creazione. Devi decidere, aiutaci, o vedrai morire tutto ciò per cui hai vissuto e amato. La tua Creazione verrà spazzata via, tu sai che abbiamo il potere per distruggervi tutti.”
Adam aprì le braccia, come a voler riparare le sue creature dalla catastrofe che fra non molto si sarebbe potuta abbattere. Con un gesto solitario andò verso la nube nera del Dio e sciolse la sua spada dalla cinta, deponendola disse:“Uccidi me e l’onta sarà lavata. Irriga del mio sangue i tuoi altari non ci sarà sacrificio più fecondo per il tuo potere.”
“Noi non odiamo solo la tua blasfema esistenza, Adam. Perciò la fine dei dodici mondi è nei nostri progetti. Si tratta solo di stabilirla. Ora sta a te decidere salvarli. Sei davanti a Dio, colui il quale ha il potere di distruggere. Puoi scegliere la vita oppure la morte di tutto. Ti diamo l’infinito privilegio della libertà di scelta, Adam. A nessuno è mai stato concesso tanto in nostra presenza.”
“Lacerai vive Azyrath e nostra figlia. Lascerai che le mie creature vivano senza confini nei loro mondi. Solo a queste condizioni deciderò di aiutarti.” Con qualcosa più d’una speranza, Adam cercò di salvare quanto più possibile. Altro non avrebbe potuto fare che stringere un patto, un patto d’alleanza. Sarebbe trasmigrato alla corte celeste di Alath, nell’ Empireo, lì sarebbe divenuto uno degli strateghi di Alath.
Quello che sarebbe accaduto in seguito è l’inizio della storia come la conosciamo. La mente di Adam fu pian piano condotta nell’oblio, intorpidita dai fumi dell’illusione. Venne fatto credere attraverso molte ere, all’Uomo di essere egli stesso una creatura voluta da Alath, nata per un suo tocco incantato. L’opera di stordimento si perpetuò per epoche intere, e ottenne il suo scopo. Adam fu per sempre avvitato alla lunga tonaca dorata del Dio, il manto del suo potere lo avvolse, e quella magia fu così potente che l’Uomo divenne il primo dei soldati di Alath, il più impavido alfiere del Regno di Alath. Nascose per sempre i suoi sentimenti di Poeta, e combatté innumerevoli guerre, guadagnandosi lo spettrale titolo di Campione di Dio. Dopo infiniti trionfi, la vittoria finale sui Ribelli, Adam divenne il Capo dell’esercito di Alath. Il Luogotenente di Dio. Venne fatto Re Vassallo da Alath stesso, e diede inizio alla storia attuale dell’umanità sulla Terra. Quello che accadde poi vi verrà narrato in altri racconti, legati alla Tradizione del Sangue Reale di Adam. Ma nella salvezza di Walhylit, il Fiore della Sera, sua figlia, Alath commise il suo più tremendo errore. Mentre Azyrath divenne la Regina dei Ribelli, facendo di Aurora l’ultimo baluardo della resistenza, sua Figlia non abbandonò mai suo padre, aspettando il momento maturo per andare da lui e ricordargli di chi fosse stato un tempo Adam. Si stava disegnando quanto predisse Il Blu alla Dea. Da quel momento, insieme agli eventi come li conosciamo, iniziò anche la fine di Alath. Ma questa è un’altra storia.