Una grande stella lontana che una volta illuminava il cielo della Terra come l’astro più luminoso, quando ancora l’uomo non c’era. Una razza di giganti che abitano l’unico grande pianeta, un pericolo che incombe su una razza e che potrebbe diventare una catastrofe per gli abitanti del piccolo e lontano pianeta Terra e un uomo demandato a salvare il cosmo da un grande pericolo. Questo è il tema svolto da due scrittori, per la prima volta assieme, con il nuovo romanzo ALDEBARAN, LA STELLA DELLE ORIGINI. Carmine Villani e Giovanni Mongini sono i due autori in questione, sentiamo cosa ci dice l’alieno in toga.
COSA RAPPRESENTA PER TE LA FANTASCIENZA?
Mi riallaccio alla prefazione del mio primo libro: “se è vero che qualunque cosa la mente umana può concepire, o solo sfiorare con il più remoto dei pensieri può avere un momento di esistenza, non solo nella fantasia, ma nella stessa realtà – e non importa quale – allora è la fantascienza e solo la fantascienza che può dare un’esatta dimensione dell’uomo”.
Senza le ali della fantasia, del pensiero, della creatività, del sogno e della speranza non ci sarebbe una storia dell’uomo, non certo una storia quale noi la conosciamo; ci sarebbe, forse, una semplice e lineare storia evolutiva fatta di modifiche genetiche e di adattamento che avrebbe il suo ultimo prodotto nell’animale uomo, il più e il meglio evoluto delle altre specie animali. Mi ha colpito particolarmente un concetto che mi pare di poter attribuire ad Hermann Hesse: meditare vuol dire fantasticare del “profondo”, quando dunque l’uomo è passivo e quindi il suo cervello riceve il massimo delle sensazioni.
Fantasia e sogno, sogno ad occhi aperti, volare dovunque e comunque sulle ali della fantasia. Il sogno può tradurre aspirazione e desideri che l’uomo porta dentro di sé, tant’è che la saggezza e la follia di Amleto sono nel suo sogno. La fantascienza rende “agibili” i sogni dell’uomo, della sua fantasia, e li porta a tutti perché sono di tutti.
CI RACCONTI COME DOVREBBE O POTREBBE ESSERE IL “TUO” MONDO?
Il mio mondo potrebbe essere questo nel quale viviamo, potrebbe essere davvero un mondo ideale. Questo mondo è un mondo ideale… se non ci fosse l’uomo.
E’ facile liquidare così la domanda. In realtà se l’uomo non ci fosse (e non ci fosse stato) non possiamo sapere per certo come sarebbe questo mondo perché l’uomo, nel bene e nel male, ha contribuito a “cambiare” il mondo.
Se l’uomo riuscisse davvero a ragionare e non fosse preda di insane follie come le guerre di religione, le discriminazioni razziali, sotto qualunque forma queste si manifestino, gli inutili e dannosi pregiudizi, forse si potrebbe classificare come animale razionale e non come quello che è : un essere che non ragiona, che è preda di istinti distruttivi, e di follia che porta all’autodistruzione.
Certo i condizionamenti che via via si sono sviluppati con lo sviluppo della civiltà sono tanti e, purtroppo, negativi.
Voglio credere che questa strana creatura sia in grado di riscattare se stessa, e così facendo, riscattare questo mondo dall’abisso verso il quale lo sta spingendo per il puro egoismo di non pensare ad altro che a stesso e all’attimo – perché è davvero un attimo – in cui vive.
E’ chiaro che ciascuno di noi ha un suo mondo ideale e ciascuno di noi dovrebbe avere la consapevolezza e la coscienza che il mondo non lo abbiamo creato noi, non è solo nostro, ma è stato un “dono”, un dono immenso, irripetibile. Pertanto se l’uomo avesse questa consapevolezza il mondo sarebbe certamente migliore di quello che è.
Ovviamente mi fermo qui perché altrimenti diventa un panegirico.
QUALE LIBRO/ROMANZO/FILM HA SCATENATO QUESTA BELLA ATTRAZIONE?
In realtà non c’è stato un particolare preciso che ha stuzzicato la mia attenzione, ma andavo a vedere i film di fantascienza, e mi appassionavano, leggevo Urania, e cercavo di “vedere” i racconti ed i romanzi. Questa “curiosità” iniziale si è, a poco a poco trasformata in passione, passione per il possibile e per l’impossibile (almeno all’apparenza)… il resto è cronaca.
SE DOVESSI SCRIVERE UNA SCENEGGIATURA, COME SAREBBE? QUALE ARGOMENTO TRATTEREBBE?
La sceneggiatura sulla quale lavorerei di corsa sarebbe quella che vedrebbe Vanni come co-sceneggiatore. E, sono molto convinto di quel che dico, potrebbe anche essere il prossimo futuro.
Se dovessi scrivere una sceneggiatura: mi piacerebbe tradurre in film “Mondi ed Universi”.
Il “cattivo”, che poi non è peggio di tanti altri e che comunque ha una sua “filosofia” di vita, l’incontro con il fantastico, gli Dei smitizzati e gli angeli che in realtà sono tutt’altro, i mondi (ipotesi per un futuro o per un passato), l’amore, e le considerazioni soprattutto sul finale che dipinge “l’arcadia”.
Dovrei trovare un soggetto che mi dica qualcosa, che mi spinga a rappresentarlo oltre la carta stampata.
L’ULTIMO TUO LAVORO, “ALDEBARAN, LA STELLA DELLE ORIGINI”, È UNA SCRITTURA A 4 MANI CON VANNI MONGINI. COME È NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
Più che una collaborazione, vorrei fare un elogio all’amicizia, perché è dall’amicizia che è nato questo romanzo.
Ovviamente il giudizio su questo lavoro lo lasciamo ai lettori, ma a me resta la grande soddisfazione di questa collaborazione con un Amico.
COME MAI HAI SCELTO PROPRIO VANNI COME CO-AUTORE?
Ho conosciuto Vanni, ormai anni luce fa (tanto per rimanere in argomento fantascientifico), sono rimasto dapprima intimidito non tanto dalla figura di questo “omone”, ma dalla conoscenza e dalla cultura che aveva, e che ha, nel campo della fantascienza. A poco a poco si è stabilito un certo feeling che si è affinato nel tempo fino a diventare un’amicizia, un’Amicizia con la A maiuscola. Questa amicizia si è poi consolidata con il procedere delle ere geologiche e ha dato, credo ad entrambi, molte soddisfazioni.
Come non ricordare “l’avventura” di Rovereto”, per altro rimembrata dallo stesso Vanni quando, bontà sua, ha fatto la prefazione al mio libro “Contatti”. Quell’avventura ha cementato non solo l’amicizia con Vanni, ma anche con il grande Renato Pestriniero.
Da tutto questo è scaturito naturalmente il contatto con Vanni perché si facesse carico di un lavoro a quattro mani.
SEI STATO DEFINITO IL VAN VOGT ITALIANO, COME TI SENTI IN QUESTA “VESTE”?
In realtà non mi sento quasi per niente in questa veste. Non sarò certo io a dire se tra quello che scrivo e le opere di Van Vogt ci siano delle similitudini (che è probabile ci siano) ma da questo ad assimilarmi a Van Vogt ne corre.
Innanzitutto rivendico (non certo a scapito del grande autore americano) una radice ben diversa ma anche (nonostante alcune similitudini “inventive”) un modus narrandi differente.
Ci vorrebbe Carducci, da sempre mio “critico”, o Pestriniero come esegeta, per scevrare questa vecsata questio. Io non posso che astenermi e ringraziare chi mi ha voluto paragonare a chi ha comunque segnato un passo nella storia della fantascienza mondiale.
IN QUEST’ULTIMO ROMANZO, IL PROTAGONISTA È UN AVVOCATO COME TE… SAREBBE STATO IL TUO SOGNO POTERLO IMITARE?
Il protagonista dell’ultimo romanzo è un avvocato. Ma non sono certo io (mai praticato in penale) né tanto meno potrei mai identificarmi in uno dei miei personaggi. Vedi l’ultimo romanzo “Mondi ed Universi” scritto da uno “psicopatico”.
I personaggi, possono essere anche delle proiezioni, ma lungi da me essere come loro, che siano eroi, superuomini, o…
PER LE AMBIENTAZIONI, COME TI COMPORTI? I LUOGHI DI NAPOLI E DINTORNI, CITATI NEL ROMANZO, SONO REALI O IPOTIZZATI?
Le ambientazioni dei miei racconti, per quel che riguarda il “terrestre” sono assolutamente fedeli alla realtà come lo saranno sempre.
TU E VANNI RIPETERETE L’ESPERIMENTO?
Mi auguro vivamente che quello che è stato definito “il gigante delle stelle” voglia e possa pensare a una collaborazione ben più che casuale. Ma bisogna chiederlo a Vanni.
PROGETTI FUTURI?
Progetti futuri: continuare a scrivere di fantascienza finché i lettori mi sosterranno.
In realtà, sto già lavorando ad un nuovo romanzo e conterei di riprendere le fila di “Alnor delle stelle” per creare una saga fantasy.