ANIMALS

Fin dalla notte dei tempi gli animali sono stati i primi abitatori di questo pianeta, eppure non sono riusciti mai a dominarlo, specie da quando l’uomo ha fatto la sua comparsa. Piano piano ogni specie è stata maltrattata, assoggettata o estinta da quelle “fragili” creature che siamo noi uomini. Ma cosa succederebbe se una volta fosse la natura a ribellarsi? Se per una volta fosse l’uomo a dover fuggire di fronte alla potenza animale? Queste domande se le sono poste spesso moltissimi studiosi, mentre scrittori di fantascienza e horror hanno cercato, a modo loro naturalmente, di dare delle risposte. La paura nei confronti dell’animale, che spesso è anche il più piccolo di questo mondo, si trasforma in terrore profondo e senza via di scampo nel momento in cui la nostra razza dominante si rende conto di non essere la più forte e di non aver più il controllo della situazione, nel momento in cui l’intelligenza che dovrebbe contraddistinguerci dalle bestie non serve più a nulla perché non c’è un’intelligenza contro cui combattere, nel momento in cui l’uomo si trova in condizioni di netta inferiorità e diventa preda del predatore senza una via d’uscita e posto in un vicolo cieco che conduce alla morte. E’ il caso di molto racconti di Ambrose Bierce (“Gli occhi della pantera”, “L’uomo e il serpente), di Clark Ashton Smith (“Il rajah e la tigre”), di Howard Phillips Lovecraft (“I ratti nel muro”) e di molti altri scrittori ancora. Nel mondo del cinema sono moltissimi gli esempi di film che considerano la tematica dell’uomo preda-perdente nei confronti dell’animale, sovente spinto da un fantomatico sesto senso o dal semplice istinto di sopravvivenza a prendersi la rivincita sul genere umano. E non viene risparmiata alcuna razza, in quanto la fantasia (e la paura) spazia ovunque: pesci (la saga de “Lo squalo”, “L’orca assassina”, “Tintorera”), uccelli (il mitico “Gli uccelli” di Hitchcock e il suo deludente seguito), insetti (“Swarm”, “Marabunta”, “Api selvagge”, “Ticks”, “Aracnophobia”, “Bug l’insetto di fuoco”), rettili (“Komodo”, “Anaconda”), cani (“Cujo”, “Il cane infernale”), ratti (“Willard e i topi”, “Ben”) e via discorrendo… gli esempi e i titoli veramente si sprecano. In altri casi è l’uomo stesso la causa della ribellione zoologica. Qui distinguiamo tre modalità di innesto del processo: 1) mutazioni a seguito di radiazioni nucleari; 2) mutazioni causate dall’inquinamento; 3) mutazioni etologiche motivate dalla diretta osservazione del comportamento umano e conseguente evoluzione della specie. Nel primo caso rientra la maggior parte della produzione cinematografica hollywoodiana degli anni ‘50 e ’60, quando lo spettro di Hiroshima faceva ancora paura (“Tarantola”, “Assalto alla terra”, “La mantide omicida”), oltre ad una modesta serie di b-movies, quali “Dogs”, “Crocodile” e “L’impero delle termiti giganti”. Al secondo caso appartiene una vasta produzione di film di serie B, spesso prima prova di registi divenuti poi “maestri” del brivido: “Piranha” di Joe Dante, “Piranha paura” di James Cameron, “Shark – rosso nell’oceano” di Lamberto Bava, “Alligator” di Lewis Teague, oltre a “Barracuda”, “Frogs”, “Wild beasts”, “Il grande ruggito” e molti altri. Nel terzo caso troviamo le formiche intelligenti di “Fase IV: distruzione terra” e la scimmietta vendicativa di “Monkey shines – esperimento nel terrore” di Romero. Sempre in questo punto potrebbero rientrare il romanzo “La fattoria degli animali” di Orwell e il numero 9 della collana a fumetti Dylan Dog, intitolato “Alfa e omega”. Un discorso a sé meritano inoltre quegli animali che si sono evoluti a tal punto da soppiantare interamente l’uomo e da trasformarlo in una bestia al loro servizio, come nel caso della saga letteral/cinematografica de “Il pianeta delle scimmie” o nella serie a fumetti “Kamandi”, edita negli Stati Uniti dalla Dc Comics. Nessuna specie è stata risparmiata dalla trasformazione, che può avvenire in qualunque momento e per qualunque motivo: speriamo solo che siano un po’ "umani" con noi!
Originariamente pubblicato sul numero 2 de LA ZONA MORTA, aprile 1990.
Corretto e ampliato per il sito LA ZONA MORTA, febbraio 2007
19/02/2007, Davide Longoni