RITORNO AL PIANETA ROSSO (2000) – PARTE 02
PIANETA ROSSO (Red planet)
Bowman: “La Comunità Internazionale ha investito tutte le sue risorse su di noi… E’ la più grande impresa che l’umanità abbia mai tentato. La nostra nave: Marte 1, è troppo grande per decollare dalla superficie terrestre perciò sfrutteremo la stazione spaziale orbitante per il lancio a bassa gravità che darà inizio al nostro viaggio di sei mesi: la prima missione su Marte con equipaggio umano. Le speranze, la sopravvivenza dell’umanità è affidata a noi, ma io so che risolveremo il problema, perché ora i migliori scienziati andranno sul posto per trovare una risposta e io guiderò la missione. Io sono Bowman, pilota e Comandante della missione; Chantilas, responsabile scientifico e anima del nostro equipaggio; Santen, una testa calda, ma anche un ottimo co-pilota; Gallangher, ingegnere di sistemi meccanici, addetto alla manutenzione… non era in cima alla mia lista… I due civili membri della squadra sono: Burchenal, uno dei massimi esperti mondiali di bioingegneria, molto fiero di sé; Pettengil, specialista in terraformazione aggregatosi in extremis alla squadra scientifica; e, situata nel suo vano, AMEE: Esploratore Autonomo Mappatura ed Evasione, un robot prestatoci dai marines, il nostro navigatore sulla superficie di Marte. Siamo i primi viaggiatori diretti su un altro pianeta: è un altro grande passo per l’umanità e se non scopriremo cosa è andato storto su Marte, forse sarà anche l’ultimo…”
La grande nave spaziale, dotata di sezioni rotanti per ottenere la gravità artificiale, si stacca dalla stazione spaziale con il suo equipaggio a bordo. Destinazione: Marte. Grazie anche all’aiuto del Computer di Bordo, Lucille, la partenza avviene in modo perfettamente regolare e l’equipaggio è tranquillo. Ted Santen (Benjamin Bratt) prende in giro Robby Gallagher (Val Kilmer) perché ci sono poche missive sulla sua e-mail mentre la sua è piena di messaggi di belle ragazze.
Kate Bowman (Carrie-Anne Moss) si sta preparando per fare la doccia, e ordina a Santen di ricevere lui via video gli alunni di una scuola. Quindi entra nella doccia e quando vi esce per prendere l’asciugamano si trova davanti a Gallagher il quale, imbarazzato, le allunga l’asciugamano. La donna gli dice di non farci caso e di far finta che lei sia come sua sorella, ma di questo nessuno dei due è convinto. Gallagher va poi a controllare, con l’aiuto di Pettengill, Amee: il robot esegue gli ordini che le vengono trasmessi da un computer e un visore incorporati nel guanto della tuta spaziale di Gallagher. Il robot, simile nei movimenti e nella deambulazione a una grossa pantera metallica, è in realtà un’arma da guerra letale dei marines, è stata adattata in Modalità Navigazione per l’esplorazione sul pianeta rosso, ma la sua programmazione in Modalità Militare, non è mai stata cancellata e Gallagher lo dimostra a Chip che viene assalito da un automa con estrema efficienza e rapidità lasciandogli un segno rosso lungo tutta la tuta. Se fosse stato un coltello invece di un pennarello rosso, l’uomo sarebbe stato tagliato in due.
MARTE 1 – 168° GIORNO
Mentre Ted Santen continua a ricevere e-mail dalle sue amiche e ammiratrici (Jessica Morton e Caroline Bossi), il Comandante Bowman va a controllare una strana situazione che le è stata fatta notare dalla sua apparecchiatura in sala comando: la temperatura della camera dove in quel momento si trovano Gallagher e Quinn Burchenal (Tom Sizemore), è superiore di dieci gradi di quella consueta. I due stanno distillando della vodka e la ragazza si limita a berne un po’ a sua volta. Una delle tante conversazioni svoltesi durante il viaggio avviene dopo aver cenato e stanno bevendo, mentre la nave spaziale prosegue con perfetta efficienza il suo volo.
MARTE 1 – 182° GIORNO 5 FEBBRAIO, 2057
L’astronave riceve un messaggio da Houston.
Houston: “Marte 1 qui Houston, siete inseriti in orbita, complimenti per i centottantadue giorni di tranquilla navigazione e ben arrivati su Marte, passo e chiudo.”
A bordo Gallagher sta ascoltando della musica a tutto volume mentre Chantilas sembra essere entrato in una sorta di meditazione trascendentale.
Gallagher: “Hai trovato un buon parcheggio?”
Bowman: “Sì, proprio fra Phobos e Deimos.”
Iniziano le fasi di preparazione del modulo per la discesa.
All’esterno un obbiettivo telescopico si punta sulla zona dove è stata fatta scendere e dove vediamo una serie di cupole che dovrà essere la casa degli astronauti per i prossimi mesi. All’improvviso l’astronave viene investita da un “Gamma Burst” e gli allarmi per le radiazioni segnalano un eccesso di raggi gamma e di radiazioni solari. I pannelli elettrici cominciano a subire dei corto circuiti lungo tutto il Mars 1. Mentre Bowman manda il resto dell’equipaggio dentro una zona di sicurezza, cominciano anche a verificarsi degli incendi a bordo.
Lucille: “Il brillamento solare è cessato, Comandante. Livelli energetici al di sotto dei minimi operativi”.
Ora la gigantesca nave sta per collassare e diventare un blocco completamente inerte.
Bowman: “Ragazzi, cambio di programma, ci lanciamo subito…Tute! Io metto in sicurezza la nave e cerco di mantenerne in vita più sistemi possibili, poi vi raggiungo…”
Mentre gli uomini indossano in fretta e furia le tute spaziali personalizzate e dotate di un proprio computer interno, Bowman si rende conto che non potrà mantenere la promessa di raggiungerli in quanto il comando di sgancio non risponde per cui dovrà eseguire tutta la sequenza manualmente e restando lì, sul Mars 1, dove la vastità degli incendi sta aumentando. Sorda alle proteste dei suoi compagni, Bowman sgancia il modulo dopo aver ceduto il comando a Santen. Il modulo comincia a penetrare nell’atmosfera di Marte secondo un angolo e una velocità che dovrà portarlo vicino all’Habitat, ma Santen è costretto a prendere il controllo manuale del modulo. La discesa verso Marte viene frenata da dei paracadute e Santen è costretto a rilasciare anche il modulo contenente Amee.
Intanto i sistemi primari sulla nave spaziale sono ormai prossimi al collasso, le componenti rotanti si fermano e cessa la gravità artificiale. Gli incendi nelle varie cupole della nave non sono più controllabili e Bowman va a indossare la tuta e poi si lega a un sedile a eiezione, quindi apre un boccaporto verso lo spazio esterno.
La capsula sta precipitando a velocità sostenuta e gli sceneggiatori hanno deciso di trattare i poveri astronauti assicurati all’interno come se fossero tanti piccoli Pathfinder, facendoli scaraventare sulla superficie marziana con una nave munita di airbag. Il veicolo comincia a rimbalzare sul terreno marziano, quindi si ferma sull’orlo di una gola e riprende la sua caduta per poi fermarsi, finalmente, dopo una serie di rovinosi rimbalzi. Sulla Mars 1 gli incendi sono stati domati e Bowman sta ripristinando la gravità. Il portello del modulo di atterraggio salta ed è Gallagher il primo uomo sul pianeta Marte, seguono gli altri che trasportano Chantilas che sembra essersi ferito. Sorge una discussione fra Pettengill e Santen per l’atterraggio e la preoccupazione di poter trovare la zona di atterraggio dell’Habitat, problema che Gallagher risolve grazie alla mappa elettronica, un dispositivo che sembra un rotolo di pergamena e che in realtà, una volta svolto, si rivela essere un sofisticatissimo schermo di computer i cui comandi sono nel pomolo, dove lo schermo rientra automaticamente dopo l’uso. Dopo aver fatto il punto gli astronauti stanno per avviarsi. Chantilas è ancora a terra, tramite il suo computer medico ha potuto fare una scansione sul suo corpo e ha scoperto una lesione alla milza. Capisce che è la fine, la sua mente vaga attraverso i suoi ricordi…
Chantilas: “Ho compreso che la scienza non è in grado di chiarire nessuno dei grandi interrogativi, così mi sono rivolto alla filosofia e da allora sono alla ricerca di Dio… Chi lo sa? Potrei girare un sasso e trovarci scritto: fabbricato da Dio. L’universo è pieno di sorprese.”
Gallagher: “Sarebbe grossa, questa…”
Il flusso dei ricordi si interrompe, la voce di Santen che si è chinato su di lui lo riporta alla realtà.
Santen: “Te la senti?”
Chantilas: “Per mia sfortuna devo restare qui.”
Santen: “Cosa?”
Chantilas: “Ho la milza lesionata con una forte emorragia interna, non farei molta strada.”
Santen: “Ci sono strumenti di pronto soccorso all’Habitat, il dolore possiamo calmarlo… e potresti spiegarci come operarti.”
Chantilas: “Trasportare me rallenterebbe tutti e vi farei esaurire la scorta d’ossigeno, non è il momento per atti di eroismo.”
Gallagher: “Non ti lascio morire qui.”
Chantilas: “Quello che siamo venuti a fare è più importante di me. Voi quattro dovete portare a termine la missione, non sarà facile ma so che potete farcela… Andate!”
Santen: “Avete sentito?”
Mentre gli altri si alzano, Gallagher resta accanto all’amico.
Chantilas: “Vai… Ho potuto visitare Marte.”
Anche Gallagher si alza e si allontana di qualche passo poi si gira nuovamente a guardare l’amico che gli sorride da dietro il casco. A bordo del Mars 1 Bowman è riuscita a sistemare la radio, ma non riesce ad avere la comunicazione con la squadra a terra. I quattro stanno dirigendosi verso l’Habitat. Burchenal e Pettingilll stanno esaminando il terreno intorno a loro.
Pettingilll: “E’ strano, qui non c’è niente.”
Gallagher: “E’ Marte.”
Pettingill: “No, intendevo che non c’è traccia delle alghe che abbiamo portato qui, anche se sono morte qualcosa dovremmo vedere: alghe secche, residui negli anfratti, qualcosa…”
Burchenal: “Ha ragione. Sono sparite come se le avessero estirpate… qui dice che non ci sono mai state, è impossibile.”
Gallagher: “Forse non sono mai state in questa valle…”
Pettingill: “Se siamo dove penso io, questa zona era tutta coperta di alghe azzurre fino ad un mese fa e la valle accanto avrebbe dovuto avere un colore rosso arancio per le Rodoficee…”
Santen: “Queste chiacchiere ci fanno bruciare ossigeno, muoviamoci.”
Burchenal: “Ora si spiega la mancanza di ossigeno, non c’è niente che lo crei.”
Santen: “Burchenal, hai finito? Ho detto: muoviamoci.”
A qualche chilometro di distanza dove è caduto l’alloggiamento che conteneva Aimee, qualcosa si muove, delle zampe metalliche fanno saltare un portello e il robot esce sulla superficie marziana: malgrado le sue funzioni non siano perfette, Aimee conosce i suoi compiti e li visualizza:
INVIO DRONE RICERCA LOCALIZZARE SQUADRA AL SUOLO MARTE 1.
Il drone di ricerca è un piccolo cilindro dotato di ali che si stacca dal dorso del robot. Sull’astronave Bowman sta cercando la sua squadra mentre i quattro superstiti stanno marciando verso la loro sola speranza di salvezza: l’Habitat, ma la ragazza sa già che quando vi arriveranno, se vi arriveranno, lo troveranno distrutto. Il computer le mostra, infatti, il rifugio a pezzi e così lo trovano anche i quattro astronauti.
Pettengill: “Completamente distrutto. Cosa sarà successo?”
Gallagher: “Non può essere stata una tempesta…”
Santen: “Impossibile, ogni Habitat è collaudato per resistere a un tornado F-5… Sì, qui il clima non c’entra.”
Pettengill: “D’accordo, ora che facciamo?”
Santen: “Dobbiamo trovare ossigeno.”
Mentre gli astronauti stanno febbrilmente cercando un po’ di preziosissima aria tra le rovine dell’Habitat, Bowman si mette in contatto con la base.
Bowman: “Houston da Marte 1. Abbiamo subìto un bombardamento di protoni e particelle dovuto a brillamento solare. Sistemi di bordo al 70%. Orbita alterata da spurgo aria per manovra antincendio. Efficienza motori: zero. MEV lanciato, cinque a bordo, localizzato punto di schianto, vedo un elemento a terra, non ho alcun contatto radio con gli uomini… Houston, immagini confermano che Habitat 1 è stato distrutto, ripeto: Habitat 1 è stato distrutto. Anche se sono ancora in vita non potranno sopravvivere a lungo. Vi invio le immagini e i dati telemetrici raccolti.”
Il risultato della ricerca suona come una condanna per i quattro astronauti.
Burchenal: “Qui non c’è niente.”
Pettengill: “Né cibo, né aria, né acqua… Va bene, che cosa facciamo, adesso?”
Burchenal: “Non possiamo fare niente, non c’è tempo…”
Santen: “Non ci sarà più tempo quando non avremo più aria.”
Burchenal: “Sedici minuti, voi quanta ne avete?”
Gallagher: “Qualcosa in meno.”
Burchenal: “Ho la nota finale per la mia biografia: deluse 12 miliardi di persone, senza contare le sue ex mogli.”
Ted Santen sta guardando il paesaggio marziano che si stende ai suoi piedi i quali si trovano a pochi centimetri da una voragine. Pettengill lo raggiunge e i due si mettono a litigare.
In un impeto d’ira Pettengill colpisce Senten che scivola giù dal baratro anche se, a quanto pare, l’altro ha cercato di sostenerlo. La sequenza è stata tagliata in montaggio: in realtà la scena è più lunga, una vera e propria lotta dove Pettergill scaraventa volontariamente giù dal dirupo Senten che stava già soffocando. Tra le rovine dell’Habitat Burchenal sta tenendo una lezione all’amico.
Burchenal: “Il ghiaccio dei poli di Marte è composto per lo più da CO2, noi usiamo un ordigno nucleare a basso potenziale per fondere il ghiaccio… e otteniamo il rilascio di CO2. L’aumento di CO2 nell’atmosfera crea un effetto serra e Marte inizia a riscaldarsi… quando è abbastanza caldo noi spediamo quassù delle alghe… pian piano le alghe crescono e producono ossigeno… Vuoi crepare in pace, devo stare zitto?”
Gallagher: “No… sei tranquillizzante…”
Burchenal: “D’accordo… allora ci hanno mandato qui per capire che fine ha fatto l’ossigeno e invece io mi chiedo: che fine hanno fatto le alghe? Capito?”
I due vedono tornare Pettengill.
Pettengill: “Senten è morto, si è gettato da una rupe… Ho cercato di fermarlo…”
Computer Tuta Gallagher: “Gallagher, sostituire subito cartuccia ossigeno.”
Gallagher: “Mi resta un minuto… Cosa mi aspetta?”
Burchenal: “Con l’ipossia? Vertigini, formicolio alla pelle, calo della vista e poi shock, convulsioni, acidosi…”
Gallagher: “Sarà doloroso?”
Burchenal: “Sì.”
Gallagher: “Allora… io… mi alzo e me ne vado… faccio due passi…”
Computer Tuta Gallagher: “Gallagher, scorta di ossigeno esaurita.”
Mentre Gallagher comincia a soffocare, anche Burchenal e Pettengill ricevono dal computer della tuta l’avviso che resta loro solo un minuto di vita. Gallagher cade a terra e, in un gesto disperato, apre il visore del casco.
Gallagher: “Respiro… Riesco a respirare! Burch… Burch, è come ad alta quota. Non so come, ma possiamo respirare!”
Anche gli altri due, pur stupefatti, aprono la visiera.
Pettengill: “Respiriamo!”
Burchenal: “Oh, cazzo! Non so come sia possibile, ma va bene così!”
Gallagher: “Possiamo respirare…”
Pettengill: “Non è possibile, che succede quassù?”
Burchenal: “Se solo Santen avesse aspettato qualche minuto… Si respira, Santen, si respira!”
A bordo della Marte 1.
Lucille: “Attenzione, Comandante, messaggio in arrivo.”
Houston: “Marte 1 qui Houston, messaggio ricevuto. E’ stata una gioia sentirti, Bowman. L’esame dei dati rivela che Marte 1 decadrà dall’orbita fra 31 ore. La buona notizia e che a quell’ora non sarai più lì. Contiamo di poter rimettere in funzione il motore principale la cui spinta ti farò uscire dall’orbita marziana. La squadra al suolo è presumibilmente perduta. Passo e chiudo.”
Su Marte, ancora sorpresi di essere vivi, I tre astronauti si sono rimessi dai sintomi di soffocazione.
Burchenal: “La terraformazione non si è neanche avvicinata alla creazione di un’atmosfera respirabile, giusto?”
Pettengill: “Giusto.”
Burchenal: “E il tasso di ossigeno era già in calo quando i sensori sono defunti, quindi come può esserci adesso più ossigeno di prima e senza alghe che lo creino, eh?”
Gallagher trova la radio dell’Habitat completamente distrutta.
Burchenal: “Statemi a sentire. Io ho visto qualcosa mentre cercavamo l’Habitat: quel robottino che mandarono qui nel ’97, avrà avuto una radio, no?”
Gallagher: “Sì.”
Burchenal: “Guarda: è a quattro chilometri da qui.”
Gallagher: “Presto farà buio e farà freddo.”
Burchenal: “All’alba, allora.”
Per potersi scaldare i tre accendono i resti dell’Habitat per fare un falò, ma nemmeno questo sarebbe in realtà sufficiente. Abbiamo dei dati estremamente precisi sulla zona dove sono i nostri eroi e questi dati provengono proprio da quel “robottino” lanciato nel 1997, il riferimento è esatto perché alle 19:05 del 4 luglio 1997 il “Mars Pathfinder” atterrò su Marte. Si trattò, come abbiamo detto di un atterraggio molto simile a quello compiuto dagli astronauti del film in quanto la sonda precipitò letteralmente sul pianeta alla velocità di sette chilometri e mezzo al secondo dopo che un paracadute e un sistema di razzi ne avevano rallentato la caduta. Pochi istanti prima di toccare il suolo marziano, gli airbag di cui era dotato si gonfiarono e attutirono l’impatto con il terreno, proteggendo strumenti e veicolo che si trovavano all’interno. La sonda, dopo aver rimbalzato varie volte, si fermò definitivamente sul suolo del pianeta. Gli strumenti erano però già in funzione ancora prima che la navicella arrivasse al suolo rilevando dati sulla composizione dell’atmosfera marziana e fu in questo modo che gli scienziati a Houston poterono constatare che, a circa 80 chilometri dalla superficie di Marte, c’era una temperatura estremamente bassa: circa 175 gradi sotto zero. Il posto scelto per l’atterraggio, lo stesso quindi dove sono ora Gallagher e gli altri, si chiama “Ares Vallis” ed è situato in quello che si presumeva fosse il letto di un deposito alluvionale, a una latitudine di circa 19 gradi a nord dell’equatore. Fatte le debite proporzioni è come se fosse atterrato in Messico. Su Marte, in quella zona, all’epoca dell’atterraggio era piena estate per cui la temperatura che fu rilevata in tutto il periodo della missione oscillò tra i meno settantotto gradi per la notte e i meno otto per il giorno, per cui, nelle migliori condizioni possibili e senza adeguata protezione è impossibile non congelare la notte.
Aimee riesce a raggiungere gli astronauti, ma il suo processore è danneggiato e come i tre parlano di smontarla, reagisce portandosi in modalità militare, ferisce Burchenal e fugge nella notte.
Pettengill: “Gallagher, che succede?”
Gallagher: “E’ in modalità militare, lo schianto l’avrà riattivata.”
Pettengill: “Perché ci si è rivoltata contro?”
Gallagher: “Volevamo ucciderla, ci considera nemici.”
Burchenal: “Che figlio di puttana!”
Gallagher: “Coraggio…”
Pettengill: “Resettala.”
Gallagher: “Ci ho provato, non obbedisce… (Esamina ai raggi X la ferita di Burchenal) Costola rotta…”
Burchenal: “Dimmi una cosa che non so. Perché non ci ha finiti? Ci aveva in pugno.”
Gallagher: “Sta giocando alla guerra, tattiche di guerriglia. Questo è un trucco dei Vietcong: ferire uno dei nemici, gli altri, per aiutarlo saranno più lenti. Il guaio è che giocherà anche a cerca e distruggi e verrà ad ucciderci uno ad uno”.
Gallagher e Pettengill tirano su Burchenal mentre Aimee si allontana ricongiungendosi con il suo drone.
La notte sta per finire, tre si alzano e assistiamo così al primo inquinamento, tramite urina umana, del suolo marziano.
A bordo della Marte 1 Bowman sta collaudando i motori dopo aver eseguito le istruzioni da casa.
Bowman: “Houston: luce verde per sistema d’accensione, ripeto: accensione efficiente… grazie ragazzi per esservi tanto prodigati… Per premere quel bottone c’è tempo, quindi cercherò la squadra all’alba… lo so, sono morti, ma è una cosa che devo fare… chiudo.”
Lucille: “Trasmetto.”
I tre sono arrivati davanti alla piccola sonda e iniziano a smontarla.
Gallagher: “Favoloso. E’ un modem superato da cinquant’anni che lavora su una frequenza che non usiamo in questa missione, ma… meglio che gridare al vento…”
Astronave Marte 1.
Bowman li sta ancora cercando, ma deve arrendersi all’evidenza dopo non averli visti nemmeno all’Habitat distrutto…
Bowman: “Houston da Marte 1. Configurerò Marte 1 per l’orbita finale ad effetto fionda che consentirà il ritorno sulla Terra…”
Lucille: “Trasmetto.”
Intanto Gallagher e Burchenal sono riusciti a montare una sorta di radio e chiamano in continuazione senza ricevere risposta per due ore.
Sull’astronave Bowman sta iniziando le procedure per lasciare l’orbita.
Houston: “Marte 1 qui Houston… Comandante, un radiotelescopio puntato nella tua direzione ha captato qualcosa… Non crederai alle tue orecchie, ma prima devi sintonizzarti su una frequenza che non usiamo da almeno cinquant’anni.”
Su Marte Gallagher si è stancato di provare e sta per lanciare via la radio.
Bowman: “Squadra al suolo su Marte qui Marte 1, mi sentite? Cambio. Squadra al suolo qui Marte 1, mi sentite? Cambio.”
Gallagher riesce a riacchiappare al volo la radio.
Gallagher: “Bowman… Bowman!”
Bowman: “Gallagher, sei vivo?”
Gallagher: “Già, e sento che ce l’hai fatta anche tu.”
Bowman: “So che l’Habitat è distrutto. Com’è la situazione?”
Gallagher: “Ora sono vicino a quel vecchio robottino di cui non ricordo il nome con Burchenal e Pettengill. Niente cibo e acqua, Aimee è impazzita e… ah, già, respiriamo…”
Bowman: “Ma… come fate? Il livello di ossigeno è… no, non è possibile!”
Gallagher: “Non so che dirti, ma è così.”
Bowman: “Ho visto un corpo accanto al MEV, chi è?”
Gallagher: “Hai visto Chantilas, anche Santen se ne è andato.”
Bowman: “Come è successo?”
Gallagher: “Pettengill dice che lo ha visto gettarsi giù da una rupe… Ecco, adesso hai il quadro… Non resisteremo a lungo, spero che tu abbia idee perché noi le abbiamo esaurite.”
Bowman: “Va bene, fammi ragionare. Vi richiamo io.”
Burchenal: “Forse ha una bacchetta magica.”
Il Comandante si mette in contatto con la Terra.
Bowman: “Houston, ho tre uomini vivi e vegeti su Marte, riportiamoli a casa, va bene?”
Su Marte, i tre sono accampati accanto al Sojourner, la sonda a batteria che aveva esplorato la zona circostante e si stanno scervellando per capire il mistero dell’ossigeno su Marte.
La soluzione per recuperarli esiste, ma non è né facile né comoda.
Bowman: “…Sì, ti sembrerà assurdo, ma è l’unica speranza che avete.”
Gallagher: “Cento chilometri a piedi fino ad una vecchia sonda russa per la raccolta di campioni mai decollata e forse in avaria? Potevi farla più difficile.”
Bowman: “La sonda si chiama Cosmos. Houston ha trovato il progettista, Borokovski, ha un alimentari a Brooklyn. Secondo lui potete reimpostare la sequenza di lancio direttamente sul posto.”
Burchenal: “Un ex ingegnere missilistico specializzato in lancio di… sandwich? Elettrizzante…”
Bowman: “Ora viene il peggio: avete solo diciannove ore per raggiungerla e staccarvi dal suolo.”
Gallagher: “Ah, bene. Ritiro quello che ho detto sulla scarsa difficoltà.”
Bowman: “Userò il propellente del serbatoio A per mantenere l’orbita così a lungo, non potrò bruciarne di più o a Marte 1 non basterà per rientrare.”
Gallagher: “Va bene. Mi serve la direzione. Dove devo andare?”
La radio è stata collegata alla tuta, in questo modo, sullo schermo, Bowman può vedere quello che lui vede.
Bowman: “Allora, prova a girarti alla tua destra… a ore cinque… Dritto così.”
Gallagher: “D’accordo, ho capito.”
Bowman: “Ora vi lascio, ho da fare, presto sarò in blackout. Vi chiamo quando esco dalla zona d’ombra.”
Da dietro un costone di roccia Amee segue i loro movimenti. La marcia dei tre prosegue. Pettengill indica loro un punto della vallata marziana.
Pettengill: “Cos’è? Laggiù… come se il terreno si muovesse.”
Gallagher: “Non vedo niente.”
Pettengill: “Ora è sparito ma… ho visto qualcosa…”
E, in effetti, qualcosa si stava muovendo…
Bowman si rimette in contatto radio con Gallagher mentre questi proseguono la marcia.
Bowman: “L’unico spazio utile sulla Cosmos è il vano per i campioni di roccia.”
Gallagher: “Ah, confortevole…”
Bowman: “E’ molto angusto, sia Borokovski che Houston hanno studiato come farci entrare tre persone in tutti i modi, solo che… ce ne entrano due e non di più… due a malapena.”
Gallagher si è fermato e Burchanal lo supera.
Burchanal: “Sempre dritto, eh?”
Gallagher: “Sì… dritto…”
Bowman: “Mi dispiace tanto…”
Gallagher: “Va bene… si vedrà.”
Per far provare meno dolore a Burchanal, Gallagher, a causa della costola rotta dal droide quando sono stati assaliti, gli fascia il petto con dello scotch metallizzato e poi lo aiuta a camminare facendolo appoggiare a lui canticchiando una vecchia canzone dei Rolling Stones.
Cala la sera sulla zona dove sono gli astronauti, ma un altro pericolo si sta avvicinando…
Lucille: “Comandante, un vasto sistema di bassa pressione si avvicina all’equipaggio. Pressione atmosferica 820 Millibar.”
Bowman: “Ragazzi, sta venendo dalla vostra parte una tempesta vasta quanto il Montana, avanza veloce, perderemo il segnale tra qualche istante, trovate rifugio immediatamente, correte!”
I tre trovano un anfratto e vi entrano, mettondo delle pietre davanti all’ingresso per assicurare un minimo di chiusura. Amee sta avanzando nella tempesta verso di loro e il suo schermo analizza il fenomeno.
TEMPERATURA –51° F – DIREZIONE VENTO SO – VELOCITA’ RAFFICHE 273Km/h
Burchanal: “Quanto dista la Cosmos da qui? Ehi…!”
Scuote con la spalla Gallagher che si stava appisolando.
Gallagher: “Cosa?”
Burchanal: “La Cosmos… quanto è lontana?”
Gallagher: “Cinque… sei ore… Diciamo cinque.”
Burchanal: “Ci resteranno quattro ore per tentare il lancio, non contando il tempo perduto qui. Questo Borokovski… spero abbia buona memoria… Non ci sarà tempo per un piano B.”
Amee avanza e, grazie al suo visore a infrarossi, individua i tre dentro la grotta, ma deve accucciarsi per resistere al vento.
Gallagher: “Solo due di noi saliranno sulla Cosmos…”
Burchanal: “Cosa?”
Gallagher: “La sonda può accogliere soltanto due persone. Sarete voi a partire. Concluderete la missione comunicando a terra i dati e le scoperte fatte qui. Arrivati alla Cosmos la rimetterò in sesto e ci saluteremo… Potrebbe fare cilecca, è russa, non ve lo scordate, vi staccherete dal suolo, esploderete, e io vivrò più di voi.”
Burchanal ride, una risata quasi isterica, ma Pettengill è molto serio.
Pettengill: “Sei nobile, Gallagher, ma non so perché non ci credo molto.”
Gallagher: “Ma di che parli?”
Pettengill: “Lui m’incolpa della morte di Santen, tu che ne pensi, Gallagher? Ti fidi di me? Ti fidi? …Coprimi le spalle e io copro le tue…”
Burchanal: “Io lo dico, non mi fido di te.”
Pettergill: “Ma lascerai il tuo amico qui a morire e partirai con me?”
Gallagher: “Sì, esatto… E’ quello che farà.”
Astronave Marte 1.
Bowman cerca di chiamarli ma senza risultato. Delle gocce che cadono dall’alto dell’anfratto svegliano Gallagher. Pettengill è sparito e ha preso la radio. L’astronauta sta correndo verso la sonda, ma Amee lo intercetta mostrando la scena della sua uccisione sul visore nel braccio della tuta di Gallagher. Ora devono uscire anche loro e cercare di recuperare la radio.
I due superano un leggero dislivello e il terreno cambia di colpo.
Burchanal: “Aspetta, queste sono alghe… Ci sono alghe qui… Perché qui sì e altrove no?”
Gallagher: “Non c’è tempo ora, ecco Pettengill.”
Recuperano la radio dal cadavere martoriato dell’astronauta e Gallagher si allontana di qualche passo per cercare di collegarsi con Bowman. Burchanal nota la stranezza del casco chiuso di Pettengill e sente anche uno strano rumore. Avvicina l’orecchio al casco e noi, dall’interno, notiamo una strana creatura che esce dalla pelle del cadavere. Burchanal non si è accorto di nulla e usa la piccola fiamma ossidrica portatile per aprire il casco, ma le scintille causano una serie di piccoli fuochi d’artificio che come proiettili scuotono e forano il cadavere di Pettengill dall’interno disperdendosi nell’aria. Burchanal viene scaraventato indietro nel terreno, si gira e si trova faccia a faccia con un marziano (animazione computerizzata).
Burchanal: “Sono una specie di scarafaggi, con le scintille hanno preso fuoco. Si nutrono di alghe. Adesso capisco: le alghe spariscono perché se le mangiano… vieni qui carognetta… (ne prende un paio dentro un contenitore). La vita non era assente, mi sbagliavo… dove c’è aria e acqua c’è vita.”
Gallagher: “E’ prudente portare quel coso con noi?”
Burchanal: “Non capisci l’importanza che ha?”
Gallagher: “Sono un semplice inserviente…”
Burchanal: “Senti, la Terra perde ossigeno, hai visto loro come ardono? Lo creano. Mangiano alghe e creano ossigeno, finalmente ho capito. Te lo dicevo che avrei risolto il mistero.”
Gallagher: “Ma perché stanno qui?”
Burchanal: “Perché qui c’è qualcosa da mangiare.”
Mentre Gallagher perde qualche istante per osservare estasiato un prato verde che non vede da bambino, Burchanal si accorge che perde sangue dal naso e dalla bocca, quindi dalla mano e si rende conto della orribile realtà. Cade in ginocchio mentre centinaia di quelle creature salgono sulla sua tuta.
Burchanal: “Gallagher!”
Gallagher: “Burchanal!”
Burchanal: “Mi mangiano. Ce li ho nella tuta! …Resta lì!”
Si toglie la cartuccia con la bombola e gliela getta.
Burchanal: “Ti serve l’aria per il lancio. (Gli getta il contenitore) Gallagher, portalo sulla Terra, termina la missione. Ora dipende tutto da te. Rimettiti il casco, non voglio fare la fine di Pettengill…”
Burchanal accende la mini torcia e la getta ai suoi piedi. Una violenta fiammata distrugge lui e tutti gli scarafaggi in una subitanea reazione a catena infuocata. Il fenomeno viene avvistato da Lucille e Bowman chiama la squadra.
Riesce a far muovere uno stanco e demotivato Gallagher. Ora mancano 55 minuti al distacco orbitale e Gallagher prosegue faticosamente la sua marcia verso la sonda russa e la trova dentro un piccolo bacino.
Gallagher: “Bene, che faccio adesso?”
Bowman: “La cassa dei campioni, scaricala.”
Gallagher: “Fatto, che altro?”
Bowman: “Trova il terminale di servizio… C’è una scritta…”
Gallagher: “Una scritta?! Ah, già, in russo…. Ahm trovato! E’ lui, e ora?”
Bowman: “Connetti la radio alla Cosmos, trasferirò quello che ti serve via modem.”
Gallagher: “Funziona ancora, vai.”
Bowman: “Il programma diagnostico lo hai ricevuto?”
Gallagher: “Sì, ce l’ho.”
Bowman: “Allora, la sonda ha solo due regolazioni: On e Off. In posizione On, così com’è, punterebbe verso la Terra e senz’aria tu faresti poca strada, a noi basta la spinta per rientrare in orbita. L’ho ricalcolata in base al peso di una sola persona. Puoi togliere due litri da ogni serbatoio… c’è uno spurgo centrale.”
Gallagher: “Non potevano mettere un indicatore di livello?”
Bowman: “Uscita dal cono d’ombra non ti sentirò più. Ci restano 49 minuti, sta zitto e lavora!”
Gallagher: “Fatto, che altro?”
Bowman: “Lancia la diagnostica. Non premere tasti con la scritta accensione.”
Era impossibile che non ci fossero problemi e, infatti eccoli… puntuali.
Bowman: “Gallagher!”
Gallagher: “Batteria andata.”
Bowman: “Cazzo!”
Gallagher: “Non c’è abbastanza energia… E’ insufficiente per il lancio.”
Bowman: “Non c’è niente lì che tu possa usare?”
Gallagher: “Non lo so, ora guardo e vedo se per caso c’è un traliccio dell’alta tensione… No, solo rocce… morirò su questo pianeta.”
Bowman: “Ora cerco il modo di ritardare il rientro poi troveremo un’altra via.”
Gallagher: “Per mantenerti in orbita dovresti accendere… Non puoi… Devi andartene, quanto manca al blackout?”
Bowman: “Circa un minuto.”
Gallagher: “Va bene, devo dirti alcune cose: c’è vita su Marte, insetti… Non ti so dire da dove vengano, ma hanno mangiato le alghe e gran parte dell’Habitat, ma la vera notizia è… è che creano ossigeno, non so come, ma Burchenal diceva che potrebbero salvare la Terra perciò che mandino di corsa qualcuno quassù, ma che stiano attenti perché questi affari divorano tutto.”
Lucille: “Trenta secondi, Comandante.”
Gallagher: “Non ho altro da dire, a parte, forse, che odio questo pianeta e che mi manca la Terra e mi mancano tante altre cose… io… mi mancherai tu… che fai? Non dici niente? Dovevo baciarti…”
Bowman: “Sì, avresti dovuto baciarmi…”
Lucille: “Contatto radio interrotto, Comandante.”
Gallegher: “Addio…”
Alza gli occhi sentendo un rumore, il drone sta passando quindi questo vuole dire che sta arrivando anche Amee.
Gallagher: “Ecco il mio traliccio dell’alta tensione. Vieni a prendermi… ti ruberò le batterie, tesoro…”
Versa del carburante dentro a uno scomparto della sonda poi prende due fili e versa in giro dell’altro propellente. All’improvviso si trova davanti Amee che è scesa silenziosa dall’alto della sonda stessa, collega i fili, la fiammata scaraventa in avanti il contenitore di minerali che colpisce Amee, quindi il paracadute della sonda lo avvolge e Gallagher accende il carburante con un’altra scintilla (ma la batteria della sonda non era scarica?).
Gallagher si avvicina prudentemente al robot che ha attivato il dispositivo di autodistruzione e infatti il drone si sta dirigendo su di lei a tutta velocità, l’astronauta sfila allora la pila appena in tempo e scansa l’esplosione tra Amee e il suo drone. Quindi innesta la batteria tolta al robot e sale sulla sonda.
Gallagher: “Si torna a casa… Fottuto pianeta!”
La sonda si lancia nello spazio e sale pur iniziando a perdere pezzi. La piccola scorta d’ossigeno rimasta nella cartuccia di Burchenal è finita e l’astronauta sta boccheggiando. La sonda raggiunge l’orbita marziana, i calcoli erano incredibilmente giusti.
Lucille: “Attenzione: oggetto su percorso orbitale.”
Bowman: “Oh, mio Dio, è Gallagher! Annullare! Correzione manovra orbitale, modifica angoli di beccheggio, imbardata e rollio. 16mm accensione!”
A bordo della sonda Gallagher non dà segni di vita quando Bowman, in tuta spaziale, ha aperto il boccaporto e gli ha puntato contro un laser per calcolare la distanza.
Lucille: “Bersaglio inquadrato a 0,3 chilometri. Abbiamo solo cinque minuti prima che Marte 1 esca dall’orbita, Comandante.”
Agganciatosi a un cavo la ragazza viene spinta nello spazio con estrema precisione e le sue mani sia aggrappano ai resti della capsula.
Bowman: “Recupero. 90mm accensione!”
Lei e la sonda entrano dal grande boccaporto e poco importa se la sonda demolisce mezza stiva, la preoccupazione di Bowman ora è un‘altra.
Bowman: “Sigilla! Atmosfera d’emergenza, presto!”
Lucille: “Atmosfera ripristinata.”
Kate estrae Gallagher dalla sonda, gli toglie il corpetto della tuta e comincia a fargli un massaggio cardiaco.
Lucille: “Collegamento a computer tuta, parametri vitali Gallagher negativi. Bioscan rileva arresto cardiaco.”
Un buon massaggio cardiaco rimette in sesto il nostro eroe che riprende i sensi.
Gallagher: “Indovina… ho visto Elvis.”
Bowman: “Torniamo a casa Lucille.”
Mentre la nave spaziale sta abbandonando l’orbita di Marte, Lucille sta esaminando le piccole creature che Gallagher si è portato dietro.
Gallagher: “Difficile credere che siano molti, ne è valsa la pena, secondo te?”
Bowman: “Houston pensa di sì. Sulla Terra ti considerano un eroe, Gallagher.”
Gallagher: “Le vie del Signore sono misteriose…”
Le mostra un piccolo sasso marziano.
Bowman: “Hai portato un souvenir?”
Gallagher: “E’ per la nipote di Chantilas. Lui aveva fede.”
Bowman: “Tu non sei come pensavo…”
Bowman: “Niente è andato come avevamo previsto, ma l’equipaggio, esseri umani, nel bene e nel male, ha compiuto la missione. Forse Chantilas aveva ragione, forse la scienza non è in grado di chiarire tutto, io questo non lo so, ma quali che fossero le forze in gioco noi abbiamo trionfato e a me, ora, restano sei mesi prima del ritorno sulla Terra per conoscere un certo inserviente…”
Marte si allontana nel buio dello spazio…
In una scena tagliata Chantilas parla della sua nipotina di sei anni e alcune conversazioni tra lo stesso Chantilas e Burchenal e Pettengill, avvengono in quella che viene chiamata serra, da quello che si vede, grazie a un’immagine miserella di qualche vaso fiorito.
Quando Pettengill scopre che non riesce a vedere la Terra, Chantilas gli chiede se gli piace la pancetta e alla risposta affermativa di quest’ultimo gli dice che ne è goloso anche lui e quando chiude gli occhi può immaginare il ristorante nel quale gli servono della pancetta fumante e gustosa, ne può sentire l’odore ed il sapore… così è per la Terra, bastano gli occhi dell’ immaginazione.
La produzione del film è stata oggetto di numerosi episodi circa il rapporto litigioso tra i co-protagonisti Tom Sizemore e Val Kilmer. La reputazione di Kilmer di essere una persona “difficile” era già ben consolidata, anche se i due attori erano stati amici. Qualcuno ha riferito a Kilmer che la produzione aveva pagato la macchina per fare esercizi di Sizemore. Alle proteste di Kilmer, Sizemore ha risposto gettando un peso di 50 libbre a Kilmer che non riuscì a sostenerlo. I due si sono poi rifiutati di parlare tra loro e addirittura di venire sul set se l’altro era presente, rendendo necessario l’uso di controfigure per girare le scene che coinvolgevano entrambi gli attori, e il loro rapporto era diventato così ostile che, si dice, che uno dei produttori abbia chiesto a Sizemore di colpire Kilmer in faccia durante una lotta, ma questi si è invece limitato a un colpo nel petto. Sizemore ha descritto poi il film come uno dei suoi rimpianti per la carriera ma ha anche affermato che, in seguito, lui e Kilmer si sono riconciliati.
Il film fu girato in contemporanea con Mission to Mars, prodotto dalla Walt Disney. Ma mentre la Disney fu presa dalla frenesia di uscire prima del concorrente, la casa produttrice di Pianeta rosso, la Warner Bros., preferì seguire le richieste del responsabile degli effetti speciali, Jeffrey A. Okun, che aveva bisogno del giusto periodo per poter fare completare gli effetti digitali.
Il film fu girato in diverse location. Nella prima parte delle riprese, le montagne di Marte furono “interpretate” dalla località di Wabi Rum, in Giordania. “La temperatura media era di 46 gradi”, ricorda Tom Sizemore, “indossavamo tute spaziali di 10 chili, in pelle, che non permettevano la traspirazione. E in più i caschi! (…) Eravamo isolati (…) non c’era alcuno contatto con il resto dell’umanità, a parte la troupe, il che creava un senso di claustrofobia. Era un bene per il film, ma qualcuno la visse male”.
La parte relativa al deserto di Marte invece fu girata a Coober Pedy, nell’outback australiano, famosa per le sue tempeste di sabbia, utili per le esigenze del film, così frequenti che quasi tutte le costruzioni della città sono sotterranee.
Prima di interpretare Pianeta rosso, Sizemore lavorò a un progetto non realizzato sulla vita di Buzz Aldrin. Per l’occasione conobbe un vero astronauta, David Scott, e questo gli servì per caratterizzare Burchenal, da Sizemore definito un misto di “spavalderia e umiltà”. Secondo l’attore la vera dote di un astronauta è “la grazia sotto pressione, la compostezza quando tutto va storto”. La NASA però non fu d’accordo proprio con l’immagine che il film dà degli astronauti. Soprattutto non gradì che fra loro ci fossero liti persino mortali, e così ritirò la collaborazione accordata all’inizio della lavorazione.
Il regista è il sudafricano Anthony Hoffman. Dopo aver girato molti spot e documentari in patria, si trasferì in America. Un suo spot per la Budweiser attirò l’attenzione della Warner, che gli propose un copione intitolato Alone, scritto da Chuck Pfarrer. Hoffman lo ricorda così: “Era su due astronauti, un russo e un americano, su Marte. Era davvero irrealizzabile: due persone? Così proposi allo studio un film basato su Platoon, un gruppo di personaggi e quel che succede a loro”. Come spesso capita a Hollywood, Alone fu così riscritto da vari sceneggiatori, fino a diventare Red planet. Hoffman rielaborò il soggetto partendo dall’idea della terraformazione, la creazione di un’atmosfera su Marte vivibile per l’uomo, e il lavoro con gli sceneggiatori ruotò attorno a questa premessa. Uno di questi, Jonathan Lemkin, ottenne la consulenza di Michael Hecht, direttore di un progetto di terraforming marziano per il Jet Propulsion Laboratory, con un intenso scambio di email. “Non importa quanto ridicole fossero le mio domande”, racconta Lemkin, “Michael trovava sempre il tempo di rispondermi”. Lo sceneggiatore ammette però che non sempre la veridicità scientifica è stata rispettata: “Cercammo di trovare un equilibrio fra la realtà scientifica e quel che può essere mostrato in un film”. Il che spiega ad esempio perché gli astronauti del film non volteggiano a gravità zero nel loro volo spaziale: secondo Lemkin sarebbe stato troppo complesso e costoso girare una parte del film così lunga in quelle condizioni.
La scena in cui Gallagher saluta il comandante Bowman credendo di essere in punto di morte è ispirata a una tragica vicenda reale. Il 10 maggio 1996 l’alpinista Rob Hall, dopo aver raggiunto la cima del monte Everest, rimase intrappolato da una tormenta; morì il giorno dopo, ma prima riuscì a parlare con la moglie con un telefono satellitare.
Hoffman disse di non aver concepito Pianeta rosso come un film di fantascienza, ma piuttosto come un film di guerra, incentrato su eroi legati tra loro da valori forti, dediti alla causa in cui credono, e di aver avuto i war-movies di Samuel Fuller come modello di regia.
(2 – continua)