STEFANO ORLANDO PURACCHIO

Uscito recentemente per Demian Edizioni con il secondo volume della sua trilogia a metà fra western e fantasy intitolata IO E IL SIGNOR OZ, Stefano Orlando Puracchio da anni si divide fra il giornalismo e la narrativa, fra la musica e il fantastico, riuscendo bene in entrambe le cose. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo per conoscerlo meglio: ecco cosa ci ha raccontato.

A NEANCHE UN ANNO DI DISTANZA DAL TUO ESORDIO IN VESTE DI NARRATORE, TORNI CON “UN MAESTRO PARTICOLARE”. LA SAGGISTICA MUSICALE È ORMAI UN LONTANO RICORDO?

No, la saggistica musicale non verrà mai abbandonata.

Parafrasando Don Bastiano nel “Marchese del Grillo”: “Io sono stato consacrato giornalista e giornalista rimango, fino alla morte”. Quello che però è successo, dopo l’uscita del “Manuale Minimo del Rock Progressivo”, è che ho sentito (e sento ancora) il bisogno di mettere da parte per un po’ il giornalista e il divulgatore ed esplorare nuove strade. Come la letteratura. Anche perché, è successo un fatto che mi ha fatto molto riflettere e che devo ancora metabolizzare bene: l’avvento (e la consacrazione) del maestro Domenico Bini.

Qualcuno potrebbe trovare della facile ironia. Ma sarebbe un errore. Sfido io a trovare, allo stato attuale delle cose, un artista come Bini: innovativo e incredibilmente prolifico. Innovativo perché è riuscito a superare, con i suoi brani “in lingue”, persino il Kobaiano di Christian Vander dei Magma. Cosa che non credevo umanamente possibile. Prolifico perché, praticamente, pubblica su YouTube una media di tre brani al giorno. Nonostante la mostruosa quantità di brani pubblicati vada a inficiare la qualità di molte sue composizioni, quando tornerò a occuparmi di saggistica musicale, non potrò esimermi dal parlare, in qualche modo, del fenomeno Bini. Però, al momento, preferisco occuparmi del mio progetto: “Io e il signor Oz. Che, con l’uscita del secondo volume, “Un maestro particolare”, si avvia a diventare una trilogia.

“IO E IL SIGNOR OZ” ERA UNA RACCOLTA DI RACCONTI, “UN MAESTRO PARTICOLARE” È UN ROMANZO. È QUESTA L’UNICA DIFFERENZA?

Sì, perché in questo nuovo libro ritroviamo non solo le stesse atmosfere ma anche tutti i personaggi principali che abbiamo imparato a conoscere (e, si spera, ad amare) nel libro precedente. La storia è ovviamente nuova, i nostri eroi dovranno affrontare nuove sfide. Tuttavia non c’è alcun gap temporale: “Un maestro particolare” parte esattamente subito dopo “Io e il signor Oz”. Il mitico sceriffo Joe, la simpatica infermiera Jana e il ricco (e brontolone) possidente Baxter sono sempre gli stessi. Anche se, questa nuova avventura, li metterà a dura prova. Specifico che non serve aver letto il primo libro per apprezzare “Un maestro particolare”. Anche se, leggere il libro precedente, permette al lettore di godersi meglio la storia.

PASSARE DAL RACCONTO AL ROMANZO, DALLA NOVELLA ALLA NARRAZIONE PIÙ LUNGA ED ESTESA, NON È AFFATTO FACILE. È COME – PER CITARE IL PROGRESSIVE CHE HAI STUDIATO – NEL RAPPORTO TRA LA CANZONE E LA SUITE?

Durante la presentazione di “Io e il signor Oz”, la gentile dama che mi ha intervistato ha avanzato un’ipotesi a cui non avevo pensato: ovvero che i miei racconti fossero in realtà come le tracce di un album. Tutte tracce indipendenti ma legate da un filo conduttore: il mood e i protagonisti del libro. Quella gentile dama mi ha praticamente detto che non avevo scritto una raccolta di racconti bensì un “concept album” di carta. La cosa mi ha sorpreso.

Riflettendoci poi a mente fredda, in effetti, è probabile che l’essermi occupato per così tanti anni di Rock Progressivo mi abbia portato a utilizzare la stessa struttura che i musicisti Prog hanno usato (e usano) per i loro dischi. In “Io e il signor Oz” c’è una “suite” all’inizio (il racconto principale), una “mini suite” e tanti altri racconti a seguire di lunghezza via via sempre più contenuta. Se vogliamo prendere per buona quest’idea, allora, “Un maestro particolare” potrebbe essere definito non tanto come un romanzo ma come un’unica grande suite. Fortunatamente (per i lettori) più simile a “Thick as a brick” che a “Tales of topographic oceans”.

NEL PRECEDENTE LIBRO FANTASY E WESTERN SI AVVICINAVANO. SE DOVESSI USARE “TAG” DEL GENERE, “UN MAESTRO PARTICOLARE” DOVE LO COLLOCHERESTI?

Più che di tag parlerei di percentuali. “Un maestro particolare” è al 75% western e al 25% fantasy. La componente fantasy era molto più presente (oserei anche dire fondamentale) in “Io e il signor Oz”. In fondo, il primo racconto, è un omaggio a Frank Baum e al suo famoso libro “Il meraviglioso mago di Oz”.

Tuttavia, come alcuni saggi critici hanno notato, dopo il primo racconto-tributo, mi sono allontanato dai temi di Baum per consolidare ed espandere il mio universo narrativo. Un po’ perché non volevo finire schiavo dell’opera di Baum. E un po’ perché, il mio, è un universo narrativo nuovo e originale che si è “accidentalmente” scontrato con quello di Baum. Omaggiare un grande della letteratura è cosa buona e giusta. Indugiare troppo su quanto ha scritto un altro autore, invece, no. D’altronde, se i lettori si trovassero a dover scegliere tra leggere un originale o una copia (per quanto buona), sceglierebbero giustamente l’originale.

Ecco quindi la necessità, dopo il tributo, di allontanarmi da Baum e offrire nuove storie, nuovi personaggi e nuove location. Indubbio che i miei personaggi siano stati pesantemente influenzati dalla “scampagnata” nel Regno di Oz. Ad ogni modo, la scelta di optare solo per una “toccata e fuga” nel mondo di Baum è stata azzeccata. Infatti, i lettori di “Io e il signor Oz”, sebbene abbiano gradito “l’incursione” nel regno di Oz, mi hanno sempre posto domande su Joe, Jana e Baxter (i miei personaggi) e molto raramente su Baum e il suo mondo.

SIA IN QUESTO CHE NEL PRECEDENTE LIBRO È EMERSA UN’IDEA FORTE, QUELLA DI UN “UNIVERSO NARRATIVO”, COME SE TU PUNTASSI ALLA CREAZIONE DI UN TUO IMMAGINARIO NEL QUALE ACCOMPAGNARE IL LETTORE…

“Io e il signor Oz” ha posto le basi per la creazione di un nuovo universo narrativo. Come esiste quello del “commissario Montalbano” o quello del “vicequestore Rocco Schiavone”; con la pubblicazione di “Un maestro particolare” ho, di fatto, portato avanti l’universo narrativo dello “sceriffo Joe Sneaky Brown”.

Ricordo che quel “Io” nel titolo è proprio lo sceriffo Joe. Quindi, in sostanza, la saga di “Io e il signor Oz” parla di tutte le cose che sono successe a Joe dal momento in cui ha disgraziatamente/fortunatamente incontrato il mago di Oz in poi.

“UN MAESTRO PARTICOLARE” È UNA STORIA LEGGERA MA NON BANALE: QUAL È IL SEGRETO PER NON SCIVOLARE NEL PREVEDIBILE E NELLO SCONTATO?

Non credo che esistano ricette universali. Personalmente, cerco di porre una maggiore attenzione su tre cose. La prima è la caratterizzazione dei personaggi principali. Se riesci a rendere i protagonisti di una storia veramente tridimensionali (e non delle macchiette) il resto viene un po’ da sé. La seconda cosa è applicare il motto “Show, don’t tell”. Meglio mostrare una situazione (e lasciare che il lettore si crei una propria immagine mentale) che descrivere nei minimi particolari una situazione. La terza cosa giocare con le parole. A esempio, mi sono ritrovato a dire qualcosa tipo: “Allo sceriffo bastò un’occhiataccia per tenere a bada i bollenti spiriti dei vecchietti”. Rileggendo, però, ho pensato: “Perché, visto che si parla di vecchi, non trasformare i “bollenti spiriti” in “bolliti spiriti”?”. Qualcuno potrebbe pensare che questa terza cosa sia in contrasto con lo “Show, don’t tell”, che porre maggiore attenzione alle “parole” distolga l’attenzione sulle “cose”. Ma c’è una differenza abissale tra il sostituire una singola parola e scrivere dieci cartelle solo per dire che un personaggio è entrato, ad esempio, in una stanza…

SAGGIO, RACCONTO, ORA ROMANZO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO DI PURACCHIO?

Dopo “Io e il signor Oz” e “Un maestro particolare – Io e il signor Oz volume 2”, l’obiettivo è quello di scrivere “Io e il signor Oz volume 3”. Con la speranza di pubblicarlo nel 2021. Così la trilogia sarà completa. E potrò valutare se cominciarne una nuova oppure scomodare il maestro Bini per una monografia.

A cura della redazione di Demian Edizioni