RITORNO AL PIANETA ROSSO (2000) – PARTE 04
SPACE COWBOYS (Space Cowboys)
A volte anche i vecchi astronauti decrepiti possono essere utili. Capita in Space Cowboys di Clint Eastwood, perché un vecchio e pericoloso satellite russo sta per cadere in territorio americano e se ciò accadesse sarebbe un disastro. Nessuno, meglio di alcuni vecchi ex astronauti, conosce quel tipo di tecnologia. Toccherà quindi a loro andarsene nello spazio per disinnescarlo.
La sceneggiatura del film, scritta da Ken Kaufman, Howard Klausner e dal co-produttore Andrew Lazar, fu terminata poco prima che venisse annunciato il ritorno nello spazio dell’astronauta veterano John Glen, nel 1998. Questo contribuì non poco a rendere credibile il soggetto e a convincere Clint Eastwood ad accettarne la regia, quando Lazar gliela propose.
Il film si può dire che abbia avuto due scenografi. L’inglese Liz Radley fu responsabile dei fondali digitali del film egli si documentò visitando la NASA diverse volte. “Usai tutte accurate informazioni dalla NASA”, racconta Liz. “La mappa al centro traccia l’esatta posizione dello Shuttle, come nella realtà, sopra quale parte del mondo si trova, si aggiorna ogni secondo. Abbiamo seguito quello che fa la NASA, staccandocene solo quando necessario. Al Johnson Space Center facevo una domanda e subito rispondevano, dicendomi esattamente come e perché una cosa succedeva, e dicendomi in quali circostanze ne deviavi. Visitai il simulatore dello Shuttle”. Lo scenografo Harry Bumstead invece – oltre a reinventare un campo d’aviazione degli anni ‘50 per il prologo – costruì una copia esatta dello Shuttle, solo più lunga di quello reale di parecchi metri, per consentire alla troupe di lavorare agevolmente.
Eastwood è famoso per essere un regista “veloce”, capace di chiudere le riprese dei suoi film in un paio di settimane, grazie alla sua abilità nell’allestire i preparativi, ma anche al fatto che, essendo lui stesso attore, sa capire e prevenire le esigenze e le difficoltà della recitazione. La lavorazione di Space cowboys invece durò 62 giorni: i molti effetti speciali – una novità per Eastwood – causarono questo allungamento dei tempi.
La scelta dei quattro protagonisti (Eastwood, Tommy Lee Jones, Donald Sutherland, James Garner) fu lunga e laboriosa: Jack Nicholson, Warren Beatty e Sean Connery furono tra gli attori contattati per il film.
Le tute spaziali sono copie fedeli dei cosiddetti EMU (External Mobility Unit), effettivamente usati dalla NASA. Il costumista Chris Gilman si limitò ad abbassare l’altezza degli zaini per facilitare i primi piani.
(4 – continua)