BYRON RINK

Scrittore musicista, regista, narratore: Byron Rink è questo e molte altre cose. Recentemente ha realizzato la web serie horror FANTASMAGORIA e il successo di pubblico e di critica è stato unanime. Conosciamolo meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È BYRON RINK?

Questa può essere una domanda esistenziale, quindi è sempre complicato rispondere… ma se parliamo del mio pseudonimo direi che Byron Rink cerca da sempre di essere un creatore di mondi.

COME HAI COMINCIATO A OCCUPARTI DI MUSICA?

Ho cominciato ad approcciarmi alla musica molto presto. Mio padre registrava dischi in RCA. Giravo per gli studi talmente giovane che neppure rammento la mia prima volta. Ricordo però alcuni volti, in particolare Gianni Morandi, un tipo davvero alla mano. Mi regalò un pallone di cuoio così duro che potei usarlo soltanto dieci anni dopo. Era uno di quelli con le cuciture grosse che ti si stampavano sul collo del piede se calciavi forte. Ma i miei ascolti consapevoli arrivano con gli Iron Maiden. I primi dischi li comprai perchè comparivano nelle storie di Dylan Dog e perchè per un ragazzino le copertine dei loro dischi erano il massimo. Per anni nella mia testa hanno convissuto vari generi e sentivo questa confusione dei cantautori italiani d’infanzia con il sapore blues dell’hard rock americano. Poi però è arrivato Kurt Cobain che ha coinciso con la mia adolescenza. A quel punto è cambiato tutto e ho capito che volevo suonare anche io.

E QUANDO INVECE HAI DECISO CHE VOLEVI ANDARE OLTRE E SEI PASSATO ALLA REGIA?

Il mio primo film è più vecchio della mia prima chitarra. Dopo 30 anni ad attendere in un cassetto ho deciso di tirarlo fuori e inserirlo nello speciale di Halloween di FANTASMAGORIA, con tutte le sue imperfezioni… volute o inconsapevoli. E’ stato il mio modo per omaggiare vecchi amici.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO, CHE SIANO NEL CAMPO DELLA MUSICA O DEGLI AUDIOVISIVI?

I Dirtyfake sono stati una lunga parte della mia vita, mi hanno fatto conoscere persone davvero interessanti ma anche altre che francamente dimenticherei volentieri. Oggi vedo i limiti di quel percorso, però non rinnego nulla del mio passato, so di aver fatto il possibile, con passione. Sono comunque molto legato al periodo delle mie autoproduzioni letterarie, un momento particolarmente connesso al tempo che stavo vivendo. Era la fine degli anni ‘90, praticamente un mondo diverso con una forte sensibilità che ti scatenava qualcosa dentro.

RECENTEMENTE HAI IDEATO E DIRETTO “FANTASMAGORIA”, UNA NUOVA WEB SERIE, CREATA DURANTE IL PERIODO DEL LOCKDOWN E PUBBLICATA DAL CANALE YOUTUBE “OREDIORRORE”. CE NE VUOI PARLARE IN GENERALE E COME MAI LA SCELTA DI INTERNET?

La serie è il frutto di una catena di riflessioni probabilmente suscitate dalla clausura, ma ne parlavo con Alessio Giorgi di “Oredirorre” da mesi. Diciamo che era uno dei progetti che avevo in mente di realizzare e il blocco mi ha dato la spinta per cominciare, anche perché il tutto era pensato per essere concretizzato a costo zero. Comunque con Stefano Diaferia, Daniele Zaccardo e Alessio (i ragazzi di “Orefilm”) stavamo lavorando a una serie distopica chiamata “Deathscreen”… ma per quella ci volevano soldi e mezzi. Alla fine siamo approdati in rete proprio perchè non c’era modo di dialogare con i produttori durante la pandemia.

SCENDIAMO PIU’ NEL DETTAGLIO. COME E’ NATA L’IDEA DI MESCOLARE IL MISTERO, LO STORICO, IL DOCUMENTARIO E L’HORROR, COMBINANDO FILMATI DI DOCUMENTARI CON SCENE CINEMATOGRAFICHE?

Sono un grande ammiratore di Aaron Mahnke e trovavo il suo modo di raccontare storie affascinante e molto vicino al mio. La sua serie “Lore” mi aveva fatto accendere la lampadina. Al suo format ho soltanto inserito una maggiore cinefilia. I miei studi riguardano il cinema e giocare con i sottogeneri horror era una sfida troppo allettante. E’ stato un po’ come tornare a casa…

QUESTA SERIE TELEVISIVA ANTOLOGICA VUOLE SVISCERARE L’ORRORE CHE SI CELA DIETRO LA NORMALITÀ E RACCONTARE IL FOLKLORE SEPOLTO ITALIANO. OVVERO?

Come ogni cultura anche la nostra ha vicende spettrali molto interessanti ma serviva gente per raccontarle. La tradizione letteraria fantastica italiana si è interrotta intorno alla fine del 1700, spenta dalla politica e proprio da uno dei protagonisti del primo episodio della serie: Alessandro Manzoni, che si aggrappava alla Storia come unico strumento educativo. Niente di più sbagliato. Da Giambattista Basile dovremo attendere fino agli Scapigliati e a Dino Campana per avere qualcosa di rilevante da leggere in ambito fantastico. Questo buco secolare ha distanziato l’Italia dagli altri paesi europei, ne ha forgiato una materialità che chiude al fiabesco. L’idea era quella di tirare fuori le nostre trame dalla polvere della grande “Storia”, far uscire letteralmente gli scheletri dall’armadio! L’italiano è abituato alle sue rovine, le nostre città sono così pregne di narrazione che tutto questo ha finito per normalizzarci. Ma sotto queste pietre ci sono dei fantasmi, che hanno delle cose da dire.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI, DELLE SITUAZIONI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Non ho incontrato particolari difficoltà nella stesura delle storie. Molte di queste vicende le conosco bene. Diciamo che è stato stimolante approfondirle, scoprire le incongruenze. Il soprannaturale però vive in questi interstizi. Se provi a razionalizzare troppo la parte documentaria indebolisci questi racconti. Una buona storia di terrore non deve essere troppo logica, altrimenti siamo nel giallo.

“FANTASMAGORIA” VEDE LA BENEDIZIONE DEL MAGO DEGLI EFFETTI SPECIALI TOM SAVINI E LA STIMOLANTE PRESENZA DI LUIGI COZZI, MARIANO BAINO E OLGA SHUVALOVA. COME NASCONO QUESTE COLLABORAZIONI DAVVERO SPECIALI?

Con Olga ci conosciamo dai tempi di “Sinner” un film di Alessandro Perrella con Robert Englund del 2009. Fui chiamato sul set per filmare il backstage e fu una grande esperienza per me. Robert lo consideravo praticamente uno di famiglia e Olga era fantastica. Così le chiesi di recitare in un video dei Dirtyfake, le piacque il brano e accettò con entusiasmo. Luigi invece da sempre supporta la scena cinematografica di genere. “Profondo rosso” lo conosciamo tutti qui a Roma, è un negozio imprescindibile. Ogni tanto fare due chiacchiere con Cozzi ti apre gli occhi sulla realtà italiana, ma non ci arrendiamo. Mariano l’ho conosciuto grazie a FANTASMAGORIA ed è uno dei regali migliori che la serie mi ha fatto, perché il suo film “Dark Waters” l’ho amato moltissimo e sarebbe stato un grande onore dividere con lui la giornata all’Asylum Fantastic Fest. Purtroppo la seconda ondata di Covid ha impedito lo svolgersi dell’evento. A Savini avevo scritto un messaggio, è stato semplicemente cortese. La sua risposta ci ha davvero emozionato.

LA SERIE CONTA FINORA UNA STAGIONE DI 6 EPISODI DELLA DURATA DI 20 MINUTI. PREVEDI UNA SECONDA STAGIONE?

Ci stiamo organizzando per aprire un Patreon o qualcosa di simile. Ci piacerebbe che la serie divenisse ancora più professionale e per farlo sarebbe bello coinvolgere altri nomi importanti. Per fare questo però dovremo avere maggiori fondi. Vedremo come reagiranno i fan, ma sentiamo un certo affetto attorno al prodotto.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Credo sia un’appartenenza. Sento la diversità dei protagonisti di queste storie. Questi autori, i loro personaggi, vivono realtà differenti che mi chiamano. Da bambino mi piacevano i mostri. E comunque l’horror e il fantastico sono stati importanti laboratori di giganti del cinema e della letteratura, mi vengono in mente: Borges, Poe, Baudelaire, Murnau, Lang

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE, CHE SIANO CANZONI O CHE SIANO CORTOMETRAGGI?

Dalla mia vita che è stata fino a oggi piuttosto avventurosa. Ma non immaginare gite in Patagonia. Le avventure uno scrittore le trova anche al pub sotto casa. E’ uno sguardo sul mondo, una sensibilità.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Ce ne sono davvero tanti, ne prendo cinque diversamente importanti per il mio percorso: Raymond Carver, Stephen King, Charles Baudelaire, E.A. Poe, Arthur Rimbaud.

E I TUOI MUSICISTI?

Stesso discorso di prima, ci provo: Thom Yorke, Bernard Herrmann, Kurt Cobain, Robert Smith, Arvo Part.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Sul mio film preferito non ho dubbi: “C’era una volta in America”, mentre se parliamo di orrore resta imbattibile il sapore demoniaco intrappolato nei frame de “L’esorcista”. In questi ultimi anni sono uscite delle opere davvero interessanti, penso ad “Hereditary”, “It Follows”, “The witch”, “Noi”. Come dicevo, può essere un valido spazio sperimentale. Mi piacerebbe un horror puro di Lanthimos o di Villeneuve.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Girare uno spaghetti-western, portare a termine “Deathscreen”. I cassetti sono pieni, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

RESTIAMO ALLORA IN ATTESA DEI PROSSIMI SVILUPPI!

Davide Longoni