DELOS DIGITAL E LA FANTASCIENZA

Sono numerosissime le più recenti uscite di Delos Digital nel campo della fantascienza. Diamo uno sguardo a quanto ha da offrirci in questo periodo una delle più indiscusse case editrici del settore nel nostro Paese.

Iniziamo con due delle riviste più importanti della sci-fi italiana e partiamo da ROBOT 91 (230 pagine; 6,99 euro) a cura di Silvio Sosio.

Se foste il capo di una nazione in pericolo sareste disposti a usare le armi nucleari? Sapendo che così salvereste il vostro popolo ma uccidereste milioni di uomini, donne, bambini? Riuscireste a capire davvero l’orrore che si scatenerebbe premendo quel pulsante rosso? La scrittrice americana S.L. Huang – tra l’altro stuntwoman in Battlestar Galactica – ha trovato un modo brutale ma efficace per assicurarsene, nel racconto Premio Hugo “Come se fossero l’ultima cosa”. Non una ragione per uccidere, ma una per salvare, la cerca invece la protagonista di “Saluti alla famiglia”, racconto di A.T. Greenblatt vincitore del Premio Nebula. Due scrittrici presenti nel nuovo numero del magazine e di cui sentiremo molto parlare in futuro, mentre non hanno bisogno di presentazioni i nostrani Piero Schiavo Campo e Lanfranco Fabriani – quattro premi Urania in due – quest’ultimo con una sorta di reboot del suo ciclo dei “Vicoli del tempo”, né Dario Tonani, che affronta a suo modo il dramma dell’immigrazione. Nino Martino, fresco vincitore del Premio Odissea, propone invece un prequel del suo romanzo premiato, mentre Antonino Fazio racconta in due modi diversi la storia di un’antologia che non ha mai visto la luce. Nelle rubriche Salvatore Proietti fa un bilancio di novant’anni di fantascienza, Sandro Pergameno racconta le pandemie fantascientifiche, Walter Catalano analizza Lovecraft Country, Maurizio Manzieri intervista Jon Foster, Franco Ricciardiello e Romina Braggion parlano di “Solarpunk”.

Altra interessante rivista della scuderia è DELOS SCIENCE FICTION 221 (43 pagine; 1,99 euro) a cura di Carmine Treanni.

Non siete anche voi innamorati di Baby Yoda? Sì, lo sappiamo che adesso ha anche un vero nome (che lascia basiti i sardi, perché in sardo vuol dire “giallo” mentre il cucciolotto è più sul verde), ma noi continueremo sempre a chiamarlo Baby Yoda. Ora è ritornato nella seconda stagione di The Mandalorian, la serie fanta-western della Lucasfilm, che viene proposta nello speciale di questo numero di Delos. Non è tutto qui naturalmente: si parlerà anche del romanzo Premio Urania “Il pugno dell’uomo” di Davide Del Popolo Riolo, di Frank Herbert, di “Odissea Argento”, di Jonathan Lethem e di fumetti umoristici (di fantascienza). Il racconto è infine di Massimo Avanzini.

Passiamo adesso a una delle fantantologie di Gian Filippo Pizzo intitolata stavolta RAPPORTI DAL DOMANI (232 pagine; 3,99 euro), con quindici racconti per far amare la fantascienza. A chi non la conosce, o addirittura a chi la odia.

Se amate la fantascienza vi sarà certamente capitato di parlare con qualcuno, un amico, un collega, che non condivideva questo interesse. Anzi, magari vi ha guardato male, o ha fatto qualche battuta etichettandola come una bambinata. O addirittura scambiandovi per un ufologo. E lì certamente avete pensato: cosa posso proporgli di leggere per fargli cambiare idea? Qualcosa che mostri le potenzialità del genere, attragga l’interesse, ma senza spaventare. Spaventare, sì, perché spesso la fantascienza è scritta per lettori di fantascienza, e il novizio può faticare a entravi, se non trova i testi giusti. Ecco, Gian Filippo Pizzo ha chiamato a raccolta autori italiani di comprovata esperienza per mettere in cantiere un libro di racconti pensati con questo scopo. Far amare la fantascienza a chi non la conosce, o addirittura la odia. Fateci sapere, poi, com’è andata.

Nel cinquantesimo anniversario della sua uscita ritorna AUTOCRISI (135 pagine; 2,99 euro) di Pierfrancesco Prosperi, uno storico romanzo italiano, vincitore della prima edizione del Premio Italia e del Premio Europa.

È passato mezzo secolo da quando è uscito per la prima volta questo romanzo, eppure riesce ancora a essere attuale. Nel mondo futuro, nonostante la conquista del viaggio interstellare, sono ancora i grandi monopoli automobilistici a fare il bello e il cattivo tempo nell’economia terrestre. E non solo terrestre, quando il contatto con una specie intelligente extraterrestre apre un nuovo, enorme mercato. A questo romanzo sono seguiti “Autocrisi 2020” (uscito nel 1997) e “Autocrisi 3”, ancora inedito, che usciranno nei prossimi mesi per Delos Digital a completare un’incredibile saga auto-spaziale.

Parliamo ora del racconto lungo IL VELO DELLE STELLE (32 pagine; 1,99 euro) di David Mercurio Rivera, un’affascinante storia sullo stretto rapporto tra scienza ed etica da uno dei più promettenti nuovi autori statunitensi.

Uno dei grandi scopi della fantascienza, se non il principale, è quello di estrapolare le possibili conseguenze delle scoperte scientifiche sul mondo dell’uomo e sugli aspetti che ci riguardano, dagli impatti che possono avere sulla vita quotidiana a quelli sui rapporti interpersonali. In questa splendida novelette, Davide Mercurio Rivera mostra un affascinante risvolto di un innovativo esperimento di realtà virtuale, che pone ancora una volta la terribile e cruciale domanda: fino a che punto per la scienza è lecito spingersi nelle sue ricerche, anche quando sono volte a salvare migliaia o milioni di vite umane? In sostanza, il fine giustifica sempre i mezzi? O forse non li giustifica mai?

Milagros Maldonado, una scienziata e ricercatrice informatica, è convinta di avere fatto una scoperta sensazionale, e di aver trovato una soluzione ai massimi problemi dell’umanità, come il riscaldamento globale, malattie finora incurabili come il cancro, o addirittura una forma di protezione da possibili impatti di meteoriti sul nostro pianeta, come quelli che hanno causato l’estinzione dei dinosauri: ha inventato infatti un mondo virtuale, che può manipolare a suo piacimento, variando e introducendo qualsiasi variabile ritenga opportuno, e lo ha popolato di esseri senzienti, salamandre intelligenti che dovranno risolvere i vari problemi che la scienziata, come una sorta di divinità superiore, o di “fato maligno”, andrà a riversare su di loro. In questo modo Rivera solleva istanze di potere, responsabilità, ed empatia. Una storia che riporta alla memoria classici come “Microcosmic God” di Ted Sturgeon e “Re della sabbia” di George R. R. Martin, e spicca nel panorama della moderna sf per le sue implicazioni morali e filosofiche.

Con IRENE (192 pagine; 3,99 euro) di Nino Martino, romanzo vincitore del Premio Odissea 2020, l’autore analizza fino a che punto siamo disposti a fidarci di un essere artificiale.

Quello dell’esploratore spaziale è un mestiere solitario. Ma un uomo non può viaggiare anni di pianeta in pianeta senza nessuno con cui confrontarsi. Così viene fornita un’intelligenza artificiale, una vera e propria compagna tra il virtuale e il reale, capace di gestire tutti gli aspetti tecnici della nave e di relazione umana con il suo occupante. Ma Irene è qualcosa di più. Non solo: diventa qualcosa di più ogni giorno. E allora la domanda che Roberto dovrà porsi, mentre si trova, da solo, su un lontano pianeta alieno ad affrontare un possibile primo contatto con un’altra civiltà, fino a che punto può fidarsi della sua compagna.

Altro romanzo interessante, finalista al Premio Urania 2018, è certamente TITANO: FUGA DAL LIMBO (325 pagine; 3,99 euro) di Alfonso Dama, che si pone questa domanda: “Se viveste mille anni, lo spettro della vecchiaia sarebbe ancora più spaventoso. Ma è davvero obbligatorio invecchiare?

Nel futuro sarà possibile rigenerare il corpo perennemente, mantenendolo giovane in eterno. Ma c’è poco da fare per il cervello: una sofisticata nanotecnologia riuscirà a rallentarne l’invecchiamento, ma alla fine, anche se dopo un tempo lunghissimo, non ci sarà più nulla da fare. Oltre un certo limite i vecchi diventano pericolosi, impazziscono, acquistano poteri strani e vanno espulsi dalla società, rinchiusi in una sorta di “ranch” su Titano. Qui i corpi vengono recuperati e i cervelli immersi in un liquido chiamato “melma”. Salvius Sorrenti ha un compito molto speciale – e terrificante. Entrare nella melma per riuscire a prendere contatto con uno dei cervelli che vi sono stati abbandonati. Un mondo dei morti in cui miti ancestrali convivono e si mescolano con uomini e donne che continuano ad avere un’apparente esistenza simile a quella della realtà da cui lui proviene. Ma qualcosa non quadra: tutto sembra ruotare attorno a un misterioso segnale alieno captato secoli prima e di cui si è persa memoria.

Con il racconto lungo LA CADUTA DI EL HASSAN (36 pagine; 1,99 eurp) di Mack Reynolds scopriamo che nel futuro buona parte dell’Africa è stata unificata grazie a manovre segrete americane, ma le macchinazioni politiche non possono arrestare il progresso dei popoli.

El Hassan è il dittatore del Nord Africa, unificato in un’unica grande nazione sotto il suo comando. Ma non è africano: il suo vero nome è Homer Crawford, ed è un americano arrivato al potere grazie alle macchinazioni degli Stati Uniti. Quegli stessi Stati Uniti che ora, dopo qualche disobbedienza di troppo, vogliono farlo fuori e sostituirlo con qualcuno più accondiscendente alle loro richieste. Ma è davvero così facile manovrare il destino delle nazioni e dei loro popoli?

Veniamo ora al romanzo breve GIUGNO ROVENTE (61 pagine; 2,99 euro) di Paolo Ninzatti che mescola fantascienza e mitologia. Odino è grande! Chi combatte e muore per la vera Fede verrà portato dalle Valchirie nel Valhalla. Questo è il grido di battaglia dei terroristi della frangia estremista dell’Asatro, la religione degli antichi dei norreni.

Ai giorni nostri e in un universo parallelo un gruppo terroristico di fanatici credenti agli dei norreni colpisce in Danimarca, prende il potere instaurando una monarchia assoluta teocratica. Il re, Gorm Secondo, è un ex militare dell’esercito danese. I suoi soldati, una milizia internazionale pronta a uccidere e morire in nome degli dei degli antichi vichinghi convinti di finire nel Valhalla. Minacciando di uccidere ostaggi di diverse nazionalità e facendo propaganda con i media, Gorm mira a estendere il potere in tutto il mondo fomentando rivolte su esempio danese. Ma un ex commilitone guida la resistenza contro il despota.

FUGA PSICOGENA (49 pagine; 1,99 euro) di Erica Tabacco è un racconto delicato che omaggia il classico “Fiori per Algernon”, un viaggio dentro il labirinto di una mente che sbiadisce, ricordandoci, come scrisse Cicerone, che “la memoria è tesoro e custode di tutte le cose”.

Tra le pareti di Villa Palmax le persone scompaiono un giorno alla volta, un ricordo alla volta, sotto la falce impietosa dell’Alzheimer. Sara, ottantasette anni, seguirà la stessa sorte. Quando a suo figlio Thomas viene offerto di inserirla in un innovativo trial clinico che può curarne la malattia, si riaccende la speranza. Ma i ricordi possono essere più dolorosi della loro assenza…

Ancora un racconto lungo è NATO PER ESSERE IL NUMERO 1 (27 pagine; 1,99 euro) di Matteo Mancini, che ci porta in un futuro dove le guerre di religione si combatteranno sul campo di calcio. Ma non saranno meno cruente.

In un imprecisato futuro, successivo agli accordi di pace conseguenti al termine della Terza Guerra Mondiale, le partite di calcio diventano vera e propria occasione di battaglia. Violenze e scontri di religione sono traslati sul rettangolo di gioco con una funzione catartica che esorcizza la rabbia popolare proiettandola sui giocatori. I confronti vengono arbitrati da uomini armati, e vanno in scena in campi delimitati da lingue di fuoco, contornati da tribune che riproducono lo stile delle arene romaniche. La morte è l’unica regola di queste partite. La vittoria è il responso di un volere divino che garantisce la superiorità di una religione sull’altra. Jorge Campuita, disilluso e vecchio portiere consumato dai rimpianti e da un dolce passato evaporato nel nulla, ha l’ultima occasione per chiudere in grande stile la propria carriera.

Torna con il romanzo IO, DRUSO (329 pagine; 3,99 euro) Alessio Brugnoli: l’universo peplumpunk del Premio Urania Davide del Popolo Riolo, con l’Urbe scampata all’invasione marziana grazie al genio di Giulio Cesare, si arricchisce di nuove e intriganti storie: quali res novae complicheranno la vita a plebei e patrizi? Che fine ha fatto Marco Antonio, il Tripodico Minore? Quali misteri si nascondono nella lontana Iperborea?

Due generazioni sono passate da quando, grazie alle invenzioni del Machinarum Magister, la minaccia aliena che incombeva sull’Urbe è stata sventata. La Repubblica ha dovuto affrontare nuove sfide e i romani, la cui curiosità è tale che, per dirla alla Tacito, che né l’Oriente né l’Occidente possono saziare, hanno cominciato a colonizzare la misteriosa Iperborea, abitata da popoli tanto bizzarri quanto affascinanti. Terra che è lo sfondo della strana vita di Tiberio Druso Nerone Germanico eccetera eccetera (perché non voglio infastidirvi enumerando tutti i suoi nomi), per gli amici Claudio, che soprannominato l’Idiota o il Balbuziente dai propri parenti, in compagnia di un pubblicano negato per la matematica, di un inventore iperboreo, di due liberti cialtroni e di un ebreo misantropo, distillò nuovi liquori, scongiurò guerre, sottomise popoli, anche se la Repubblica ne avrebbe fatto a meno, rubò il cuore a una splendida donna, con qualche trascurabile difetto, ma chi non ne ha, e divenne l’uomo più ricco dell’Urbe. Urbe che è lo sfondo delle imprese di Sesto Aullio, il cosiddetto filosofo pratico, del suo biografo e amico, il medico ebreo Giovanni di Tiberiade e del loro mortale nemico, l’Annibale del crimine, Lucio Massovio. Alessio Brugnoli confeziona un omaggio una delle pietre miliari della fantascienza italiana, “De Bello Alieno” di Davide del Popolo, autore del racconto in appendice, e un altro tassello di uno straordinario universo narrativo peplumpunk.

Nel racconto L’ITALIA NON ESISTE (35 pagine; 1,99 euro) di Stefano Zampieri tutto parte da una semplice domanda: “È possibile che la Basilica di San Marco sia stata sostituita con una copia?”. Ma non solo quella…

La Cattedrale di Trani, Santa Maria Novella, Santa Croce, Ponte Vecchio, e poi il Duomo di Siena, la Cattedrale di Pisa, il Battistero, la Torre, e tutti gli altri grandi monumenti: incartati e avvolti dalle impalcature. Che succede? Una bella vacanza diventa l’occasione per inquietanti scoperte. Ma è possibile verificare se la Basilica di San Marco è un falso, se Ponte Vecchio è stato sostituito con una copia, se l’Italia stessa esiste davvero o qualcuno la sta trasferendo altrove? Ipotesi angosciose e imbarazzanti. Ma d’altra parte se la natura si sta rivoltando, se il mondo volge al suo termine, allora forse non resta che cercare di salvare tutto il salvabile a partire dalle grandi opere dell’ingegno e dell’arte. Ma dove nasconderle?

Il romanzo breve IL CINEMATOGRAFO DELLA MORTE (56 pagine; 2,99 euro) di Kenji Albani ci racconta che Totò viene inviato nelle Filippine in segno di amicizia dell’Italia fascista verso il Giappone. Con lui c’è un ufficiale tedesco che ha un segreto inquietante, che forse era meglio che Totò non scoprisse.

È il 1942, e se in Europa si combatte da anni, adesso il Giappone sta attaccando le Filippine in mano americana. Le autorità fasciste inviano nell’arcipelago Totò, camicia nera di Napoli. Con lui c’è Helmut, un agente dell’Abwehr, i servizi segreti nazisti. Totò vorrebbe fare amicizia con il misterioso Helmut, ma questi è sempre freddo con lui, così Totò si arrende a un viaggio privo di emozioni nelle Filippine. Ma tutto cambia quando alcuni indigeni vengono trovati uccisi, assassinati dopo tremende torture. Adesso Totò ha paura, si chiede cosa succederà, ma forse sarebbe meglio che non lo scoprisse perché la verità è molto più sconvolgente di una guerra mondiale.

Romanzo finalista al Premio Urania 2011 è HAKKAKEI (432 pagine; 4,99 euro) di Luigi Rinaldi che mette i suoi protagonisti di fronte ad alcuni quesiti: “Che cos’è l’Albergo in cui Grazia e altri si risvegliano senza sapere come ci sono arrivati? Come funziona? Come se ne esce?”… ”Hakkakei” in giapponese significa “ottagono”… Dunque?

Grazia Toma è una chimica romana che si risveglia in un albergo in cui il numero otto è ovunque, finanche nella struttura immersa in un nulla nero. Presto apprende di non essere sola. L’Albergo ha altri occupanti. Tutti hanno un braccialetto che attraverso un led colorato indica il tempo di permanenza, al termine del quale si sparisce in un “pop” di atomi, e tutti devono sottostare a regole semplici e rigide. L’Albergo è una struttura creata per selezionare i leader che dovranno impedire il lento degrado della civiltà umana, destinata a un’uniformità che nel futuro la renderà schiava di se stessa. HAKKAKEI è un romanzo eccezionale in quanto a incastro e fabula. Ha il sapore di certe trovate à la Joe R. Lansdale, come “La notte del Drive-In” o di certi meccanismi politici riconducibili, alla lontana, alla “Saga di Ender” di Orson Scott Card.

Chiudiamo questa lunga carrellata fantascientifica targata Delos Digital con il racconto RINASCITA (32 pagine; 1,99 euro) di Ken Liu, così promosso: la Conquista della Terra era stata un bagno di sangue. Ma ora i Tawnin volevano dimenticare il passato.

Quello che i Tawnin, gli alieni che anni addietro avevano conquistato la Terra, cercavano di insegnare agli umani è che non siamo individui, ma insiemi di diverse persone che coabitano nello stesso corpo. Così, quando qualcuno era condannato per un delitto, i Tawnin non facevano altro che cancellare la parte corrotta della sua personalità salvando il resto. Era una RINASCITA, l’inizio di una nuova vita.

Buona lettura.

A cura della redazione