MIRIAM PALOMBI

Ha fatto dell’horror e della paura il suo credo e ha trasformato questa sua passione in qualcosa di concreto concentrandosi sulla scrittura: Miriam Palombi è sicuramente una delle autrici di genere più interessanti nell’attuale panorama italiano. Conosciamola meglio.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MIRIAM PALOMBI?

Sono una ceramista, appassionata di simbologia medievale e cultura horror. A queste mie passioni, oramai da diversi anni, si è aggiunta la scrittura: sono autrice di narrativa horror e dark fantasy, le mie opere esplorano un universo macabro e spettrale. Curatrice della collana horror per la DZ Edizioni, e tra i fondatori del blog Horror Cultura.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” io rispondevo senza incertezza “La scrittrice” sulla scia di quelle che erano le mie letture, i film preferiti e interessi, non proprio adatti alla mia età.

Ora cerco di essere metodica e dedicare alla scrittura uno spazio quotidiano. Credo che riuscire a scrivere non sia solo “ispirazione”. Molti dei risultati ottenuti sono frutto di duro allenamento che serve a domare la mia natura caotica.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATA?

Sono molto legata al mio primo romanzo horror, LE OSSA DEI MORTI (DZ Edizioni), fino a quel momento mi ero cimentata solo nella stesura di brevi racconti, riuniti poi in raccolte. L’idea de LE OSSA DEI MORTI è nata come omaggio a uno degli archetipi dell’horror, la Casa Maledetta. Credo che ogni autore, appassionato di questo genere, abbia almeno una volta nella vita pensato di scrivere una storia di questo tipo. La prefazione di Paolo Di Orazio, poi, è uno splendido cameo.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO IL ROMANZO “CREEPY TALES”. CE NE VUOI PARLARE?

A me piace definire CREEPY TALES una favola oscura che mescola elementi tipici del genere dark fantasy e sfumature horror, non adatta, però, a un pubblico molto giovane.

L’elemento cardine della vicenda è la malvagità. Nello scenario distorto in cui si muovono i personaggi, anche i luoghi e addirittura gli oggetti possono celare una natura malevola.

LA TRAMA SI POTREBBE DEFINIRE “UN DICKENS DARK CON SFUMATURE HORROR”: COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTA STORIA?

La stesura di questo romanzo è iniziata dopo un periodo complicato della mia vita, in cui avevo “necessità” di capire se ero ancora in grado di scrivere. Tutto è partito da poche parole, divenute poi l’incipit: “Benjamin era convinto che non ci fosse nulla di più osceno e maligno del St. Grace and Marcy”. La storia di Benjamin era una storia lineare, all’apparenza semplice, che mi ha permesso di usare una fantasia sfrenata, e questo è stato molto stimolante.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

In realtà non ho avuto difficoltà, adoro questo tipo di ambientazione decadente, dalle sfumature vittoriane, che esplora alcuni temi classici, quali il mondo del soprannaturale. Come ben rappresentato dalla splendida cover di Antonello Venditti, il brefotrofio incarna le cupe atmosfere dei romanzi gotici.

Per quello che riguarda i personaggi, mi sono divertita a crearne di bizzarri. Ho una particolare attrazione verso il “body horror”. Adoro ideare cattivi che anche nell’aspetto esteriore dimostrino la stessa oscurità che segna la loro condotta morale.

SI TRATTA Di UNA STORIA A SE’ OPPURE PREVEDI DI FARNE UN SEGUITO?

CREEPY TALES è nato come romanzo autoconclusivo, ma si chiude con un finale che non preclude la possibilità di vedere Benjamin, e l’enigmatico antiquario Archibald Morgestein, alle prese con altre avventure.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Nonostante l’incremento del mercato digitale continuo a pensare che le due realtà, e-book e cartaceo, siano complementari. Il problema vero è la distribuzione capillare nelle librerie; gli store online possono fare la differenza.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO, IN PARTICOLARE L’HORROR. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Tutto parte dal concetto di “paura”. La paura non è solo sangue. Trae forza dall’immaginario collettivo che attinge dal fondo dell’animo umano, dalle sue zone d’ombra, dove giace l’inquietudine esistenziale. La paura può annidarsi ovunque. Luoghi che ci sono familiari, e consideriamo sicuri, all’improvviso possono trasformarsi in qualcosa di cupo e spaventoso. Questa duplicità mi affascina molto.

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

L’immaginazione può essere solleticata da un dettaglio qualsiasi, che può benissimo non avere risvolti “creepy”. Tutto è filtrato dal nostro personale “sentire”. Nel mio caso un certo gusto per il macabro e per il perturbante mi permette di creare storie cupe.

FRA LE ALTRE COSE, SEI MEMBRO DELLA HORROR WRITERS ASSOCIATION E TRA I FONDATORI DEL BLOG “HORROR CULTURA”: VUOI PARLARCI DI QUESTE ESPERIENZE?

L’esperienza della Horror Writers Association mi ha permesso di avere uno sguardo più ampio sulla direzione intrapresa dalla narrazione fantastica fuori dai nostri confini. Le tematiche sono spesso frutto della società e della cultura che le ha generate.

Per quel che riguarda il blog, “Horror Cultura” nasce dall’esigenza di creare un luogo virtuale per tutti gli appassionati di cultura horror, e non uso questo termine a caso, senza distinzioni tra letteratura, cinema o arte. Volevamo esplorare la genesi dell’orrore, partendo dalle leggende, dai luoghi oscuri, dagli episodi efferati che hanno segnato la storia, analizzando cosa ci spinge ad aver paura.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

La passione per la scrittura è una conseguenza della mia passione per la lettura. I racconti di Poe, di Lovecraft, i libri di Barker e di King, sono stati una vera guida formativa.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Da appassionata di cinema horror cerco di tenermi al passo con le nuove uscite, anche se devo confessare che, negli ultimi anni, l’uso eccessivo di remake e reboot mi ha un po’ stancata. Rivedo volentieri vecchie pellicole; una delle mie preferite è “Sinister”, definito ultimamente il film più spaventoso di sempre. Credo che la ragione risieda in un terrore atavico che si prova dinanzi all’innocenza del Male. I bambini, a loro malgrado protagonisti di questa storia, sovvertono le parti. Una volta tanto non sono le vittime predestinate.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Sto ultimando la stesura di un romanzo horror di ambientazione italiana; un’opera corale che mi permette di mostrare le varie sfaccettature psicologiche dei protagonisti, portando in superficie debolezze, drammi, e dipendenze. Nel frattempo continuo a scrivere racconti per varie antologie. Il sogno? Mi piacerebbe che dai miei lavori fossero tratte delle graphic novel, e perché no… anche un film.

IN BOCCA AL LUPO ALLORA… PURCHE’ SIA MANNARO!

Davide Longoni